ren ha scritto:Ciao bamboccio... La storia vi spazzerà via...
Crepare, prima o poi (meglio poi) si crepa tutti. O tu hai comprato un vaccino?
da cuorpiccino » gio set 28, 2006 11:11 am
ren ha scritto:Ciao bamboccio... La storia vi spazzerà via...
da ren » gio set 28, 2006 11:25 am
abrax ha scritto:ren ha scritto:c.caio ha scritto:ren ha scritto:c.caio ha scritto:... ma e' il principio tirato ripetutamente fuori da qualcuno (... vedi Ren) che non posso accettare, la sicurezza delle "falesie certificate" contro il grande e grave pericolo di quelle esistenti (per quanto riguarda l'attrezzatura)... perche' e' un modo di discutere fazioso, demagogico, terroristico e schifosamente strumentale.
Io non ho mai scritto "... contro il grande e grave pericolo delle falesie esistenti..."
Dal che si deduce che il fazioso, demagogico e schifosamente polemico personaggio, sei tu...
.... per fortuna non ho bisogno di dover argomentare quello che ho scritto.
Basta aver seguito i tuoi interventi su questo thread... sei tu quello che ha sempre e solo tirato in ballo i pericoli delle falesie nostrane facendole apparire per quello che non sono, se poi tu voi rispondere come i bambini a scuola quando si fanno i dispetti continua a farlo.
Cio' chiarito io ho detto che i termini della discussione sono demagogici ecc.ecc.... ma con te qualsiasi discorso normalmente intelligente e' fiato sprecato.
Chiudo la mia diatriba direttamente con te con una citazione del grande Toto'...
"Lei e' un cretino, si informi!"....
Il fatto è che se t'informassi tu, avresti una sgradita sorpresa. Essere supportati da altri imbecilli non è il modo migliore per prendere coscienza della propria stupidità... Del resto non è colpa tua, ti hanno fatto così...
Ciao bamboccio... La storia vi spazzerà via...
Ma se ad uno sono in tanti a dargli esplicitamente o implicitamente del cretino, qualche dubbio dovrebbe porselo.
da gecoclimb » gio set 28, 2006 11:31 am
quchibu ha scritto:ma no
è come nella barzelletta di quello che imbocca l'autostrada al contrario e dice che è piena di pazzi che vanno contromano
ma nella realtà, prima o poi si schianta
da ren » gio set 28, 2006 11:33 am
cuorpiccino ha scritto:ren ha scritto:Ciao bamboccio... La storia vi spazzerà via...
Crepare, prima o poi (meglio poi) si crepa tutti. O tu hai comprato un vaccino?
da Zio Vare » gio set 28, 2006 11:39 am
ren ha scritto:
Si e la risposta è scientifica: la maggioranza è imbecille...
p.s. contatevi e poi mi dite che percentuale rappresentate. Chi non posta non necessariamente condivide le vostre stronzate...
da quchibu » gio set 28, 2006 11:39 am
da Zio Vare » gio set 28, 2006 11:40 am
gecoclimb ha scritto:La questione della certificazione era èuna valvola di sfogo per dare aria a centinaia di associazioni FASI o UISP che in passato organizzavano corsi indoor che contemplavano uscite in ambiente. I suddetti corsi fanno cagare o sono validi ognuno ha diritto ad avere una propria idea in merito.
Certificare significa o significava legalizzarsi un luogo dove poter insegnare.
da gecoclimb » gio set 28, 2006 11:44 am
quchibu ha scritto:le masse...
qui non ci sono "le masse"
qui ci sono tante teste
da quchibu » gio set 28, 2006 11:48 am
gecoclimb ha scritto:quchibu ha scritto:le masse...
qui non ci sono "le masse"
qui ci sono tante teste
Non volevo essere offensivo......
Mettiamola così.....
Tante volte è soccesso che moltitudini di teste individualiste concordassero su un concetto..... sbagliato.
Torno a lavoro.
In bocca al lupo.
da gecoclimb » gio set 28, 2006 11:51 am
da c.caio » gio set 28, 2006 11:55 am
gecoclimb ha scritto:Che ve lo cagate a fare.....
Tornate al tema o ancor meglio tornate all'origine del tema.
Ciao
da cuorpiccino » gio set 28, 2006 12:35 pm
gecoclimb ha scritto:Che ve lo cagate a fare.....
Non possiamo prendere la parola senza innanzi tutto ringraziare l?Assessore Fabrizio Miori che ci ha invitato a questo convegno concedendoci l?onore di aprirlo con il nostro intervento. Siamo anche onorati di trovarci qui riuniti a fianco del C.A.I. e delle Guide Alpine che da ben più tempo di noi si occupano di falesia. Senza voler peccare di presunzione, ci sentiamo di poter dare, anche noi, un contributo importante all?argomento.
In fondo l?arrampicata sportiva agonistica è nata proprio sulla falesia (a Bardonecchia nel 1985) e se oggi, a quasi vent?anni di distanza, le gare sono ormai tutta un?altra cosa, nessuno ignora che la falesia è il terreno che, dopo averci visto nascere, ha visto crescere ed allenarsi tutti i nostri atleti e campioni. Se è giusto che la F.A.S.I., in qualità di Federazione del C.O.N.I., faccia le dovute distinzioni nei confronti di una pratica fine a se stessa come l?arrampicata in falesia, che non ha come obiettivo il confronto diretto in senso agonistico, è anche vero che sarebbe un grave errore considerare la falesia come estranea all?ambiente sportivo. Ecco perché, dopo tanti anni dalla propria costituzione, la Federazione, questa Federazione, ha posto come oggetto del proprio interesse federale la falesia, al di là di quella che finora era la curiosità per le prestazioni degli atleti sulla roccia. Le motivazioni riguardano in primo luogo la sicurezza, un fattore che da sempre e a livello istituzionale distingue l?arrampicata sportiva dalla pratica su terreni d?avventura. Essendosi abbassata di molto l?età media di chi comincia ad arrampicare ed essendo proprio noi Federazione, attraverso le centinaia di istruttori che abbiamo formato, il primo motore di questo sviluppo arrampicatorio, è indubbio che ricada su di noi la responsabilità sulle conseguenze della nostra opera. Dove va ad arrampicare chi esce dai nostri corsi? Dove vanno i ragazzi cui abbiamo insegnato ad arrampicare? Possiamo permetterci d?ignorare i rischi ed i problemi che esistono ai piedi di una parete di roccia, fuori delle palestre dove insegniamo, gareggiamo o ci alleniamo? Noi crediamo che la Federazione non possa ignorare tutto questo o lavarsene le mani. Se insegniamo a qualcuno a guidare, non possiamo essere indifferenti alle condizioni delle strade ed alla loro pericolosità. Ecco perché la F.A.S.I. ha istituito una Commissione Falesie che analizzi le problematiche tecniche della sicurezza e della qualità delle falesie, col fine di farle diventare delle vere e proprie ?palestre a cielo aperto?, dopo aver istituito parallelamente una Commissione Ambiente per l?analisi delle problematiche ambientali e dei rapporti con gli enti che si occupano dell?ambiente.
Ma veniamo al nocciolo del tema che presentiamo in questa sede. Qual è l?attuale situazione in Italia? Il numero dei praticanti è in crescita costante ed in prospettiva questo numero è destinato ad aumentare. Di pari passo è cresciuto il numero delle falesie attrezzate. A queste occorre aggiungere le aree di bouldering, morfologicamente diverse dalle falesie vere e proprie dove per arrampicare si utilizza la corda, ma con problematiche simili od anche maggiori per quanto riguarda la sicurezza ed i rapporti con l?ambiente. Siamo quindi passati, nel corso degli anni, da un?attività di élite i cui praticanti erano identificati come individui originali quando non addirittura considerati un po? matti, ad un?attività di massa praticata da chiunque, donne e bambini compresi, non solo più quindi per ?uomini veri?. Non è stato facile superare lo storico pregiudizio di essere considerati promotori di uno sport ?estremo?. Se questo andava ed in parte va ancora bene ai media per vendere l?immagine più spettacolare del nostro sport, non è mai andato bene a chi, come noi, vuol diffondere questa disciplina a livello giovanile e, segnatamente, nelle scuole. Se qualche esaltato si è avvicinato a questo sport alla ricerca di emozioni forti, forse molti di più ne sono rimasti lontani per timore di non essere all?altezza e ancora più giovani ne sono stati impediti da genitori apprensivi per i rischi apparentemente elevati. Per anni le mamme sono state restie a consegnarci i loro figli, per anni gli insegnanti di educazione fisica hanno evitato di assumersi la responsabilità di far praticare questo sport nelle palestre scolastiche, senza pensare che mandavano in cima a funi e pertiche ragazzi completamente slegati. Ora molto è cambiato, anche se c?è ancora tanto da fare, ma se in Francia già ora l?arrampicata è fra gli sport più praticati nelle palestre scolastiche, abbiamo buone speranze che possa succedere qualcosa di simile anche in Italia. Comunque se è vero che non siamo ancora completamente usciti dall?immagine di sport estremo, è indubbio che quest?immagine è progressivamente mutata nel corso degli ultimi anni. Gli spot pubblicitari che utilizzavano l?arrampicata per promuovere un prodotto e che fino a qualche anno fa puntavano sull?immagine dell?uomo rude ?che non deve chiedere?, oggi propongono figure di ragazze spensierate che arrampicano per divertirsi e non per dimostrare capacità sovrumane.
Se però da una parte tutto questo è estremamente positivo per la diffusione della nostra disciplina, dall?altro la banalizzazione di questa pratica, unita all?aumento in grande scala dei praticanti, ha evidenziato statisticamente un aumento dei rischi. Del resto è evidente che ogni fenomeno, comunque evolva, presenta problematiche inedite. Ecco perché oggi, più che mai, è necessario porre mano alla materia ?falesia?, un bene limitato e fragile, soprattutto nelle aree di sovraffollamento. Se è vero che in varie zone della Sardegna la roccia è talmente tanta ed i praticanti talmente pochi che il fenomeno non intacca minimamente le problematiche in oggetto, è altrettanto vero che ormai in molte zone d?Italia si è giunti al punto critico di utilizzo.
La F.A.S.I. intende quindi porre sul tavolo delle proposte concrete che aprano il futuro ad una regolamentazione della materia per il bene di tutti gli arrampicatori. L?invito è di uscire dalla giungla che in molti casi (quasi tutti) vede ancora la possibilità per chiunque di fare ciò che vuole nei confronti di qualcosa che per gli arrampicatori è un bene prezioso. Infatti, le leggi vigenti consentono a chiunque di agire in totale libertà sulle pareti rocciose, salvi i vincoli posti dagli enti di protezione ambientale, archeologica o faunistica. Questo fatto ha dato luogo finora a situazioni molto diverse fra loro. Ove chiodatori ed arrampicatori si sono comportati in modo spontaneamente corretto o dove addirittura le istituzioni si sono fatte carico della professionalità di chi operava su questi terreni, abbiamo situazioni positive di grande beneficio per tutti i soggetti coinvolti. Ove ciò non è successo per la mancanza d?interesse da parte delle istituzioni o per l?arbitrio e la maleducazione, anche di pochi, abbiamo avuto situazioni negative di grave danno per chi vuole praticare questo sport.
In Italia Arco rappresenta sicuramente un esempio ed un prototipo pressoché ideale di come si sia giunti ad un armonico sviluppo dell?arrampicata sportiva su roccia con grande soddisfazione di tutti i soggetti coinvolti: arrampicatori, professionisti e strutture turistiche. Non a caso ci troviamo a discutere qui, nella patria della falesia regolamentata ed istituzionale. Qui c?è stata la sensibilità e l?opportunità da parte delle istituzioni, d?investire sull?arrampicata sportiva. Purtroppo non tutte le zone d?Italia si trovano nella stessa situazione, con lo stesso interesse da parte delle istituzioni locali ad agire nello stesso modo. Occorre quindi, ove possibile, tentare di esportare questo modello vincente e negli altri casi avere comunque le idee chiare sulle modalità d?azione.
E? per questo che la F.A.S.I. pone come prima proposta che coinvolga gli altri soggetti presenti la costituzione di una Commissione Nazionale per lo studio delle problematiche legate all?arrampicata in falesia e per la loro soluzione. Fra gli obiettivi e le finalità di questa Commissione dovrebbero esserci:
1) il censimento di tutte le falesie italiane con le specifiche relative alla sicurezza;
2) la formazione di tecnici specializzati per il disgaggio, la chiodatura o la richiodatura corretta e per la manutenzione in genere di una falesia;
3) la costituzione di una normativa sui materiali per la chiodatura delle falesie;
4) la classificazione delle falesie in base alle esigenze di utilizzo ed alle problematiche relative;
5) la soluzione dei problemi relativi alle proprietà, ai servizi necessari, ai rapporti con enti ed istituzioni coinvolti per l?interesse turistico ed ambientale;
6) la revisione graduale delle falesie da parte dei tecnici formati, in base al tipo di frequentazione (senza escludere l?eventuale conservazione di alcune falesie come terreno d?avventura);
Questi sono alcuni dei punti, o meglio degli spunti, alla base di un atto costitutivo della Commissione. Lo scopo è, per chi va ad arrampicare, di sapere dove va e cosa rischia. Le società sportive e gli istruttori devono sapere dove possono portare gli allievi o i bambini con elevati margini di sicurezza.
Concludiamo il nostro intervento con la speranza di aver fornito spunti interessanti per la discussione e ci rendiamo disponibili, con le nostre strutture, a collaborare attivamente con chiunque dei soggetti presenti per la realizzazione di qualunque progetto finalizzato a regolamentare la materia, dando tranquillità e sicurezza alle decine di migliaia di arrampicatori che ormai popolano le falesie italiane.
Il Presidente della F.A.S.I.
(Ariano Amici)
EDITORIALE
(26 aprile 2006)
Dopo una seri di scontri, piuttosto sulle modalità di azione che sui contenuti, si è ricomposta la ?diatriba? tra la FASI (Commissione falesie) e il gruppo di firmatari del documento di Roma propugnato in prima persona da Aristo Aloi.
Possiamo a questo proposito affermare di avere finalmente una Commissione Falesie unita negli intenti e nelle modalità di perseguirli.
In un incontro a Pescara, presenti Aristo Aloi, Carmine Radassao e il sottoscritto, in un clima di aperta collaborazione, si sono poste le basi del lavoro futuro, cercando di recuperare il lavoro svolto nel passato dalla Commissione guidata da Aloi stesso che era arrivata a dei contatti formali con i responsabili strutture del CONI per avviare il riconoscimento della falesia come ?impianto sportivo a cielo aperto?. La linea decisa è stata confermata durante il Consiglio Federale del 10 aprile, presente il Procuratore Federale avv. Francesco Di Matteo.
Si è deciso di riprendere, correggendoli e ampliandoli se necessario attraverso il confronto con altre realtà tecniche, i documenti prodotti dalla precedente Commissione che comprendevano la bozza di regolamentazione con i contributi di esperti in campo ambientale geologico e giuridico. Tali documenti, dopo i dovuti passaggi, dovrebbero diventare parte integrante del patrimonio tecnico della Federazione.
Si è insistito sulla necessità di un riconoscimento ?giuridico? della realtà ?falesia?: l?arrampicata sportiva in strutture ?a norma?, deve essere equiparata all?arrampicata su struttura artificiale. Con le opportune precauzioni legate all?ambiente naturale non rappresenta uno sport ?a rischio? e come tale deve essere distinto dall?alpinismo o dall?arrampicata libera. A tale proposito si è deciso di raccogliere una serie di documenti tecnici, che vanno dalla gestualità motoria alla sicurezza delle attrezzature, al fine di avvalorare questa tesi.
Abbiamo anche posto l?accento sull?importanza di avere dei tavoli di lavoro aperti con le altre realtà del settore : CAI, UISP, Guide Alpine; in questo compito ?politico? la Commissione Falesie dovrà avere un ruolo attivo e di primo piano.
Tutto il lavoro dovrebbe ottimisticamente mirare all?organizzazione di iniziative sull?argomento che potrebbero dare lo spunto al legislatore per modificare o puntualizzare la legge vigente nell?ambito dell?arrampicata in ambiente naturale.
Non appena saremo entrati più nel dettaglio dei lavori ci ripromettiamo di allargare la commissione a livello regionale per avere il contributo di tutte le persone interessate.
Alessandro Angelini
(Responsabile della Commissione Falesie)
Questi sono alcuni dei punti, o meglio degli spunti, alla base di un atto costitutivo della Commissione. Lo scopo è, per chi va ad arrampicare, di sapere dove va e cosa rischia. Le società sportive e gli istruttori devono sapere dove possono portare gli allievi o i bambini con elevati margini di sicurezza.
Si è insistito sulla necessità di un riconoscimento ?giuridico? della realtà ?falesia?: l?arrampicata sportiva in strutture ?a norma?, deve essere equiparata all?arrampicata su struttura artificiale. Con le opportune precauzioni legate all?ambiente naturale non rappresenta uno sport ?a rischio? e come tale deve essere distinto dall?alpinismo o dall?arrampicata libera. A tale proposito si è deciso di raccogliere una serie di documenti tecnici, che vanno dalla gestualità motoria alla sicurezza delle attrezzature, al fine di avvalorare questa tesi.
da c.caio » gio set 28, 2006 13:55 pm
cuorpiccino ha scritto:gecoclimb ha scritto:Che ve lo cagate a fare.....
Serve come sfogo, invece che picchiare la moglie e i figli ....... una specie di terapia.
Allora vogliamo tornare in topic? L'astio alla certificazione, secondo me, era venuto anche da un passato 3D che richiamava questa idea, espressa in una lettera della FASI, seguita ad un crollo di ungrosso blocco in una falesia in toscana, lettera che sosteneva che solo la fasi può fare una cosa simile (certificare) ... cut e stracut....
da quchibu » gio set 28, 2006 14:24 pm
da cuorpiccino » gio set 28, 2006 14:30 pm
quchibu ha scritto:diciamolo una buona volta che quella minchia di tetto berlone non sarebbe mai certificato!!
è tutta li la questione!
da quchibu » gio set 28, 2006 14:53 pm
cuorpiccino ha scritto:quchibu ha scritto:diciamolo una buona volta che quella minchia di tetto berlone non sarebbe mai certificato!!
è tutta li la questione!
Tetto Berlone? Fa rima con Sganassone, schiaffone, pizzettone
da abrax » gio set 28, 2006 15:08 pm
quchibu ha scritto:cuorpiccino ha scritto:quchibu ha scritto:diciamolo una buona volta che quella minchia di tetto berlone non sarebbe mai certificato!!
è tutta li la questione!
Tetto Berlone? Fa rima con Sganassone, schiaffone, pizzettone
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da Zio Vare » gio set 28, 2006 15:14 pm
abrax ha scritto:
...vabbé allora fa anche rima con "...e io uso il paper-one e non me ne frega un pippone!"
da Zio Vare » gio set 28, 2006 15:15 pm
cuorpiccino ha scritto:...................................................
Pensare alla possibile evoluzione di questi concetti mi rende perplesso. Piuttosto che insegnare alla gente a stare "all'aperto" e a tenere gli "occhi aperti", si vuole equiparare la falesia ad una palestra al chiuso e, diciamo così, "plastificarla". E' questo che non capisco e, in questi termini, no alla "certificazione" e, di conseguenza:
fasi vaff... ecc ecc tanto lo sapete.
da Payns » gio set 28, 2006 15:40 pm
maurizio ha scritto:uhmmm...la mia memoria non mi assiste. fessura beuchod al Bimbo? Se è quella è stata una delle poche che si è salvata dal diluvio spittaiolo. Eppoi ho plemizzato con troppe persone, non mi ricordo più
maurizio ha scritto:In altri casi a niente, come in Sbarua. Si continuano ad aggiungere vie su vie, cannibalizzando ogni cm disponibile. Io mi chiedo come sia possibile che i "padroni del posto" non vengano sfiorati dal minimo dubbio...sono convinti al 100% di fare una cosa giusta
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