La scintilla della montagna

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La scintilla della montagna

Messaggioda Skyzzato » gio mag 03, 2012 12:30 pm

Quand?ero molto piccolo i miei genitori mi portavano in montagna. Mi raccontano ancora di quando mio padre mi portava in spalle, ma se mi mettevano a terra camminavo senza problemi. Facevamo passeggiate di ore. Di questo periodo ovviamente non ho che dei flash: per esempio sono sulle spalle di mio padre e gli tiro i capelli. Quand?ero già bambino, io e miei genitori eravamo iscritti al CAI. Ricordo due belle gite, una in Piemonte ai piedi di un ghiacciaio dove noi ci eravamo fermati e qualcuno aveva proseguito; un?altra in Liguria dove per noi bambini avevano costruito una teleferica tirolese da una rupe che ricordo vagamente. Tornando verso l?auto proposi un divertente gioco ad un mio amico: la corsa in discesa. Correvamo e ci divertivamo così.
Un altro posto che amavo moltissimo era ai piedi del Rocciamelone. Mi piaceva la stradina stretta e tortuosa per arrivarci e il luogo dove facevamo pic-nic, al termine del quale io fuggivo ad esplorare i dintorni. Iniziavo a seguire tracce di sentieri e volevo assolutamente scoprire dove portassero.
Alla sagra del mio paese alzavano una parete di arrampicata di legno con le prese anch?esse costruite con il legno. Questo fu il mio primo approccio con l?arrampicata. La prima volta volli provare, ma arrivato a metà mi misi a piangere per la paura e mi feci calare. Chi mi assicurava con un Otto era mio zio Franco. Mi tranquillizzai un attimo e dissi che volevo riprovare. Evidentemente era stata un?esperienza troppo intensa per tenere a bada le emozioni di bambino, ma comunque piacevole. Nei giorni successivi provai tutti i cinque o sei tiri che aveva quella parete artificiale, compresi quelli più a destra che erano i più difficili. Non riuscivo a raggiungere gli appigli successivi la mia bassa statura, quindi mio zio mi ?tirava su? per mezzo della corda. Non erano ancora alla mia portata quelle sottili lame di legno. Alla fine della sagra avrei partecipato alla gara di velocità d?arrampicata tra bambini e sarei arrivato secondo, dove il primo arrivato era un bambino più grande di me. Il premio era un paio di ciabatte da piscina, mentre il primo aveva vinto un giocattolo di legno, accidenti! Per un sacco di anni dimenticai l?arrampicata, se escludiamo qualche albero. Non so bene perché, forse non vi furono altre occasioni di incontrarla. La montagna quella rimase un poco nella mia vita, quanto meno per lo sci da discesa che avevo iniziato a praticare.
I miei nonni e molti parenti di mia madre vivevano in Trentino e ogni anno venivamo a fargli visita. A nove anni mi trasferii in Trentino sulle sponde del torrente Avisio. E qui potei sfogare la mia voglia di esplorazione. Seguivamo il torrente verso la foce e scoprivamo luoghi come il ?deserto?, sabbia a volontà per giocare con le biglie. O andavamo ad esplorare la collina disegnando le nostre mappe dei sentieri e scoprendo i bei punti panoramici.
Un giorno per fare una burla a mia madre salii su un ciliegio neanche molto robusto, fino all?altezza delle finestre di casa mia che era al terzo piano. Io ero tutto fiero di aver arrampicato fino a lì. Ero piuttosto capace a sentire quanto un ramo reggesse il mio peso. Ovviamente quando mia mamma mi vide non fu contenta.
In questo periodo praticai anche orienteering. Ero felice perché correvo, in montagna (non sulle alte vette ma nei boschi, pur sempre montagna era) e con una mappa in mano che fa tanto esploratore. Una esperienza fantastica.
Intorno ai 13-14 anni i miei genitori mi portarono al Lago di Braies. Facemmo un mezza escursione, nel senso che innanzitutto non saremmo arrivati da nessuna parte non avendo il fisico e poi la pioggia impedì comunque il nostro avanzare. Iniziai ad avere voglia di montagna. Non era questa ancora l?ora della scintilla. Comunque chiesi a mia madre di portarmi in montagna; e loro così fecero: presero l?auto e facemmo un giro per i passi dolomitici. Ma io dalla strada vedevo persone piccole che camminavano e scalavano quelle belle montagne e mi arrabbiai per non esser lì. Volevo anch?io essere ?dentro la montagna?. Il weekend successivo arrivammo incredibilmente al rifugio Biella partendo dal Lago di Braies e passando per luoghi entusiasmanti. Io ero al settimo cielo. Mio padre e mia madre erano contenti anche se lei perse l?unghia dell?alluce forse per colpa degli scarponi scadenti.
A 14 anni la mia voglia di esplorare divenne passione motociclistica e con il mio scooter feci migliaia di km in giro per tutto il Trentino e qualche volta anche fuori. Un giorno a 15 anni mi venne l?ispirazione di usarlo in fuoristrada. L?idea messa in atto mi piacque e da lì divenne il desiderio di fare fuoristrada con una moto da enduro. Avevo unito tutte le mie passioni, l?esplorazione, la montagna e la moto. In più scoprii che al contrario di quanto sembra, era un?attività faticosa e ciò mi dava soddisfazione. Per un paio di anni sostituii la voglia di andare a piedi con l?enduro, credo soprattutto perché vedevo tanti posti diversi nella stessa giornata, dato che in poche ore potevi fare anche cento chilometri. Oggi ho venduto la mia moto da enduro per vari motivi, ho solo una piccola motorella 250 che uso su strada; ma ricordo i giorni trascorsi in sella e i luoghi visitati con grande gioia, luoghi che poi avrei rivisitato a piedi anni dopo.
La vera scintilla d?amore per la montagna si stava preparando a scoccare quando a 18 anni i nostri professori e noi studenti organizzammo una gita fuori dall?orario scolastico alla strada delle 55 gallerie fino al rifugio Papa. Per l?occasione comprai delle pedule economiche seppur decenti. La strada era affascinante e i luoghi più che meritevoli. Qualche ?ardito? arrivò fin sul Palon. Una signora gita. Ed io stavo già pensando alla prossima camminata. Avevo anche le pedule nuove!
E così presi una cartina che avevo in casa del Gruppo di Brenta. Organizzai un giro ad anello della valle delle Seghe partendo e arrivando a Molveno. Mi avevano attratto anche dei simboli riportanti una ?scaletta? e avevo scoperto che potevano essere tratti attrezzati. Partii in moto di mattina presto. Dopo un po? arrivai ad un punto che per l?epoca mi sembrava abbastanza esposto e tale da rendermi teso. In realtà si trattava di un?ampia cengia attrezzata di cordino metallico con il dirupo a fianco. Più avanti un tratto ancora più ?impegnativo?. Questi tratti aumentavano l?avventurosità della gita ed io ne godevo. Al termine di una gita che era comunque impegnativa per i dislivelli, ero così entusiasta che il fine settimana successivo proposi la stessa identica escursione ai miei genitori e mio cugino che era venuto a trovarci dal Piemonte.
Basta, la scintilla era scoccata. Amavo la montagna, amavo il Brenta con le sue guglie frastagliate ma volevo infrangere un altro limite. Ora camminavo sotto le montagne, avrei potuto camminare sotto quelle guglie? E così decisi di organizzare con un mio amico, anche lui alla prima esperienza in montagna, un?escursione che secondo me doveva essere di difficoltà media, ma che in pratica si rivelò molto impegnativa, troppo per noi due neofiti inesperti. Lavoravo in laboratorio e c?era un collega che era ?montanaro?. Aprii la mappa e chiesi a lui delucidazioni sulla fattibilità dell?itinerario e venne fuori che non c?era tanta scelta. Erano quasi tutte vie ferrate all?epoca impercorribili per noi, ma trovammo l?unico sentiero non attrezzato con il quale organizzare un giro ad anello. Io proponevo deviazioni e lui mi metteva in guardia che l?escursione era già tosta normalmente. Avevo però una voglia matta di vedere ogni angolo di Brenta così ne elaborai uno complicato ed estremamente lungo. Ero anche molto ottimista riguardo ai tempi di percorrenza.
Partimmo la mattina e tutto si compii come da programma fino al rifugio Selvata. Un signore ci chiese dove avevamo intenzioni di andare e noi rispondemmo con ingenuità che volevamo scendere al rifugio Croz dell?Altissimo e salir su per la Val Perse. Ho in mente ancora la scena di questo signore che ribatte ?Ma siete matti?!- se ne va ed io e il mio amico che ci guardiamo stupiti; ora il mio amico è anche spaventato riguardo ai piani che ho architettato. Decidiamo comunque di proseguire, scendiamo al rifugio successivo e prendiamo il bivio in salita per la Val Perse che si rivelerà estremamente dura e più ripida del previsto. Arriviamo dove il sentiero spiana, poco prima della bocca di Tuckett e ci perdiamo in un mare di sassi annegati nella nebbia. Per miracolo riusciamo a trovare il cartello del bivio con il sentiero Orsi. Volevo fare questo sentiero perché avevo visto che era esposto, ma con quella nebbia non si vedeva assolutamente nulla. Infine uscimmo dalla nebbia e arrivammo al Pedrotti dove assaggiammo una delle cene più buone della mia vita, chissà perchè. La mattina successiva scopriamo che ha nevicato un poco. È agosto. Matteo ha male ai piedi e non vuole continuare. Lo incoraggio e ci addentriamo attraverso il passaggio che ho sognato dai racconti su internet: la bocca di Brenta. Proseguiamo per rifugio Brentei,. Matteo si sente meglio e allora camminiamo verso il rifugio Tuckett e poi su alla bocca di Tuckett e discesa ripida e velocissima sciando con le pedule verso la Val Perse. Scendiamo ancora un sacco. Incredibile come saltavo con quelle pessime pedule, avevano la suola piatta con dei bollini per fare tenuta e nessuna protezione sui fianchi. Il nostro abbigliamento era composto da jeans, maglietta, felpa e zaino cittadino. Non contenti andiamo alla Montanara e scendiamo con la bidonvia. Era due giorni che ci stavamo salvando dai temporali e gli ultimi cinque minuti ecco puntuali fulmini e pioggia battente. Ma siamo alla macchina e siamo salvi! Questo è un avvenimento epico nei miei ricordi. Da quel momento sarei andato moltissimo in montagna, avrei tentato due Translagorai, avrei ottenuto il brevetto di parapendio per vedere le montagne dall?alto, mi sarebbero diventate le braccia abbronzate da muratore, avrei iniziato a fare vie ferrate, avrei compiuto i miei ?record? di tempi di percorrenza e dislivelli, avrei conosciuto la mia ragazza che mi contagiò d?arrampicata e mi ricordò quanto era bello; e com?era essere bambini. Dopo un tirocinio obbligato nelle falesie, avrei percorso vie d?arrampicata in ambiente sempre più impegnative. Chissà dove siamo diretti. Mi piace fare ancora tutto ciò che riguarda la montagna, dalle cose semplici a quelle più complicate.
Il mio approccio con la montagna ora è un po? cambiato, non riguardo all?ambiente di cui continuo ad essere innamorato, bensì nella migliore conoscenza delle proprie capacità. All?epoca ero un giovane irrequieto in luoghi che ritenevo irraggiungibili che riuscivo a raggiungere passo dopo passo forzando i miei limiti. Forse è proprio questa la grande soddisfazione che hai quando inizi. Espandi le tue possibilità e i tuoi orizzonti. E ti ritrovi in ambienti unici e struggenti per ispirazione e bellezza. Spero apprezziate la mia piccola storia, non volevo annoiarvi, volevo raccontarvela. :roll:

saluti,
Skyzzato :wink:
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Messaggioda arteriolupin » gio mag 03, 2012 14:22 pm

Bello il tuo desiderio di esternare e di raccontarti.

Se ad uno non interessa non deve far altro che non leggere, vedrai che non is annoierà.

Molti, invece, mutatis mutandis, si ritroveranno in questa tua storia, unica in quanto tua, ma così simile a tante altre singole unicità di appassionati.

Per quanto riguarda la passione ti auguro solo "buone montagne". Per la scrittura, invece, una pacca sulla spalla per aver avuto il coraggio di esporti e rendere pubblici i tuoi pensieri e le tue sensazioni.

Ciao skyzzatino, ad maiora!!!
...Se tuti i bechi gavesse un lampion... Gesummaria che iluminasiòn!

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Messaggioda Piero26 » gio mag 03, 2012 15:23 pm

bella bella :!: altro che 7a+ :wink:
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Messaggioda Roberto » gio mag 03, 2012 16:08 pm

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Messaggioda NoTrail » gio mag 03, 2012 17:15 pm

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Re: La scintilla della montagna

Messaggioda sergio-ex63-ora36 » ven mag 04, 2012 11:20 am

Skyzzato ha scritto:...
Avevo però una voglia matta di vedere ogni angolo di Brenta così ne elaborai uno complicato ed estremamente lungo. Ero anche molto ottimista riguardo ai tempi di percorrenza.
Partimmo la mattina e tutto si compii come da programma fino al rifugio Selvata. Un signore ci chiese dove avevamo intenzioni di andare e noi rispondemmo con ingenuità che volevamo scendere al rifugio Croz dell?Altissimo e salir su per la Val Perse. Ho in mente ancora la scena di questo signore che ribatte ?Ma siete matti?!- se ne va ed io e il mio amico che ci guardiamo stupiti; ora il mio amico è anche spaventato riguardo ai piani che ho architettato. Decidiamo comunque di proseguire, scendiamo al rifugio successivo e prendiamo il bivio in salita per la Val Perse che si rivelerà estremamente dura e più ripida del previsto. Arriviamo dove il sentiero spiana, poco prima della bocca di Tuckett e ci perdiamo in un mare di sassi annegati nella nebbia. Per miracolo riusciamo a trovare il cartello del bivio con il sentiero Orsi. Volevo fare questo sentiero perché avevo visto che era esposto, ma con quella nebbia non si vedeva assolutamente nulla. Infine uscimmo dalla nebbia e arrivammo al Pedrotti dove assaggiammo una delle cene più buone della mia vita, chissà perchè. La mattina successiva scopriamo che ha nevicato un poco. È agosto. Matteo ha male ai piedi e non vuole continuare. Lo incoraggio e ci addentriamo attraverso il passaggio che ho sognato dai racconti su internet: la bocca di Brenta. Proseguiamo per rifugio Brentei,. Matteo si sente meglio e allora camminiamo verso il rifugio Tuckett e poi su alla bocca di Tuckett e discesa ripida e velocissima sciando con le pedule verso la Val Perse. Scendiamo ancora un sacco. Incredibile come saltavo con quelle pessime pedule, avevano la suola piatta con dei bollini per fare tenuta e nessuna protezione sui fianchi. Il nostro abbigliamento era composto da jeans, maglietta, felpa e zaino cittadino. Non contenti andiamo alla Montanara e scendiamo con la bidonvia.

...

saluti,
Skyzzato :wink:


8O

certo che se volevi ideare un giro naif ci eri riuscito bene... :lol:
fra salire al selvata per far le val perse e poi l'orsi...rifar le val perse in discesa...salire fino alla montanara per prendere la seggiovia (la bidonvia parte da pradel) quando con meno soldi e meno tempo si arriva a molveno a piedi...ne avevi infilate di chicche... :D
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Messaggioda Skyzzato » mer mag 09, 2012 11:56 am

Grazie per gli apprezzamenti, sarei contento di sentire qual'è stato il vostro inizio. Non per forza di arrampicata. La scintilla della passione per la montagna.
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