Non conosco l?origine del nome ?Pape?, però comprendo la ghiotta tentazione che in passato ha suggerito una proposta di modifica in ?cima del Papa? (idea per fortuna tramontata), stante lo scorno subito da Canale a causa del baby-pontificato di G.P.1°, medaglia d?argento (pare) in una gara nella quale nessuno ambisce al podio: aver dato i natali al pontefice meno longevo della storia. Anche se, a dispetto della sua brevità, questo pontificato da quarantena non è certo passato inosservato a causa di alcune pittoresche iniziative del suo titolare, quale ad esempio quella di aver riconvertito Dio da Padre a Madre (a tale proposito ricordo alcune esilaranti vignette pubblicate su ?Il male?, indimenticato foglio satirico dell?epoca). Tutto ciò anche se, a mio parere, questa nera vetta ha un aspetto assai poco papale, appare anzi piuttosto demoniaca, ma tant?è: un paese non può certo scegliere l?avvenenza delle montagne che lo sovrastano, così come non può determinare la durata dei pontificati. E allora Canale anche sul fronte alpino si deve un po? accontentare, facendo così buon viso in questo beffardo gioco che l?ha coinvolto.
Abbandonando adesso le digressioni vaticane, siccome io dell?Agordino sono cultore da almeno trent?anni e poiché questa singolare cima mancava dalla mia sempre troppo scarna collezione di cime, decido di colmare la lacuna salendoci.
Mi faccio accompagnare in auto sopra Cencenighe fino all?abitato di Martin, quota 1078, dal quale parto a piedi. A dire il vero in macchina si può arrivare anche più in alto, cioè fino all?abitato di Bogo, ma la mia signora che mi funge da autista appare già sufficientemente stressata da questo inerpicato e stretto tragitto, per cui non voglio infierire e mi accontento.

L'ultimo abitato all'inizio dell'escursione
Superate le ultime case ecco una nuova strada agro-silvo eccetera. Peccato per l?estetica ambientale che ne risente assai, ma le esigenze pastorali meritano pure qualche sacrificio, per cui mi rassegno.
Proseguo per il sentiero 759 evitando deviazioni. Arrivo a un Mandriz diroccato, e poi ad alcune baite nuove molto belle in posizione panoramica.

Il Mandriz diroccato. La cima Pape è l'ultima punta in alto a destra

Belle baite in ottima posizione lungo il traverso del sentiero 759

Baita
Dopo queste la traccia si fa più inerbita e selvatica, taglia la costa orientale del massiccio di Pape e giunge ai ruderi della casera Rudelefin Alta.

La dorsale di Pape dai ruderi della casera Rudelefin Alta
Dopo questa si apre verso destra un?amenissima valletta verde animata dai fischi delle marmotte e orlata dalla rotta dorsale di Pape.

La dorsale di Pape dalla valle delle marmotte
Ometti e paletti infissi nel terreno conducono su per la dorsale erbosa fino a un vertiginoso intaglio che si supera senza difficoltà.

L'intaglio panoramico della cresta
Poi la traccia conduce su lastronate rocciose dove è richiesta attenzione. Non è il caso di parlare di gradi qui, la roccia è costituita da uno strano conglomerato di sassi tondeggianti inseriti in un substrato terroso, sui quali occorre porre attenzione prima di affidare loro il peso del corpo. In breve si raggiunge la croce situata su una anticima e presso la quale è stato collocato un cippo marmoreo con bronzea effigie, dedicato a? indovinate un po?? Sì, proprio lui.

Anticima con croce

Cippo dedicato a G.P.1°

La vetta principale

Dalla vetta principale vista sulle Pale di San Lucano

Dalla vetta principale vista sull'Agner

Dalla vetta principale vista sull'altopiano delle Pale

Ancora Pale di San Martino

Nel fondo la valle di Gares
La cima principale è presto raggiunta, 2503 metri di quota. Sono le 9.45, sono passare circa 3 ore dalla partenza da Martin.
La vista è circolare ma l?aria è un po? fosca. Qualche foto, mi fermo poco e subito ridiscendo. Pur avendo portato nello zaino i ramponi da erba non giudico necessario calzarli, la pendenza in fondo non è proprio estrema.
Ripercorro i miei passi fino ai ruderi Rudelefin dove incontro un altro solitario che sale sulle mie tracce, a occhio mio coetaneo o quasi.
Io considero sempre con un po? di sospetto i solitari, penso che abbiano qualcosa di storto dentro, un?originalità mista a compiaciuta, egocentrica e autoreferenziale misantropia. E io, in fondo, ne sono un esemplare tipico.
Mi chiede da dove vengo e se la normale alla Pape sia pericolosa. Quando il terreno è bagnato sì, rispondo. Allora oggi no, conclude lui. Vorrei aggiungere qualche distinguo ma non me ne dà il tempo, si gira di spalle e prosegue. Mi sembra uno che non gradirebbe ricevere troppi dettagli informativi non richiesti. Apposta parlavo di autoreferenzialità: io sarei uguale.
Giunto a un bivio decido di non scendere direttamente a valle ma risalgo e proseguo per il bellissimo alpeggio, che non conoscevo, dei fienili Campigol e di casera Campedel: un vero paradiso bucolico.

Sosta al ritorno presso la baite: sullo sfondo l'alpeggio di Campigol

L'alpeggio di Campigol

La cima Pape in tutta la sua imponenza vista dall'alpeggio di Campigol

Vacche presso casera Campedel

Casera Campedel
E divallo infine rapidamente verso Cencenighe dove vengo raccolto verso le 13.30 dall?auto pietosa della mia signora cui ho risparmiato quasi tutta la risalita verso Martin.
Così mi piace: mezza giornata sui monti e l?altra mezza poltrendo a casa mia a stiracchiare i muscoli. Un?ottimizzazione della mia giornata che ritengo perfetta.