Come ti cambia l? arrampicata

Area dedicata all'arrampicata sportiva e al bouldering.

Messaggioda ncianca » mer apr 03, 2013 15:13 pm

PIEDENERO ha scritto:
ncianca ha scritto:In un articolo del numero di marzo di Climb si parla del "rischio" nascosto dell'arrampicata sportiva. Riassumo qualche riga citando e traducendo.

Ho passato tantissime giornate splendide facendo trad ed arrampicando malissimo. Basta invece che non mi riesca un singolo movimento su una via sportiva e la giornata diventa una merda. Ecco il vero rischio dell'arrampicata sportiva. Un'ossessione per i gradi e la prestazione può rovinare la vita. Ti rende competitivo, geloso. Ti fa ignorare gli amici e la famiglia. Ti porta ad abbandonare il resto della tua vita. La casa va a pezzi, il lavoro ne soffre, la biancheria sporca si accumula, la tua compagna è un ricordo. Ogni dedicato arrampicatore si è trovato ad un certo punto a pianificare la propria esistenza attorno all'arrampicata. Per esempio rinunciando a vedere gli amici perché le condizioni in falesia erano ottimali. Persino cose che dovrebbero essere fonte di gioia, come la nascita di un figlio, sono viste come una distrazione dall'arrampicata. È giusto? È salutare?

Ci sarebbero da fare dei distinguo, culturali, personali, ma penso che ci sia, purtroppo, del vero in questo quadretto di Stuart Littlefair.


eri tu che mi parlavi di: "First world problem"? :lol:

comunque stiamo parlando di una passione che come tale è totalizzante, sta a noi trovare la quadra per far convivere la passione con la vita di tutti i giorni......ma così è troppo facile..... la realtà, la psiche, il nostro essere animali sociali è molto complesso e in due righe non è facile approfondire.
in sintesi: la "normalità" come la "trasgressione" sono due facce della stessa medaglia:una noia pazzesca.

Che si tratti di un first world problem non c'è dubbio. Ad averne di first world problems... Il punto è che la linea che separa una passione da un ossessione è sottile. Vale sempre, ma per l'arrampicata è particolarmente sottile. Proprio per la sua natura di attività individuale, tutta incentrata sul successo personale etc. È proprio la nostra natura sociale, imho, ad essere messa in giuoco quando arrampichiamo in modo "compulsivo". Il bello è che lo riconosciamo anche. Ti ricordo che dopo neanche 5 minuti che ci siamo conosciuti a Croveo, bebè a bordo, abbiamo definito l'arrampicata una "droga compulsiva". E via a drogarci :-) Bei tempi...

Detto ciò, non tiro una zanca da 48 ore. Sto uscendo matto. Questa sera mi sbatto in sala boulder e se qualcuno mi parla lo mando a cagare :lol:
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Messaggioda tacchinosfavillantdgloria » mer apr 03, 2013 15:35 pm

Comincia ad esserci un po' di letteratura sulle possibili valenze terapeutiche dell'andare in montagna in generale, e nello specifico dell'arrampicata.

Al tempo stesso sono noti i rischi; senza entrare nel dibattito sulle "dipendenze non farmacologiche", risulta abbastanza evidente che quando un'attività, che inizia come un innocuo hobby, risale progressivamente nella gerarchia delle priorità fino a far passare in secondo piano tutto il resto, e in
Particolare le relazioni; quando da sport potenzialmente "salutare" diventa attività intensiva con infortuni a raffica e tempi di recupero ignorati perché non si può smettere di allenarsi; quando la ricerca del "peso forma" rischia di sconfinare in un disturbo alimentare vero e proprio, allora è il caso di porsi dei problemi.

La questione, ovviamente, è definire quando è troppo. E altrettanto ovviamente, nessuno possiede una ricetta per stabilirlo. Ma il buon senso può aiutare.

Lapalissiani saluti
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Messaggioda PIEDENERO » mer apr 03, 2013 15:45 pm

tacchinosfavillantdgloria ha scritto:. Ma il buon senso può aiutare.

Lapalissiani saluti
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hahahaha il buon senso.
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Messaggioda Roberto » mer apr 03, 2013 15:56 pm

Soffro di cefalea cronica, da anni, e ultimamente vodo sempre peggio. Ogni volta che sono in spedizione, passo i primi 10/12 giorni con il mal di testa continuo e vado avanti a forza di triptani (medicina specifica per l' emicrania). Dopo questi giorni di tormento, puntualmente sto meglio, fino a quasi dimenticare il mal di testa. Nelle volte precedenti, tutte spedizioni in quota, attribuivo quasto fatto all' acclimatamento, credevo che la circolazione del sangue diventasse ottimale e che per questo la cefalea si attenuava. Quest' anno però eravamo in Patagania, ad una quota relativamente bassa e, puntualemne, anzi prima di 10 giorni, il mal di testa mi ha dato tregua per 5 guiorni, per poi tornare e passare per altri giorni.
Appena tornato a casa, tempo due giorni o tre, ha ripreso come al solito.
In questo periodo sono seguito da un centro per la lotta alla cefalea di una clinica romana e la dottoressa ha sentenziato che per me non c' è una cura farmaceutica, la montagna, con il suo stress positivo mi fa dimenticare i problemi di tutti i giorni e mi cura il mal di testa.
La mia cura è l' alpinismo.
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Messaggioda PIEDENERO » mer apr 03, 2013 15:59 pm

Roberto ha scritto:Soffro di cefalea cronica, da anni, e ultimamente vodo sempre peggio. Ogni volta che sono in spedizione, passo i primi 10/12 giorni con il mal di testa continuo e vado avanti a forza di triptani (medicina specifica per l' emicrania). Dopo questi giorni di tormento, puntualmente sto meglio, fino a quasi dimenticare il mal di testa. Nelle volte precedenti, tutte spedizioni in quota, attribuivo quasto fatto all' acclimatamento, credevo che la circolazione del sangue diventasse ottimale e che per questo la cefalea si attenuava. Quest' anno però eravamo in Patagania, ad una quota relativamente bassa e, puntualemne, anzi prima di 10 giorni, il mal di testa mi ha dato tregua per 5 guiorni, per poi tornare e passare per altri giorni.
Appena tornato a casa, tempo due giorni o tre, ha ripreso come al solito.
In questo periodo sono seguito da un centro per la lotta alla cefalea di una clinica romana e la dottoressa ha sentenziato che per me non c' è una cura farmaceutica, la montagna, con il suo stress positivo mi fa dimenticare i problemi di tutti i giorni e mi cura il mal di testa.
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ipocrita giustificazionista! :wink:
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Messaggioda Roberto » mer apr 03, 2013 16:02 pm

PIEDENERO ha scritto:ipocrita giustificazionista! :wink:
:oops: :smt069
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Messaggioda tacchinosfavillantdgloria » mer apr 03, 2013 16:34 pm

PIEDENERO ha scritto:
tacchinosfavillantdgloria ha scritto:. Ma il buon senso può aiutare.

Lapalissiani saluti
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hahahaha il buon senso.
tacchino..... ma mi faccia il piacere!


http://www.philolog.fr/le-bon-sens-est- ... descartes/

Comunque se ci sono proposte alternative sono ben accette.

Possibilisti saluti
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Messaggioda PIEDENERO » mer apr 03, 2013 17:24 pm

tacchinosfavillantdgloria ha scritto:
PIEDENERO ha scritto:
tacchinosfavillantdgloria ha scritto:. Ma il buon senso può aiutare.

Lapalissiani saluti
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hahahaha il buon senso.
tacchino..... ma mi faccia il piacere!


http://www.philolog.fr/le-bon-sens-est- ... descartes/

Comunque se ci sono proposte alternative sono ben accette.

Possibilisti saluti
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se fosse così semplice. il problema è che manca, ma come si fa ad avere il buonsenso?
lo vendono?
si impara?
ne sei dotato? 8)

bere troppo fa male? basta avere un po' di buon senso e si smette. facile no?
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Messaggioda tacchinosfavillantdgloria » mer apr 03, 2013 19:42 pm

PIEDENERO ha scritto:
hahahaha il buon senso.

ne sei dotato? 8)



Poco se mi valuto, molto se mi comparo, diceva mi sembra Sant'ignazio.

PIEDENERO ha scritto:
bere troppo fa male? basta avere un po' di buon senso e si smette. facile no?



Il parallelismo è anche interessante: da qualche parte in rete avevo trovato un questionario tipo il CAGE per gli alcolisti adattato per i climber, ma purtroppo non riesco più a reperirlo...

Ma aldilà delle arguzie, mi sembra che il rischio sia da una parte di banalizzare il problema negando che esista, o al contrario spingere il paragone in eccesso; rischio non così peregrino, visto che una delle critiche che vengono giustamente mosse alla psichiatria "mainstream" è proprio quella di inquadrare come patologici tutta una serie di comportamenti finora non considerati tali. Ponendosi sulla china scivolosa di una medicalizzazione della vita quotidiana.

Quale possa essere il modo per evitare questi rischi non lo so con certezza. Tutto sommato resto convinto che il famoso buon senso sia una bussola ancora più affidabile di altre.

Ribadisco, resto in attesa di opzioni più brillanti. Siamo qui sul forum per imparare.

Discenti saluti
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Messaggioda PIEDENERO » mer apr 03, 2013 21:00 pm

tacchinosfavillantdgloria ha scritto:
PIEDENERO ha scritto:
hahahaha il buon senso.

ne sei dotato? 8)



Poco se mi valuto, molto se mi comparo, diceva mi sembra Sant'ignazio.

PIEDENERO ha scritto:
bere troppo fa male? basta avere un po' di buon senso e si smette. facile no?



Il parallelismo è anche interessante: da qualche parte in rete avevo trovato un questionario tipo il CAGE per gli alcolisti adattato per i climber, ma purtroppo non riesco più a reperirlo...

Ma aldilà delle arguzie, mi sembra che il rischio sia da una parte di banalizzare il problema negando che esista, o al contrario spingere il paragone in eccesso; rischio non così peregrino, visto che una delle critiche che vengono giustamente mosse alla psichiatria "mainstream" è proprio quella di inquadrare come patologici tutta una serie di comportamenti finora non considerati tali. Ponendosi sulla china scivolosa di una medicalizzazione della vita quotidiana.

Quale possa essere il modo per evitare questi rischi non lo so con certezza. Tutto sommato resto convinto che il famoso buon senso sia una bussola ancora più affidabile di altre.

Ribadisco, resto in attesa di opzioni più brillanti. Siamo qui sul forum per imparare.

Discenti saluti
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ogni tanto, soprattutto per mano di Roberto questi discorsi riemergono. non esiste infatti una VERITA'.
la vita va in primis, vissuta, e per viverla ognuno di noi impara, sperimenta i suoi metodi, le sue strategie perchè, parliamoci chiaro ,non è facile vivere e sopravvivere a noi stessi e al mondo e, mi sbilancio, alla consapevolezza che se c'è la vita lo si deve al fatto che c'è anche la morte.
il buon senso che cos'è? se è il frutto di un pensiero razionale mi fa ridere applicarlo alla vita di un rampicante del verticale. ma che buonsenso ci può essere nello stare appesi ad una sosta precaria, nello scalare una cascata di ghiaccio, nel passare le ore come un demente a provare e riprovare un tiro per farlo "pulito"?
i grandi: Bonatti, Messner etc etc non sono, se li guardi con occhio razionale dei mentalmente disturbati?
quindi andare sul verticale con buon senso mi pare o una limitazione o un controsenso. però....mi fermo qui perchè altrimenti la mia compagna mi piglia a mattarellate sulla testa se non sparecchio.... ritorno al quotidiano. a dopo :lol:
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Messaggioda EvaK » mer apr 03, 2013 21:58 pm

Mi pare che abbiamo tutti un po' ragione...
anche se una cosa vorrei aggiungere al lucidissimo intervento di ncianca: non è solo l'arrampicata sportiva che coinvolge così. Sia quella che l'alpinismo (parlo di roccia perchè quella conosco) portano sulla stessa strada, in modi e con motivazioni diverse. Da una parte sta il grado, dall'altra motivazioni più variegate. Inoltre il falesista puro può anche spendere (se ha la fortuna di abitare in posto vantaggioso) anche solo un paio di mezze giornate a settimana, tanto se tiri ili grado limite non arrampichi di certo 8 ore consecutive. L'alpinista rocciatore invece ha in genere bisogno di più tempo, che è quello che poi viene rubato ad altri interessi o alla famiglia.
In ogni caso quel che succede è la stessa cosa, si finisce per guardare in modo compulsivo le previsioni, cercare il compagno giusto per andare nel posto giusto, frequentare solo la gente "del giro", evitare (soprattutto gli alpinisti rocciatori) le uscite serali e (penso i falesisti puri) le mega abbuffate. Penso ma non so con certezza, qualcuno sicuramente sì.

Poi ci sono le persone "normali" che invece contengono il loro interesse verticale in modo moderato: scalatina in palestra un paio di volte in settimana "quel che viene viene", tanto vado per divertirmi... e nel week end solo quando famiglia, meteo, partita di serie A, motogp lo consentono.
In mezzo ci stanno una serie di possibilità.

tanto invece per raccontare qualcosa. Ieri sera ho incontrato e ho riflettuto su questo personaggio che non spesso viene in palestra, ma che ormai per via di conoscenze comuni conosco anche io. Verrà una volta a settimana, a volte anche meno. Sulla trentina, ha famigla con credo 2 figli, bello, biondo, aria solare e sempre sorridente. Arriva in gessato scuro con valigetta, elegantissimo. saluta e va in spogliatoio, poi torna: ciabatte in plastica antiche tenute insieme da cordino fucsia. Pantaloni lacerati sul ginocchio e varie magliette consunte. Diventa lui, V., o quella parte di se che lascia conoscere in quell'ambiente che sa di magnesite. Un mesetto fa si è sfidato con il Maestro a farsi tracciare una via che non potesse chiudere, il Maestro ha perso, tutte le vie "antiV." che ha tracciato in palestra cercando i suoi punti deboli, V. le ha chiuse, in pochi giri, sempre sorridente e solare, gentile, educato. Arriva e chiude.
A differenza di tanti altri che si ostinano sui tiri lui arriva e si diverte, poi torna alle sue cose di famiglia. Quindi non passa la vita ad allenarsi (non so forse avrà a casa un trave, non so), di certo non scala quanto la maggior parte di noi. Mi da l'idea di una persona che a suo modo ha un equilibrio, forse è questo che poi consente di essere liberi di testa e dare il meglio quando si può.
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Messaggioda tacchinosfavillantdgloria » mer apr 03, 2013 22:14 pm

PIEDENERO ha scritto:il buon senso che cos'è? se è il frutto di un pensiero razionale mi fa ridere applicarlo alla vita di un rampicante del verticale. ma che buonsenso ci può essere nello stare appesi ad una sosta precaria, nello scalare una cascata di ghiaccio, nel passare le ore come un demente a provare e riprovare un tiro per farlo "pulito"?
i grandi: Bonatti, Messner etc etc non sono, se li guardi con occhio razionale dei mentalmente disturbati?
quindi andare sul verticale con buon senso mi pare o una limitazione o un controsenso. però....mi fermo qui perchè altrimenti la mia compagna mi piglia a mattarellate sulla testa se non sparecchio.... ritorno al quotidiano. a dopo :lol:


Il discorso si potrebbe applicare a molte attività: giocare a scacchi, fare centrini, la numismatica...attività non propriamente "razionali" nel senso che intendi tu del termine. Però: se uno passa qualche serata ad appiccicare francobolli su un album questo è considerato universalmente un comportamento adeguato e accettabile, se uno si rovina economicamente, perde il lavoro e molla la famiglia per star dietro alla collezione si comincia a pensare che ci sia qualcosa che non va.

Possiamo chiamarlo buon senso, possiamo chiamarlo saggezza, senso del limite, come vogliamo. Quello che i nostri antenati classici intendevano mettendoci in guardia dalla dismisura, quando ammonivano "ne quid nimis".

Certo, facendo questi discorsi uno passa automaticamente per grillo parlante.
Mi rassegno e mi adatterò a ricevere qualche forumistica martellata in testa (vedi perché uno porta il casco anche in falesia).

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Messaggioda EvaK » mer apr 03, 2013 22:21 pm

tacchinosfavillantdgloria ha scritto:
Il discorso si potrebbe applicare a molte attività: giocare a scacchi, fare centrini, la numismatica...attività non propriamente "razionali" nel senso che intendi tu del termine. Però: se uno passa qualche serata ad appiccicare francobolli su un album questo è considerato universalmente un comportamento adeguato e accettabile, se uno si rovina economicamente, perde il lavoro e molla la famiglia per star dietro alla collezione si comincia a pensare che ci sia qualcosa che non va.
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Anche passare una domenica pomeriggio di sole in casa a guardare una partita o un granpremio o altro è considerato "normale", è socialmente accettato.

NOi moderni quadrupedi siamo invece degli outsider. Il lunedi negli uffici (quando ci lavoravo) tutti in mensa parlavano di calcio e io stavo zitta, parlavano di quello che avevano visto in tv o dei locali e io stavo zitta. Un giorno ho scoperto tramite un'amica che quando non c'ero ridevano di quanto fossi sfigata. Pensare che con gli amici io ridevo di quanto fossero sfigati loro :roll:
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Messaggioda Callaghan » mer apr 03, 2013 22:33 pm

tacchinosfavillantdgloria. condivido le tue riflessioni sul buon senso e sui limiti.
nel voltare le spalle a tutto, anche a se stessi, si finisce "senza tetto nè legge", con l'unico obbiettivo di perdersi dentro a qualcosa per non potersi mai più trovare.

se ne era parlato anche qui, con ottimi spunti sia di Rutto che di nuvolarossa, relativamente a prime salite e all'emozione che ne consegue.

http://www.forum.planetmountain.com/php ... 0&start=80

l'arrampicata mi ha cambiato e continua a cambiarmi. mi spaventerebbe molto invece se mi avesse cambiato una sola volta.

ciao
ogni uomo dovrebbe conoscere i propri limiti
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Messaggioda Roberto » mer apr 03, 2013 22:37 pm

Perché arrampichiamo in montagna? Cosa sentiamo di così esaltante quando scaliamo? Perchè l' arrampicata ci cambia? Le risposte stanno in quei momenti, quando non puoi fare altro che dimenticare il resto, lasciando solo te stesso e la parete.

?Uff!? Sbuffo.
Mi concedo pochi secondi di tregua.
?Quante ore è che sono sul tiro? Ho una sete bestiale e finché non esco dallo strapiombo non potrò bere. Meno male che ho lasciato l? acqua sulla cengia.?
Mi volto verso valle guardo oltre la mia attuale realtà, c? è un mondo intorno a me, sotto di me. Gente che cammina sul sentiero, uccelli che volano, nubi che passano. Ho una famiglia a casa, un lavoro, degli amici. Ho altre passioni oltre a questa ?. Eppure adesso il mio orizzonte non valica questi pochi metri di roccia, da scrutare, studiare, scoprire e provare. Tutto questo mi sembra patologico.
La mia impressione è che sia passata una mezz? ora, ma la solitudine in parete cambia registro al tempo. I rituali della scalata, le manovre, gli imprevisti, gli ostacoli e le paure, si svolgono ad un ritmo costante e collaudato. Non c'è fretta e neppure calma, tutto diventa logico. Anche i problemi più rognosi vengono affrontati con un misto tra rassegnazione e determinazione. Passano le ore e si arrampica con metodo, senza parlare ma non in un vero silenzio, visto l' affollamento che c'è in testa. Tutto il ragionamento interiore è preso dai meccanismi della salita. La concentrazione raggiunge livelli inusitati, il mondo si restringe al tiro che stai salendo. Sei in una bolla, la bolla del solitario, questa ti accompagna nel tuo salire e scendere, ti protegge da interferenze che non siano la scalata. Nell? arrampicata artificiale questa sensazione si esalta, la disciplina costringe a tempi lunghi ed estrema attenzione ai dettagli. Si raggiunge l' estasi dell'assoluta meditazione, il distacco dalla realtà, in pratica ti senti come drogato dalle tue azioni.
A qualcuno questo ragionamento sembrerà esagerato, chi ha praticato sul serio l? arrampicata solitaria credo mi capirà. Ciò che dico non è questione di adrenalina, emozione. Non ci si butta col paracadute o a testa in giù con due elastici alle caviglie, si entra in un mondo parallelo, dove tempo e ragione sono diversi da quelli che conosciamo abitualmente.
Il breve attimo è passato, la mia bolla riprende consistenza e torno al mio prossimo problema, il successivo ancoraggio dove piazzare le staffe.
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Messaggioda funkazzista » gio apr 04, 2013 10:36 am

Roberto ha scritto:?Uff!? Sbuffo.
Mi concedo pochi secondi di tregua.
?Quante ore è che sono sul tiro? Ho una sete bestiale e finché non esco dallo strapiombo non potrò bere. Meno male che ho lasciato l? acqua sulla cengia.?
Mi volto verso valle guardo oltre la mia attuale realtà, c? è un mondo intorno a me, sotto di me. Gente che cammina sul sentiero, uccelli che volano, nubi che passano. Ho una famiglia a casa, un lavoro, degli amici. Ho altre passioni oltre a questa ?. Eppure adesso il mio orizzonte non valica questi pochi metri di roccia, da scrutare, studiare, scoprire e provare. Tutto questo mi sembra patologico.
La mia impressione è che sia passata una mezz? ora, ma la solitudine in parete cambia registro al tempo. I rituali della scalata, le manovre, gli imprevisti, gli ostacoli e le paure, si svolgono ad un ritmo costante e collaudato. Non c'è fretta e neppure calma, tutto diventa logico. Anche i problemi più rognosi vengono affrontati con un misto tra rassegnazione e determinazione. Passano le ore e si arrampica con metodo, senza parlare ma non in un vero silenzio, visto l' affollamento che c'è in testa. Tutto il ragionamento interiore è preso dai meccanismi della salita. La concentrazione raggiunge livelli inusitati, il mondo si restringe al tiro che stai salendo. Sei in una bolla, la bolla del solitario, questa ti accompagna nel tuo salire e scendere, ti protegge da interferenze che non siano la scalata. Nell? arrampicata artificiale questa sensazione si esalta, la disciplina costringe a tempi lunghi ed estrema attenzione ai dettagli. Si raggiunge l' estasi dell'assoluta meditazione, il distacco dalla realtà, in pratica ti senti come drogato dalle tue azioni.
A qualcuno questo ragionamento sembrerà esagerato, chi ha praticato sul serio l? arrampicata solitaria credo mi capirà. Ciò che dico non è questione di adrenalina, emozione. Non ci si butta col paracadute o a testa in giù con due elastici alle caviglie, si entra in un mondo parallelo, dove tempo e ragione sono diversi da quelli che conosciamo abitualmente.
Il breve attimo è passato, la mia bolla riprende consistenza e torno al mio prossimo problema, il successivo ancoraggio dove piazzare le staffe.

Bello! :D
(però chi non è mai entrato nella bolla anche su un sasso di pochi metri o su un monotiro spittato?)
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Messaggioda funkazzista » gio apr 04, 2013 10:49 am

Mah... io penso che chi organizza la sua vita esclusivamente in base all'arrampicata (o all'alpinismo, o al freeride, al BASE jump, alla pesca sportiva, all'astrofilia, al poker, ....) lo fa perché nella vita non ha altro.
Se poi questo succede perché l'arrampicata riempie un vuoto pneumatico, oppure perché rappresenta una fuga da altre cose, oppure vattelapesca, proprio non lo so: ognuno avrà i suoi motivi.

Io non mi sento certo parte di un elite, o migliore/peggiore degli altri, "solo" perché arrampico.
Conosco persone degnissime che passano le domeniche nei centri commerciali, o sul divano a guardare la F1 o le moto (cose che, per inciso, io farei solo sotto la minaccia di imposizioni gravissime... che so, se prendessero in ostaggio le mie scarpette nuove, o la mia collezione di vinili :mrgreen:), e assolute nullità che passano ogni momento "libero" attaccate alla roccia.
E viceversa.
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Messaggioda dang » gio apr 04, 2013 13:07 pm

Ricordo un freddo sabato sotto un noto strapiombo lombardo.
La discussione fra i piu' era dove trovare un posto piu' caldo dove andare il giorno dopo. Erano ossessionati dal problema. 8O

A quel punto mi sono chiesto: ma tu vuoi diventare cosi? O meglio: vuoi continuare ad essere come loro?

La mia personale risposta e' stata no.

Ora sono ancora piu' pippa di allora, ma sono finalmente in grado di passare una domenica di sole a pranzo dai parenti, contento di essere tra loro in compagnia di moglie e figlia.

Certo, la forma ora stenta a tornare, ma solo per colpa della mia pigrizia. :oops:
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Messaggioda coniglio » gio apr 04, 2013 16:46 pm

dang ha scritto:Ricordo un freddo sabato sotto un noto strapiombo lombardo.
La discussione fra i piu' era dove trovare un posto piu' caldo dove andare il giorno dopo. Erano ossessionati dal problema. 8O

A quel punto mi sono chiesto: ma tu vuoi diventare cosi? O meglio: vuoi continuare ad essere come loro?



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Messaggioda PIEDENERO » ven apr 05, 2013 9:02 am

tacchinosfavillantdgloria ha scritto:
PIEDENERO ha scritto:il buon senso che cos'è? se è il frutto di un pensiero razionale mi fa ridere applicarlo alla vita di un rampicante del verticale. ma che buonsenso ci può essere nello stare appesi ad una sosta precaria, nello scalare una cascata di ghiaccio, nel passare le ore come un demente a provare e riprovare un tiro per farlo "pulito"?
i grandi: Bonatti, Messner etc etc non sono, se li guardi con occhio razionale dei mentalmente disturbati?
quindi andare sul verticale con buon senso mi pare o una limitazione o un controsenso. però....mi fermo qui perchè altrimenti la mia compagna mi piglia a mattarellate sulla testa se non sparecchio.... ritorno al quotidiano. a dopo :lol:


Il discorso si potrebbe applicare a molte attività: giocare a scacchi, fare centrini, la numismatica...attività non propriamente "razionali" nel senso che intendi tu del termine. Però: se uno passa qualche serata ad appiccicare francobolli su un album questo è considerato universalmente un comportamento adeguato e accettabile, se uno si rovina economicamente, perde il lavoro e molla la famiglia per star dietro alla collezione si comincia a pensare che ci sia qualcosa che non va.

Possiamo chiamarlo buon senso, possiamo chiamarlo saggezza, senso del limite, come vogliamo. Quello che i nostri antenati classici intendevano mettendoci in guardia dalla dismisura, quando ammonivano "ne quid nimis".

Certo, facendo questi discorsi uno passa automaticamente per grillo parlante.
Mi rassegno e mi adatterò a ricevere qualche forumistica martellata in testa (vedi perché uno porta il casco anche in falesia).

Antinfortunistici saluti
TSdG

il buon senso a cui mi riferivo è inerente al fattore rischio legato all' attività verticale.
per il resto, l'arte di (saper)vivere è giustamente composta di saggezza e compromesso ma, per chi ha una forte passione che sconfina con la compulsività, la convivenza con gli altri umani risulta decisamente più complicata.
se sei un big, per esempio, chi ti vive al fianco è disposto ad accettare la tua compulsività, se però sei un comune "sfigato" rampicante della domenica, la vita sociale si complica assai e a volte il buon senso non basta.
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