Settembre 1989
Da qualche anno ho iniziato ad avere uno strano problema, ogni volta che percorro la comba nevosa sotto la parete est della vetta Occidentale noto qualche particolare nuovo ed interessante: una fessura, una placca, un tetto. Fin qui non sarebbe un problema, il guaio e che come mi fermo per osservare meglio, subito mi pare di vedere dei segni di colore rosso sulla roccia.
La prima volta rimasi perplesso, ?Possibile!? mi chiesi. Ricordo di aver pulito per bene le lenti dei miei occhiali e strizzato gli occhi per mettere a fuoco l? immagine. Era vero, lungo quella fessura c? era una serie di puntini rossi allineati, salivano verso l? alto e scomparivano quando giungevano in cresta.
Incredulo ho prima pensato a qualche pazzo con vernice e pennello che andava per le pareti del Gran Sasso ad imbrattarle, il mio compagno però non vedeva alcun segno e quindi arrivai alla conclusione che ero solo io a notare quelle tracce di colore. Che poi, a ripensarci bene, non erano brutte, seguivano la logica della montagna che accondiscendente ti indica come e dove salirla.
Dopo un po di tempo, non molto in realtà, ho capito a cosa era dovuta quell? allucinazione. E? una vera e propria malattia, la sindrome dell? apritore di vie.
La sindrome colpisce in genere soltanto una particolare e limitata porzione della popolazione degli scalatori: gli apritori di vie. In modo lieve e curabile nel caso di apritori occasionali, in modo grave e sovente cronico, per quel che riguarda gli apritori compulsivi.
Mentre l? occasionale può avere qualche attacco limitato nel tempo e in genere guarisce dopo previa disintossicazione (i rischi di recidiva sono però frequenti), il compulsivo difficilmente riacquista la salute e continua per tutta la vita a vedere puntini rossi che salgono verso l? alto, passano attraverso fessure, diedri, placche e strapiombi e terminano solo con la fine della roccia.
Il malato, nell? atto della visione di una parete di roccia, manifesta un disturbo visivo indotto dal sistema neurale. L? immagine catturata dall? occhio viene trasmessa dal nervo ottico al cervello, dove probabilmente è alterata da un neurotrasmettitore endogeno della famiglia delle catecolamine. E? l? ipotesi dopaminergica sull' etiopatogenesi della schizofrenia, di cui le allucinazioni sono un sintomo estremamente frequente. In pratica un iperfunzionamento dopaminergico delle vie mesolimbiche spiegherebbe l'esistenza dei puntini rossi che seguono delle ipotetiche linee di salita (*).
Il risultato è una visione delle pareti per sempre compromessa, che porta ad un irrefrenabile bisogno di andare a verificare se i puntini rossi sono effettivamente scalabili o meno. La sindrome è sopportabile finché si ha modo di riversare nell? azione il desiderio incontenibile della verifica, diventa devastante quando con l? età geriatrica i sintomi persistono ma non si hanno più i mezzi per alleviare le sofferenza. In genere gli apritori compulsivi affetti dalla sindrome, alleviano le sofferenze date dalla privazione all? azione scrivendo autobiografie sulle loro scalate in montagna.
(*) Tesi scentifica vera.