un po' di metallurgia...

Consigli, tecniche, materiali e varie utilità.

un po' di metallurgia...

Messaggioda steazzali » mer ago 02, 2006 19:44 pm

l'anno scorso parlando di chiodi con qualcuno avevo detto che avrei postato un miniriassunto sugli acciai.
mi è ricapitato in mano per altri motivi e lo metto qui, se qualcuno ha voglia di leggerlo.
in realtà non è metallurgia, ma una semplice lista delle categorie degli acciai più comuni con un occhio alle temperature di esercizio.
è oltremodo incompleta ,sorry, soprattutto nelle parti che riguardano gli acciai bonificati e gli inossidabili austenitici sui quali, da soli, sono state scritte enciclopedie.
ho tolto delle parti pallose che riguardavano la saldatura percui qualche discorso potrebbe essere a metà...

vabbeh prendetelo così com'è :wink:

...



Evoluzione della produzione degli acciai legati con riferimento alle temperature d’impiego

CENNI ALLA FABBRICAZIONE DEGLI ACCIAI
Il materiale di partenza viene estratto dai minerali del ferro, Ematite, Magnetite e Siderite
I minerali vengono immessi nell’altoforno insieme a Coke e fondenti
Il risultato è ferro metallico liquido con percentuale di carbonio vicina all’eutettico (4%C) formando la Ghisa di prima fusione.
Seguono poi le fasi di
Affinazione , ossidazione selettiva di alcuni elementi, aggiunta di disossidanti e elementi di lega, l’acciaio fuso viene poi colato in un recipiente trasferitore (siviera).
Colaggio, dalla siviera in fossa o in colata
Degasaggio, permette di ottenere acciai deidrogenati, viene effettuato sull’acciaio fuso e sottovuoto.
Laminazione, allungamento del prodotto tramite una serie di rulli (duo, trio, doppio duo….)

quasi tutto l'acciaio che c'è in commercio un tempo era ghisa, questa affermazione farà felice il daneri che tanto pare affezzionato al terribile eutettico :wink:

Quadro indicativo

Acciaio al Carbonio, Carbonio-Manganese

Possono essere impiegati in applicazioni che prevedano temperature comprese fra i –20 e i 400°C
La designazione cui fanno riferimento è S235JR – S275JR –S355JR. la norma di riferimento è la UNI EN 10025

Sono gli acciai comunemente utilizzati per le costruzioni di carpenteria.
Un tempo erano noti con le sigle Fe360, Fe 430, Fe 510, nomenclatura ancora oggi in uso per praticità e tradizione, oltre che per necessità visto che alcuni rivenditori utilizzano ancora e spesso in maniera esclusiva tale sistema di identificazione degli acciai.

Fe360 è una sigla che va ad individuare il carico di rottura dell’acciaio, l’acciaio Fe360 ha un carico di rottura di 360Mpa , ovvero 360 N/mm2, ovvero per semplicità di calcolo circa 36 Kg/mm2.
Quando andiamo però ad eseguire il dimensionamento, in sede progettuale, del componente meccanico o struttura in questione ci sarà ben più utile conoscere il carico al limite dello snervamento di un acciaio, perché di una struttura dobbiamo garantire la tenuta meccanica non solo in termini di “rottura” ma anche in termini di mantenimento delle geometria iniziale.
Ecco allora che il limite elastico di un acciaio diventa il parametro di riferimento e quindi la nomenclatura Fe360 è stata sostituita con S235 che significa “Strutturale con limite elastico di 235Mpa” alla sigla vengono correttamente aggiunte le lettere JR che fanno riferimento alle prove di resilienza eseguite sul materiale

S235JR - S = strutturale
235 = carico di snervamento 235MPa
J = resilienza 27 Joule
R = test di resilienza eseguito a temperatura ambiente (+20°C)

Gli acciai al Carbonio-Manganese prevedono un aggiunta di manganese in percentuali fino al 1,5% al fine di aumentare il limite elastico e la tenacità.
Con l’aggiunta di Manganese l’acciaio beneficia della sua azione disossidante e desolforante e abbassando la temperatura di transizione g-a aumentiamo la nucleazione di grani ferritici con conseguente risultato di affinamento del grano.



Ciascun cristallo è detto “grano” e il bordograno è una zona di transizione meno compatta e non appartiene né a un elemento cristallino né a quello adiacente.
A temperatura ambiente il bordograno ha influenza sulle deformazioni plastiche percui sono più resistenti i materiali a grano fine.
Ad alta temperatura il bordograno facilita il fenomeno dello scorrimento, sono più resistenti materiali a grano grosso.



Acciai Microlegati

Trovano applicazione in un intervallo di temperatura compreso tra i –50 e i 400°C.
Designazioni tipiche : P235GH P355GH S355N
Hanno struttura mista ferrite + ferrite aciculare + isole di martensite contenente austenite residua.
La ferrite aciculare è una bainite a bassa % di C.


Acciaio ad elevata resistenza e ottima saldabilità. Consentono una riduzione di spessore. Buona tenacità e resistenza a fatica, costi ridotti.
Nella produzione sono aggiunti Vanadio,Niobio,Cromo,Titanio e Alluminio che raramente superano lo 0,15% in percentuale.
Questi elementi formano carburi o nitruri finemente dispersi, induriscono la matrice per precipitazione e affinano il grano aumentando le proprietà meccaniche.

Acciai da costruzione resistenti alla corrosione atmosferica

Acciai da costruzione relativamente economici che hanno migliori caratteristiche di resistenza alla corrosione atmosferica grazie alla patina di ossido protettiva esente da porosità che si forma grazie all’aggiunta di rame e altri elementi.
Il fenomeno corrosivo che inizialmente è uguale agli acciaio comuni, nel tempo decresce fino ad arrestarsi (alcuni mesi)
Fe 510 – A1KI (Cr 0,30-1,25 ; Cu 0,25-0,50)

Sigle comuni sono CORTEN (Corrosion Tensile Strength)
ITACOR (Italsider anti corrosione)
RESCO (resistente corrosione)
Sadatura in una singola passata uso Materiale Apporto comune perché ottengo protezione per diluizione. Più passate, ultima passata con M.A. Corten o similari.

Acciai Bonificati


Bassi tenori di Carbonio.
Temprati e rinvenuti
Bassolegati con carichi di snervamento elevati. Buona formabilità,saldabilità, ottima tenacità.
Presenza di microleganti per affinamento del grano (alluminio, vanadio, niobio,zirconio)
Presenza di elementi tempranti (Cromo, Molibdeno, Nichel per aumento della tenacità, Rame)
Valori di snervamento da 460 a 690 MPa
Durezze da 320-360 HB per resistenza ad usura e agli urti.
Medio – Alto Carbonio
Medio carbonio %C 0,30-0,45 (C30-C40)
Alto carbonio %C maggiore di 0,45 (C60-C70)
Foriti allo stato ricotto o bonificato.
Acciaio bonificati mediolegati

Raggiungono carichi di rottura fino a 1300MPa e hanno come principali elementi di lega C, Mn; Ni, Cr, Mo con percentuali variabili.

Es: 34NiCrMo16 = 0,34C – 0,40Mn – 1,80Cr – 4,00Ni – 0,35Mo R=1340Mpa Rs=1030Mpa A=9%


Acciai al Cromo-Molibdeno

Campo di applicazione da temperatura ambiente fino a 650°C.

Se un acciaio comune viene sollecitato oltre un certo limite a temperatura elevata, superiore ai 350°C, si nota un suo allungamento progressivo detto scorrimento a caldo , creep, tanto più rapido quanto più sono elevate le temperature e intense le sollecitazioni.
Questo è dovuto al fatto che la mobilità atomica a temperature elevate annulla l’effetto dell’incrudimento per deformazione del reticolo cristallino. Ha luogo un continuo riassetto dei cristalli.

Aggiungendo del Molibdeno in percentuali comprese tra 0,5-1% questo va a sostituire nel reticolo alcuni atomi di ferro. Il Molibdeno è però più grande come atomo e va così a deformare favorevolmente il reticolo rendendo più difficile, anche a temperatura elevata, lo scorrimento dei piani cristallini. A ciò contribuisce anche la formazione di finissimi carburi di molibdeno che frenano la deformazione “inchiavettando” i piani di scorrimento dei reticoli.

In un acciaio al solo molibdeno, soprattutto nella zona termicamente alterata della saldatura, si verifica il fenomeno della grafitizzazione, cioè la decomposizione dei carburi con separazione di grafite che rende l’acciaio estremamente fragile.
Aggiungo quindi il Cromo in percentuali variabili (0,5-1,25) che va a formare carburi stabili eliminando il problema. All’aumentare della percentuale di Cromo aumenta la resistenza chimica dell’acciaio ai gas solforosi e ossidanti a t elevata. Quando però la temperature è molto elevata (+ di 650°C) la resistenza chimica e la resistenza a creep degli acciaio al cr-mo diventano insufficiente e pertanto occorre impiegare degli acciaio inossidabili al solo Cr o al Cr-Ni.


Acciai al Nichel per basse temperature

Acciai criogenici per utilizzo a basse temperature, costano meno di acciaio al Cr-Ni, e delle leghe di alluminio, leghe di rame, leghe di Nichel
Temperature di impiego comprese tra –200 e 50°C
· -60°C 1,5% Nichel
· -103°C 3,5% Nichel (tubazioni per trasporto etilene liquido) 5% impianti criogenici
· -196°C 9% Nichel (azoto liqido, trasporto metano liquido)

il Nichel è austenitizzante.
Ottima tenacità dovuta al fatto che l’austenite residua rimane stabile fino a bassa temperatura, la martensite rinvenuta e il grano fine conferiscono buone caratteristiche meccaniche.
L’acciaio al 9% Ni presenta struttura martensitica rinvenuta con austenite residua in percentuali tra il 20% e il 5%.

Accai ad alto tenore di nichel hanno snervamenti attorno ai 500MPa.
T di rinvenimento comprese tra 500 e 600°C (attenzione a 610 rimane troppa austenite residua)
Hanno elevata suscettibilità alla ciccabilità a caldo, uso materiali d’apporto austenitici e devo ridurre la diluizione.
Per acciai al 5%Ni usiamo 310 Mo o 309 per acciai al 9%Ni usiamo Inconell perché 310 e 309 hanno caratteristiche meccaniche troppo basse.

Acciai inossidabili

Per definizione sono acciaio che contengono almeno il 12% di Cromo.
Sono leghe Fe-Cr Fe-Cr-Ni con Cromo dal 12 al 30% e Ni fino al 25%
Ossido ancorato stabile e impermeabile.

Acciai inossidabili al solo Cromo
Si dividono in Martensitici, Ferritici e Semiferritici

Acciai inossidabili al solo cromo martensitici

Acciaio autotemprante a struttura martensitica con applicazioni indicate per parti soggette a forte usura, cuscinetti a rulli, utensileria, stampi, e punzoni, strumenti chirurgici, coltelleria.

Acciai al 13% Cr e 0,12%max di C

Acciai inossidabili al solo cromo ferritici

Acciaio al 27%Cr, 0,2%C
Basse caratteristiche meccaniche ma buona resistenza alla corrosione.
Solidifica da liquido in Fed e non subendo altre trasformazioni allotropiche non ho affinamento del grano. Grano fortemente ingrossato.
Viene utlizzato come materiale di placcatura (CRA)
Si saldano con M.a. non omologhi ma autenitici tipo AISI 308 – 316 – 347
Buona lavorabilità all’utensile.

Acciai inossidabili al solo cromo semiferritici (martensitico-ferritici)

Acciaio al 17%Cr – 0,12C con problematiche e applicazioni intermedie ai due precedenti.
Applicazioni su organi meccanici fortemente sollecitati che operano in ambienti corrosivi ed a elevate temperature.

Acciai inossidabili Austenitici al Cromo Nichel
L’aggiunta di alti valori di Nichel (circa 9%) rende stabile l’austenite a qualsiasi temperatura inferiore ai 1100°C
Questi acciaio trovano applicazione in intervalli di temperatura compresi fra –200 e 900°C

AISI 304 = 18 Cr – 10Ni – 0,08C max
AISI 316 = 18Cr - 10 Ni – 3Mo resiste meglio all’attacco da cloruri

Trovano enorme impiego in tutti i settori metalmeccanici dove serva un’ottima resistenza alla corrosione. Hanno ottima lavorabilità anche per deformazione e saldabilità . sono inoltre facilmente reperibili ma hanno costi molto elevati (circa 10 volte il costo di un acciaio comune).

Nell’intervallo di temperature compreso tra 550 e 800°C abbiamo separazione di un composto intermetallico detto “fase sigma” duro e fragile che riduce tenacità e duttilità.

Per ovviare a questo sono stati elaborati acciaio stabilizzati che pongono rimedio al fenomeno di sensibilizzazione. Stabilizzati al Niobio e al Titanio

AISI 321 = 18Cr – 10Ni - Ti: 4 x %C
AISI 347 = 18 Cr – 10 Ni - Nb : 10 x %C

Formano carburi e carbonitruri di niobio e titanio che richiedono gran parte del C così i carburi di cromo che dovrebbero formarsi non hanno più carbonio disponibile.

Tutti questi acciai hanno in parte ferrite d e se li esercisco a 700° la ferrite d è soggetta a trasformazione in fase sigma e l’effetto fragilizzante è spaventoso.
Se voglio eliminare la ferrite delta devo impiegare un fulliaustenitico

AISI 310 = 25Cr – 20Ni solidifica già in fase austenitica e rimane tale fino a T ambiente.
Fulliaustenitico, amagnetico per eccellenza, può essere impiegato fino a temperature molto elevate (1000°C) ottima resistenza alla corrosione ma è molto costoso.
Ha caratteristiche meccaniche molto basse ma se qualcuno si mette in testa di rompere il culo a Magneto beh...questo è quello che fa per lui

Ecco allora che devo trovare dei fulliaustenitici con elevate caratteristiche meccaniche (700MPa), nei superaustenitici ho elevate % di Molibdeno e Azoto che innalzano caratteristiche meccaniche e resistenza alla corrosione.
Li saldo con leghe di Nichel che aprono le porte su un universo parallelo, quello delle superleghe che sono quelle di cui sono fatti alcune parti di impianti petrolchimici, parti dei motori deglia aereoplani, mazzinga z ecc...
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Messaggioda Zio Vare » mer ago 02, 2006 19:49 pm

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Messaggioda angelo1981 » mer ago 02, 2006 21:29 pm

cosi a occhio potresti dirci in che tipo di attrezzatura alpinistica troviamo questi acciaio tanto per fare un paragone :wink:
grazie
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Re: un po' di metallurgia...

Messaggioda [ZANNA] » gio ago 03, 2006 10:59 am

steazzali ha scritto:.... Quando andiamo però ad eseguire il dimensionamento, in sede progettuale, del componente meccanico o struttura in questione ci sarà ben più utile conoscere il carico al limite dello snervamento di un acciaio, perché di una struttura dobbiamo garantire la tenuta meccanica non solo in termini di ?rottura? ma anche in termini di mantenimento delle geometria iniziale.
...

Una domanda un po' OT.
I materiali della catena di assicurazione vengono omologati per una tenuta a 22 kN (ora ridotta a 20kN se ho capito bene).
Ho usato vagamente il termine "tenuta" perché non ho capito se si fa riferimento al carico di rottura, a quello di snervamento o a non so cos'altro.
In altre parole. Se volo al limite dei 22kN i materiali reggono il colpo ma poi, risultando snervati debbo buttare via tutto?
ma prima che l'ora sia venuta...
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Messaggioda bernina4049 » gio ago 03, 2006 12:04 pm

esatto
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Re: un po' di metallurgia...

Messaggioda frm » gio ago 03, 2006 12:51 pm

[ZANNA] ha scritto:
steazzali ha scritto:.... Quando andiamo però ad eseguire il dimensionamento, in sede progettuale, del componente meccanico o struttura in questione ci sarà ben più utile conoscere il carico al limite dello snervamento di un acciaio, perché di una struttura dobbiamo garantire la tenuta meccanica non solo in termini di ?rottura? ma anche in termini di mantenimento delle geometria iniziale.
...

Una domanda un po' OT.
I materiali della catena di assicurazione vengono omologati per una tenuta a 22 kN (ora ridotta a 20kN se ho capito bene).
Ho usato vagamente il termine "tenuta" perché non ho capito se si fa riferimento al carico di rottura, a quello di snervamento o a non so cos'altro.
In altre parole. Se volo al limite dei 22kN i materiali reggono il colpo ma poi, risultando snervati debbo buttare via tutto?


Prima di tutto se voli e arrivi ad un carico di 22kN non fai neanche tempo ad accorgertene!!! :twisted:
Infatti una persona può supportare, quando appesa ad un imbrago, un carico massimo di poco più di 10kN, e per pochi secondi!

Riguardo ai carichi dati dalle norme, questi si riferiscono al carico di rottura minimo garantito: se un moschettone è marcato 22kN vuol dire che supporta un carico statico di almeno 22kN prima di rompersi.

Ciao a tutti! :wink:
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Re: un po' di metallurgia...

Messaggioda steazzali » gio ago 03, 2006 13:53 pm

[ZANNA] ha scritto:Se .... i materiali reggono il colpo ma poi, risultando snervati debbo buttare via tutto?


con il materiale d'alpinismo, dove i coefficienti di sicurezza sono limitati per ragioni di peso, la logica vuole di si, in altri campi si valuta, dipende da un sacco di cose.

comunque se in 10 anni d'attività sostituisci, che so 50 euro di materiale deformato, non vale nemmeno la pena di porsi il problema :wink:

in linea di principio e come esempio una piatrina di uno spit un po' deformata non dovrebbe dare problemi, un moschettone in alluminio un po' deformato tienilo per legarci la barca o il cane :wink:
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Messaggioda steazzali » gio ago 03, 2006 14:05 pm

angelo1981 ha scritto:cosi a occhio potresti dirci in che tipo di attrezzatura alpinistica troviamo questi acciaio tanto per fare un paragone :wink:
grazie


non è mica semplice angelo la divisione non è mai così netta e anche sugli acciai comuni ci sono sempre interpretazioni.

tanto che una cosa come quella che proponi potrebbe essere fatta in maniera precisa solo per materiale in acciaio inossidabile, dove un ente (AISI, american institute for steel and iron) si è preso la briga di catalogare la serie di acciai(inossidabili e non), secondo un proprio codice, poi universalmente accettato, appunto l'AISI (per intenderci il superdiffuso AISI 304 è il famoso 18-10 delle pentole).

di molto interessante avevo visto sul sito della camp una collaborazione con la sandvik per la produzione di un rampone. li ad esempio l'acciaio è identificato da un codice aziendale che fa riferimento a una lega prodotta appunto dalla sandvik. ecco in quel caso li puoi identificare con certezza l'acciaio, altrimenti possiamo fare solo supposizioni interessanti fino a un certo punto.
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Re: un po' di metallurgia...

Messaggioda [ZANNA] » gio ago 03, 2006 14:06 pm

frm ha scritto:Prima di tutto se voli e arrivi ad un carico di 22kN non fai neanche tempo ad accorgertene!!! :twisted:
Infatti una persona può supportare, quando appesa ad un imbrago, un carico massimo di poco più di 10kN, e per pochi secondi!

Riguardo ai carichi dati dalle norme, questi si riferiscono al carico di rottura minimo garantito: se un moschettone è marcato 22kN vuol dire che supporta un carico statico di almeno 22kN prima di rompersi.

Ciao a tutti! :wink:

Bon, mi torna, più o meno si parla di 15g impulsivi, che son circa 12kN.

Per il disgraziato che vola.

Ma i materiali (pensa al rinivio, per esempio) possono subire un carico doppio; poco meno tenendo conto dell'attrito. Quindi è giusto dimensionare per 22kN.

Il dubbio è se il tutto è stato dimensionato per la rottura o per lo snervamento.
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Re: un po' di metallurgia...

Messaggioda steazzali » gio ago 03, 2006 14:10 pm

[ZANNA] ha scritto:Il dubbio è se il tutto è stato dimensionato per la rottura o per lo snervamento.

le norme contemplano la possibilità in sede di test che il materiale si deformi anche permanentemente entro un certo limite. quindi per quel che posso pensare il "dimensionamento" viene fatto a poco meno del limite di rottura.
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Re: un po' di metallurgia...

Messaggioda [ZANNA] » gio ago 03, 2006 14:39 pm

steazzali ha scritto:
[ZANNA] ha scritto:comunque se in 10 anni d'attività sostituisci, che so 50 euro di materiale deformato, non vale nemmeno la pena di porsi il problema :wink:

Non vale la pena, concordo.
Ti dirò, dopo un volo al limite, guarderei molto male anche un moschettone - apparentemente - non deformato.

Era solo per curiosità, diciamo così, tecnica.
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Messaggioda MOP » sab ago 05, 2006 17:57 pm

Se un acciaio non si deforma, non ci sono problemi. A parte alcuni altoresitenziali che hanno carico di snervamento e rottura molto vicini.
Altro discorso è per l'alluminio!

Maggori a mio avviso sono i rischi di micro cricche dovute a cadute (del pezzo a terra!!!) o a urti contro la roccia. Queste infatti tendono a concentrare gli sforzi e innescare una cricca più grande che genera la rottura del pezzo.
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Messaggioda g_i_g_i » dom ago 06, 2006 3:07 am

MOP ha scritto:
Se un acciaio non si deforma, non ci sono problemi.


Cosa vuol dire? tutti gli acciai si deformano sotto carico.

Altro discorso è per l'alluminio!


Anche le legne di alluminio si deformano sotto carico, e manifestano snervamento, quindi possono subire deformazioni plastiche senza cedere, cosi' come molti acciai. perche' l'alluminio richiede un altro discorso?

Maggori a mio avviso sono i rischi di micro cricche dovute a cadute (del pezzo a terra!!!) o a urti contro la roccia.


Eh, le micro cricche da urto....dài sfatiamo qualche mito.
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Messaggioda g_i_g_i » dom ago 06, 2006 3:34 am

[quote=frm]
Riguardo ai carichi dati dalle norme, questi si riferiscono al carico di rottura minimo garantito: se un moschettone è marcato 22kN vuol dire che supporta un carico statico di almeno 22kN prima di rompersi. [/quote]

In realtà i materiali da arrampicata vengono dimensionati a rottura, ma il carico di rottura effettivo è determinato statisticamente, per esempio molti produttori usano il metodo "3 sigma". A grandi linee, quando testano un nuovo moschettone (o friend, o fettuccia, o altro) ne testano un campione significativo portando ogni moschettone a rottura. misurano ogni carico di rottura, trovano la media e la deviazione standard, e il numero che stampano sul moschettone (ad, es 22kN) è la media meno 3 deviazioni standard. Questo è come dire che il 99.73% dei moschettoni prodotti tiene almeno 22kN. Quindi, in teoria, è molto probabile che i moschettoni che usiamo tengano almeno 22kN, ma quasi 3 ogni mille moschettoni prodotti tengono un po' meno. In realtà poi ogni moschettone prodotto viene testato applicando un carico pari a metà di quello di rottura (11kN, in questo caso), prima di essere messo in commercio, quindi se è molto difettoso, si rompe o si deforma plasticamente durante questa prova, e non arriva in mano a nessuno.
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Messaggioda MOP » dom ago 06, 2006 19:02 pm

Ciao g_i_g_i

Guarda questo diagramma

la sigma rappresenta lo sforzo applicato al campione e l'epsilon l'allungamento.
la zona seghettata è quella dello snervamento del materiale.
come puoi vedere anche sotto di questa se tu applichi un carico il materiale si allunga (=deforma), poi sopra si deforma molto di più fino a rottura.

la differenza sostanziale tra sopra e sotto il carico di snervamento è che sotto se tu togli il carico il materiale riprende esattamente la forma che aveva prima.
se sei sopra e prima del carico di rottura il materiale recupera una parte della deformazione ma non completamente.

nei materiali fragili la differenza tra carico di snervamento e di rottura è minima quindi quando il materiale comincia a deformarsi ... so c#**i!!! :?

le micro cricche non sono una leggenda ... credimi.
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Messaggioda g_i_g_i » dom ago 06, 2006 22:23 pm

caro MOP,
quello nella figura è un diagramma sforzi-deformazioni (grandezze "ingegneristiche" , non vere) di un materiale duttile sollecitato a trazione monoassiale. Visto così senza scale, in linea di principio potrebbe essere sia qualche acciaio duttile che qualche lega di alluminio.

Per i materiali da arrampicata che vengono progettati a rottura (cioe' la maggior parte di quelli che si trovano nella catena di sicurezza) si usano materiali duttili, perche' prima di cedere si deformano plasticamente assorbendo parte dell'energia del volo. I moschettoni, una volta deformati a causa di un volo (o anche per altri motivi), anche se hanno tenuto la caduta li devi buttare via, sono costruiti con questo in mente.

Il materiale da montagna viene progettato a rottura per risparmiare sul peso, assumendo che chi lo usa sappia che non c'e' nessun fattore di sicurezza incluso in quei 22kN (o 7kN quando è aperto, che e' quello che conta in realtà) stampati sul moschettone. Se dovessimo arrampicare con materiale che ha come carico di lavoro, anzichè di rottura, 22kN, dovremmo portarci dietro solo moschettoni di acciaio, rinvii fatti con catene tipo quelle da sosta e imbragature fatte con spezzoni di funi traenti delle funivie.

I materiali fragili che tu citi non si usano in un progetto a rottura, il loro carico di lavoro di progetto è tale per cui non si dovrebbero portare mai a deformazione plastica, quindi è vero che se si deformano plasticamente "... so c#**i!!!", ma non dovrebbe succedere. Per farti un esempio il filo di un moschettone con leva a filo è probabilmente di acciaio inox martensitico, mentre il corpo è di lega di alluminio, ma per come quel moschettone è progettato, in condizioni normali non è il filo che si rompe, ma probabilmente il "naso" al quale il filo si aggancia. Se vuoi fai una prova: incastra un moschettone vecchio da qualche parte in modo che venga caricato a flessione con la leva a filo in trazione e inizia a saltarci su, probabilmente riuscirai a deformare parecchio, o rompere, il corpo di alluminio prima di riuscire a deformare plasticamente la leva in acciaio.

I materiali relativamente fragili vengono usati fuori dalla catena di sicurezza, come ad esempio nei ramponi o nelle picche, e se si rompono o deformano plasticamente è piu' per sfiga che per come è inteso usarli e per come sono progettati (ad esempio se usi una picca B contro un blocco di granito, vince il blocco di granito, ma la picca B non è progettata per spaccare pietre).

Per quanto riguarda le micro cricche da urto, ti spiego perchè, secondo me, non c'e' da preoccuparsi:

1) in un materiale duttile, come la lega di alluminio dei moschettoni, le micro cricche possono verificarsi come difetti di lavorazione. Prima di essere venduti i moschettoni vengono trazionati a metà del loro probabile carico di rottura (vedi mio post precedente), quindi i casi sono due: o i difetti sono abbastanza severi da far cedere il moschettone in questa prova, o sono così insignificanti che il materiale intorno alle famose micro cricche (o inclusioni) plasticizza, e la deformazione è così contenuta che il moschettone è considerato buono.

2) quando il moschettone cade e sbatte contro una roccia, essendo fatto di materiale duttile, si deforma plasticamente (vedi la botta o il corpo piegato), o cede, e in questo caso butti via il moschettone, ma è poco probabile che dall'urto nasca una micro cricca invisibile ad occhio nudo.
Anche se la micro cricca ci fosse, la prima volta che il moschettone è sollecitato abbastanza, il materiale intorno al vertice della cricca plasticizza, e la micro cricca diventa un micro difetto superficiale non si innesca una macro cricca.

3) le micro cricche potrebbero nascere da un fenomeno di fatica, e se così fosse sarebbero effettivamente invisibili e con il tempo diventerebbero delle macro cricche, ma in un materiale come la lega d'alluminio dei moschettoni, per come vengono utilizzati, va a finire che li cambi molto prima che la fatica diventi effettivamente un problema. Il discorso cambia per i materiali fragili (es. picche), per essi le micro cricche da fatica sono effettivamente un problema, e dopo qualche anno di uso è da mettere in conto che la picca possa cedere per fatica in qualsiasi momento.

MOP, o altri, se avete esperienza diretta sulle micro cricche da urto, sono interessato, perchè come ho spiegato, secondo me sono una figura mitologica.

Comunque, se avete moschettoni che vi sono caduti e non vi fidate piu' ad usarli, mandatemeli pure, ve li testo gratis e al limite provvedo ad eliminarli .

Scusate, sono stato un po' lungo, ma è che volevo cercare di chiarire qualche concetto.
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Messaggioda Zio Vare » dom ago 06, 2006 22:48 pm

g_i_g_i ha scritto:Se dovessimo arrampicare con materiale che ha come carico di lavoro, anzichè di rottura, 22kN, dovremmo portarci dietro solo moschettoni di acciaio

C'è una certa ossessione a vedere insicurezza laddove il corpo umano con una sollecitazione pari alla metà delle forze che sono in discussione subisce lesioni interne insostenibili e mortali.
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Messaggioda g_i_g_i » lun ago 07, 2006 0:09 am

C'è una certa ossessione a vedere insicurezza laddove il corpo umano con una sollecitazione pari alla metà delle forze che sono in discussione subisce lesioni interne insostenibili e mortali.

E' vero che e' inutile avere un' imbrago che tiene 40kN di progetto, ma un moschettone con la leva aperta, per essere cosi' leggero, tiene solo 7-8 kN, cioe'si puo' ragionevolmente rompere durante una caduta che genera "solo" 4-5 kN all'imbrago di chi cade. Ma basta saperlo e ci si regola di conseguenza.

La differenza tra come viene progettato il materiale da arrampicata e ad esempio un'automobile normale, é che il moschettone si assume che ragionevolmente possa anche rompersi nel suo utilizzo normale, si assume che chi lo usa questo lo sappia, e quindi ne abbia messo anche un'altro appena sotto, mentre a chi guida la macchina tutti i giorni non e' richiesto prendere iniziative di sicurezza nel caso che si rompa il piantone dello sterzo, tipo montare un altro piantone, perche' non si sa mai. Ci avra' pensato il produttore a fare il piantone grosso abbastanza da resistere alle piu' gravose condizioni di guida, e a mettere gli airbag.
Se guidare macchine richiedesse altrettanto buon senso "ingegneristico", corsi e libri di guida sicura ecc, che andare in montagna, Darwin risolverebbe tutti i problemi di traffico in meno di una settimana.
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Messaggioda Zio Vare » lun ago 07, 2006 0:16 am

g_i_g_i ha scritto:Ci avra' pensato il produttore a fare il piantone grosso abbastanza da resistere alle piu' gravose condizioni di guida

:(

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Messaggioda g_i_g_i » lun ago 07, 2006 7:09 am

Zio Vare, inizialmente avevo scritto "un'automobile", poi mi è venuto in mente esattamente lo stesso controesempio, e ho corretto "automobile normale"....R.I.P.... Pensa che ho anche visitato il laboratorio dove hanno fatto le prove metallurgiche sulla frattura del piantone rotto, al centro ricerche FIAT di Torino.
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