VII grado

Area di discussione su argomenti di montagna in generale.

Messaggioda lamontagnadiluce » mer gen 22, 2014 20:19 pm

Andrich, un talento naturale

C?è stato un tempo in passato in cui la bravura nella progressione su roccia veniva misurata valutando la capacità dell?alpinista di far propri i segreti della montagna, sfruttando tutti gli appigli naturali. L?inevitabile progresso tecnico, unito all?ambizione umana, avrebbe in seguito fatto sì che, col passare degli anni, molte cose cambiassero. Nell?epoca dell?alpinismo eroico, proprio quando sulla parete nord della Grande di Lavaredo Emilio Comici inaugurò un nuovo modo di scalare facendo ampio uso di mezzi artificiali, c?era tuttavia ancora spazio per delle grandi imprese condotte secondo i dettami dell?arrampicata libera. Nell?estate di settant?anni fa, sulle lisce pareti rocciose del gruppo della Civetta, faceva la sua prima apparizione la ?meteora? di Alvise Andrich, giovane rivelazione della scuola bellunese-agordina di alpinismo dalla carriera tanto sorprendente quanto breve e fulminea.
Correva l?anno 1934 e il fratello minore di Giovanni Andrich, il quale a sua volta era compagno di cordata del grande Attilio Tissi, si metteva per la prima volta in luce durante alcune uscite di allenamento sui massi della palestra di roccia alle Masiére di Vedana.
Praticamente a digiuno in fatto di tecnica e allenamento su roccia, il diciannovenne Alvise Andrich ebbe il suo battesimo della roccia su uno dei principali ?problemi? alpinistici ancora aperti sulla Civetta: lo spigolo sud ovest della Torre Venezia.
Suoi compagni di cordata furono i veterani Furio Bianchet ed Ernani Faè, alpinisti già affermati e con una rilevante esperienza alle loro spalle.
«Prego, accomodati!»: fu un invito come questo che il giovane ed esuberante Andrich, in un punto iniziale particolarmente ostico, si sentì rivolgere dai due anziani. «Egli partì all?attacco dei primi difficilissimi strapiombi», scrisse poi Furio Bianchet ricordando quell?episodio, «con uno stile ed una sicurezza che avevano del prodigioso, lì superò in breve tempo, lasciando in noi un senso di perplessità e di ammirazione...».
Fu proprio in tale occasione, spiega invece sullo stesso argomento Piero Rossi, che Andrich mise in pratica una sua personalissima tecnica consistente nello spiccare piccoli salti, che gli consentivano di raggiungere anche gli appigli più distanti.
Anche senza scomodare Domenico Rudatis, il quale per spiegare le doti atletiche degli scalatori agordini aveva perfino tirato in ballo una più radicata persistenza delle caratteristiche della razza di Cro-Magnon nelle genti della Valle del Biois, rimane indubitabile che nel caso di Alvise Andrich ci si trovasse di fronte ad un vero e proprio talento di natura.
Lo stesso anno 1934, il 23 di agosto, la cordata Andrich - Faè firmò infine quello che è comunemente riconosciuto come il capolavoro di Alvise: la salita della parete nord-ovest della Civetta, percorrendo la lunga fessura di sinistra che si diparte dalla base della grande muraglia per raggiungere la vetta principale del gruppo.
«Ancora oggi la Andrich alla Punta Civetta è una grandissima arrampicata libera», ha scritto negli anni Settanta lo storico dell?alpinismo Gian Piero Motti, «fortunatamente rimasta nelle originali condizioni di chiodatura e rappresenta veramente un severo banco di prova per gli arrampicatori più agguerriti».
Dal racconto di Ernani Faè, i due giorni trascorsi in parete furono vissuti come un?esperienza al limite delle capacità finora esplorate: Andrich fu tanto temerario da sopportare tre voli consecutivi prima di poter superare una placca levigata particolarmente impegnativa, e adoperò in più di un?occasione mezzi fortuiti di assicurazione, quali ad esempio il bordo di una tasca dei calzoni.
Alle difficoltà intrinseche dell?itinerario si aggiunse anche l?inclemenza del tempo, che durante la discesa lungo la cresta che conduce al Pan di Zucchero scaricò sui due alpinisti pioggia a catinelle, accompagnata da tuoni e fulmini.
La carriera di Alvise, sebbene breve, non si fermò naturalmente a questo punto. Prima di perdere accidentalmente la vita nel 1952 sull?Appennino durante un volo di addestramento, il fratello di Giovanni Andrich firmò insieme a Furio Bianchet e uno dei fratelli Zancristoforo la salita dello spigolo ovest della Cima De Gasperi (1935), oltre naturalmente alla direttissima sulla parete ovest del Cimon della Pala in compagnia di Mary Varale e Furio Bianchet (1934).
La storia alpinistica ricorda anche alcuni seri tentativi di aggiudicarsi il temibile spigolo sud - est della Torre Trieste, interrotti tuttavia in seguito al suo richiamo in servizio nell?aviazione militare durante la Seconda Guerra Mondiale.
- Marco Conte
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Messaggioda giudirel » mer gen 22, 2014 20:41 pm

Danilo ha scritto:che so io ricordo val di mello(oceano/nuova dimensione) e pumprisse(è italia ?) e un'altra,mi sembra,nelle marittime,ma potrei confondermi perchè è tanto che non leggo più sull'argomento.
di dolomiti non ho mai sentito parlare neanch'io di settimi gradi riconosciuti anche se si sa che i crodaioli degli anni '30 in alcuni passaggi oltrepassarono abbondantemente la barriera del nostro odierno 6a.
era l'ufficializzazione che mi interessava sapere,la prima in assoluto..se mai ci fosse

...in attesa di VECCHIO :roll:


La Pumprisse è sulla Fleishbank nel Kaisergebirge.

In quanto alla questione che tu chiedi il discorso è se chiedi chi per primo ha avuto la sfacciataggine di dare una via di VII ed allora è stato l'innominabile, oppure il primo passo effettivamente e sicuramente percorso in libera che poi è stato riconosciuto dalla massa degli arrampicatori come VII.
Senza nulla togliere ad Oceano Irrazionale io credo che ai tempi dell'apertura della Tromba parecchie vie in molti diversi punti delle Alpi fossero decisamente più difficili. Una fra tutta la Paleari-Rossi alla Pala di Gondo. Io l'ho ripetuta prima che venisse semiasfaltata e vi posso assicurare che in confronto il Precipizio è ed è rimasto una passeggiata.
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Messaggioda giudirel » mer gen 22, 2014 20:49 pm

Indubbiamente fortissimo Alvise Andrich ma due delle vie menzionate le ho ripetute anch'io (e senza mungere).
Non sono settimo grado, o 6b francese che dir si voglia.
Comunque niente a che vedere con la via delle guide alla Valgrande (per me 6b e neanche regalato... na guera!) e con la Stevia (6a+ deciso).
C'è da dire che la Parete Volante della Punta cambia di più usando le scarpette moderne di quanto non cambi un passo in fessura.
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Messaggioda giudirel » mer gen 22, 2014 20:58 pm

Pié ha scritto:relativamente alla Stevìa ('34)
(...) Celebre itinerario, di gran valore storico, che assieme alla uscita diretta della parete N della Furchetta (...) rappresenta probabilmente il massimo livello in arrampicata libera raggiunto nelle Dolomiti prima della Seconda Guerra Mondiale. (...) In particolare fu Reinhold Messner a proporre per questa via la valutazione di settimo grado. (...)
Difficoltà VI+ e A2, in libera VII-.


Non so se GB avesse friend del 4 o tronchi d'albero...
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Messaggioda VYGER » mer gen 22, 2014 21:13 pm

Un regalino, per gli amanti del genere.
Sugli ignoti e misconosciuti anticipatori.
Slint - "Good Morning, Captain" - Spiderland - 1991

:mrgreen:

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Messaggioda lamontagnadiluce » mer gen 22, 2014 23:17 pm

giudirel ha scritto:Parete Volante della Punta


:?:
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Messaggioda lamontagnadiluce » mer gen 22, 2014 23:23 pm

giudirel ha scritto:Indubbiamente fortissimo Alvise Andrich ma due delle vie menzionate le ho ripetute anch'io (e senza mungere).
Non sono settimo grado, o 6b francese che dir si voglia.


Infatti nessuno ha detto che la via alla Torre Venezia (V+), e la via alla Punta Civetta(6+,A1) sono VII... :wink:.
Prima del passaggio in placca c'è un tratto dato A1(VII), quindi se non hai munto(e non ho nessun motivo di dubitarne),hai fatto il VII che tu lo voglia o no.. :lol: :wink:
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Messaggioda Danilo » gio gen 23, 2014 0:57 am

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Messaggioda lamontagnadiluce » gio gen 23, 2014 1:01 am

giudirel ha scritto:
Pié ha scritto:relativamente alla Stevìa ('34)
(...) Celebre itinerario, di gran valore storico, che assieme alla uscita diretta della parete N della Furchetta (...) rappresenta probabilmente il massimo livello in arrampicata libera raggiunto nelle Dolomiti prima della Seconda Guerra Mondiale. (...) In particolare fu Reinhold Messner a proporre per questa via la valutazione di settimo grado. (...)
Difficoltà VI+ e A2, in libera VII-.


Non so se GB avesse friend del 4 o tronchi d'albero...


Il chiave è dove penzola il cordino a sua volta collegato ad un chiodazzo,se lo tiri ti ribalti di sopra e sei fuori senza grossi problemi,altrimenti devi fare un movimento dinamico bello deciso e vai a prendere la presa buona(non dico altro per non rovinare onsight a qualcuno.. :D).
Quindi lì non sevono ne frendoni ne tronconi.

Il cordino..
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Il sottoscritto ansimante..
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Messaggioda giudirel » gio gen 23, 2014 8:42 am

Appunto.
Il tratto di A1 a chiodi lo avrà chiodato e fatto tacandosi ai ciod anca l'Alvise.
Dubito che il GB si sia calato dall'alto ed abbia fatto tutto l'ambaradan del calzino che tu dici (ed io non ricordo, ma sono passati solo 35 anni, era giusto il giorno del mio ventunesimo compleanno) compreso il cordone penzolante a cui attaccarsi. Quindi il passo se lo è fatto. Al contrario di quelli sulla Marmolada di Rocca che probabilmente avrà chiodato, sia lo strapiombino alla fine del camino rosso che il diedrino superficiale subito prima che la parete si spiani.
Io invece ricordo della Stevia che la fessura ad un certo punto si restringe e non ci puoi più stare dentro. Lì sei costretto ad uscire in un vuoto stomachevole e c'è(ra) un chiodone ad anello. E poi 4 o 5 metri andare o saltare di fessura strapiombante decisa ma con prese abbastanza buone.
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Messaggioda giudirel » gio gen 23, 2014 8:52 am

lamontagnadiluce ha scritto:
giudirel ha scritto:Parete Volante della Punta


:?:


Hai ragione... E' il Pan di Zucchero.
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Messaggioda Pié » gio gen 23, 2014 10:09 am

che voglia di arrampicare... :roll:

Anche Graffer sembra fosse un bel "gatto"..

Per quanto riguarda la Stevia, il Rabanser narra che Vinatzer prima della salita in una ricognizione era andato da solo a guardarsi il tiro chiave, mica male..
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Messaggioda funkazzista » gio gen 23, 2014 10:17 am

Pié ha scritto:Per quanto riguarda la Stevia, il Rabanser narra che Vinatzer prima della salita in una ricognizione era andato da solo a guardarsi il tiro chiave

Quindi niente OS, al massimo flash! :smt003
O le Regole dicono che si può "guardare ma non toccare"? :smt017
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Messaggioda Franz the Stampede » gio gen 23, 2014 11:41 am

Bellissimo il pezzo degli Slint :D
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Messaggioda lamontagnadiluce » gio gen 23, 2014 18:24 pm

giudirel ha scritto:Dubito che il GB si sia calato dall'alto...


Mai pensato una cosa del genere... :wink:
La chiudo qui che ho già annoiato abbastanza.
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Messaggioda VYGER » gio gen 23, 2014 20:16 pm

Franz the Stampede ha scritto:Bellissimo il pezzo degli Slint :D


[OT]

:smt023

Tutto Spiderland è notevole...

[/OT]
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Messaggioda giudirel » gio gen 23, 2014 21:46 pm

lamontagnadiluce ha scritto:
giudirel ha scritto:Dubito che il GB si sia calato dall'alto...


Mai pensato una cosa del genere... :wink:
La chiudo qui che ho già annoiato abbastanza.
Stammi bene,Rel.


E' una questione interessante invece... è chiaro che in certi stili i materiali fanno una differenza pazzesca e che quindi i passaggi magari difficilissimi sono diventati facili e in certi altri stili invece no.
Di prestazioni molto avanti per i loro tempi ho sentito parlare di cose di Fehrmann nelle torri di Boemia (mai stato)...
Credo che la placca della Torre Re Alberto del Fortissimo sia una cosa incredibile per i tempi (pare anche la est delle Jorasses).
Per esempio ho sentito dire che Cassin ha trovato difficile il Badile che con i meteriali di oggidì è certamente molto, molto più facile di Cima Ovest o della Trieste (e credo pure delle Walker, ma non so).
Insomma, certa gente ho l'impressione che con i materiali di oggi si sarebbe fatta il 9a due settimane dopo aver capito com'era la storia...
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Messaggioda Pié » gio gen 23, 2014 22:12 pm

funkazzista ha scritto:
Pié ha scritto:Per quanto riguarda la Stevia, il Rabanser narra che Vinatzer prima della salita in una ricognizione era andato da solo a guardarsi il tiro chiave

Quindi niente OS, al massimo flash! :smt003
O le Regole dicono che si può "guardare ma non toccare"? :smt017


La trama si infittisce (cit.) 8)
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Messaggioda Pié » gio gen 23, 2014 22:31 pm

giudirel ha scritto:
lamontagnadiluce ha scritto:
giudirel ha scritto:Dubito che il GB si sia calato dall'alto...


Mai pensato una cosa del genere... :wink:
La chiudo qui che ho già annoiato abbastanza.
Stammi bene,Rel.


E' una questione interessante invece... è chiaro che in certi stili i materiali fanno una differenza pazzesca e che quindi i passaggi magari difficilissimi sono diventati facili e in certi altri stili invece no.
Di prestazioni molto avanti per i loro tempi ho sentito parlare di cose di Fehrmann nelle torri di Boemia (mai stato)...
Credo che la placca della Torre Re Alberto del Fortissimo sia una cosa incredibile per i tempi (pare anche la est delle Jorasses).
Per esempio ho sentito dire che Cassin ha trovato difficile il Badile che con i meteriali di oggidì è certamente molto, molto più facile di Cima Ovest o della Trieste (e credo pure delle Walker, ma non so).
Insomma, certa gente ho l'impressione che con i materiali di oggi si sarebbe fatta il 9a due settimane dopo aver capito com'era la storia...


Penso anch'io sia interessante la questione. Non credo a caso ci sono dei vecchietti che con i materiali di adesso passeggiano su difficoltà alte.
E tu pensa già solo a cosa vuol dire metter giù un friend al posto di un cuneo..

Non l'ho ancora salita, ma è di quelle che mi piacerebbe fare: il fortissimo si era proprio andato a cercare le rogne come dicono su quella placca?
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Messaggioda Pié » gio gen 23, 2014 22:32 pm

Doppio...
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