Vado!

Arrampicata e alpinismo su roccia in montagna

Vado!

Messaggioda Roberto » sab apr 21, 2012 15:32 pm

Vado!

...
Ci sono due modi di fare alpinismo. Quello del piacere, in cui si sperimenta il gusto di sentirsi vulnerabili ma si ha la relativa certezza che non puoi farti male e tutto sembra sotto controllo, e quello dell? avventura totale, dove vai senza sapere come ne uscirai, dove l? epilogo dell? ascensione ha come possibilità anche la tragedia. Nel primo modo vivi sereno il tuo alpinismo e ne trai una piacevole e gratificante soddisfazione. Nel secondo ti stressi da morire ? e a volte capita di morirne ? ma dopo hai la consapevolezza di aver fatto qualche cosa di speciale, hai provato il tuo limite. A me, per scelta o per forza, è capitato spesso di praticare il secondo genere e la percezione di rasentare la catastrofe mi ha sempre dato un effetto contraddittorio. Ho paura e non vorrei che accadesse più, ma ho anche esaltazione e vorrei ripetere ancora questa esperienza .
Mentre supero il diedro la mia sensazione è appunto di essere vicino al limite, mi sento scivolare e non cado per pura disperazione. Ma passo, vado oltre, sono fuori, salvo, estenuato e contento. Contento perché non sono caduto, ma anche perché l? ho fatto, nonostante le titubanze, le fughe poco lusinghiere, i conflitti interni. In conclusione sono riuscito a superare i limiti imposti al mio agire dalla mia ragione. Nella mia vita di alpinista ho compiuto tante salite in solitaria, molto più impegnative di questa, ma partivo con più risorse, mentre oggi avevo sulle spalle uno zaino pesante, zavorrato dagli anni che passano. Infatti non credo sia poi così complesso il passaggio, molto probabile che la stanchezza e l? insicurezza abbiano aumentato a dismisura le difficoltà. Ma questo non importa, importa l? emozione che ne ricavi, solo quella.
Riprendo fiato, aspetto che le pulsazioni rallentino, che il respiro torni normale. Guardo il panorama fatto di pareti di roccia e valli, assaporo l? attimo, il piacere di esserci, finalmente tornato dopo tanta voglia di fuggire. Poi mi scuoto. La via non finisce qui, prosegue più abbordabile, adatta ad un alpinismo del primo genere, e torno ai ritmi della scalata, riprendo il mantra della solitaria: attrezzo la sosta, sistemo il materiale, mi preparo per proseguire e ? vado!
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Re: Vado!

Messaggioda spaceC » sab apr 21, 2012 18:30 pm

Roberto ha scritto:Vado!

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Ci sono due modi di fare alpinismo. Quello del piacere, in cui si sperimenta il gusto di sentirsi vulnerabili ma si ha la relativa certezza che non puoi farti male e tutto sembra sotto controllo, e quello dell? avventura totale, dove vai senza sapere come ne uscirai, dove l? epilogo dell? ascensione ha come possibilità anche la tragedia. Nel primo modo vivi sereno il tuo alpinismo e ne trai una piacevole e gratificante soddisfazione. Nel secondo ti stressi da morire ? e a volte capita di morirne ? ma dopo hai la consapevolezza di aver fatto qualche cosa di speciale, hai provato il tuo limite. A me, per scelta o per forza, è capitato spesso di praticare il secondo genere e la percezione di rasentare la catastrofe mi ha sempre dato un effetto contraddittorio. Ho paura e non vorrei che accadesse più, ma ho anche esaltazione e vorrei ripetere ancora questa esperienza .
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Bravo! E soprattutto beato te! Io invece pratico un alpinismo di primo genere, ma le sensazioni che ne ricevo sono quelle descritte per la seconda, insomma 'no sfigato :lol: :lol:
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Re: Vado!

Messaggioda North Face » sab apr 21, 2012 19:37 pm

spaceC ha scritto:
Roberto ha scritto:Vado!

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Ci sono due modi di fare alpinismo. Quello del piacere, in cui si sperimenta il gusto di sentirsi vulnerabili ma si ha la relativa certezza che non puoi farti male e tutto sembra sotto controllo, e quello dell? avventura totale, dove vai senza sapere come ne uscirai, dove l? epilogo dell? ascensione ha come possibilità anche la tragedia. Nel primo modo vivi sereno il tuo alpinismo e ne trai una piacevole e gratificante soddisfazione. Nel secondo ti stressi da morire ? e a volte capita di morirne ? ma dopo hai la consapevolezza di aver fatto qualche cosa di speciale, hai provato il tuo limite. A me, per scelta o per forza, è capitato spesso di praticare il secondo genere e la percezione di rasentare la catastrofe mi ha sempre dato un effetto contraddittorio. Ho paura e non vorrei che accadesse più, ma ho anche esaltazione e vorrei ripetere ancora questa esperienza .
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..tu almeno ci vai..io pratico l'alpinismo da tastiera per avere un minimo di soddisfazione... :lol:
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Re: Vado!

Messaggioda spaceC » sab apr 21, 2012 20:05 pm

North Face ha scritto:
spaceC ha scritto:
Roberto ha scritto:Vado!

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..tu almeno ci vai..io pratico l'alpinismo da tastiera per avere un minimo di soddisfazione... :lol:


Io sulla tastiera faccio il 9a ed arrampico (speed climbing)- digito con una sola mano! :lol: :wink:

Ps: ora la smetto altrimenti svacco il topico al Roberto
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Messaggioda EvaK » sab apr 21, 2012 23:03 pm

Sapere che potresti morire da un momento all'altro solo se.....

sì, provato, 2 volte. Ricordo netta la sensazione "se sbaglio muoio". Niente di particolarmente difficile in entrambi i casi (in uno poi, ero all'ultimo tiro facile di una via che fa anche un po' curriculum, ma avevo commesso una cazzata e non ero dove avrei dovuto essere). Non ero da sola e in entrambi i casi ricordo l'abbraccio con i rispettivi compagni di cordata, quasi a voler dire "ci sei ancora"
Quelle cose che al momento ti dici "ma che c***o ho fatto, perchè?", ma poi....
Con un'altro peso sulle spalle, un errore imperdonabile che è stato perdonato dal destino o dalla disperazione, si va avanti.

A volte penso che cercare di superare il nostro limite, o di contenerlo (cioè passare dove siamo al limite) sia "troppo umano". Penso che siamo solo dei piccoli sfigati, che nel limite e nel suo superamento trovano il modo di dire che non si sentono poi tanto sfigati.
Altre volte penso che invece scalare è bellissimo, che niente è impossibile, che la gioia di essere lì è troppa per rinunciarvi, che avere una aprete sopra la testa è stupendo perchè è bella, perchè è in quel momento lì per te, che dopo ci sarai sopra.
Strane e complesse emozioni. Continua ad andare e poi scrivere, è bello riflettere sulle tue riflessioni.
"Quanto monotona sarebbe la faccia della terra senza le montagne" (Immanuel Kant)

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Messaggioda Roberto » sab apr 21, 2012 23:45 pm

L' orlo de baratro, il punto in cui ti rendi contro che puoi sbagliare, che la catastrofe è una delle possibili conclusioni della tua scalata, è indipendente dal grado della via e dal livello di chi scala, non occorre essere topclimber sul Pesce slegati. E' alpinsmo, puro e semplice alpinismo fatto mettendosi in gioco, per volere o per forza e può capitare anche al più prudente degli scalatori, per errore o sottovalutazione. La differenza è che uno normale, sano di mente, impara la lezione e dopo cerca di evitare di riprovare quell' emozione.
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Messaggioda flaviop » dom apr 22, 2012 0:17 am

eppure ci sono "errori" disattenzioni etc che anche dopo una vita che arrampichi si ripresentano......forse, la differenza è che riesci a rigirare l'errore, non ti fai amaliare dal canto delle sirene!
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Messaggioda Danilo » dom apr 22, 2012 0:49 am

Roberto ha scritto:L' orlo de baratro, il punto in cui ti rendi contro che puoi sbagliare, che la catastrofe è una delle possibili conclusioni della tua scalata, è indipendente dal grado della via e dal livello di chi scala, non occorre essere topclimber sul Pesce slegati. E' alpinsmo, puro e semplice alpinismo fatto mettendosi in gioco, per volere o per forza e può capitare anche al più prudente degli scalatori, per errore o sottovalutazione. La differenza è che uno normale, sano di mente, impara la lezione e dopo cerca di evitare di riprovare quell' emozione.


..magari che arrampica sì,ma io non ho mai conosciuto uno normale che pratica alpinismo.... :lol:
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Messaggioda giudirel » dom apr 22, 2012 7:51 am

Sto per dire una cosa forse spiacevole... spero che nessuno se ne abbia e che non pensi che io proietto questa mia sensazione od opinione sugli altri... Ma ecco, in breve, credo che a tutti coloro che hanno fatto un po' di alpinismo con convinzione, indipendentemente dai risultati e anche abbastanza dalla situazione specifica, sia capitato di arrivare a quel limite, di toccare il vuoto.
Quindi in quarantanni di carriera un po' di volte è capitato anche a me, non dirò quante volte e/o dove neppure sotto tortura.
Tanto per non far figure.
Ma tutte le volte la cosa mi ha lasciato un brutto sapore in bocca. L'impressione di aver fatto una caxxata, di aver sbagliato a valutare, di non aver fatto la scelta giusta, di non aver cercato una soluzione più sicura, di non essere stato abbastanza preparato, di aver strappato un alloro immeritato, di aver avuto in poche parole kulo e non merito.
Questo, ripeto, vale per me e non penso di attribuire nulla agli altri.
I miei momenti di gloria (pochi e relativi) sono stati quelli in cui ho avuto la sensazione di dominare la situazione, che sbagliare/cadere/morire non era possibile. Dei deliri di onnipotenza in cui il mondo pareva sotto controllo.
A questo proposito ricordo il racconto del Capo su Un'alpinismo di ricerca a proposito della solitaria allo Sperone Walker. Sulle placche nere procede slegato e riflette sul fatto che non sta correndo nessun rischio... e che se dovesse cadere pensa che sicuramente si afferrerebbe al volo al chiodo sottostante.
Ecco... io ci sono stati momenti in cui ho avvertito qualcosa di simile.
Ieri è storia, domani è un mistero, ma oggi è un dono e per questo si chiama presente.
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Messaggioda VECCHIO » dom apr 22, 2012 9:01 am

Essere UOMINI e non altro, con pregi e difetti, motivazioni, paure e sogni, con tanta o poca cultura ...... per non essere massa gioconda, ma felice?
Chi lo sa è bravo !
Però è bello pensarci e discuterne.


Ps:Se sai pechè il Capo ci è andato, capisci perchè non aveva paura.
....ALPINISTA......NO GUIDA....... questa mi scombussola
Scalare con gli esperti del cai... son sempre dei grossi guai...... questa mi piace
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Messaggioda flaviop » dom apr 22, 2012 12:10 pm

giudirel ha scritto:Sto per dire una cosa forse spiacevole... spero che nessuno se ne abbia e che non pensi che io proietto questa mia sensazione od opinione sugli altri... Ma ecco, in breve, credo che a tutti coloro che hanno fatto un po' di alpinismo con convinzione, indipendentemente dai risultati e anche abbastanza dalla situazione specifica, sia capitato di arrivare a quel limite, di toccare il vuoto.
Quindi in quarantanni di carriera un po' di volte è capitato anche a me, non dirò quante volte e/o dove neppure sotto tortura.
Tanto per non far figure.
Ma tutte le volte la cosa mi ha lasciato un brutto sapore in bocca. L'impressione di aver fatto una caxxata, di aver sbagliato a valutare, di non aver fatto la scelta giusta, di non aver cercato una soluzione più sicura, di non essere stato abbastanza preparato, di aver strappato un alloro immeritato, di aver avuto in poche parole kulo e non merito.
Questo, ripeto, vale per me e non penso di attribuire nulla agli altri.
I miei momenti di gloria (pochi e relativi) sono stati quelli in cui ho avuto la sensazione di dominare la situazione, che sbagliare/cadere/morire non era possibile. Dei deliri di onnipotenza in cui il mondo pareva sotto controllo.
A questo proposito ricordo il racconto del Capo su Un'alpinismo di ricerca a proposito della solitaria allo Sperone Walker. Sulle placche nere procede slegato e riflette sul fatto che non sta correndo nessun rischio... e che se dovesse cadere pensa che sicuramente si afferrerebbe al volo al chiodo sottostante.
Ecco... io ci sono stati momenti in cui ho avvertito qualcosa di simile.


Non riesco a vedere lo "spiacevole" hai solo detto quello che secondo me è la verita.
Molte volte è il "culo", non la bravura, come altre è la sfiga, non l'incapacita a comandare.

Sono cose che quando pratichi, diciamo a tempo pieno, non vedi.....io ho avuto uno stop dove ho fatto altro, beh i ricordi che affioravano erano "solo" gli spaventi cose che praticando venivano messi in un'angolo.
Ho iniziato anche a vedere i "miti" sotto un'altra luce...( mi preparo a sentirmele) ad esempio Buhl, mio grande mito, bravissimo, ma con un "culo" spropositato , gli è andata bene piu volte molti non hanno avuto quella fortuna.
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Messaggioda giudirel » dom apr 22, 2012 13:18 pm

Flavio... siamo la misura solo di noi stessi... come ho già accennato proiettare sugli altri è un esercizio inopportuno e invasivo.
Ma a parte questo io ho un socio e amico di vecchia data che ama ingaggiare, l'avventura, l'incertezza.
Io sono uno che calcola, che si lascia del margine, che se desidera qualcosa si prepara meticolosamente cercando di avere tutto sotto controllo.
Andiamo anche insieme e d'accordo (non l'ho mai visto fare cose che mi sembravano azzardate)... quello che cambia è forse solo come ce la raccontiamo.
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Messaggioda Davide62 » dom apr 22, 2012 13:57 pm

sono d'accordo con giudirel, nonostante abbia praticamente solo salite di serie B nel curriculum, le sensazioni di Roberto le ho provate.
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Messaggioda ettore » dom apr 22, 2012 17:43 pm

col mio striminzito bagaglio d'esperienze, provo a dare una mia idea,
partendo dal presupposto che il discorso è relativo e non va inteso in senso assoluto.

identifico l'alpinismo con l'aleatorietà e lo strumento per praticarlo è l'improvvisazione.
sento il bisogno di ficcarmi (raramente) in certe situazioni al mio limite, ed illudermi di poterlo dominare:
è una sensazione che forse crea dipendenza, innegabilmente e fortemente intrisa anche da una buone dose di casualità,
ma mi regala sensazioni altrimenti irraggiungibili: non perchè migliori di altre, ma perchè uniche,
e perchè solo così so di aver spremuto tutto da me stesso.

l'allenamento e la pratica sono il mezzo ed il metro per tentare di realizzare ciò che sogno,
cerco queste situazioni quando lo voglio e, per quanto possibile, cerco di non finirci per caso:
indipendentemente dalla causa , "brutti momenti" li chiamiamo io e soci quando ci siam dentro :roll: ...

concludo dicendo che quasi tutti i ricordi che ho, legati alla montagna, sono comunque di piacere e non di pericolo :wink: !
Ultima modifica di ettore il dom apr 22, 2012 20:36 pm, modificato 2 volte in totale.
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Messaggioda Rampegon » dom apr 22, 2012 18:46 pm

bella discussione provo a dare il mio contributo...
Le emozioni più belle che ho provato in montagna son di tre tipi
, senso di libertà e ultimamente l'ho provato su delle pareti vergini dove veramente potevamo andare con il mio socio dove e come volevamo padroni della difficoltà ingaggiati dalla ricerca della soluzione del "problema" se di problema si può parlare alpinistico, accesso , via discesa... tutto nuovo tutto da scoprire, lontani dal civile mondo alpinistico...
partire con il dubbio di arrivare e scioglierlo scalando questo è forse quello che provo più spesso, nella scelta delle vie cerco sempre di mettermi in gioco di non avere mai la certezza di riuscire troppo facilmente... e quando passaggio dopo passaggio senti che vai allora è veramente gioia
percezione ampliata e senso di onnipotenza per riprendere un po' Giudirel questo è forse l'emozione più bella che mi porto dentro, l'ho provata poche volte, forse una in realtà quando ho scalato solo e slegato su una via nuova beh non c'è droga più forte per percepire tutto quello che ti circonda in modo amplificato e ricordo solo gioia... probabilmente di esser tornato vivo.. :lol:
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Messaggioda Roberto » lun apr 23, 2012 10:32 am

L' alpinismo è ciò che ognuno di noi vuole che sia, non ha un significato univoco.
Di fondo però è avventura e questo significa che è scoperta, imprevisto, inventiva, creatività. Quando manca questa caratteristica resta solo il gesto, a volte bello, bellissimo ed elegante, ma solo gesto sportivo. Quindi, secondo la mia esperianza, rischiare non è una prerogativa dell' alpinismo, è un ingrediente in più, come la ciliegina sulla torta. Ma se uno fa alpinismo, anche con il margine dovuto alla sicurezza, può trovarsi nella merda, perché l' avventura è avventura, se no che avventura è? :wink:
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Messaggioda gug » lun apr 23, 2012 12:24 pm

Bello come sempre il racconto e soprattutto mi piace la divisione fra i due tipi di alpinismo
"montagne che varcai, dopo varcate, sì grande spazio d'in su voi non pare"

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Messaggioda NoTrail » lun apr 23, 2012 15:28 pm

Roberto,
grazie come sempre per i tuoi racconti e le tue riflessioni. Due parole da "wannabe", ovvero da uno che l'alpinismo per ora lo sogna e basta, e che sta cercando di avvicinarcisi con umiltà. La paura di morire intesa come percezione dell'elevata probabilità che questo avvenga in caso di errore l'ho provata diverse volte in vita mia, alcune delle quali anche in montagna, tuttavia ben lontano da percorsi alpinistici. Sono stato su sentieri in cui mi è capitato di pensare "qui se mi distraggo e m'inciampo, magari non ci resto secco ma quasi...", e altre volte anche senza il quasi. A me questo pensiero fa compagnia spesso quando sono in montagna, quando mi avventuro verso percorsi sconosciuti che sicuramente voi riterreste banali così come quando sono in parete e penso al peggio che potrebbe capitare.
Io non amo questa sensazione, ma la sua presenza mi aiuta: mi fa essere attento, più attento che mai, mi fa ricordare che voglio tornare a casa sano e salvo dal mio bambino che mi corre incontro quando rientro da una giornata in montanga. Credo che se mai diventerò davvero un alpinista, il mio approccio sarà simile a quello di giudirel: mi piace l'idea di pianificare, non tanto per togliermi l'imprevisto (quello resta indipendemente dalla preparazione), ma per sentirmi meglio e affrontare la via con un approccio positivo.

Chissà, magari tutto questo cambierà col tempo, ma quel poco che ho sperimentato fino ad oggi è stato bellissimo, combinando le caratteristiche del "primo tipo" a qualche accenno di sensazione del "secondo tipo".
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Messaggioda PIEDENERO » lun apr 23, 2012 16:10 pm

....... ma non so se torno :( :wink:
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