Mangart: diedro Cozzolino Bernardini

Arrampicata e alpinismo su roccia in montagna

Messaggioda VECCHIO » dom set 01, 2013 18:58 pm

Trovate: Sergio con Elio ed io con Giovanna
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Messaggioda VECCHIO » dom set 01, 2013 19:03 pm

Mi son dimenticato di scrivere che la roba che ho messo qui sopra sono vecchie diapo e si riferiscono alla via dei Fachiri, scusate.
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Messaggioda VECCHIO » mar set 03, 2013 9:42 am

Per motivare i miei dubbi ecco alcune foto al Mangart, però spero sia evidente la grandiosità di questa via.

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Messaggioda funkazzista » mar set 03, 2013 9:44 am

VECCHIO ha scritto:Mi son dimenticato di scrivere che la roba che ho messo qui sopra sono vecchie diapo e si riferiscono alla via dei Fachiri, scusate.

Stracult!
VECCHIO quand'era GIOVANE!!! :D
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Messaggioda cristi » mer set 04, 2013 7:59 am

se la roccia fosse un po' più giallognola sarebbe tale e quale al livanos
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Messaggioda tu » mer set 04, 2013 8:06 am

cristi ha scritto:se la roccia fosse un po' più giallognola sarebbe tale e quale al livanos


ecco...per me quello li è il 4° diedro d'oriente

:wink:
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Messaggioda giudirel » mer set 04, 2013 8:43 am

Alcune foto sembra bello altre orripilante.

Questa fra tutte è davvero repulsiva!

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Ma in effetti su una via lunga è impossibile non trovare scoasse.
Per esempio a me il diedro Armani al Croz era piaciuto ma almeno un par di tiri belli schifi c'erano!
E poi allora... mi contentavo... :wink: :wink: :wink: :wink:
Ieri è storia, domani è un mistero, ma oggi è un dono e per questo si chiama presente.
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Messaggioda VECCHIO » mer set 04, 2013 8:58 am

funkazzista ha scritto:Stracult!
VECCHIO quand'era GIOVANE!!! :D


Sergio, non io, Lui era più tarchiato :D :D :D
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Messaggioda VECCHIO » mer set 04, 2013 9:05 am

giudirel ha scritto:Alcune foto sembra bello altre orripilante.

Questa fra tutte è davvero repulsiva!

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Ma in effetti su una via lunga è impossibile non trovare scoasse.
Per esempio a me il diedro Armani al Croz era piaciuto ma almeno un par di tiri belli schifi c'erano!
E poi allora... mi contentavo... :wink: :wink: :wink: :wink:


è in alto: largo per fare una spaccata, verde, muschioso, terroso, dove scivolava tutto ed abbiamo dovuto tirare i 4 chiodi, poi una lamotta dondolina da non forzare......comunque un "incidente di percorso" su una via così !!!
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Messaggioda Pié » mer set 04, 2013 9:14 am

VECCHIO ha scritto:
funkazzista ha scritto:Stracult!
VECCHIO quand'era GIOVANE!!! :D


Sergio, non io, Lui era più tarchiato :D :D :D


Belle le foto d'antan! :D
:wink:
evviva la burtleina!
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Messaggioda Pié » mer set 04, 2013 9:16 am

VECCHIO ha scritto:Per motivare i miei dubbi ecco alcune foto al Mangart, però spero sia evidente la grandiosità di questa via.



Certo che vedere le foto della via e pensare a Lomasti su per di là slegato.. che testa che aveva..
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Messaggioda flow » mer set 04, 2013 10:37 am

Alle 9,30 raggiungo la cengia alla base del tratto chiave sopra l?ignoto! Mi siedo con la schiena poggiata alla parete per scoprire il passaggio che mi respin­gerà o che, chissà, mi vedrà vincitore, ma non riesco a scorgerlo: non vedo nessuno strapiombo pauroso, nessuna placca im­possibile, non c?è più il mistero, è anche questa una parete, un pezzo di roccia come tutti gli altri. Non sento più in me quell?ansia, quel timore, quel nervosismo che provavo prima di giungere qui; mi sento calmo, stranamente calmo, decido di mangiare e di bere qualcosa?

Riparto, raggiungo il fondo del camino e su roccia viscida monto su un masso incastrato. È giunto il momento di autoassicurarmi. Pianto un chiodo, vi passo un cordino, ma ad un certo momento mi fermo; mi viene in mente quando que­st?anno, da solo, sullo spigolo Deye-Pe­ters mi ero assicurato sul tratto chiave; mi si era incastrata la corda ed ero do­vuto ridiscendere in arrampicata libera a sbloccarla. Mi rimetto a tracolla il cordi­no, estraggo il chiodo e riparto. Ho fidu­cia in me stesso.

Traverso a sinistra su appigli minimi fino al centro della parete, dove trovo un chiodo; più sopra un secondo ed un terzo: sono di Cozzolino. Sento il sangue correre impazzito nelle vene. Anch?io sono arrivato dove è arri­vato lui. Salgo sicuro fino al terzo chiodo e qui mi fermo: gli ultimi metri del passaggio sono strapiombanti e le fessure cieche e larghe; non si può chiodare. Frattanto anche gli slavi sono allo spiaz­zo ghiaioso; uno si accorge che le mie corde sono libere nel vuoto, senza assicurazione; passa la voce all?altro ed en­trambi mi guardano con gli occhi sbar­rati. Provo due volte il passaggio, quindi lo supero di slancio.

Ce l?ho fatta! Ho vinto il passaggio, ma non la via. Di questo sono ben cosciente. Non devo lasciarmi trascinare dall?entusiasmo. Due lunghezze oblique verso destra mi portano verso uno strapiombo compatto; mi alzo alcuni metri, ma all?altezza di questo mi ritrovo bloccato. Appigli ed appoggi sono piccoli ed arrotondati; spero che gli scarponi tengano perché con le mani riesco appena a vincere le leggi di gravità. Sono sotto tensione: non vi sono fessure per piantare chiodi, ed anche se vi fossero non potrei disimpe­gnare la mano. Mi rifiuto di pensare ad una possibile caduta; non devo cadere, a costo di aggrapparmi con i denti.

Vi è un accavallarsi di pensieri nella mia mente: mia madre, i miei amici, la cima, il ca­dere, il morire. Forse ho osato troppo, eppure mi sentivo forte, ma questa forza potrebbe abbandonarmi; devo muover­mi prima che ciò accada. Alzo le gambe in spaccata, stringo i denti e libero in alto una mano, ma non ci sono appigli. Devo provare a battere un chio­do; dopo vari tentativi, riesco a confic­carne uno per un centimetro, ciò che basta ad equilibrarmi; lo afferro con due dita, mi alzo leggermente e afferro un altro appiglio. Tiro il cordino che avevo agganciato al chiodo e questo viene fuori senza la minima resistenza.

Sono circa a metà della seconda fessura, in una specie di caverna; un largo camino conduce sotto un tetto. Le pareti sono troppo distanti tra di loro e per di più levigate e viscide, poi il camino si chiude a k; lassù potrò progredire in spaccata, ma come arrivarci? Mi alzo difficilmente lungo la parete sinistra, poi non ci sono appigli. Riesco ad infiggere un chiodo a metà, gli scarponi scivolano sugli appoggi. Devo sbrigarmi! Mi getto con entrambe le mani sulla parete opposta del camino facendo pressione con una gamba, alzo l?altra e poso un piede sul chiodo spe­rando che tenga; ora posso mettermi in spaccata. Le gambe sono divaricate al massimo, i legamenti dell?inguine sem­brano doversi spezzare da un momento all?altro. In tale situazione raggiungo il tetto, provo ad uscire a destra, ma la roccia è pericolosa. Batto un chiodo per potermi riposare, ma è impossibile. Riu­nire le gambe significherebbe non riu­scire più ad aprirle. A sinistra la placca è perfettamente liscia, ma il tetto forma con essa una stretta fessura strapiombante ed obliqua: cerco in questa un qualche cosa che mi permetta di toglier­mi da tale situazione. Vi scorgo uno spuntoncino di un paio di centimetri sul quale riesco ad aggrapparmi con la mano sinistra.

È arrivato intanto nella grotta il primo degli slavi: mi guarda, e storce la testa. Mi prega di lasciargli i chiodi: me li ritornerà poi in cima. Mi sgancio dal chiodo, sposto la spaccata, un piede sulla placca e uno sul bordo del tetto e lascio l?ostacolo sotto di me. In breve raggiungo la terza fessura: seppur difficile, non dovrebbe presentare passaggi estremi. Sento di avere la vittoria in pugno, ma arrampico sempre calmo e concentrato. Verso metà fessura batto un chiodo per superare un ennesimo passaggio ostile. Seppure impegnato, cerco di pensare dove possono aver dormito i primi sali­tori: non c?è proprio niente su cui sedere. Vedo avvicinarsi sempre di più la cengia sotto i tetti, la fine delle difficoltà. Sono stremato dalla sete, sento tra i denti un sapore di terra marcia?

Dopo otto ore di dura arrampicata, poso i piedi sulla tanto agognata cengia. Mi volto per recuperare le corde: la parete è sotto di me; ho vinto! Un nodo mi gonfia ancor di più la gola; mi siedo, appoggio la testa sulle gambe, gli occhi mi si riempiono di lacrime. Signore ti ringrazio.

Ero contento perché avevo vinto la parete, ma soprattutto perché avevo vin­to me stesso. Dopo anni di sacrifici e privazioni, avevo raggiunto il mio scopo. Ed ora sono contento come non lo ero mai stato; mai riuscirò ad esprimere a parole questo accavallarsi di sentimenti.

Giunti alla campagnola guardo per un?ultima volta la parete: il Diedro è sempre lì, il temporale è passato e la luce del sole ne illumina come ieri sera una faccia; è uguale, eppure diverso; vorrei poter tornare indietro. Era per me un mito e ci credevo; ora il mito è infranto, ma io continuerò a crederci.

http://alpinesketches.wordpress.com/2013/08/20/limpegno-di-arrampicare/
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Messaggioda adriano » mer set 04, 2013 17:16 pm

ogni volta che lo rileggo mi commuovo un po :?

l' ho solo sfiorato Ernesto....
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Messaggioda adriano » mer set 04, 2013 17:26 pm

tu ha scritto:
cristi ha scritto:se la roccia fosse un po' più giallognola sarebbe tale e quale al livanos


ecco...per me quello li è il 4° diedro d'oriente

:wink:


Parlando di diedri , se volete un' autentica chicca , un grande diedro poco o per nulla conosciuto andate sulla parete nord dell' Avastolt, alpi Carniche,
vi è una via di Mazzilis, il diedro Enzo e Fabio, 600 mt di disl, diff 6-6+ ...

cosi viene presentato sulla Guida del Cai-Tc

"Bella salita su roccia compatta e di difficile chiodatura....Come tipo di arrampicata è simile ma superiore per difficoltà al diedro Cozzolino al piccolo Mangart e alla Andrich Faè alla punta Civetta..."


Bella via veramente :D
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Messaggioda VECCHIO » mer set 04, 2013 22:09 pm

Per finire il mio ragionamento, eccone ancora due, sono fatte alla Punta Civetta, la prima è della fissa quasi all'inizio e l'altra verso la fine.... le scarpette sono belle impiastrate.
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Messaggioda VECCHIO » mer set 04, 2013 22:13 pm

adriano ha scritto:
Parlando di diedri , se volete un' autentica chicca , un grande diedro poco o per nulla conosciuto andate sulla parete nord dell' Avastolt, alpi Carniche,
vi è una via di Mazzilis, il diedro Enzo e Fabio, 600 mt di disl, diff 6-6+ ...

cosi viene presentato sulla Guida del Cai-Tc

"Bella salita su roccia compatta e di difficile chiodatura....Come tipo di arrampicata è simile ma superiore per difficoltà al diedro Cozzolino al piccolo Mangart e alla Andrich Faè alla punta Civetta..."


Bella via veramente :D


E' molto lontano per me, ma non si sa mai, invecchiando si finisce con l'andare dappertutto. Mi dai della documentazione non del cai ? grazie
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Messaggioda scairanner » mer set 04, 2013 23:27 pm

Nell'attesa che ti risponda Adriano, inserisco 3 immagini del diedro; in realtà il dislivello è di 600 mt fino in cima, ma di diedro vero e proprio ce ne saranno 300...

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questo è il Teresina, quello di destra nella foto precedente

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Messaggioda adriano » gio set 05, 2013 6:29 am

scairanner ha scritto:Nell'attesa che ti risponda Adriano, inserisco 3 immagini del diedro; in realtà il dislivello è di 600 mt fino in cima, ma di diedro vero e proprio ce ne saranno 300...

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Lo sviluppo del diedro vero e proprio è di circa 500 mt poi si sale per paretine e fessure, nella foto se ne vede solo la prima parte 8)

Di relazioni , oltre alla guida Cai c'è anche quella di Mazzilis della sua guida " Peralba Chiadenis Avanza " della Tamari.
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Messaggioda VYGER » gio set 05, 2013 7:53 am

Interessante articolo del Club Alpino della Catalunya con il report sintetico di alcune delle più interessanti vie delle Carniche.
http://biblioteca.cec.cat/documents/CE_ ... 8_0758.pdf
:mrgreen:
A leggere, si capisce.
A dx dei due sopracitati diedri, c'è anche la temuta Mazzilis-Sartore.
:smt087
Non cesseremo di esplorare - E alla fine dell'esplorazione - Saremo al punto di partenza - Sapremo il luogo per la prima volta. T.S. Eliot
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Messaggioda giudirel » gio set 05, 2013 9:07 am

adriano ha scritto:ogni volta che lo rileggo mi commuovo un po :?

l' ho solo sfiorato Ernesto....


Non vorrei sembrare il solito polemico. Ma come la vedo io era uno che studiava da morto.
La mia domanda è se ci si può permettere di essere così al pelo in free solo.
Non credo che Alex Huber lo fosse sulla Hasse (per quanto la qualità della roccia... brrr)... non credo che Honnold lo fosse sulla sua tripletta.
Quindi il mio retropensiero è che quello lì era matto o nei racconti esagerava un po'... o tutt'edue.
Ho detto la mia cosa odiosa.
Ma se un mio amico mi raccontasse una cosa così gli consiglierei di andare a farsi vedere.

PS: il Teresina sembra bellissimo!
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