Rutto ha scritto:Il problema non è essere diversi, il problema è non ragionare per compartimenti stagni. E' dai tempi di Kant e Schiller che si cerca di rifuggire dalla parcellizzazione dell'attività umana.
Quando mi si chiede se sono uno scalatore, un rocciatore, un alpinsta o che, io non so cosa rispondere, perché a me piace fare normali comode, vie a chiodi, a spit, cascate, normali rognose, traversate escursionistiche, e compagnia cantante. Per me tutto è parte di un'unica attività/passione, un unico comune denominatore. Che magari era partito, tanti anni fa, come "conquista della vetta", e che ora, dopo varie esperienze e consocenze, come un piacevolissimo modo di stare all'aria aperta, vedere posti, stare nella natura in maniera esclusiva. Non cerco distinzioni settarie. L'avventura uno se la crea nella sua testa. La Torre Trieste può sotto quest'ottica diventare un palestrone come il Cimo. O un posto di grande ingaggio, come il Cimo. Dipende da noi. Chi al giorno d'oggi vive ancora i libri di Buhl e Bonatti come l'essenza stessa dell'esperienza alpinistica si è indubbiamente richiuso in un comodo guscio.
Pienamente d'accordo questa volta (purtroppo però, e lo dico sinceramente, i miei ricordi di filosofia sono troppo remoti per poterne disquisire). mi permetto solo di correggerti in modo pignolo sull'indubbiamente, ricordandoti che come non vuoi che sia assolutizzata l'opinione su quei due ragazzi che si son beccati 8 pagine di topic, non credo sia giusto da parte tua assolutizzare il tuo parere. Detto questo io penso che chi pratichi solo un'attività in montagna, sia essa falesia, alpinismo, cascate, boulder, ecc.. si perda tanto di quello che la montagna può offrire, ma non lo giudico migliore o peggiore: probabilmente ha sensibilità diverse dalle mie o magari non ha mai provato a fare dell' altro o invece magari a provato e non gli è piaciuto, o magari chi lo sa.
Certo che devi esser un bel peperino eh
