guarda, lo stesso problema c'è anche qui a lecco...delfino formenti ha tolto un sacco di piastrine
Lo stato delle falesie, il pensiero di Delfino
Ho tolto qualche decina di piastrine al Lariosauro ed alla Discoteca (due delle falesie lecchesi più frequentate, da me attrezzate) per far capire con un esempio pratico che gli itinerari di falesia sono un patrimonio a disposizione di tutti, costruito però con grande fatica e spesa, e che se agli scalatori non interessa tutelarlo, allora tanto vale smontarlo.
Non mi sono mai piaciute le chiacchere, e quindi, visto che da un po? di tempo a questa parte tocca tornare sempre su certi argomenti, ho smantellato quelle vie per spiegare meglio il concetto; mai come in questi ultimi anni infatti ho visto tanta incuria e maleducazione in falesia. Non tutti gli scalatori sono così, tuttavia i comportamenti incivili di una minoranza stanno causando un danno per tutti.
Avrei preferito raccontare di qualche falesia nuova; comunque non sono stato del tutto con le mani in mano, e nel corso di questo inverno ho fatto manutenzione alla falesia della Corna Rossa a Valmadrera, sistemando tutte le soste. A breve la revisione delle piastrine e dei dadi lungo i tiri, grazie anche all?aiuto concreto degli amici della Scuola Attilio Piacco del C.A.I. Valmadrera.
Davvero non capisco: sembrerebbe normale considerare le falesie un bene comune, dove tutti coloro che le frequentano si adoperano per proteggerle dal degrado. Invece spesso si assiste al fenomeno contrario. La sporcizia alla base delle pareti, le piccole infrastrutture (gradini ecc?) lasciate andare, gli appigli segnati e pieni di magnesio mai spazzolato, eccetera, sono un segnale allarmante di maleducazione diffusa. Per non parlare di altri ?oggetti abbandonati ? ancor meno gradevoli, oppure di resti di falò che denotano una totale mancanza di attenzione e di prudenza. In inverni secchi come quelli a cui assistiamo, non ci vuole niente a far partire un incendio devastante per questi comportamenti da irresponsabili. Tanta fatica per attrezzare e pulire a favore di certa gente? Non ne vale la pena.
Come vedono, gli scalatori di oggi, il futuro dei siti di arrampicata quando i chiodatori originali andranno ?in pensione?? Molti evidentemente non si pongono nemmeno il problema: ci sarà chi provvederà. A costoro dico di non contarci troppo: se fino ad oggi a pochi è fregato qualcosa sostenere i chiodatori, non vedo perché le cose debbano cambiare in futuro. Non ci saranno molte alternative, comunque: o sarà compito delle guide alpine, pagate da qualche ente od associazione, oppure alcuni volonterosi prenderanno in mano il testimone lasciatogli da altri ed andranno avanti?. Tenendo presente però che richiodare una falesia è compito molto difficile e delicato, dove è meglio che ci mette mano sappia quello che sta facendo.
Ci sono già esempi dove, in mancanza di manutenzione e conseguente calo di visite, si vede che la falesia degrada velocemente. Infatti, se l?effetto di una frequentazione incivile è devastante, anche l?abbandono, alla lunga, provoca danni evidenti: erbacce e sassi mobili, protezioni arrugginite, eccetera. Comunque, nessun problema: si cambierà falesia; ce n?è in giro un sacco.
Quali sono i problemi o le urgenze principali che riscontro?
-La manutenzione dell?attrezzatura in parete: prima o poi le intemperie od altri fattori, come lo sfregamento tra moschettone e piastrina, per esempio, colpiscono il metallo togliendo la zincatura ed esponendo il materiale all?ossidazione. Quindi periodicamente andrebbero sostituiti i dadi dei fix, le piastrine, le catene ecc?, come pure i moschettoni di calata che dopo qualche anno mostrano evidenti solchi da consunzione.
-La manutenzione alla base: i piccoli terrapieni ed i terrazzamenti col tempo si erodono e crollano, mentre i legni usati per il contenimento marciscono. Una maggiore cura da parte dei frequentatori aumenta la durata di queste opere, che comunque vanno sistemate o ripristinate. Lo stesso vale per eventuali panchine, steccionate ecc? che rendono più comoda la vita del climber.
-La pulizia sia sotto la falesia che in parete: non ci sono solo le prese sporche di magnesio (ma perché gli scalatori non si portano lo spazzolino????); ora si son messi anche gli odiosi bolli, strisce e quant?altro (a quando le seguenze numerate mano/piede ? destra/sinistra?) per segnare appigli ed appoggi. Chi proprio non ne può fare a meno, nemmeno sul 5b/c, almeno li pulisca completamente una volta che abbandona il tiro.
-Le bricolature di appigli ed appoggi, non solo su certi tiri nuovi, ma addirittura su itinerari storici. In quest?ultimo caso andiamo oltre il confine della mancanza di rispetto verso la roccia, passando decisamente in una sorta di ?delinquenza? verticale.
Dopo tanti anni di chiodature, la mia preoccupazione principale è che molto di quello che ho fatto vada a perdersi per incuria e disattenzione. Inoltre faccio sempre più fatica a sopportare certi comportamenti maleducati, che, oltre a non rispettare l?ambiente, non tengono più neanche conto della presenza di altri scalatori: il chiasso, i cellulari che squillano, i tiri occupati per ore. Devo dire che il quadro è desolante. La crescita della frequentazione ha determinato infatti un proporzionale aumento di persone incivili che farebbero meglio a starsene a casa propria. Inoltre, nonostante l?arrampicata sportiva in falesia sia diventata negli anni un fenomeno di massa, di cui molte aziende e negozi beneficiano economicamente, la fatica per reperire il materiale è addirittura aumentata.
Mi sorprende quindi che, nonostante tra tutte le persone che scalano nelle falesie lecchesi ci sia anche chi appartiene ai gruppi alpinistici ed ai C.A.I. locali, queste stesse associazioni non si siano mai attivate su questi problemi, salvo poi portare i corsi di arrampicata proprio su queste stesse strutture. Poche eccezioni, che mi fanno molto piacere: una targa di riconoscimento che mi è stata data nel 2010 dall?U.O.E.I. Unione Operaia Escursionisti Italiani - sezione di Lecco e gruppo Gamma Lecco, il già citato aiuto da parte della Scuola del C.A.I. Valmadrera, ed il sostegno degli amici di Larioclimb. In passato, il contributo continuativo, durato diversi anni, dell?azienda C.A.L. di Malgrate grazie ad Angelo Riva e Pietro Corti, e poi di Carlo Paglioli di Climbing Technology di Cisano Bergamasco.
Forse il nostro ambiente è ancora troppo legato alla sua storia alpinistica, fatta di grandi imprese e personaggi mitici che hanno portato il nome della città in tutto il mondo, e ancora considera l?arrampicata sportiva un?attività minore, se non una strana pratica da Luna Park. Nonostante abbia formato importanti scalatori, ed abbia completato il vastissimo patrimonio di itinerari alpinistici ed escursionistici delle nostre montagne con migliaia di tiri sportivi, che attirano decine di migliaia di persone ogni anno.
Da un territorio con una tradizione di questo livello, legata alla montagna ed all?arrampicata, mi aspetterei quindi alcune cose: che chi ha voglia e capacità di chiodare venga in qualche modo aiutato a procurarsi il materiale necessario. Questo vale sia per i ?veterani? (che ancora devono fare un sacco di fatica) che per i giovani scalatori: ce ne sono in giro alcuni davvero fortissimi, che però cercano di migliorare continuamente le proprie performances personali su tiri chiodati da altri, senza darsi da fare per scoprire qualcosa in prima persona. Men che meno si trova gente nuova disposta a creare nuove falesie alla portata di tutti. Forse, uno stimolo potrebbe venire quindi da una maggiore attenzione del territorio verso l?attività di chiodatura, ed un aiuto concreto per gratificare chi se ne occupa.
Le nuove possibilità non mancano; ci sono ancora numerose strutture nel lecchese, alcune anche comode ed evidenti, che aspettano di essere chiodare. Manca ?solo? la voglia di darsi da fare; tant?è che nel nostro territorio i posti nuovi vengono da un numero molto ristretto di personaggi, ormai non più giovanissimi?
Mi aspetterei poi che gli scalatori, soprattutto i più giovani, abbiano la consapevolezza di quanta fatica e spesa sia necessaria per mettere insieme una falesia, e finisca una buona volta la mentalità che tutto sia dovuto, sentendosi liberi di criticare a ruota libera il lavoro altrui. Per fortuna ho la soddisfazione di vedere che c?è un sacco di gente che apprezza: basta vedere l?affollamento nei fine settimana nelle mie falesie?..
Delfino Fromenti, Marzo 2012
...e comunque essendo io uno scarso se c'è una falesia segreta me ne sbatto le palle, vado in un'altra tanto sul mio livello di vie ne trovo quante ne voglio