Hugo Chavez

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Hugo Chavez

Messaggioda El Rojo » mer mar 06, 2013 10:39 am

Dopo due anni di lotta contro il cancro alle 16,25 ora locale il presidente internazionalista è deceduto a seguito di un'infezione respiratoria. Dall'11 dicembre, operato per la quarta volta a Cuba, non si presentava in pubblico. Per il vicepresidente Nicolas Manduro è stato ucciso come il leader paestinese Yasser Arafat, e nel discorso alle tv chiude con un "Che viva Chavez". Gli Usa smentiscono ogni accusa.


Il presidente venezuelano, Hugo Chavez e' morto.
Lo ha annunciato in un discorso televisivo il vicepresidente Nicolas Manduro spiegando che il leader, da due anni in lotta contro il cancro, e' deceduto alle ore 16.25 locali. 'E' un momento di profondo dolore'', ha detto Maduro, interrompendosi fra i singhiozzi:''Chi muore per la vita non puo' essere considerato morto.
Nelle prossime ore renderemo noti tutti i programmi per rendere omaggio al nostro comandante. - ha detto ancora chiudendo il suo intervento con un 'Che viva Chavez!''. Chavez aveva 58 anni ed era stato ricoverato d'urgenza in ospedale il 18 febbraio scorso per un'aggravarsi delle sue condizioni, dall'11 dicembre, da quando era stato ricoverato per un quarto intervento a Cuba non appariva in pubblico.
Nel 2011 gli aveva diagnosticato un cancro nella regione pelvica. Nicolas Maduro, circondato dai ministri del governo 'bolivariano', ha fatto anche ''un appello a tutti i connazionali di ogni eta' affinche' siano militanti della pace e della serenita' della nostra patria. Noi, i suoi compagni - civili e militari - raccogliamo la sua eredita', il suo progetto e le sue bandiere?. Contemporaneamente Il Dipartimento di Stato Usa ha definito "assurde" le accuse di un complotto per la morte del presidente venezuelano.

Chi è Hugo Chavez

morto oggi a Caracas, e' riuscito a imporre la sua personalita' espansiva, carismatica e spesso spigolosa, cosi' come il progetto bolivariano di 'socialismo del secolo XXI', in uno dei principali paesi dell'America Latina: potenza mondiale per riserve di petrolio. Leader politico con caratteristiche da 'show man' - cantava, ballava, suonava le percussioni e impartiva ordini ai suoi ministri - tutto in diretta tv, sempre vicino al pubblico, spesso nel programma 'Alo', presidente', da lui inventato per essere vicino al suo 'pueblo bolivariano'. Chavez e' sempre stato posseduto da un'ostinata volonta' di imporsi nel suo paese e anche a livello mondiale, ereditando il ruolo dal suo amico Fidel Castro. Di fatto, e' stato uno dei leader piu' noti dell'America Latina 'antimperialista', spina nel fianco di Washington quasi come il 'lider maximo' cubano.
Per 14 anni al potere, Chavez non nascondeva la tentazione di voler guidare il Venezuela fino al 2031. Su tutti i fronti, dall'economia alla societa', dalla politica alla cultura, ha cambiato radicalmente la faccia del Paese. Per i suoi oppositori e' stato un volgare demagogo, che ha nascosto il proprio autoritarismo nella retorica populista. Per i suoi sostenitori - numerosi soprattutto nelle fasce marginali del Venezuela - e' stato invece un autentico rivoluzionario, l'incarnazione della rivincita contro le 'politiche neoliberali' e 'l'imperialismo' che hanno dominato per lunghi anni Caracas e l'intera America Latina.
Ex colonnello paracadutista, e' sempre stato battagliero e allo stesso tempo sognatore. Nato il 28 luglio 1954 a Sabaneta, nello stato di Barinas (est del paese) da una famiglia di insegnanti di campagna, e' entrato presto nell'esercito. Amava il baseball, ma la sua vocazione sportiva e' stata presto superata dalla passione per la politica, da quando - a 21 anni - rimase affascinato dalla figura di Simon Bolivar, l'eroe della liberazione latinoamericana.
Fu in quel momento che decise che sarebbe diventato non solo un uomo di potere, ma anzitutto - raccontava - uno in piu' tra il suo popolo. Sempre al fianco di Cuba e prodigando simpatie alle nazioni che hanno sfidato il potere a stelle strisce (non esclusi Iran, Siria o Bielorussia), negli ultimi due-tre anni era entrato in un cono d'ombra, e non solo per i suoi problemi di salute: sullo scenario latinoamericano e' spuntata infatti la stella del Brasile, un vero colosso e soprattutto un modello diverso di socialismo, piu' moderato, aperto e 'presentabile' di quello di Caracas. L'ultima sua grande vittoria elettorale e' dello scorso 7 ottobre, quando ha preso 8 milioni di voti, battendo il giovane leader dell'opposizione, l'avvocato Henrique Capriles. Sul tavolo del governo di Chavez sono comunque rimasti intatti tutti i problemi che angosciano i venezuelani - 'chavisti' oppure no - quali l'inflazione (tra le piu' alte del pianeta) o la sicurezza a Caracas e in altre citta'. Con i capelli ricresciuti dopo le prime chemioterapie, durante la campagna elettorale il presidente aveva puntato su un'immagine energica e di rinnovata salute. Ci era riuscito.
Inguaribile ottimista, aveva di fatto cancellato l'immagine di un 58/enne malato, riuscendo ad affrontare nel modo giusto la grinta del 40/enne Capriles. Scommessa riuscita ma in fondo subito rimasta bloccata non dalla politica ma dalla malattia: qualche giorno dopo la vittoria, e' subito ricomparso, in tutta la sua gravita', l'incubo del cancro. La data chiave dell'ultimo periodo della sua lunga malattia e' stata la notte tra l'8 e il 9 dicembre, quando il presidente 'bolivariano' ha reso noto in tv che doveva rientrare quanto prima a Cuba per sottoporsi al quarto intervento chirurgico.
Nello stesso drammatico intervento aveva di fatto designato un successore: il vicepresidente Nicolas Maduro. Lo stesso che stasera, dopo settimane di voci e smentite sulle reali condizioni del 'comandante' e dopo un improvviso rientro in Venezuela interpretato dai piu' come il frutto del desiderio di morire in patria, ne ha annunciato oggi la scomparsa fra le lacrime.


http://www.ilmanifesto.it/attualita/notizie/mricN/9157/
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Messaggioda El Rojo » mer mar 06, 2013 10:57 am

[youtube]http://www.youtube.com/v/NEiRND3dVc8[/youtube]
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Messaggioda Rutto » mer mar 06, 2013 11:15 am

Un saluto a un grande uomo
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Messaggioda coniglio » mer mar 06, 2013 11:15 am

http://www.youtube.com/watch?feature=pl ... SSiVHqOoeY

bel resoconto della vicenda sulle speculazioni sulle case
e dal min 6:00 epic!
:wink:
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Messaggioda nuvolarossa » mer mar 06, 2013 13:11 pm

Non santifico Chavez, non lo compiango, ne so troppo poco dall'interno per parlare.
Però mi pongo delle domande.

Guarda tu che sfiga, muore di tumore a 58 anni, un bel colpo di culo per coloro che se ne gioveranno.

Guarda tu, possibile che tanti di questi un pò - come dire - scomodi siano così fragili di costituzione?

Guarda tu...
Ultima modifica di nuvolarossa il mer mar 06, 2013 14:08 pm, modificato 1 volta in totale.
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Messaggioda Ziggomatic » mer mar 06, 2013 13:57 pm

Magari qualche anno fa mi sarei accodato al tono medio di compianto del topic...
Però poi ho conosciuto dei venezuelani, giovani e certamente non di destra, che me ne hanno parlato piuttosto male. Troppa corruzione, troppi nepotismi, troppa occupazione della cosa pubblica. Dicono...
Sembra che ormai in tanti ne avessero le palle piene. :?
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Messaggioda rocciaforever » mer mar 06, 2013 15:35 pm

Ziggomatic ha scritto:Magari qualche anno fa mi sarei accodato al tono medio di compianto del topic...
Però poi ho conosciuto dei venezuelani, giovani e certamente non di destra, che me ne hanno parlato piuttosto male. Troppa corruzione, troppi nepotismi, troppa occupazione della cosa pubblica. Dicono...
Sembra che ormai in tanti ne avessero le palle piene. :?


quoto. anch'io conoscenti venezuelani che oggi sicuramente non piangono il lutto.....
"Il segreto del successo è la perseveranza verso lo scopo" B.D.


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Messaggioda El Rojo » mer mar 06, 2013 19:58 pm

Per quel che riguarda il suo ?socialismo del 21° secolo?, al di là di ogni cliché ideologico, ha fatto molto di più Chavez per esplorare la vera natura dei valori comuni ? come antidoto alla putrefazione indotta dal turbo-capitalismo distruttivo ? di qualsiasi studio, analisi o saggio accademico neo-Marxista.

Nessuna sorpresa quindi che quelli della Goldman Sachs e affini lo odiassero a morte, come fosse la Peste Nera. Il Venezuela ha acquistato dei caccia Sukhoi, è entrato in rapporti strategici con i membri del BRICS Russia e Cina ? per non citare le altre controparti del Sud del mondo; mantiene e finanzia più di 30.000 medici cubani che fanno prevenzione nelle piccole comunità del paese (da qui il boom delle iscrizioni a Medicina in Venezuela).

Le cifre parlano da sole, piu? di mille parole: il deficit pubblico in Venezuela è il 7,4% del PIL. Il debito pubblico è il 51,3% del PIL, molto meno della media in Europa. Il settore pubblico ? sfidando le apocalittiche accuse di ?comunismo?- rappresenta solo il 18.4% dell?economia, meno che nella ?statalista? Francia e meno anche che nell?area scandinava. In termini di geopolitica del petrolio, le quote sono fissate dall?OPEC; quindi, il fatto che il Venezuela stia esportando di meno verso gli USA significa che sta diversificando i suoi clienti (e quindi esportando sempre di più verso il suo partner strategico ? la Cina).

E ora, il fiore all?occhiello: la povertà, che prima rappresentava il 70% dei cittadini venezuelani nel 1996, nel 2010 era il 21%. Per un?analisi approfondita dell?economia del Venezuela dell?era di Chavez, si veda il link http://venezuelanalysis.com/analysis/7513

Anni fa, ci volle un grande scrittore come Garcia Marquez per rivelare il segreto di El Comandante, quello di essere un Grande Comunicatore; lui era uno di loro (uno del ?popolo?, e non nel senso che intende Barack Obama), dall?aspetto fisico agli atteggiamenti, dalla gestualità al linguaggio confidenziale (come Lula per i Brasiliani).

Quindi, mentre Oliver Stone continua a scandagliare il mercato cinematografico, noi aspettiamo che arrivi un Garcia Marquez per vedere Chavez elevato agli onori di un?opera letteraria. Una cosa è certa: in termini di narrativa del Sud del mondo, la storia riporterà che El Comandante può anche aver lasciato il palazzo, ma il palazzo, dopo di lui, non sarebbe più stato quello di prima.


www.atimes.com/atimes/World/WOR-02-060313.html
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Messaggioda PIZZABIRRA » gio mar 07, 2013 11:10 am

Da lontano pare che vada tutto bene.

Effettivamente, le classi più povere si sono trovate a stare meglio, grazie a programmi di assistenzialismo finanziati dai proventi del petrolio.

Però....
l'economia produttiva sta andando a rotoli. gli imprenditori (anche piccoli) vivono nel terrore di essere espropriati
sono state nazionalizzate raffinerie e centrali elettriche: risultato: dopo qualche anno il paese soffre di blackout continui, e la benzina non è sempre disponibile
per difendersi, molti centri commerciali e grandi aziende si sono fatti dei generatori: espropriati anche quelli

il regime di controllo cambiario rende praticamente impossibili le esportazioni. Conosco un consorzio di artigiani, che vendeva al circuito del commercio solidale in europa, che ha dovuto cessare l'attività per l'impossibilità di gestire i pagamenti

l'odio sociale è aumentato a dismisura: la gente (impiegati, mica miliardari) ha paura di uscire in città. I sequestri e gli omicidi sono all'ordine del giorno.

è molto difficile per un venezuelano viaggiare all'estero: ha diritto ad un importo limitato di dollari ogni anno (sull'ordine dei 1000, ma non ricordo esattamente la cifra): altrimenti ci si rivolge al mercato del cambio nero, a cifre assurde

Questo è quel poco che so per esperienza diretta.
Mi ammalia, credo, una necessità perdente
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Messaggioda giudirel » gio mar 07, 2013 11:22 am

Anche le notizie che ho io non sono così eclatanti.
La lontananza distorce.
Di persona conosco Cuba... posso assicurare che se tante sono le responsabilità americane nell'aver messo nell'angolo Cuba e Castro... altrettanto vero è che non è un paese particolarmente democratico.
Ieri è storia, domani è un mistero, ma oggi è un dono e per questo si chiama presente.
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Messaggioda El Rojo » gio mar 07, 2013 11:34 am

[youtube]http://www.youtube.com/v/3ULoiGGpzvQ[/youtube]
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Messaggioda Ziggomatic » gio mar 07, 2013 11:45 am

El Rojo ha scritto:[youtube]http://www.youtube.com/v/3ULoiGGpzvQ[/youtube]



Ma fai sul serio? 8O
Il Venezuela ha tra le inflazioni più alte al mondo.
Chissà come mai...
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Messaggioda El Rojo » gio mar 07, 2013 11:56 am

DEMISTIFICARE L?INFLAZIONE VENEZUELANA: LA SCAPPATOIA DELL?OPPOSIZIONE

L?alta inflazione venezuelana viene usata dall?opposizione e dalla stampa internazionale per accusare Chavez di cattiva gestione economica. Ma il governo bolivariano garantisce la vendita sottocosto di prodotti fondamentali e l?inflazione è spesso gonfiata dalle speculazioni degli imprenditori oppositori.

Il mio consiglio comunale ha organizzato un Mercal (vendita sottocosto di alimenti da parte del Governo) [La Missione Mercal è stata lanciata nel 2003, la Mercados de Alimentos (MERCAL) è l'azienda statale che la conduce, impiega 85.500 lavoratori e possiede 16.600 centri di distribuzione, www.mercal.gob.ve, ndt] per la nostra comunità per sabato a partire dalle 9.00. Ero lì alle 9.05 e già c?erano circa cento persone in fila. Quando ha iniziato a piovere, nonostante poche persone avessero degli ombrelli, nessuno si è alzato. La coda si muoveva lentamente, la gente chiaccherava e si bagnava, e quando ho raggiunto i tavoli della distribuzione un sacco di cibo era finito.

Ciò nonostante ho avuto 3 kg di pasta, a 2 bs [bolivares, 1 bolivar = 0,175 ?, ndt] al kilo (prezzo normale, 6-12 bs/kg), latte a 12 bs (prezzo normale circa 25-35bs), margarina per 2 bs (prezzo normale 6 bs) e alcune altre cose. Quando si considera che la grande maggioranza dei venezuelano spendono tra il 50 e il 90% del loro reddito in acquisti alimentari (a seconda se si è in affitto o meno ? questa è l?altra grande spesa), si può capire perché abbiamo sfidato la pioggia e perché i prezzi alimentari e l?inflazione sono argomenti di conversazione qui.

?Il cioccolato è ora sui 22bs, ci credi? Stava a 12bs a Gennaio!?

?Io non compro più tonno, si possono spendere 35bs per uno grande ora.?

?Il negozio X stà vendendo noodles, ma sono a 9bs ora, prima erano a 5?. E così via. Nessuna menzione delle corse di massa ai supermercati quando, dopo sei mesi senza, hanno improvvisamente avuto una fornitura di olio e latte in polvere.

Tra l?opposizione locale e i mass media internazionali inflazione è la parola di moda, e se è cresciuta, il paese è chiaramente in un casino, la vita è senza speranza e il Governo se ne deve andare. Ma l?inflazione è veramente il grande male che viene descritto? Quanto influisce sulla vita dei venezuelani? Quanto è peggiorata, realmente, con Chavez, e cosa il Governo sta provando a fare con essa e la situazione alimentare?

Prima di Chavez, ?le sardine erano la nostra carne?.

?Prima [del Governo Chavez] c?era una grande varietà di cibo sui nostri scaffali, ma pochi potevano acquistarlo. Ora possiamo prendere il cibo di cui abbiamo bisogno, ma c?è un po? meno varietà,? come mi ha detto il mio compagno, Luis Diaz.

Le cose sono peggiorate quando il Presidente Carlos Andrez Perez ha applicato il ?pacchetto economico? promosso dal FMI che ha causato massicci aumenti dei prezzi degli alimenti e del petrolio e dei costi dei trasporti, provocando la rivolta popolare conosciuta come Caracazo, nel 1989 A quel tempo anche l?inflazione iniziò a galoppare creando riluttanza ad investire.

?C?è sempre stata scarsità di latte, e veniva comprato sul mercato nero. La maggior parte veniva dalla Nuova Zelanda [dove come oggi, la maggior parte del latte è prodotta localmente], e c?era spesso mancanza di carne e uova, e un sacco di cibo di contrabbando da Colombia e Ecuador. Era tutto molto costoso e i prezzi nei supermercati erano così alti, eravamo abbastanza spaventati? ha continuato Diaz.

?Chi poteva, le classi alte, risolveva i problemi di scarsità comprando al mercato nero, mentre i bambini delle famiglie povere venivano nutriti con l?acqua della pasta,? ricorda.

?C?era uno slogan pubblicitario [di una compagnie di Sardine] negli anni Novanta che diceva ?Mangia sardiiiiine? perché essere in grado di comprare carne era come giocare alla lotteria,? dice. ?Non era così come è oggi.?

La madre di Diaz dice che gli adecos (del partito d?apposizione Azione Democratica, AD) organizzavano distribuzioni di cibo, vendendolo in piazze e centri comunitari in maniera simile a quella del Mercal di oggi, ?ma era molto meno di frequente allora, e solo quelli che avevano la tessera dell?AD potevano comprare il cibo,? dice, aggiungendo che queste distribuzioni erano ?merda?, quando ricorda quanto era costoso il latte di contrabbando.

Ora c?è ancora della corruzione, e alcune persone che lavorano per Mercal tentano di vendere ai negozi il loro olio sopra il prezzo calmierato, ma tra una serie di altre politiche del Governo, l?esistenza di Mercal, di prezzi calmierati per certi beni, di programmi alimentari scolastici e sale pasto governative, significa che i bisogni alimentari basici sono ora soddisfatti. Secondo l?Instituto Nacional de Nutricionil consumo medio giornaliero è aumentato dalle 2,200 calorie nel 1998 a sopra le 2,700 calorie nel 2008, superando le raccomandazioni della Fao di 2,300 calorie al giorno, e la malnutrizione è scesa dal 21% del 1998 al 6% del 2007

La vera situazione dell?inflazione

Ciò nonostante, inflazione continua a significare che i prezzi per gli altri beni di consumo e servizi, come tutti i prodotti alimentari non fondamentali, vestiti, prodotti sanitari, affitto, taxi, giocattoli, libri, articoli di cartoleria e così via, salgono su base mensile a base semestrale.

Gli indici dell?inflazione in Venezuela sono stati costantemente in crescita dagli anni Cinquanta, quando, sotto il dittatore Marcos Perez Jimenez, si fermavano all?incirca sul 0,75%, sotto Romulo Betancourt salirono al 1,5%, e quindi al 3,63% durante il primo mandato di Rafael Calderam e con una media di 9,86% con quello di Carlos Andres Perez, 16,7% sotto il presidente successivo, poi 34,1% con quello dopo fino all?impennata del 104,5% e poi 194,3% con i secondi mandati di Carlos Andres Perez e Rafael Caldera. Questi dati sono basati sull?inflazione accumulata ? dove il valore annuo dipende dal precedente, ma comunque la tendenza generale, di inflazione crescente, è chiara.

Solo Chavez è riuscito ad invertire questa tendenza. Mentre sotto Caldera l?inflazione annuale era del 70,8% nel 1994, 56,6% nel 1995, 103,2% nel 1996, 37,6% nel 1997 e 30% nel 1998, sotto Chavez, è stata 13,4% nel 2000 e 12,3% nel 2001. Poi c?è stato il colpo di Stato e il sabotaggio petrolifero dell?opposizione, che inoltre accumulò grosse scorte di cibo per renderlo raro sul mercato o disponibile a prezzi fortemente aumentati, comprò grandi quantità di dollari e lanciò una campagna internazionale per scoraggiare gli investimenti stranieri. Quell?anno l?inflazione fu del 31,2% e del 27% l?anno successivo, tendendo a una media del 25% circa all?ano da allora, che una diminuzione record nel maggio 2006 al 10,4%.

A parte i meravigliosi contributi dell?opposizione all?inflazione (accaparramenti continui), l?inflazione in Venezuela è, in una certa misura, inevitabile, a causa delle grandi entrate di denaro conseguenza del suo grande reddito petrolifero, e della sua alta spesa pubblica.

E poi, tra una serie di altre cause, le misure contro l?inflazione sono diventate parte della cultura e delle abitudini venezuelane. Mentre la compagnia di telecomunicazioni statale Movilnet non ha aumentato le sue tariffe per quattro anni, le imprese private piccole e grandi aumentano periodicamente i prezzi a natale, pasqua e nelle vacanze estive (quando le spese aumentano naturalmente). Ogni altro che compra da loro come proprietari di terre, ristoranti e hotel ne seguono l?esempio per non rimetterci.

Una delle più serie conseguenze degli alti indici dell?inflazione in Venezuela, in termini di impatto sulla popolazione venezuelana, è che la svalutazione del bolivar nel corso degli anni combinata con tariffe di scambio monetario fisse ha significato che le importazioni sono artificialmente economiche e le esportazioni non petrolifere sono troppo costose, rendendo difficile al Venezuela differenziare la sua produzione.

E la gente è abituata più a consumare che a risparmiare, visto che il valore dei loro risparmi decresce con l?inflazione. Quindi l?accaparramento di beni è allo stesso tempo causa ed effetto dell?inflazione, visto che le persone sono abituate a comprare più di quello di cui hanno bisogno di un prodotto per evitare di pagare in seguito ad un prezzo più alto.

Un?altro problema è quello del bilancio. Il Governo ha deciso che lo stanziamento giornaliero per studente nel programma alimentare era di 5,7bs, ma il valore non è stato toccato per qualche anno, e i fornitori alimentari hanno avuto difficoltà a garantire cibo a quel prezzo e hanno smesso di farlo. Oppure, il Governo assegna un certo finanziamento a un Consiglio Comunale per risolvere un problema locale, ma quando la somma arriva i costi sono già salliti. Tuttavia, i problemi come questi potrebbero essere facilmente superati se si tenesse più spesso conto dell?inflazione nel bilancio, e fossero effettuate rettifiche con maggiore frequenza.

L?inflazione non è il BIG DEAL che viene fatto passare

Comunque l?area dove l?inflazione è meno importante, in termini di impatto sulla vita delle persone, è quella dei prezzi del cibo e di altri prodotti. Questo perché il Governo regolarmente (una o due volte l?anno) aumenta il salario minimo per portarlo ai livelli dell?inflazione, o sopra di essi, e anche il settore informale aumenta i suoi prezzi per contrastare l?inflazione.

Il potere d?acquisto della gente è effettivamente molto aumentato sotto l?attuale Governo.

Il Pil del Venezuela a parità di potere d?acquisto, secondo le statistiche del FMI, è passato da 82.8 nel 1980 a 136,7 nel 1990 a 204,2 nel 1998 giusto prima dell?arrivo di Chavez alla presidenza, fino a 346,9 lo scorso anno. Se si guarda al grafico del link precedente, si può vedere una salita notevolmente grande negli ultimi dieci anni (con, come sempre, un piccolo avvallamento durante il golpe e lo sciopero petrolifero del 2002-2003).

Secondo l?Istituto Nazionale di Statistica venezuelano il potere d?acquisto è aumentato del 18% tra 1999 e 2009, e il capo dell?Istituto, Elias Eljuri, ha detto che nel decennio precedente a Chavez c?era stata una diminuzione del 49% dei redditi dei lavoratori. I venezuelani hanno ora il più alto salario minimo dell?America Latina, senza includere gli altri benefici come le tessere alimentari e sanità ed educazione gratuite.

Inoltre alcuni economisti (provenienti da una prospettiva capitalistica) argomentano che l?inflazione è di fatto una buona cosa perché mantiene i salari bassi così come la disoccupazione. Mentre non sono d?accordo che mantenere i salari bassi è qualcosa di buono, il punto è che c?è un credenza fuorviante che l?alta inflazione equivale a una tragedia. La Scuola Austriaca semplicemente definisce l?inflazione un aumento dell?offerta di moneta ? una definizione con connotazioni meno negative.

Un inflazione moderata è sempre meglio dei ?pacchetti economici? del FMI

Mentre i media privati dentro e fuori il Venezuela creano l?impressione che l?inflazione (e il Governo) è apparentemente la colpa dei prezzi elevati in Venezuela, ci sono fattori in realtà molto più gravi di cui tenere conto, la maggior parte dei quali l?opposizione non vorrebbe ne parlassimo qui ? vale a dire, il capitalismo. O più specificatamente, la domanda (che è aumentata drammaticamente nel corso degli ultimi dieci anni come conseguenza dell?aumento del potere d?acquisto), la produzione (compagnie private che sottoproducono e caricano sui costi), lo scopo dell?industria privata di fare profitti piuttosto che soddisfare bisogni, l?uso della terra, o il non utilizzo da parte di ricchi latifondisti, e le tendenze globali che condizionano il Venezuela, come il riscaldamento climatico che provoca siccità e inondazioni, la crisi alimentare globale del 2008, e il continua aumento dei prezzi alimentari che hanno sproporzionatamente colpisto i paesi del ?terzo mondo?.

Mentre in Venezuela nel 2008, e da allora, ci sono stati accasionali penurie di zucchero, olio, latte o caffè, e cibi importati come il burro di arachidi e il salmone sono estremamente costosi, nel 2008 in Thailandia il prezzo del riso è aumentato da 100$ la tonnellata a 780$ in pochi mesi, e rivolte del cibo sono scoppiate in tutta l?Africa. Un volantino in Egitto ha detto ?stiamo morento mentre facciamo la coda per il pane?, e non è un segreto che i prezzi del cibo sono stati uno dei detonatori delle rivoluzioni della Primavera Araba della fine dell?anno scorso e dell?inizio di questo, quando molti dei rivoltosi e dei contestatori di questi paesi accusavano le ?politiche di aggiustamento strutturale? del FMI per i continui ed esorbitanti aumenti dei prezzi.

Al momento le Nazioni Unite riportano che 37 paesi affrontano crisi alimentari e i prezzi dei prodotti alimentari fondamentali come grano, zucchero e carne bovina sono tutte schizzati negli ultimi 12 mesi.

L?Onu ha avvertito questo mese che 750.000 persone posson o morire per la corestia in Somalia (mentre in tutto il continente africano solo il 4% della terra agricola è irrigata ? non a causa di mancanza d?acqua, ma perché le politiche della Banca Mondiale e del FMI sostengono l?agroindustria e ostacolano investimenti su scala nazionale come quelli che il Governo venezuelano stà praticando con le sue missioni agricole)) e molti haitiani, anche prima del terremoto, mangiano torte di fango, soprattutto perché gli Stati Uniti e gli altri organismi finanziari internazionali hanno distrutto la produzione haitiana di riso per spianare il terreno al riso sovvenzionato statunitense.

L?attuale Governo venezuelano non concederebbe mai una cosa del genere (mentre l?opposizione sarebbe completamente a favore, come hanno dimostrato nel 1989). L?ambasciatore venezuelano alla Fao (Organizzazione per l?Alimentazione e l?Agricoltura delle Nazioni Unite), Gladys Urbaneja, ha mostrato nel 2008 il ruolo che i trattati di ?libero commercio? e l?invasione dei mercati dei prodotti americani hanno avuto nell?aumento dei prezzi alimentari, così come il problema principale che il cibo è ?diventato un altro oggetto del mercato speculativo?.

Il Governo stà combattendo per aumentare l?accesso a beni e servizi su una serie di fronti

Per garantire una buona offerta di alimenti essenziali, l?attuale Governo venezuelano ha intrapreso una serie di iniziative importanti, come la nazionalizzazione dei produttori alimentari colpevoli di accaparramento o speculazione come la catena di supermercati Exito, la creazione di distributori alimentari governativi come Pdval e Mercal, una significativa riforma agraria e, tra altre cose, l?attivazione della terra inutilizzata per aumentare la produzione di beni come riso, soia e carne, e ha creato la Missione Agro Venezuela per incoraggiare e supportare contadini e cooperative agricole. Il Governo ha anche distribuito regolarmente altri prodotti a prezzi calmierati come attraverso i suoi Mi casa bien equipada ? casa mia ben attrezzata ? per gli elettrodomestici, o le sue ?fiere scolastiche? con cartoleria e altri prodotti scolastici alla metà dei prezzi commerciali.

Per cercare di eliminare i problemi e l?insicurezza causati dal ?libero? commercio è stata anche istituita una Banca del Sud, una valuta regionale, il Sucre, per non dipendere dal dollaro statunitense, e sviluppata la cooperazione regionale attraverso organizzazioni come Alba, Unasur e Celac.

Queste misure sono le più significative per affrontare alle radici i problemi di accesso ai prodotti basici, ma il Governo considera importante anche combattere l?inflazione. Nel marzo 2007, con un record positivo di bassa inflazione allo 0,7%, soprattutto per la riduzione dell?imposta sul valore aggiunto, Chavez ha detto che era un ?trionfo per tutti? visto che ?l?inflazione è un problema per tutti, per quelli che sono al governo come per le comunità e il settore privato?.

Molto probabilmente l?inflazione è una questione importante per il Governo a causa della copertura mediatica che riceve e quindi per l?importanza che gli viene assegnata dalla popolazione, per l?effetto reale che ha sulla ?fiducia? nell?economia e negli investimenti, e perché l?analisi economica del Governo è spesso un interessante miscela di socialismo e capitalismo o riformismo. Riconosce l?importanza del controllo statale o dei lavoratori sulla produzione, per esempio, ma anche usa come riferimento il Pil ? una misura del benessere più capitalista.

Ciò nonostante nel 2008 il Governo ha detto che il suo piano per combattere l?inflazione sarebbe stato quello di stimolare la produzione e moderare il consumo (basicamente decrescendo i prezzi con alta disponibilità di prodotti e bassa domanda). Al tempo stesso il ministro delle Finanze ha spiegato che il settore alimentare è dove il ?gap tra consumo nazionale e produzione in generale? era il più largo, perché ?il consumo è stato parecchio stimolato da una distribuzione progressista della rendita petrolifera?. Questo approccio è ragionevole, così il Governo ha rigettato quello ?neoliberale?, che propone di ridurre la domanda con un ?rigido impoverimento?, attraverso la riduzio della spesa pubblica per ridurre l?offerta di denaro, qualcosa che il Governo venezuelano si è rifiutato di fare, anche durante la crisi economica mondiale, quando altri paesi lo stavano facendo.

Un tasso di scambio fisso è un?altra misura tradizionale per combattere l?inflazione, una misura applicata dal Governo fin dal 2003, ma con risultati variabili. Il valore reale della valuta continua ad essere riflesso da quello del mercato nero, che, nonostante i tentativi, il Governo non è stato capace di frenare. Quando il Governo aggiorna il tasso fisso per avvicinarlo ad un più realistico valore del bolivar, come ha fatto nel Gennaio 2010, i risparmi dei lavoratori hanno dimezzato il loro valore. L?aggiustamento ha significato anche un aumento del valore dei petrodollari e una maggiore entrata di denaro, e quindi, se speso dal Governo, un?ulteriore inflazione. Per arginare in qualche modo l?offerta di moneta il Governo ha venduto i titoli petroliferi, ma, alla fine, per spendere meno senza compromettere la spesa sociale, il Governo avrebbe dovuto comprare all?estero, cosa che avrebbe abbassato l?inflazione ma non aiutato la creazione di posti di lavoro. Sotto molti aspetti, si potrebbe dire che l?inflazione conviene.

L?opposizione e la grande stampa internazionale usano l?inflazione come scappatoia

Non c?è nessun dubbio che le grandi imprese, con l?opposizione come loro portavoce, è una delle cause principali dei problemi alimentari e dell?inflazione, con l?accaparramento, i lavori sottopagati, le importazioni a un tasso di scambio fisso ma i prezzi delle merci importate basati su un tasso parallelo molto più costoso, la speculazione sulla valuta, l?incoraggiamento del consumismo, il sostegno alle privatizzazioni e così via. È quindi nell?interesse dell?opposizione (locale e internazionale) usare l?inflazione moderatamente alta del Venezuela come una scappatoia dalle cause reali dei problemi economici della gente, e per creare un clima di insicurezza e malcontento per il Governo bolivariano.

Non solo i media privati qui e all?estero si concentrano più sull?inflazione che su altre questioni economiche, ma insistendo ripetutamente sull?argomento i media privati condizionano la stessa percezione dei venezuelani su quanto veramente l?inflazione li danneggia. Molti venezuelani motivano l?aumento dei prezzi esclusivamente con l?inflazione e considerano l?inflazione come uno dei problemi più grandi del Paese (assieme al crimine, un altro reale, ma esagerato, problema denunciato dall?opposizione). E la causa dell?inflazione? Chavez. Visto che Chavez è responsabile della siccità e del cambiamento climatico, per non parlare della corruzione della polizia negli Stati controllati da governatori dell?opposizione, come potrebbe l?inflazione non essere colpa sua.

?I venezuelani lottano per far fronte all?impennata dei prezzi alimentari, l?inflazione più alta dell?America Latina? titola il Washington post, accompagnando il suo articolo con foto di fattorie e ciotole di zampe di gallina. In quest?articolo un venezuelano dice di sentirsi ?strangolato dai prezzi?.

?Venezuela tra i paesi con la più alta inflazione del mondo? titola Noticias24, un sito d?informazione venezuelano, citando una relazione del Fmi. E in quest?articolo, titolato ?Chi genera l?inflazione? Tal Cual anch?egli venezuelano, accusa il Governo di ?provocare? l?inflazione con la sua ?indisciplinata politica fiscale?.

La stampa dell?opposizione ignora cause e contesto e crea l?impressione che se i coco pops fossero sempre sugli scaffali tutto andrebbe bene, contando sul credo capitalista che definisce la felicità e il benessere in termini consumistici. La stampa dell?opposzione e mass media esteri come Fox, Cnn e Bbc non menzionano mai le merci sovvenzionate né il sistema sanitario e i programmi scolastici venezuelani, che sono ad inflazione 0% perché sono gratuiti.

Salute ed educazione sono più importanti di Nutella e Mars bars

Il ministro delle Finanze venezuelano Ali Rodriguez, parlando nel 2008, aveva ragione quando diceva ?Come il capitalismo di Stato [entra in] un processo di transizione, dobbiamo cambiare la mentalità del venezuelano da una cultura basata sul profitto a una basata sulla produzione. Questo implica la creazione di una nuova etica.?

Quando gli aumenti dei salari eguagliano (o sorpassano) quelli dell?inflazione, l?inflazione non è necessariamente una cosa negativa per i lavoratori o la maggioranza dei venezuelani. Ciò che è importante è il contesto generale e la struttura dell?economia, e chi (quali classi) sono in ultima analisi destinate ad avvantaggiarsene. Quindi è meglio avere un?alta inflazione (che non è iperinflazione, cosa differente) e sistema sanitario universale (come nel caso venezuelano) piuttosto che privatizzato ma con una bassa inflazione ? come nel caso della maggior parte degli altri paesi.

Sul lungo termine la soluzione reale all?insicurezza alimentare e all?accesso a beni e servizi è una produzione democraticamente organizzata basata sui bisogni, con prezzi definiti insieme da Stato, comunità organizzate e lavoratori. Ci sono esempi isolati qui e là in Venezuela di parti di questo processo ? Consigli Comunali che dicono di cosa hanno bisogno, lavoratori che controllano aziende, etc, ma c?è ancora molta strada da fare. Nel frattempo, dobbiamo essere chiari su cosa garantisce una reale qualità della vita, e non è una Nutella a prezzi bassi.

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca da Tamara Pearson, Demystifying Venezuela?s Inflation: The Opposition?s Red Herring, pubblicato il 30-09-2011 su [http://venezuelanalysis.com/analysis/6528], ultimo accesso 02-04-2012.

Da: http://comitatocarlosfonseca.noblogs.or ... posizione/


http://www.forumdesalternatives.org/it/ ... pposizione
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Messaggioda PIZZABIRRA » gio mar 07, 2013 13:31 pm

El Rojo, suppongo che quanto riporti venga da te letto, compreso e condiviso, perciò ti faccio un paio di domande

?Prima [del Governo Chavez] c?era una grande varietà di cibo sui nostri scaffali, ma pochi potevano acquistarlo. Ora possiamo prendere il cibo di cui abbiamo bisogno, ma c?è un po? meno varietà,?

Questa è una buona notizia?

gli adecos (del partito d?apposizione Azione Democratica, AD) organizzavano distribuzioni di cibo, vendendolo in piazze e centri comunitari in maniera simile a quella del Mercal di oggi, ?ma era molto meno di frequente allora, e solo quelli che avevano la tessera dell?AD potevano comprare il cibo,?

Credi che oggi, al contrario, le distribuzioni di cibo siano aperte ai non chavisti?



la svalutazione del bolivar nel corso degli anni combinata con tariffe di scambio monetario fisse ha significato che le importazioni sono artificialmente economiche e le esportazioni non petrolifere sono troppo costose, rendendo difficile al Venezuela differenziare la sua produzione.

Siamo sicuri che la svalutazione della moneta renda più economiche le importazioni?

sanità ed educazione gratuite.

hai idea delle condizioni di sanità ed educazione pubblica in venezuela? se vuoi ho qualche aneddoto

ci sono stati accasionali penurie di zucchero, olio, latte o caffè,

Hai idea di quanto "occasionali" siano queste penurie? come quelle di sapone, shampoo e altri prodotti base?(l'unica cosas che non è mai mancata è la birra). Ti pare normale che un paese produttore di zucchero non riesca a renderlo disponibile nei supermercati?
nazionalizzazione dei produttori alimentari colpevoli di accaparramento o speculazione come la catena di supermercati Exito,
a parte che una catena di supermercati non è un produttore alimentare, tu te la sentiresti di investire in un paese dove si espropria con tanta facilità una azienda privata? Se davvero funzionassero le Misiones per la distribuzione di cibo, che necessità ci sarebbe di espropriare la concorrenza? Basterebbe batterla sul suo stesso campo...

Se hai voglia, continuo - il venezuela per me è un nervo scoperto....
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Messaggioda Sbob » gio mar 07, 2013 23:50 pm

Per me la ricchezza o povertà di un paese va vista nel contesto dei paesi vicini. Come quando qualcuno dice che a Cuba la gente è povera, ma se guardi le altre isole caraibiche forse non stanno così male.

Del Venezuela conosco poco, tuttavia sono sempre un po' scettico ogni volta che leggo notizie, perché si sa che gli USA sono un po' gelosi del loro cortile di casa per cui è difficile avere una visione oggettiva.
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Messaggioda giudirel » ven mar 08, 2013 9:09 am

Sbob ha scritto:Per me la ricchezza o povertà di un paese va vista nel contesto dei paesi vicini. Come quando qualcuno dice che a Cuba la gente è povera, ma se guardi le altre isole caraibiche forse non stanno così male


Cuba è un posto strano. Da una parte scuola e sanità (che sono importantissime) sono ad un livello incredibile, certamente una parte dei problemi economici sono colpa dell'embargo, ma è anche vero che è un paese bloccato e che alla gente questo pesa. E' un tema sempre uguale... se alla gente devi dare quello che vuole o quello che pensi che sia meglio per la gente.
Il problema è che chiunque decida è per definizione fallibile e dall'altra parte, chissà perchè, la gente sceglie sempre Barabba... :( :( :(
E comunque il Venezuela non è Cuba.
Ieri è storia, domani è un mistero, ma oggi è un dono e per questo si chiama presente.
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Messaggioda Roberto » ven mar 08, 2013 10:46 am

Vuoi sapere chi era Hugo Chávez?
Guarda chi lo piange, e guarda chi festeggia la sua morte.
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Messaggioda Kinobi » ven mar 08, 2013 10:50 am

Io credo che "fare i gay con il culo degli altri son buoni tutti".
Chavez nuotava nel petrolio, e lo ha in parte ridistribuito...
Ne avrà fatte di tutti i colori...
Comunque, si era contrapposto (facile se sei seduto sul petrolio) allo strapotere delle multinazionali.
RIP.
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Messaggioda PIZZABIRRA » ven mar 08, 2013 10:57 am

solo una nota, visto che i giornali italiani non mi pare ne parlino

La costituzione prevede cha la presidenza venga assunta temporaneamente dal presidente dell'assemblea nazionale, Cabello.

Stasera invece giurerà Maduro, attuale vicepresidente.

Le elezioni dovrebbero svolgersi entro 30 giorni, ma secondo molti Maduro cercherà di proseguire per l'intero mandato.

Intanto l'esercito è in strada...
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Messaggioda El Rojo » ven mar 08, 2013 11:52 am

Qualunque sia la valutazione politica che la storia darà a Hugo Chávez, presidente del Venezuela appena scomparso, non c'è dubbio, se si è in buona fede, che il suo rapido passaggio in questo mondo non sia stato un evento banale. Per questo credo stia suscitando una commozione collettiva in tutta l'America Latina, anche in quelle nazioni meno abituate ad approvare le strategie di cambiamento di questo seguace di Bolivar che sognava un continente affratellato.

Mentre scrivo sono già arrivati a Caracas i presidenti di Argentina, Bolivia e Uruguay e pare stia per arrivare perfino Juan Manuel Santos (il presidente della Colombia succeduto all'inquietante Uribe) che, nel rispetto dell'utopia proprio della «Patria Grande», aveva deciso di imbastire un nuovo rapporto con Chávez. Non c'è dubbio che questa realtà quasi rivoluzionaria abbia potuto mettersi in marcia perché in pochi anni si è evoluto il ruolo del Venezuela e si è affermata, nel continente, una politica di hermanidad spinta dal colonnello dal basco rosso, certo di poter affermare i suoi sogni di unità latinoamericana.

Paradossalmente, però, è questo il sentimento che proprio non riescono a capire molti media europei. Non solo perché nazioni latinoamericane come l'Argentina, la Bolivia e l'Ecuador hanno deciso di recuperare, nazionalizzandole, alcune delle proprie ricchezze saccheggiate nel tempo dal "democratico" mondo occidentale; ma perché, per la prima volta nei secoli più recenti è con i paesi dell'America Latina che bisogna fare i conti e, a sorpresa, non con gli Stati Uniti o con le nazioni un tempo colonizzatrici.
Questa situazione però, secondo alcuni analisti europei e del nord del mondo, risulta scandalosa e inaccettabile. Perché, oltretutto, mette in crisi le certezze delle agenzie di rating, della finanza speculativa, di tutti coloro insomma convinti che il mondo è sempre andato così e non può cambiare.
Eppure basterebbe considerare che cosa, in questi anni, ha fatto il Venezuela, oltre ad affrontare e vincere salvo in un caso, 15 consultazioni elettorali o referendum. Se non è democrazia questa, non sappiamo che altro valore dargli.

Quando Chávez ha ereditato il governo del Paese dal presunto socialista Carlos Andrés Péres, c'erano cinque milioni di esseri umani che vivevano nelle villas miserias dove i bambini non andavano a scuola perché i padri non erano nemmeno registrati all'anagrafe. Insomma, cinque milioni di "inesistenti", in una nazione di 24 milioni di abitanti seduta su uno dei giacimenti petroliferi più importanti al mondo. Era il "Venezuela Saudita", dove i proventi del petrolio restavano nelle tasche di pochi e di un pugno di multinazionali e dove Carlos Andrés Péres, un giorno, dette perfino l'ordine di sparare su un corteo di cittadini esausti proprio per le politiche del Fondo monetario, massacrando più di mille persone. Ora, nel Venezuela bolivariano del «caudillo populista», gli indigenti sono meno della metà di allora, 49,21% invece del 70%.

Ma all'opposizione non è bastato: «Con quale criterio Chávez continuava a usare le entrate del petrolio in opere sociali invece di investire sul petrolio stesso?».

Non si tratta di rispettare una logica economica, ma di far prevalere un diritto morale. Chi ha stabilito, per esempio, che l'economia neoliberale, anche quando procura disastri come in questa epoca, è la via maestra da continuare a seguire? E non è un problema di ideologia, ma di etica. Lo affermano anche personalità della cultura nordamericana come Sean Penn e Oliver Stone. Jimmy Carter, l'ex presidente degli Stati Uniti, ha inviato per esempio questo messaggio al popolo venezuelano: «(...) il presidente Chávez sarà ricordato per la sua audace ricerca di indipendenza per i paesi latinoamericani, per le sue formidabili capacità comunicative e per il rapporto che stabiliva con chi lo seguiva, tanto nel suo Paese, come all'estero. A questi trasmetteva loro speranza e fiducia nelle proprie capacità. Nei 14 anni del suo governo, Chávez si è unito con altri leader dell'America Latina e dei Caraibi per creare nuove fonti di integrazione e ha ridotto della metà la povertà nel suo Paese».

Così, quando leggo queste dichiarazioni di stima del più etico fra gli ultimi Presidenti degli Stati Uniti, mi domando quale sia il concetto di democrazia dei nostri media. Ho visto che non si sono nemmeno dati la pena, dopo aver sostenuto che non c'è libertà di stampa in Venezuela, di informare - come hanno fatto Ignacio Ramonet di Le Monde diplomatique e il politico francese Jean-Luc Mélenchon - che dei 111 canali televisivi esistenti in Venezuela, solo 13 sono di proprietà dello Stato e con audience di solo il 5,4%. Purtroppo, i nostri intrepidi cronisti si rifanno, per raccontare l'America Latina, quasi esclusivamente al mitico quotidiano spagnolo El Pais, che, proprio l'altra settimana, con assoluto disprezzo delle regole del nostro mestiere, aveva pubblicato in prima pagina (evidentemente augurandoselo) una foto di Chávez intubato e morente risultata però falsa. Il prestigioso quotidiano spagnolo aveva dovuto chiedere scusa pubblicamente e ritirare all'alba tutte le copie già stampate e distribuite.

La verità è che in poco più di dieci anni, l'America Latina è stata capace di dotarsi, per l'intuizione di uomini politici come Lula o lo stesso Chávez, di strumenti capaci di farla competere con realtà come la stessa Comunità Europea. Basti pensare al Mercosur e al Banco del Sur (lanciato nel 2007 con una capitalizzazione di 7 bilioni di dollari da 7 membri: Venezuela, Argentina, Bolivia, Brasile, Ecuador, Uruguay e Paraguay) una scommessa che ha reso più autonoma e indipendente gran parte dell'America Latina. Ma la prova tangibile dei meriti di Chávez e della sua politica, pur fra errori e qualche esagerazione, è forse TeleSur, la televisione satellitare del continente che, l'altra notte, in una diretta no-stop, ha mostrato un dolore collettivo non solo di un Paese, il Venezuela, ma di quella che Ernesto Che Guevara definiva «nuestra Grande America».

«Io non sono io - ha detto una volta Hugo Chávez parlando dei suoi sogni - ma un popolo unito».

Gianni Minà


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