Il cielo è sereno, ma sappiamo che la meteo promette battaglia...
Si inizia a salire lungo la ormai abbandonata pista dello Chamolé, si oltrepassano le omonime baite e si prosegue in traverso sino al colletto.
Si scende di circa 200 metri ed arriviamo (a tempo di Adagio di Benedetto Marcello) al vallone di Comboé

Risaliamo lungo un canale e poi un ripido, sino ad arrivare al col Carrel, in prossimità del bivacco Federigo.
La vista sulla parete nord del Monte Emilius e sul suo triangolo nero è inquietante

la neve è dura, robmonti mette i coltelli, io no ed infatti capitombolo come una fessacchiotta.
Proseguiamo poi lungo la dorsale, verso la vetta. Il vento ha soffiato forte: togliamo gli sci.
Gattono


robmonti... E intanto inizia a nevicare.

In discesa è una goduria: la pendenza non è banale, la neve dura in alto e firn primaverile in basso.
Il tempo di risalire verso il colletto e di fare il traverso allo Chamolé e siamo fradici di pioggia.
Gita bellissima, panoramica, faticosa: alla fine totalizziamo circa 1700 metri di dislivello in salita.
16 aprile: dopo un lauto pranzo pasquale si parte per la Svizzera, destinazione Cabane du Velan e poi Mont Velan!
Sono le 4 del pomeriggio, cala la nebbia, sbagliamo strada tenendoci troppo a sinistra. Riscendiamo di 300 metri circa e ripartiamo.
Arriviamo al rifugio che è tardi. Dopo 1300 metri di dislivello, di cui 300 di troppo.
17 aprile: la mattina successiva, dopo una notte per me insonne, si riparte...

...verso il breve ma ripido canale che ci porta al colle. D'estate ci sono le catene, ma ora queste sono coperte dalla neve.
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Calziamo i ramponi e saliamo il canale sino ad arrivare al colle.
Poi un breve traverso, una discesa in doppia da 30 metri giusti ed un altro traverso:

...e ci si incammina nuovamente, sotto splendidi e giganteschi seracchi, verso la vetta

in vetta, per quanto mi riguarda decisamente stanca (dislivello odierno 1100 metri circa). Il Grand Combin controlla la situazione


...e poi la discesa...Senza parole.
Abbiamo scelto un itinerario diverso da quello di salita, portandoci, tramite un ripido canale, sul ghiacciaio di Valsorey, compiendo così un giro ad anello.
Polvere per tutto il pendio, sino al pianoro in basso.
Francesca/Alpignocca in azione
Dall'uscita del ghiacciaio ci siamo avventurati lungo il greto del torrente, sciando in un bel firn primaverile e riuscendo (in maniera insperata, per la verità), ad arrivare sino all'automobile con gli sci ai piedi.
Che dire?
E' stato entusiasmante.
Ma faticoso. Il dislivello in salita distribuito nei 3 giorni l'ho sentito eccome.
Però, ovviamente, ne è valsa la pena.
5 stelle - caldamente consigliata!
