Copia e incolla da
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Mi chiamo Gigi e abito a Parma. Ma potrebbe essere Rovigo come Arezzo. Fatto sta che ho il raffreddore, la porta d?ingresso di casa mal protetta dall?acqua e un?idea che mi frulla in testa da un po? di tempo: imparare ad arrampicare come ho visto fare alla tele. Non immagino che la mia giornata sarŕ segnata da una immersione negli ordini professionali; piů che altro, non ci bado, mi ci avventuro senza nemmeno pensarci. Cosě esco di casa e vado in farmacia a comprare un?aspirina; piů tardi, passo dallo studio di un geometra che conosco, per spiegargli il problema dell?acqua e concordare prezzi e tempi per la richiesta di una Dia per una grondaietta nuova. Infine, telefono a un tizio che so che si occupa di arrampicata:
?Sa dirmi per un corso di roccia??
Non me l?aspettavo, ma quello mi risponde che su roccia loro non lavorano. Mi consiglia di provare a un numero di Milano, perchč lŕ abita la prima Guida Alpina effettivamente operativa, ammesso che non sia giŕ impegnata con altri clienti.
Mi propone un corso su plastica, ma a me la plastica non interessa.
Allora mi ricordo che avevo un?altra idea che mi frullava in testa a proposito dell? hockey subacqueo, cosě telefono a una piscina che so che organizza dei corsi e mi risponde una tipa gentilissima che mi dice ?non c?č problema, venga quando vuole che la facciamo provare?.
Mi chiamo Gigi e abito a Parma, ma potrebbe essere Rovigo come Arezzo; sono un?occasione persa per l?arrampicata sportiva e un?occasione colta per l?hockey subacqueo. Mi va bene cosě.
Ho mille altri pensieri e non mi ci soffermo piů di tanto, ma mi sembra strano che, avendo bisogno d?una aspirina, ed essendo obbligato a passare attraverso l?ordine professionale dei farmacisti per averla, io sia riuscito a procurarmela con straordinaria facilitŕ; cosě come non ho avuto problemi a riferirmi ad uno dei tanti geometri del relativo albo professionale per il mio problema dell?acqua.
Prima di abbandonare completamente la questione, la mia mente produce un ultimo semplice pensierino: ?A che cacchio serve questo ordine professionale delle guide se non copre capillarmente il territorio??.
Dopo quest?ultimo pensierino, non penserň mai piů all?arrampicata e vivrň felice e contento comunque.
Io, che non conosco Gigi e che invece dirigo una rivista d?arrampicata e ho dedicato alla attivitŕ verticale buona parte della mia esistenza, sono e rimango MOLTO rabbuiato per questa assurda situazione tutta italiana. Perchč odio le occasioni perse senza aver avuto la possibilitŕ di giocarmele.
Fino a Dicembre, quando una interpretazione probabilmente corretta della Legge Quadro 6/1989, riservava alle Guide Alpine l?accompagnamento professionale dei clienti in montagna e su roccia, lasciando l?attivitŕ non professionale a tutti gli altri, le cose funzionavano. Male, ma funzionavano: le troppo poche Guide Alpine effettivamente operative sul territorio faticavano a coprire la domanda proveniente dalle sale e dai turisti nelle localitŕ di montagna; le associazioni di arrampicata sportiva sprovviste di muri indoor portavano i loro associati in falesia, affidandoli ad istruttori per lo piů male e frettolosamente formati, ma li portavano.
Da dicembre a questa parte, da quando il giudice monocratico del tribunale di Milano Elisabetta Canevini ha dato una interpretazione diversa delle parole del Legislatore, il giocattolo che funzionava malissimo si č rotto.
Allo stato attuale dei fatti chiunque porti un amico in falesia, anche senza farsi pagare, e si azzardi ad insegnargli come si fa un otto e come si usa un gri gri... č potenzialmente denunciabile ed accusabile di esercizio abusivo della professione. Non entriamo nei particolari, ovviamente; scorrete qualche pagina e avrete modo di documentarvi ampiamente a riguardo a pagina 87.
Fatto sta che non serve a niente gridare che non č giusto. Perchč č evidente che non č giusto che Gigi che abita a Parma debba comportarsi come un rabdomante per trovare qualcuno che possa insegnargli a scalare in falesia senza rischiare due mesi di reclusione.
Bisogna trasformare questa contingenza bruttissima, che vede arrampicatori contro arrampicatori, questa rottura di un brutto giocattolo, nella migliore occasione per ridiscutere tutto, per creare un giocattolo bello, che funzioni e che soprattutto sia in grado di dare una risposta accessibile, pronta e professionale alla domanda crescente di arrampicata del nostro paese. Bisogna che Gigi, quando telefona, si senta rispondere: ?Certo, puň venire quando vuole, siamo professionisti specializzati sull?arrampicata sportiva, formati da corsi adeguati; se le interessano anche lo scialpinismo, o il ghiaccio o il canyoning abbiamo dei colleghi che sono abilitati anche in questi campi.? Questo deve sentirsi dire Gigi.
E perchč accada bisogna che FASI e Guide Alpine riprovino a mettersi insieme attorno ad un tavolo per creare una figura professionale specializzata sull?arrampicata sportiva su roccia.
Occorre che le Guide Alpine comprendano che č ora di riformare il loro organico, almeno di decuplicarlo, separando le competenze senza costringere un aspirante professionista dell?arrampicata sportiva a diventare anche un provetto sciatore o ghiacciatore; l?attuale onnicompetenza, pur ammirevole, non č piů moderna, non risponde alle esigenze di questi tempi; ed economicamente finisce per ritorcersi contro le stesse Guide Alpine, perchč riduce la loro possibilitŕ di venire a contatto con i clienti laddove i clienti oggi passano come primo approccio: le sale d?arrampicata; quelle - č un dato di fatto - sono per lo piů in mano alle societŕ sportive, soprattutto FASI.
La strada da seguire č in parte giŕ tracciata dai BE francesi e in parte č giŕ presente nei carteggi delle Guide dove si parla di monodisciplinaritŕ, non c?č da essere inventori (anche perchč il terreno della parificazione professionale in ambito UE č un terreno minato per chi litiga e una miniera d?oro per gli avvocati, ricordiamocelo bene).
La FASI da parte sua deve mettersi in testa che l?epoca della evangelizzazione verticale č finita: non si possono piů spargere sul territorio centinaia di ?istruttori? formati in pochi giorni pur di aprire nuove societŕ e creare nuovi tesserati. Adesso bisogna che chi insegna arrampicata sia adeguatamente formato, sia che operi su roccia che su artificiale che coi bambini. E? ora che quel grosso equivoco chiamato ?Operatore di sala?, formato in due (!) giorni scompaia quanto prima, perchč chi inizia, a qualunque etŕ, abbia un modello e un insegnamento corretto da seguire, non uno che ravana peggio dell?allievo.
L?alternativa a tutto questo c?č ed č la piů comoda: tenere tutto bloccato per anni fino al processo di appello, quando č possibile che una interpretazione della Legge Quadro piů vicina a quella che noi abbiamo sempre inteso... stravolga l?intera questione e i santi di oggi diventino i perdenti di domani. Bella soddisfazione...
Andrea Gennari Daneri