un'altra bella stangata...

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Messaggioda El Rojo » mer mar 27, 2013 1:07 am

Vedo di spiegare in due parole di cosa si tratta perchè mi sembra che si faccia un po' di confusione tra assicurazione e prelievi forzosi, e perchè anche sulla stessa garanzia sui depositi fino a 100.000 EUR temo che la gente abbia un'informazione non adeguata.

-Esiste l'assicurazione per i depositi fino a 100.000 EUR.

-Di che si tratta? Si tratta della costituzione fin dal 1987 di un fondo interbancario di garanzia sui depositi (FITD), e cioè sono dei piccoli accantonamenti che fanno le banche aderenti (circa 260 banche oggi) per coprire l'eventuale fallimento di una o più banche.

-Cosa copre? Copre i depositi fino a 100.000 EUR.
In particolare copre i conti correnti, i conti deposito (anche quelli vincolati), gli assegni circolari e i certificati di deposito nominativi (ma non quelli al portatore). Non sono invece garantiti dal FITD gli investimenti quali titoli di Stato, obbligazioni, i pronti contro termine, azioni, oro ecc...

-Copre quindi sempre tutti i depositi? No. Copre i depositi fino al massimo delle riserve accantonate e dell'impegno assunto dal consorzio stesso.

-E quanto è? L'impegno delle banche oscilla dallo 0,4% allo 0,8% dei cosiddetti fondi rimborsabili e cioè dei depositi presenti in tutte le banche associate al fondo di garanzia.

-E cioè che significa? Significa che il consorzio copre da un minimo di 0,4% fino a un massimo (ma dipendente da alcuni fattori) dello 0,8% di tutti i depositi presenti nelle 260 banche che partecipano.
Che è come dire dal 4% all'8% dei depositi di 26 banche o dal 40% all'80% di quelli di 2,6 banche.
Per cui se ne falliscono una o due ad esempio ci sono i soldi.

-Quindi? Quindi per essere chiari copre un rischio di mercato ma non certamente un rischio sistemico o para-sistemico. Cioè se falliscono un certo numero di banche allora non ci sono i soldi sufficienti e si procede a riparto.

-C'entra questa assicurazione sui depositi con il prelievo forzoso?
No, non c'entra niente. Un prelievo forzoso dai conti correnti è una tassa.
Questa è possibile su tutti i depositi, anche di 10 EUR.
Che poi un decreto specifichi che un prelievo forzoso sia attuato solo sopra un determinato importo, questa è solo una scelta del Governo.

-E' comunque chiaro che, dato che si parla di prelievi su depositi, se dovesse essere messo in atto un prelievo forzoso in Italia, col fine di fare cassa, sarà quasi sicuramente a partire da depositi bassi, se non da tutti.
Qui non siamo a Cipro. E pochi tengono depositi per cifre rilevanti, semmai tengono pronti contro termine, BOT, ecc... Quindi se facessero prelievi solo sopra 100.000 EUR otterrebbero un gettito molto limitato, a fronte di un provvedimento molto malvisto e antipatico.

-Come sempre vale il detto che per fare gettito si prende poco dalla gente normale e dai poveri, perchè sono tantissimi.

-Fu poi quello che fece Giuliano Amato quando l'11 luglio del 1992 il suo Governo approvò un decreto-legge da 30.000 miliardi di lire in cui tra le altre cose veniva deliberato (retroattivamente al 9 luglio) il prelievo forzoso del 6 per mille dai conti correnti bancari per un "interesse di straordinario rilievo", in relazione a "una situazione di drammatica emergenza della finanza pubblica".
Così il venerdì la gente andò al mare e il lunedì si trovo i conti correnti decurtati. Tutti i conti correnti.

-E per la cronaca il fondo interbancario di garanzia sui depositi (FITD) esisteva già da 5 anni, a ulteriore dimostrazione che non c'entra niente l'assicurazione sui depositi con il prelievo forzoso.
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Messaggioda MarcoS » mer mar 27, 2013 11:10 am

Capire la Crisi dell?Europa in 9 slides (per Super-Dummies)

http://www.rischiocalcolato.it/2013/03/capire-la-crisi-delleuropa-in-9-slides-per-super-dummies.html

La domanda sorge spontanea: fu tutto programmato oppure eravamo/siamo nelle mani di sesquipedali imbecilli?
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Messaggioda Sbob » mer mar 27, 2013 11:25 am

Bella presentazione, ma non condivido le conclusioni, infatti dimentica l'altra possibile soluzione, probabilmente l'unica sensata, che e' quella di rafforzare l'unione europea.
L'assurdita' dell'Euro e' avere una moneta unica e politiche economiche diverse, togliendo lo strumento del cambio per mitigare gli squilibri tra politiche migliori e peggiori. Se avessimo un'unico governo federale il problema non si porrebbe.
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Messaggioda VYGER » mer mar 27, 2013 12:08 pm

Sbob ha scritto:Bella presentazione, ma non condivido le conclusioni, infatti dimentica l'altra possibile soluzione, probabilmente l'unica sensata, che e' quella di rafforzare l'unione europea.
L'assurdita' dell'Euro e' avere una moneta unica e politiche economiche diverse, togliendo lo strumento del cambio per mitigare gli squilibri tra politiche migliori e peggiori. Se avessimo un'unico governo federale il problema non si porrebbe.


Mi pare che la tua proposta sia l'opzione B ne quadro "Conclusioni".
In merito mi permetto di segnalare un passaggio in proposito di un articolo di Sartori nientemeno che su Il Corriere [qui: http://www.corriere.it/editoriali/13_ma ... 3eb8.shtml ].

Il problema è che un sistema federale richiede un linguaggio comune. Gli Stati Uniti parlano l'inglese, la Germania il tedesco, l'India ha ereditato l'inglese, il Messico lo spagnolo, il Brasile il portoghese. L'Europa parla invece circa 22 lingue, che certo non possono alimentare una aggregazione federale.


Morale della favola?
Secondo me, alle condizioni attuali, non ci sono soluzioni semplici e dagli esiti sicuri.
E, per quel poco che conosco dell'animo umano [e dell'inerzia che caratterizza le cose di noi uomini], mi sa che ce la prendiamo tutti - noi del popolino - in quel posto. E finita lì.
Ci sono anche situazioni senza soluzione, eh?

E adesso colgo l'invito di Climbalone e la smetto immantinente di parlare di politica ed economia.
Speriamo di ricominciare ad arrampicare seriamente, valà.
E adesso che c'è la crisi, tutto trad e alpinismo eplorativo.
Chebbello!

:lol:
Non cesseremo di esplorare - E alla fine dell'esplorazione - Saremo al punto di partenza - Sapremo il luogo per la prima volta. T.S. Eliot
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Messaggioda El Rojo » mer mar 27, 2013 12:29 pm

(ANSA) - TOKYO, 27 MAR - La Corea del Nord ha notificato alla Corea del Sud ''il taglio di ogni linea di comunicazione militare'' a pochi giorni dalla sospensione del ''telefono rosso'' tra i due Paesi con tanto di minaccia d'attacco nucleare. Lo riporta l'agenzia Kcna, rimarcando che ''una guerra puo' scoppiare in qualsiasi momento''. (ANSA).


http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 65796.html
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Messaggioda Sbob » mer mar 27, 2013 12:50 pm

VYGER ha scritto:
Sbob ha scritto:Bella presentazione, ma non condivido le conclusioni, infatti dimentica l'altra possibile soluzione, probabilmente l'unica sensata, che e' quella di rafforzare l'unione europea.
L'assurdita' dell'Euro e' avere una moneta unica e politiche economiche diverse, togliendo lo strumento del cambio per mitigare gli squilibri tra politiche migliori e peggiori. Se avessimo un'unico governo federale il problema non si porrebbe.


Mi pare che la tua proposta sia l'opzione B ne quadro "Conclusioni".

Io la interpreto in modo diverso. Dire "G garantisce per S" vuol dire che G mantiene la sua indipendenza politica, tuttavia, per scelta politica/economica/etica decide di soccorrere S facendo da garante.
Piu' una gentile concessione che un diritto.

L'unita' politica vuole invece dire che un governo europeo prende decisioni comuni, quindi e' piu' difficile che si creino dei forti squilibri tra le varie regioni.
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Messaggioda Sbob » mer mar 27, 2013 12:54 pm

VYGER ha scritto:
Il problema è che un sistema federale richiede un linguaggio comune. Gli Stati Uniti parlano l'inglese, la Germania il tedesco, l'India ha ereditato l'inglese, il Messico lo spagnolo, il Brasile il portoghese. L'Europa parla invece circa 22 lingue, che certo non possono alimentare una aggregazione federale.


Morale della favola?
Secondo me, alle condizioni attuali, non ci sono soluzioni semplici e dagli esiti sicuri.

Effettivamente e' un problema, ma non insolubile. Certo sarebbe complicato seguire un comizio di un candidato premier polacco... dovremmo almeno sapere tutti bene l'inglese...
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Messaggioda El Rojo » gio mar 28, 2013 12:28 pm

il denaro oggi non è nostro già all'origine (in quanto è della Banca Centrale Europea e dei suoi azionisti), viene tassato pesantemente a ogni transazione (tassazione diretta e indiretta), e non ne abbiamo piena e certa disponibilità persino quando lo versiamo sul "nostro" conto corrente. Che "nostro", come stiamo vedendo, non è, visto che non siamo sicuri di poterne disporre a piacimento. Già oggi ci sono limitazioni ai prelievi giornalieri sia mediante gli sportelli automatici sia attraverso quelli bancari. E da oggi tali limitazioni si estendono sino all'inverosimile, ovvero sino al punto in cui la Banca decide di serrare sportelli e bancomat a suo insindacabile giudizio.

questo punto l'unico modo per tentare di preservare la propria ricchezza è quello di vivere in regime di clandestinità fiscale.

Dunque ragioniamo. Da una parte l'utilizzo del contante non solo è scoraggiato, ma sta diventando praticamente fuorilegge (già lo è, in parte, ad esempio per transazioni per importi superiori a 1000 euro). Dall'altro lato, l'unico modo per fare delle transazioni senza utilizzare del contante è quello di servirsi delle Banche. Queste, una volta che vi si versa denaro, ne dispongono come meglio credono, senza praticamente riconoscere alcun interesse al correntista. Non solo: al momento del bisogno, ora dovrebbe essere chiaro, utilizzano il denaro del correntista per tappare dei buchi di bilancio.



Dal punto di vista pratico dunque si verifica la situazione seguente: non siamo padroni neanche del nostro denaro. Ed esistono dei punti, dei momenti particolari, in cui volenti o nolenti non possiamo che passare sotto a questo ricatto.

Facciamo un esempio pratico: poniamo di aver ricevuto in eredità un appartamento, e che si voglia venderlo per acquistare un altro immobile. Al momento del rogito di vendita, l'appartamento ci viene pagato, ovviamente, con un assegno o con una transazione sul conto corrente. Un attimo prima eravamo in possesso di un bene, un attimo dopo abbiamo un credito sul nostro conto corrente del quale però non siamo sicuri di poter disporre. Poniamo che tra la vendita del primo e l'acquisto del secondo immobile passino alcune settimane, giusto il tempo di trovarne uno che ci aggrada e fissare un nuovo rogito - ed è la migliore delle ipotesi: ebbene, in quel lasso di tempo quella nostra ricchezza è a rischio. Se tra la vendita del primo e l'acquisto del secondo qualcosa alla Banca dove abbiamo il conto corrente va male, e magari dalle parti della Ue si decide per un prelievo forzoso, ci bloccano il conto e il bancomat e ci rubano parte del nostro denaro.

Non c'è modo di sottrarsi a questo rischio, visto che anche le leggi vanno verso la direzione di un monopolio bancario anche nei confronti delle piccole transazioni, come abbiamo visto.

Persino lo stipendio ci viene pagato con un assegno o con un bonifico che non può che transitare all'interno di un conto corrente. Dunque non c'è scampo.

"Il denaro non è una merce". Ezra Pound

Come scrisse Massimo Fini nel suo Denaro, sterco del demonio (qui http://www.ilribelle.com/biblioteca/200 ... -fini.html ) la cosa migliore da fare quando si ha denaro è liberarsene il prima possibile, lasciando gli altri con il classico "cerino in mano". Ezra Pound, nel suo "ABC dell'economia" (qui http://www.ilribelle.com/biblioteca/201 ... hieri.html ), rovesciava addirittura i termini della questione. Siccome il "denaro non è una merce", scriveva, esso non deve essere accumulato. Anzi, ipotizzava di trovare un sistema, per esempio con delle marche riportanti una data da applicare a ogni banconota, attraverso il quale, se il denaro non veniva fatto circolare, cioè non veniva usato unicamente per ciò cui doveva essere preposto, perdeva valore giorno dopo giorno: doveva restare insomma nelle mani dei cittadini per il solo e semplice motivo di essere utilizzato per facilitare lo scambio di merci. Non per essere accumulato. Non per servirsene speculando. Siamo all'opposto di quanto avviene oggi. E visto dove siamo arrivati, si è evidentemente presa la strada sbagliata.

Ma ancora, visto che secondo Fini il denaro, di fatto, è una "promessa di futuro" che però come stiamo vedendo ci viene via via erosa, resta da capire ora come tentare di possedere ancora, in una certa misura, in un certo modo, questa promessa di futuro, facendo a meno del denaro.

Come abbiamo visto, il denaro oggi non è nostro già all'origine (in quanto è della Banca Centrale Europea e dei suoi azionisti), viene tassato pesantemente a ogni transazione (tassazione diretta e indiretta), e non ne abbiamo piena e certa disponibilità persino quando lo versiamo sul "nostro" conto corrente. Che "nostro", come stiamo vedendo, non è, visto che non siamo sicuri di poterne disporre a piacimento. Già oggi ci sono limitazioni ai prelievi giornalieri sia mediante gli sportelli automatici sia attraverso quelli bancari. E da oggi tali limitazioni si estendono sino all'inverosimile, ovvero sino al punto in cui la Banca decide di serrare sportelli e bancomat a suo insindacabile giudizio.

Il caso Cipro è replicabile. Eccome

Il caso di Cipro è doppiamente emblematico, perché non solo si è operato un prelievo forzoso sui conti correnti, ma questo avviene, in un momento di crisi, per il risanamento dei buchi al quale né investitori, né azionisti, né grandi creditori delle Banche prendono parte. A contribuire alle perdite sono solo i risparmiatori. I depositanti che diventano azionisti a loro insaputa. Loro malgrado. Con decisione unilaterale della Banca.

Il punto è dunque, proprio dal punto di vista pratico, nel cercare di capire, immediatamente, cosa si possa fare per sottrarsi il più possibile a tale esproprio ulteriore di sovranità. Oltre a quella statale, operando ora sui conti correnti dei singoli cittadini, l'espropriazione di sovranità da parte dei banchieri diviene, di fatto, anche personale.

Come fare?

Il punto di arrivo è chiaro: non si deve avere denaro. Meno chiaro, anzi in larga parte oscuro, è come si possa vivere la quotidianità senza averne. Perché se, ammesso di avere un gruzzolo messo da parte, può non essere poi così difficile decidere di disfarsene per acquistare un bene, un terreno, ad esempio, sottraendo con questa azione alla Banca il proprio denaro, non è parimenti facile ipotizzare come vivere giorno per giorno facendo del tutto a meno di denaro.

Una tra le soluzioni, proprio dal punto di vista pratico, è quella di fare una analisi il più possibile veritiera di quanto realmente ci occorre per vivere mese per mese. Eliminando tutto il possibile tra ciò che siamo abituati ad acquistare e di cui invece magari possiamo fare a meno o produrre da soli, e al più tenere in banca una somma veramente minima per degli imprevisti. Tanto minima che potrebbe addirittura essere opportuno pensare di nasconderla fisicamente altrove. Per il resto, a questo punto, il messaggio dell'Unione Europea e della finanza internazionale che dobbiamo assolutamente cogliere è - o dovrebbe essere - piuttosto chiaro: chi ha denaro, se ne disfi il prima possibile.

In ultimissima analisi, certo, oggi siamo al punto in cui non solo il denaro ci può essere espropriato, ma anche un bene fisico, come un immobile. Ad esempio, abbiamo visto, con l'introduzione dell'Imu, applicata anche alla casa nella quale si abita e che implica alla lunga, ove si decidesse di non pagare, una ipoteca sul nostro immobile e infine la sua espropriazione. Imu che potrebbe - perché no? - aumentare anche a dismisura, soprattutto per noi italiani che, a differenza di quanto avviene in altri Paesi, per quasi il 70% siamo proprietari della casa dove abitiamo. Ma per questo secondo caso, almeno per il momento, è necessario un passaggio parlamentare, cioè una legge. Nel primo caso invece, quello di un prelievo sui conti correnti, come abbiamo visto per Cipro, basta una decisione europea, senza ratifica del Parlamento del Paese oggetto della norma. A Cipro è successo che la prima imposizione della Ue non è passata al vaglio politico di Nicosia, quindi si è tornati in Europa, e questa ha preso una seconda decisione, in merito a prelievi sui conti correnti, che però, guarda caso, escludeva il passaggio politico di Cipro.

Ora, forse non è così vicino il momento in cui ci si potrà liberare del tutto dei diktat dell'Europa dei banchieri, ma il Parlamento italiano invece lo abbiamo vicino casa, e forse qualche pressione in più, una volta che gli italiani riuscissero veramente a capire la situazione e ad arrabbiarsi di conseguenza, sarebbe più a portata.

È insomma più facile, probabile e a breve termine che una soluzione "alla Cipro" possa essere applicata anche al nostro Paese. Ed è con piccoli atti di dissidenza che dobbiamo muoverci per ora. Battaglia per battaglia, operazione per operazione: non penseremo mica che è possibile rovesciare con un unico scontro un sistema che ha impiegato sessanta anni almeno per portarci alla situazione attuale, vero?

Valerio Lo Monaco
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Messaggioda El Rojo » gio mar 28, 2013 12:39 pm

[youtube]http://www.youtube.com/v/AbYXEcrj-uM&list=UUaScT9ZQUQ7kQrlXNTVnSJw&index=1[/youtube]
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Messaggioda El Rojo » gio mar 28, 2013 16:08 pm

...Perché i fondamentali dell?economia italiana sono sostanzialmente buoni, il debito pubblico italiano non è a rischio e il popolo italiano è ancora risparmiatore, quindi ha tutto il vantaggio di tirarsi fuori da questa trappola prima che la propria ricchezza, gli immobili e i risparmi in banca vengano aggrediti dall?Europa per ricapitalizzare quelle banche del nord che hanno sbagliato...


intervista al Professor Alberto Bagnai

Quanto avvenuto a Cipro dovrebbe insegnarci molto. Innanzitutto che esistono diversi modi di vivere in Europa e nell?Unione, ma anche che il dibattito su tale permanenza non può essere condotto in modo astratto. La sovranità nazionale passa troppo spesso in secondo piano, tutto in nome dell?Europa, delle regole impostaci e di misure che, pur sembrando spesso impopolari, mantengono il Paese ancorato a una politica comunitaria che ci fa sentire protetti. Il Premio Nobel per l?economia Paul Krugman, nel suo ultimo editoriale pubblicato sul New York Times, ha affermato chiaramente che Cipro dovrebbe uscire dall?euro il prima possibile, prima di andare incontro a una ?depressione incredibilmente severa che andrà avanti per anni?. Secondo Alberto Bagnai, professore associato di Politica economica presso l?Università G. D'Annunzio di Pescara, contattato da ilsussidiario.net, la dichiarazione di Krugman è «alquanto discutibile». Non perché Cipro non debba uscire dall?euro, ma perché avrebbe dovuto farlo molto prima.

Professore, come mai l?uscita dall?eurozona sarebbe dovuta avvenire tempo fa?

Perché Cipro, proprio per restare nell'euro, ha subìto tutte quelle sciagure che si dice subirebbe un Paese che dovesse abbandonare la moneta unica, vale a dire controlli dei movimenti di capitali, panico bancario e una ingente distruzione di ricchezza e di reddito. Ecco perché credo che l?affermazione di Krugman sia errata: Cipro sarebbe dovuta uscire dall?euro prima che tutto questo accadesse.

Come può dirlo con certezza?

La mia affermazione è supportata da un?ingente letteratura scientifica. Sulla base di studi condotti dal Fondo monetario internazionale, infatti, sappiamo bene che i costi di un default per un Paese che si trova nelle condizioni di Cipro sono assolutamente sopportabili, a patto che questo possa svalutare la sua moneta. Il problema di Cipro, invece, è che non può farlo. Per questo dovrà necessariamente farlo a valle, ma solo dopo aver sbriciolato la propria economia. Vorrei poi aggiungere una notazione tecnica.

Quale?

Il fatto che a Cipro siano stati imposti controlli di capitali rappresenta una enorme violazione di quelle regole che l?Eurozona, nata per facilitare la circolazione di capitali, in qualche modo si era data. Questo ha essenzialmente due implicazioni: da una parte mette in evidenza che Cipro è di fatto già fuori dall?euro, semplicemente perché al momento la sua moneta, pur essendo ancora quella unica, si può spendere solo sull?isola.

La seconda?

La seconda implicazione è più teorica, ma altrettanto importante: è stata proprio la libertà di movimenti di capitali indiscriminata a creare di fatto il problema. Affinché un Paese come Cipro possa avere delle banche che sono otto volte il suo Pil, infatti, ci deve necessariamente essere stata una libertà indiscriminata di afflusso di capitali. Ancora una volta, quindi, questo tipo di movimenti si rivela estremamente distruttivo, ed è proprio per questo che l?euro deve essere tolto di mezzo.

Tralasciando per il momento il caso Cipro, ci sono altre ragioni che portano a pensare che l?euro non sia più una moneta sostenibile?

Arrivati a questo punto non credo si possa più ragionare in termini di paesi che devono lasciare la moneta unica, ma semplicemente far capire che l?euro è una moneta ormai insostenibile per la zona che l?ha applicata. I motivi sono tanti, ma ormai è chiaro che il prossimo problema è puramente politico e riguarda la gestione di come superare questo errore.

Superare l?errore significa tornare indietro?

Non necessariamente, ma senza dubbio superare gli errori è sempre una cosa positiva. Qualcuno immagina addirittura un recesso della Germania che, a detta di tutti i massimi economisti mondiali, finora ha tratto solamente benefici da questa vicenda. Adesso, però, potrebbe cominciare a vedere con sospetto il fatto che i suoi mercati di sbocco nel sud d?Europa stiano tutti crollando, rischiando quindi di trascinarla a fondo con loro. Gli scenari sono molteplici, ma è una situazione che deve essere risolta al più presto.

Lei ha detto che le ragioni di tale insostenibilità dell?euro sono molteplici. Quali sono le maggiori?

I motivi sono essenzialmente due e sono complementari. Quando si blocca il cambio accadono essenzialmente due cose: nei paesi periferici della eurozona, quelli solitamente più arretrati in termini economici, normalmente la competitività peggiora. Il fatto di avere il cambio fisso, inoltre, significa che il cambio non può essere aggiustato alle variazioni dei prezzi, quindi è ovvio che piano piano la competitività di prezzo di tali Paesi cali notevolmente. Detto in parole semplici, agli abitanti di questi Paesi è stata data una moneta che è troppo forte rispetto alla loro economia, e questo li incita a vivere al di sopra dei loro mezzi comprando molti beni all?estero. Ai paesi del centro Europa questo ovviamente fa comodo, perché con tali spese dei Paesi di periferia sostengono la propria industria.

Il secondo motivo complementare?

Quando il cambio è bloccato, i prestiti da un Paese a un altro non scontano il rischio di cambio e quindi può accadere una cosa sola: il nord Europa presta ai paesi del sud, con estrema larghezza, somme che vengono utilizzate per acquistare i beni del nord. I Paesi del nord traggono dunque due vantaggi: uno in termini di profitti industriali e uno in termini di profitti finanziari. Questo gioco si è purtroppo inceppato per due motivi.

Quali?

E? molto difficile dirlo. Personalmente ho analizzato ogni scenario riferibile a un?uscita unilaterale dell?Italia dall?euro, ma non so nemmeno se siano quelli più probabili o più auspicabili. Quello che però i cittadini devono sapere è che esistono numerosi precedenti storici e che gli squilibri che si sono accumulati per colpa della moneta unica, anche se in questo momento sono molto dolorosi da sostenere, per l?Italia non sarebbero così drammatici.

Come mai?

Perché i fondamentali dell?economia italiana sono sostanzialmente buoni, il debito pubblico italiano non è a rischio e il popolo italiano è ancora risparmiatore, quindi ha tutto il vantaggio di tirarsi fuori da questa trappola prima che la propria ricchezza, gli immobili e i risparmi in banca vengano aggrediti dall?Europa per ricapitalizzare quelle banche del nord che hanno sbagliato.

Cosa risponde a tutti coloro che si dicono convinti che un?eventuale uscita dall?euro rappresenterebbe un vero e proprio disastro per l?Italia?

Rispondo che sono poco documentati. Disponiamo di tantissimi studi che testimoniano il fatto che non avremmo svalutazioni catastrofiche, ma dell?ordine di quelle già sperimentate con la lira nel 1992 o con l?euro tra il 1999 e il 2001. Rispondo inoltre che non avremmo necessariamente un default del debito pubblico, come per altro non c?è stato nel ?92, ma che anzi, riacquistando la nostra sovranità monetaria saremmo in grado di finanziare il debito pubblico a tassi più bassi. Rispondo poi che abbiamo una quantità di esempi sterminati nei quali si è potuto dimostrare che, adottando un tasso di cambio più allineato con i fondamentali, invece di trovarci di fronte a imprese che chiudono in continuazione avremmo un?economia che finalmente gira. Probabilmente avremmo anche un moderato aumento dei prezzi, ma è una conseguenza con cui si può assolutamente convivere.

Come mai allora in molti sostengono esattamente il contrario?

L'informazione che proviene è ?terroristica? perché, come è ovvio, si tratta di un bene costoso, quindi viene manipolata da chi ha i soldi, come i grandi gruppi finanziari. Questo accade però anche perché tanti operatori del mondo dell?informazione, magari anche in buona fede, si adeguano o semplicemente rilanciano le informazioni che trovano in organi che credono essere autorevoli. Organi, però, che molto spesso sono ?catturati? dagli interessi economici che in questo momento stanno traendo ancora vantaggi, vale a dire le banche che prima sbagliano e che poi, quando le cose vanno male, si rifanno a spese dei depositanti.

Crede si debba tornare alla lira o ci sono altre soluzioni?

Si esce dall?euro fondamentalmente per sganciarsi dall?eurozona e per avere una valuta che possa essere liberamente quotata sul mercato secondo il grado di forza dell?economia. Come questa valuta debba o possa chiamarsi non è così rilevante, però sono convinto che tornare indietro, per l'Italia, significherebbe solamente adottare il suo standard monetario, lasciando però poi che sia il mercato a determinarne il valore.

Perché questo aspetto è così importante?

Perché il tasso di cambio è semplicemente un prezzo, determinato sul mercato delle valute, e francamente continuo a non capire come mai persone che si professano liberiste hanno così tanta paura che sia il mercato a determinare questo prezzo. Dietro tale atteggiamento, quindi, potrebbero esserci essenzialmente due spiegazioni: o una profonda incoerenza logica, al limite della dissonanza cognitiva, o una malafede che rivela dei conflitti d?interesse, in particolare con quei poteri finanziari che da questa situazione hanno tratto solamente vantaggi.

Claudio Perlini
Fonte: www.ilsussidiario.net
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Messaggioda Sbob » gio mar 28, 2013 16:30 pm

Tutto bello, pero' se Cipro e' andata in culo e' anche perche' ha scelto di fare da paradiso fiscale dentro l'Euro, e ha basato la sua ricchezza su questo.
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Messaggioda MarcoS » gio mar 28, 2013 18:08 pm

Sbob ha scritto:Tutto bello, pero' se Cipro e' andata in culo e' anche perche' ha scelto di fare da paradiso fiscale dentro l'Euro, e ha basato la sua ricchezza su questo.


Consolati pure con questo quando ci troveremo fottuti pure noi in maniera simile.
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Messaggioda Sbob » gio mar 28, 2013 18:33 pm

Dove saremmo oggi se non fossimo entrati nell'Euro?
Probabilmente la lira varrebbe cosi' poco che ogni azienda italiana sarebbe gia' stata comprata dagli stranieri.

Poi, il caso Cipro e' un po' diverso: un obiettivo quasi esplicito del blocco dei conti e prelievo forzoso e' stato punire un paradiso fiscale.
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Messaggioda MarcoS » gio mar 28, 2013 18:56 pm

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Messaggioda El Rojo » gio mar 28, 2013 19:16 pm

[youtube]http://www.youtube.com/v/T8V1S4Pb29Y[/youtube]

Martin Schulz :arrow: Presidente parlamento europeo
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Messaggioda El Rojo » ven mar 29, 2013 11:13 am

La Troika scavalca apertamente la svanita' nazione di Cipro e detta legge al governo, ai cittadini di Cipro ed anche a quelli di altre nazioni; gli stranieri, e questo è importante, perché vengono trattati nello stesso modo dei residenti perché i grossi capitali sono loro. Cipro era considerato un paradiso fiscale, con una legislazione accattivante per chi voleva pagare poche tasse o parcheggiare denaro sospetto, caratteristiche che nel 2008 non hanno impedito all'isola di entrare a pieno diritto nell'Euro, allora a Bruxelles faceva comodo avere quest'isola dentro Eurolandia. Adesso invece... Anche adesso i soldi dei Russi, si parla di più di 30 miliardi, fanno comodo a Bruxelles. In fondo saranno i quattrini dei russi a sanare il buco della banca "cattiva", un risparmio notevole per l'Unione Europea. E per giustificare questo ladrocinio si ricorda che tanto questi soldi erano sospetti... Come se rubare ai ladri non sia un reato ma un atto di giustizia.

http://www.cadoinpiedi.it/2013/03/25/la ... tml#anchor
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Messaggioda PIEDENERO » ven mar 29, 2013 11:27 am

Sbob ha scritto:Poi, il caso Cipro e' un po' diverso: un obiettivo quasi esplicito del blocco dei conti e prelievo forzoso e' stato punire un paradiso fiscale.

ma guarda che anche per la grecia c'era una valida ragione
c'è sempre una valida scusa e quando toccherà all' italia sarà pronta e confezionata ad hoc!
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Messaggioda El Rojo » ven mar 29, 2013 11:55 am

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Messaggioda Sbob » ven mar 29, 2013 12:41 pm

PIEDENERO ha scritto:
Sbob ha scritto:Poi, il caso Cipro e' un po' diverso: un obiettivo quasi esplicito del blocco dei conti e prelievo forzoso e' stato punire un paradiso fiscale.

ma guarda che anche per la grecia c'era una valida ragione
c'è sempre una valida scusa e quando toccherà all' italia sarà pronta e confezionata ad hoc!

Diciamo che se continuiamo cosi' ci sara' una valida ragione

Il termine "scusa" lo uso quando e' solo un pretesto.
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Messaggioda PIEDENERO » ven mar 29, 2013 12:53 pm

Sbob ha scritto:
PIEDENERO ha scritto:
Sbob ha scritto:Poi, il caso Cipro e' un po' diverso: un obiettivo quasi esplicito del blocco dei conti e prelievo forzoso e' stato punire un paradiso fiscale.

ma guarda che anche per la grecia c'era una valida ragione
c'è sempre una valida scusa e quando toccherà all' italia sarà pronta e confezionata ad hoc!

Diciamo che se continuiamo cosi' ci sara' una valida ragione

Il termine "scusa" lo uso quando e' solo un pretesto.

e la ragione ovviamente è grillo :lol:
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