un'altra bella stangata...

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Messaggioda Sbob » mer lug 25, 2012 17:57 pm

Perche' per il resto lavora in paesi con scarsi diritti sindacali. Non mi stupisce affatto.
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Messaggioda il.bruno » mer lug 25, 2012 18:06 pm

guarda che la polonia è nella UE, non stiamo mica parlando della Cina.
e gli USA? i sindacati di Detroit sono così scarsi?

ma se tutto il mondo ha (presunti) diritti sindacali peggiori dei nostri, non saremo forse noi quelli strani?
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Messaggioda Sbob » mer lug 25, 2012 18:48 pm

Tutto il mondo no. Germania e Francia, tanto per fare un esempio, hanno diritti piu' solidi dei nostri.
La Polonia e' nella UE, ma ha stipendi molto piu' bassi dei nostri, in quanto agli USA, non sono propriamente il paradiso degli operai. Detroit e' una citta' in completa depressione con una popolazione che si e' dimezzata dagli anni '70 ad oggi - credo che buttando un tozzo di pane in terra troverai mille persone disposte a fare qualuque cosa. In piu' Obama ha dato un sacco di soldi alla Chrysler.

Se poi sei contento di fare una gara verso il basso, fai pure. O magari vai a vivere in uno di quei fantastici paesi senza diritti, che so, potresti fare l'operaio in Cina, pagato un c***o e non rompi le balle. E' il tuo mito, no?
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Messaggioda il.bruno » mer lug 25, 2012 19:37 pm

no. probabilmente è il tuo, visto che continuando a deindustrializzarci anche grazie alle pretese di alcuni che difendi, faremo quella fine.
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Messaggioda El Rojo » gio lug 26, 2012 22:02 pm


«C?è vita fuori dall?euro, soprattutto se si parla in gaelico o in italiano (e certamente no, al contrario, se si parla tedesco) e in generale se si è additati tra i cattivi dell?Eurozona.

Uno studio condotto da David Woo e Athanasios Vamvakidis per Bank of America-Merrill Lynch calcola infatti che un?eutanasia dell?euro, vale a dire un percorso coordinato tra tutti i Paesi dell?Unione monetaria per porre fine alla moneta comune, avrebbe un impatto positivo su tutti quasi i componenti del club dell?euro, liberando energie perché il Pil di ciascuno di loro torni a crescere. E i maggiori beneficiari sarebbero l?Irlanda, con una crescita stimata del 7%, e l?Italia, che registrerebbe un +3%.

I critici che hanno dipinto l?euro come il Quarto Reich ? ma anche quanti sospettano complotti anglosassoni contro l?euro - potranno trarre dallo studio conferma alla propria impostazione. Germania e Austria risultano infatti le più penalizzate dalla fine dell?euro: le loro economie nazionali registrerebbero una contrazione rispettivamente del 7% e del 3%.

Viceversa, offre una base a tutti i Piigs, i Paesi indicati come i colpevoli della debolezza dell?Eurozona, a ribellarsi ai voleri di Berlino. Dopo Irlanda e Italia, sono infatti Grecia (con un +3% del Pil che colloca Atene e Roma sullo stesso gradino) e Spagna (+2%) coloro che hanno più da guadagnare dalla fine dell?euro, mentre il Portogallo (con una crescita stimata all?1% in caso di ripristino della valuta nazionale) appaia un po? a sorpresa la Francia (anch?essa in crescita dell?1% se tornasse al franco), e 2 ?falchi? del rigore nell?Eurozona come Olanda e Finlandia.

Pur di poco (+1% del Pil), mettersi l?euro alle spalle sarebbe conveniente anche per L?Aja ed Helsinki, mentre il Belgio si trova in posizione assolutamente neutra: la sua crescita economica è stimata identica tanto che l?euro prosegua il proprio cammino quanto in caso di ritorno alle valute nazionali.

I 2 autori dello studio chiaramente si mantengono accademicamente asettici senza dare alcuna indicazione di carattere politico, ma l?effetto pratico dello studio è chiaro a loro per primi: di fronte a una Germania che ha tutto da perdere, altro che abbassare il capo l?Italia potrebbe alzare la voce nei confronti di Berlino. L?Italia ha più incentivi della Grecia a uscire volontariamente dalla zona euro, a nostro avviso, mentre sarà più costoso per la Germania mantenere l?Italia all?interno. Ciò significa che l?Italia potrebbe essere ancora più riluttante della Grecia ad accettare dure condizioni per rimanere? osservano Woo e Vamvakidis.
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Messaggioda MarcoS » gio lug 26, 2012 22:17 pm

El Rojo ha scritto:

.... Ciò significa che l?Italia potrebbe essere ancora più riluttante della Grecia ad accettare dure condizioni per rimanere? osservano Woo e Vamvakidis.


certo che se su questo c'è da far conto sulla classe politica di novantagradisti e di "forti coi deboli ma servili coi potenti" che ci ritroviamo...

sui precendenti discorsi tra il bruno e sbob:
un po' da ridere come ideologie e preconcetti aiutino a fotterci tra noi. considerando tra l'altro che, ad esempio, c'è sicuramente più vicinanza "umana" tra il bruno e gli operai fiom (e anche con tutta la maledetta masnada di bolscevichi fancazzisti e senzadio) che non tra lo stesso poro bruno e quelli che gli operai li stanno fottendo (e lui con loro, peraltro).

a margine, non è per via della salvaguardia dei diritti delle maestranze che le aziende delocalizzano. almeno non è la ragione principale.
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Messaggioda il.bruno » gio lug 26, 2012 23:25 pm

marco, io non mi sento pregiudizialmente umanamente lontano da nessuno, o quanto meno cerco di non esserlo.

sbob, comunque la germania 10/15 anni fa ha fatto una seria politica di aumento della produttività nel lavoro, e ora ne traggono i frutti.
da noi i tanto vituperati accordi di pomigliano contrastati dalla fiom consistevano in qualche decina di minuti in più di lavoro, a spese di qualche pausa, per arrivare a un assetto che è quello degli orari di lavoro degli stabilimenti esteri. minuti in più peraltro giustamente retribuiti.
se non si inizia a mettersi in testa che bisogna aumentare la produttività, non potrà che succedere che intanto che qualcuno strilla reclamando i diritti, non c'è più il lavoro perchè non ci sono più le industrie.
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Messaggioda MarcoS » ven lug 27, 2012 8:52 am

hm... "aumentare la produttività"...
giusto qualche tempo fa lessi questo >> http://goofynomics.blogspot.it/2012/03/cosa-sapete-della-produttivita.html interessante articoletto del prof. Bagnai sul tema produttività italia vs. germania. discretamente illuminante, a mio avviso.

che poi la faccenda della produttività è legata a quel paradigma folle della crescita continua ed infinita che ha contribuito a causare il casino in cui siamo (per non parlare della finanziariarizzazione dell'economia......)

Poi, parlando sempre di politici, ecco a voi una bella carrellata di gentiluomini da tutto il mondo che mi è capitata sott'occhio giusto stamattina 8)

http://www.youtube.com/embed/4CYqw4s6XF8?rel=0

Ah! il sobrio Mario Monti!


poi, collateralmente, questo articolo di un certo interesse
http://www.minimaetmoralia.it/?p=8793
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Messaggioda il.bruno » ven lug 27, 2012 9:47 am

10 anni fa ricordo di accordi tra volkwagen e sindacati tedeschi per l'aumento dell'orario di lavoro a parità di salario (mentre da noi il savio bertinotti proponeva le 35 ore...). ora la germania è l'unico paese che produce ricchezza in modo da riuscire a pagarsi i suoi servizi.
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Messaggioda El Rojo » ven lug 27, 2012 9:50 am

....In Germania, su questi argomenti, si chiama in causa la Corte Costituzionale, che deciderà il 12 settembre prossimo. In Italia si scrivono cinque righe e mezza, a pagina 7, il giorno dopo.


http://www.byoblu.com/post/2012/07/20/C ... ZA%21.aspx
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Messaggioda MarcoS » ven lug 27, 2012 9:57 am

il.bruno ha scritto:10 anni fa ricordo di accordi tra volkwagen e sindacati tedeschi per l'aumento dell'orario di lavoro a parità di salario (mentre da noi il savio bertinotti proponeva le 35 ore...). ora la germania è l'unico paese che produce ricchezza in modo da riuscire a pagarsi i suoi servizi.


se ti prendi la briga di leggere l'articolo di Bagnai che ho linkato capirai che non sta tutto là. E questo al di là del fatto che - a prescindere - in germania c'è un concetto nazione ben diverso dal nostro, con tutto quel che ne consegue.
Sempre in G. non è solo quello che citi ad aver "rafforzato" il sistema industriale. c'è anche dell'altro, spesso non molto piacevole per i lavoratori, di cui però si sa poco qua. cerca un po' in giro.
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Messaggioda El Rojo » ven lug 27, 2012 10:11 am

Il Partito raccomandava di non badare alla prova fornita dai propri occhi e dalle proprie orecchie. Era l'ordine finale, il più essenziale di tutti. Il suo cuore ebbe un tuffo al pensie­ro dell'enorme potere spiegato contro di lui, della facilità con cui ognuno dei cosiddetti intellettuali del Partito lo avrebbe potuto rovesciare sul tappeto della discussione, de­gli argomenti sottili ch'egli non sarebbe stato in grado di comprendere, e tanto meno di controbattere con adeguate risposte. Eppure lui aveva ragione! Loro avevano torto e lui aveva ragione. Le cose ovvie, le cose semplici, le cose vere dovevano essere difese. Le verità evidenti erano vere, non ci potevano essere dubbi, su questo! Il mondo concreto esi­ste, le sue leggi non mutano. Le pietre sono dure, l'acqua è liquida, gli oggetti privi di sostegno cadono verso il centro della terra.


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Messaggioda MarcoS » ven lug 27, 2012 11:05 am

giusto a proposito di marchionne...
a leggere qua vien da pensare che sarebbe da dargli i sette giorni, altro che emolumenti milionari... e... nazionalizzare subito quello che resta della fiat?
http://www.linkiesta.it/marchionne-volkswagen
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Messaggioda El Rojo » ven lug 27, 2012 12:58 pm

Altro punto di vista..

Dopo l'annuncio di oggi, Mario Draghi torna ad essere il bersaglio della stampa euroscettica tedesca. Il tema centrale resta lo stesso: c'è bisogno di una banca centrale che sappia e possa tutelare gli interessi tedeschi. Da Welt.de, Jörg Eigendorf

La fiducia è andata e i capitali stanno fuggendo dall'Europa: la BCE rappresenta ormai un'Europa in cui il Sud ha l'ultima parola. Il risultato sarà una gigantesca redistribuzione dei costi a carico del Nord.

La BCE un tempo rappresentava una nuova Europa delle riforme, della fedeltà ai principi e della moneta stabile. La politica, si diceva, doveva seguire il suo esempio, e il processo di unificazione avrebbe avuto successo.

La BCE peggiora le cose

Oggi sappiamo che questa visione era naive. E non sarà necessario ancora molto tempo, prima che la situazione diventi chiara a tutti. Mario Draghi, il custode europeo della moneta, lo ha detto in maniera chiara, anche se ha usato termini tecnici: la BCE comprerà titoli in grande stile, se i tassi in Spagna o Italia dovessero crescere troppo. I mercati hanno reagito immediatamente nella direzione desiderata.

Ma questo non è altro che un fuoco di paglia. Gli investitori internazionali hanno già voltato le spalle alla zona Euro, e a Londra in questo momento ci si chiede quanti siano i ricchi greci che stanno comprando case di lusso. La fiducia è andata e i capitali fuggono dall'Europa.

E la BCE è già pronta a riempire i buchi nei bilanci delle banche e degli stati. Ogni volta giustifica questo comportamento sostenendo che è la sola istituzione in Europa in grado di porre fine a questa crisi di fiducia. I presunti guardiani della stabilità monetaria in questo modo però peggiorano solo le cose.

I governi possono contare sul fatto che alla fine la BCE interverrà. Ad esempio la Spagna può evitare di finire sotto la protezione del fondo di salvataggio e dover accettare condizioni spiacevoli. La BCE risolverà il problema. Perfino la cancelliera e il ministro delle finanze lo accettano tranquillamente. Per Angela Merkel è molto piu' comodo che sia la BCE a calmare le acque: sempre meglio che presentarsi di nuovo davanti al parlamento oppure dover rinunciare a miliardi di crediti.

La BCE è un cavallo di Troia.

Questa via di uscita non solo è antidemocratica, ma viola anche i trattati di Maastricht. Quanto la situazione sia assurda lo mostra la seguente possibilità teorica: se la Troika composta da EU, BCE e FMI dovesse giungere alla conclusione che la Grecia non dovrà ricevere piu' denaro, la BCE sarebbe allora pronta a fornire crediti di emergenza. A meno che non sia una maggioranza dei due terzi a votare contro il provvedimento. Ma cosa ci si deve aspettare da un consiglio in cui i rappresentanti di Cipro, Grecia e Germania hanno un voto ciascuno, mentre la Bundesbank sostiene quasi un terzo della spesa?

La BCE assomiglia sempre di piu' ad un cavallo di Troia. Non rappresenta piu' la stabilità e la fedeltà ai principi, ma un'Europa in cui il Sud ha l'ultima parola. Il risultato sarà una gigantesca redistribuzione dei costi a carico del Nord - senza aver risolto nessuno dei problemi


e poi...

La politica tedesca, a corto di argomenti, ci ricorda che prima di scomodare il contribuente tedesco, sarebbe auspicabile tassare i patrimoni privati e (s)vendere i beni pubblici del sud Europa: tutto in nome della moneta unica. Da Handelsblatt.de

La ricchezza dei ceti abbienti nei paesi Euro in crisi suscita interesse. I politici tedeschi vorrebbero una tassa patrimoniale. Grazie a questi introiti, il contribuente tedesco sarebbe sollevato dagli aiuti finanziari.

CDU, SPD e perfino la FDP, in via eccezionale, sono d'accordo sul tema della tassa patrimoniale per i ricchi. Tutti e 3 i partiti vorebbero far pagare i ricchi - non in Germania, ma nei paesi Euro in crisi. Un segnale come questo, in Germania sarebbe particolarmente benvenuto: il paese infatti garantisce per la parte principale degli eurosalvataggi. Soprattutto per contrastare le critiche crescenti verso le misure di aiuto, espresse dai partiti e dai cittadini.

Il ministro delle finanze Schäuble aveva già dichiarato in passato il suo interesse per un prestito forzoso nei paesi in crisi. Anche nella SPD ci sarebbe approvazione: si spera che "le abbondanti ricchezze private" non fuggano dai paesi in crisi, ma piuttosto "possano essere impiegate per la risoluzione della crisi" ha dichiarato il vice presidente del partito Joachim Poß. I prestiti forzosi "sono decisamente ipotizzabili", tanto piu' che i ricchi dei paesi mediterranei, fino ad ora, pare non abbiano avuto l'abitudine di pagare le tasse.

Poß appoggia una proposta del Deutschen Instituts für Wirtschaftsforschung (DIW). Gli economisti chiedono che siano i detentori di patrimoni dei paesi in crisi a sostenere il risanamento delle finanze statali con un prestito forzoso o una tassa patrimoniale .

I prestiti forzosi o i prelievi patrimoniali una tantum hanno 2 vantaggi, scrive il DIW in uno studio: non deprimono la domanda dei consumatori - diversamente dall'IVA, e sono un segnale verso i paesi donatori: anche i paesi riceventi, si stanno dando da fare.

Squilibri evidenti

In Germania è sempre piu' forte l'impressione che i poveri del Sud Europa non siano poi così poveri come sembra. E per questo potrebbero permettersi un grosso contributo al risanamento delle finanze statali. Di fatto in Italia ci sono circa 270.000 famiglie con un patrimonio superiore al milione di Euro, settima posizione mondiale secondo una lista redatta dal Boston Consulting Group.

Anche in Spagna e Portogallo gli squilibri sono evidenti: mentre regna la disoccupazione di massa e le casse statali sono vuote, nei 2 paesi gli affari per Porsche vanno a gonfie vele. Nel 2011, il marchio di lusso ha venduto nella penisola iberica il 18% in piu' rispetto all'anno precedente. E in Italia le vendite di Cayenne sono cresciute addirittura del 66%.

Il successo di Porsche ci dice: nonostante la crisi, che mette sempre piu' stati in ginocchio, anche nei paesi superindebitati esiste ancora una considerevole ricchezza privata.

E questa ricchezza dovrà essere impiegata per disinnescare la crisi. "Prima che altre misure di aiuto vengano accordate, ci si puo' aspettare che un paese in crisi mobiliti la propria ricchezza nazionale", ci dice il vice presidente SPD Joachim Poß.

Anche il segretario generale della FDP Patrick Döring non è contrario alla proposta "Ulteriori impegni dei contribuenti in Spagna, Grecia e Italia per il risanamento - ad esempio attravero la sottoscrizione del debito pubblico o l'incremento degli investimenti nel settore industriale - sarebbero desiderabili", ha dichiarato.

La Spagna ha ancora molta argenteria

I politici non vogliono coinvolgere solamente i ricchi nella risoluzione della crisi sul debito. Prima che il contribuente tedesco garantisca con i 310 miliardi Euro, gli stati in crisi del sud dovrebbero iniziare a vendere il loro patrimonio pubblico. "E' auspicabile, laddove la situazione lo permetta, che i grossi patrimoni pubblici non restino inosservati" ha detto il segretario generale della FDP Patrick Döring.

In effetti le statistiche mostrano che la Spagna potrebbe teoricamente coprire, attraverso la vendita delle sue partecipazioni nelle aziende, la metà delle esigenze di rifinanziamanto del debito pubblico fino a fine 2013. E se in Italia si utilizzasse solo l'1% dei patrimoni privati per il risanamento delle casse statali, lo stato sarebbe piu' ricco di 37 miliardi di Euro.

I governi di Madrid e di Roma hanno ancora partecipazioni aziendali del valore di 100 miliardi di euro. A queste si aggiugnono le riserve di oro e di divise. La Germania non deve "stendere l'amaca" per la Spagna, l'Italia o la Grecia, ha dichiarato il portavoce per la politica finanziaria della CDU/CSU, Klaus-Peter Flosbach. La privatizzazione del patrimonio statale potrebbe essere "una misura appropriata per il consolidamento delle finanze pubbliche". "La solidarietà non è un binario a senso unico", ha detto anche Herbert Reul, presidente del gruppo CDU/CSU al parlamento europeo. "Prima che i paesi in crisi cerchino aiuti all'esterno, devono esplorare tutte le possibilità, per tenere i problemi sotto controllo con le proprie forze".

Da Brussel arrivano tuttavia anche voci di avvertimento: la vendita di partecipazioni statali è una misura una tantum, il cui effetto scompare alla svelta, ci dice dalla commissione EU. "Vendere i gioielli di famiglia può essere una misura di supporto. Ma non può certo sostituire le misure di risparmio strutturale".
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Messaggioda MarcoS » ven lug 27, 2012 18:32 pm

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Messaggioda tacchinosfavillantdgloria » sab lug 28, 2012 6:22 am

il.bruno ha scritto:sbob, comunque la germania 10/15 anni fa ha fatto una seria politica di aumento della produttività nel lavoro, e ora ne traggono i frutti.
da noi i tanto vituperati accordi di pomigliano contrastati dalla fiom consistevano in qualche decina di minuti in più di lavoro, a spese di qualche pausa, per arrivare a un assetto che è quello degli orari di lavoro degli stabilimenti esteri. minuti in più peraltro giustamente retribuiti.


8O
io a volte faccio fatica a credere a quello che leggo.

tu hai una vaga idea di quali siano le condizioni di lavoro, gli orari e soprattutto gli stipendi di un operaio della volkswagen paragonati a quelli di pomigliano?

peraltro ai famosi "accordi" di pomigliano - accettati da una stretta maggioranza dei lavoratori in base a un ricatto abbastanza ignobile (dal mio punto di vista, s'intende) avrebbe dovuto fare da contraltare un fantasmagorico piano industriale con megainvestimenti ecc ecc.

vedremo (o stiamo già vedendo) come andrà a finire.

trasecolati saluti
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Messaggioda il.bruno » sab lug 28, 2012 9:44 am

in germania gli stipendi sono più alti non solo per gli operai, ma per quasi tutti i settori produttivi.
un amico ingegnere che lavora in germania nel settore della progettazione, vorrebbe tornare in italia (nel momento più sbagliato della storia...) e ovviamente non riesce a trovare niente di soddisfacente perchè la differenza di stipendio è enorme.

qui un estratto degli accordi di aumento della produttività di VW degli anni scorsi:
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Economia%20e%20Lavoro/2006/10/rb021006_volkswagen.shtml?uuid=6f6b23bc-5216-11db-b9cf-00000e25108c&DocRulesView=Libero
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Messaggioda El Rojo » sab lug 28, 2012 12:27 pm

The dark side...

L?altra faccia del miracolo lavorativo tedesco: 7 milioni di mini-lavori e 50 centesimi all?ora
da: elEconomista.es; 9.2.2012

Salari di due euro all?ora per lavare piatti e fregare pavimenti, agenzie di lavoro che cercano personale da pagare meno di 6 centesimi all?ora, sette milioni di lavoratori con mini-impieghi .... Cosa c?è dietro il miracolo economico tedesco?
?La mia impresa mi sfruttava? afferma Anja, 50 anni, in una dichiarazione pubblicata da Reuters. ?Se potessi trovare un altro lavoro, me ne andrei molto molto lontano?. Durante gli ultimi 6 anni si è dedicata a lavare pavimenti e piatti per due euro all?ora.
La moderazione salariale e le riforme del mercato del lavoro hanno portato il tasso di disoccupazione al livello più basso degli ultimi 20 anni e si cita di frequente il modello tedesco come esempio al resto dei paesi europei che vogliono ridurre la disoccupazione e cercano di essere più competitivi. Ma Anja si scandalizza ogni volta che legge un titolo sul ?miracolo economico tedesco?.
Le conseguenze della riforma
I critici assicurano che i cambiamenti del mercato del lavoro dell?inizio del decennio passato hanno contribuito a creare posti di lavoro, ma hanno anche favorito l?esistenza di lavori a termine e mal pagati, aumentando la diseguaglianza salariale.
I dati dell?Ufficio del Lavoro tedesco mostrano come il gruppo di occupati con i salari più bassi è cresciuto tre volte più rapidamente del resto dei lavoratori tra il 2005 e il 2010. Questo spiega perchè il miracolo lavorativo non ha spinto i cittadini a spendere di più, assicura la Reuters nel suo articolo.
In Germania non esiste un salario minimo a livello nazionale, per questo i salari possono essere anche minori di 1 euro all?ora, specialmente nelle regioni della ex Germania comunista.
?Ho avuto alcune persone che guadagnavano appena 55 centesimi l?ora? spiega Peter Huefken, capo del?Ufficio del Lavoro della città tedesca di Stralsund, il primo che ha denunciato le imprese per il pagamento di salari molto bassi. Huefken invita altri Uffici a seguire i suoi passi.
Nel 2011 il numero degli occupati in Germania ha oltrepassato i 41 milioni, il livello più elevato dalla riunificazione. Il tasso di disoccupazione è diminuito praticamente in modo costante dal 2005 e ora si trova al 6,7%, a fronte del 23% della Spagna o del 18% della Grecia.

Una riforma precoce?
Nel 2003, con Gerhard Schroeder cancelliere, la Germania si imbarcò in una serie di riforme del mercato del lavoro che furono definite da alcuni ?il più grande cambio nel sistema del wellfare dalla Seconda Guerra Mondiale?, quando ancora molti altri si muovevano in direzione opposta.
Mentre i socialisti francesi introducevano la settimana di 35 ore e una piccola ripresa all?innalzamento dei salari, il Partito Socialdemocratico Tedesco (SPD) de-regolava il mercato del lavoro e aumentava la pressione sui disoccupati perchè cercassero lavoro. I sindacati e gli imprenditori concordavano nello spingere alla moderazione salariale per una maggiore sicurezza del lavoro e per la crescita.
A partire dal 2005 la disoccupazione cominciò a cadere, avvicinandosi ai livelli di prima della riunificazione. In altre parti d?Europa, invece, si iniziava la lotta contro la disoccupazione.
Ma, da allora, sono cresciuti principalmente i lavori temporanei a bassa remunerazione quale conseguenza della de-regulation e della promozione di lavori flessibili e con salari da 400 euro, i cosiddetti minijobs, un opzione di lavoro a tempo parziale che può attrarre molti disoccupati.


Le critiche della OIL
L?Organizzazione Internazionale del Lavoro ha recentemente criticato la politica tedesca di competitività salariale, considerandola come la ?causa strutturale? della crisi nella Zona euro. Secondo un rapporto di France Press, le riforme di Schroeder hanno avuto come effetto di ?ridurre i redditi più bassi, specialmente nei servizi dove sono comparsi nuovi posti di lavoro a bassa remunerazione?. Ma, allo stesso tempo, ?si è fatto poco per migliorare la competitività attraverso una progressione della produttività?.
La politica di deflazione salariale non ha colpito solo il consumo. ?Ha anche portato ad un aumento della diseguaglianza nei redditi mai visto, nepppure durante lo scontro prodottosi dopo la riunificazione?, denuncia da parte sua l?Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE).
Il problema è che ?gli altri paesi considrano ogni volta di più che una politica dura di deflazione salariale è la soluzione per la loro mancanza di competitività?, sottolinea il rapporto.
Gli economisti assicurano che l?obiettivo di Schroeder era realizzare il reinserimento sul mercato del lavoro dei disoccupati poco qualificati e di quelli di lunga durata. Nel 2005, il suo ultimo anno come Cancelliere, egli si vantò al Foro Economico Mondiale di Davos di aver messo in piedi uno dei settori coi salari più bassi di tutta Europa, ricorda Reuters.
Oggi, sette anni dopo, gli imprenditori celebrano le riforme che hanno portato alla nascita dei minijobs e dei lavori temporanei. ?Sono diventati particolarmente popolari fra le donne e gli studenti per guadagnare un po? di denaro extra?, o ?hanno dato più flessibilità alle imprese e la possibilità di assumere più persone per lavori poco qualificati e di bassa produttività? sono gli argomenti più impiegati.

Verso il nulla?
Invece i più citici della riforma sostengono che si è dovuto pagare un alto prezzo nel costruire un mercato del lavoro su due livelli. E sottolineano che, se è vero che si sono aiutati i lavoratori a bassa qualificazione ad entrare nel mercato del lavoro, questo non li ha portati da nessuna parte. Oltretutto, aggiungono, gli imprenditori hanno pochi incentivi a creare impieghi stabili nel tempo.

Il risultato è che uno su ogni cinque posti di lavoro in Germania oggi è un minijob: salari massimi di 400 euro netti al mese. Per quasi sette milioni di occupati questo è il lavoro.


Schroeder finita l'esperienza come cancelliere diventerà consulente per lo sviluppo dell'attività di Rothschild nell'Europa centrorientale, in Russia, in Turchia, in Medioriente e in Cina.
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Messaggioda Kinobi » sab lug 28, 2012 17:48 pm

il.bruno ha scritto:in germania gli stipendi sono più alti non solo per gli operai, ma per quasi tutti i settori produttivi...


Non proprio.
Anzi proprio NO.
Le persone tedesche con cui lavoro io, 27 per l'esattezza, hanno uno stipendio più elevato di un equivalente in iTaglia. Ma i COSTO per la ditta è inferiore.
Il che significa he ti pagano di più e la ditta spende di meno.
La differenza con noi è abissale.
Ciao,
E
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Messaggioda Callaghan » sab lug 28, 2012 21:41 pm

El Rojo ha scritto:The dark side...[]


ragazzo tu mi stai simpatico, ma è meglio per te che aggiorni l'armamentario con qualcosa di più efficiente: son sicuro che a brevissimo ti verrà utile.

in sintesi alla fine nessuno mai ha il coraggio di dire quali sono le fini strategie di politica economica su cui si basa il capitalismo moderno, rendendolo, pare, sistema insostituibile; le fini strategie sono sostanzialmente 2:
- pagare la mano d'opera il meno possibile. anzi, se si riesce a non pagare proprio (cina, india, africa) meglio ancora
- costringere la mano d'opera pagata a restituire i soldi avuti semplicemente facendoglieli depositare in banca.

roba fina, da high school of economy.

e questo sta già capitando in italia da ormai molto, in molti campi, dove pagare un marocchino 0.5-1 euro l'ora (nero, ovviamente) per tagliare legna 13 ore al giorno è la normalità. fra poco diverrà normalità ben peggio.
ogni uomo dovrebbe conoscere i propri limiti
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