ncianca ha scritto:Sui rapporti tra datore di lavoro e lavoratore aggiungo al polverone la mia personale esperienza sull'isola. Ho cambiato lavoro tre volte lasciando il mio datore di lavoro sempre nella merda con indubbio piacere da parte mia. Ed in questo si riassume la realta' dei fatti, lontana purtroppo da come dovrebbe essere in un mondo ideale: non c'e' alcun rispetto e stima reciproca tra datori di lavoro e lavoratori. Quasi tutti ragionano semplicemente con i soldi in bocca. Faccio sicuramente parte di una categoria fortunata, ma il mercato del lavoro per la mia categoria fa si' che siano i lavoratori ad avere il coltello dalla parte del manico. Venerdi' mi incontro con il mio capo. Un incontro annuale in cui discuteremo obiettivi ed altre cazzate. Di nuovo, il fulcro della discussione sara' sempre i soldi. Me li sbatto gli obiettivi. Programmo quello che mi piace, quanto mi piace, quando mi piace e dove mi piace. Con quello che creo la mia azienda ci tira fuori centinaia di milioni di sterle all'anno e non importa quanto pagano me e i miei colleghi. Sono briciole. Se potessi lo farei per conto mio e i milioni li farei io, ma a quei livelli serve potere politico ed economico, bisogna avere un pelo che non mi interessa avere. Questa volta pero' la discussione sara' diversa. Da tre anni ormai c'e' crisi. Si sa. Persino i traders della City hanno smesso di pulirsi il culo con pezzi da 50 (degli altri). Non solo. Nel frattempo sono diventato padre e ci terrei a fare un lavoro per quanto possibile "etico". Mi tocchera' spiegare un domani a mia figlia che ho fatto per anni un lavoro "stronzo" non tanto per necessita', ma per vanita'. Errare humanum est. E poi vorrei fare crescere mia figlia vicina (non troppo possibilmente) alla famiglia allargata, con le nonne, i cugini, gli zii, etc. Ho diverse cose in ballo in Italia dove di lavoro ce n'e' molto per chi ha almeno 8 anni di esperienza nel suo settore anche se e' pagato quanto pagano un entry level nella City. Non c'e' niente per chi non ha esperienza (la domanda nasce spontanea... lasciamo perdere). Per me fermo restando l'importanza assoluta della salute e della sostenibilita' economica (purtroppo le due cose vanno abbastanza insieme nel mondo brutale di oggi) la mia famiglia viene prima di tutto. Mi sono detto disposto a negoziare il 20%-30% del mio contratto per tornare in Italia. D'altro canto se mi vogliono tenere qui mi dovranno dare il 20%-30% in piu'. Altrimenti piglio e me ne vado su due piedi. Tutto questo e' possibile perche' qui un articolo 18 non esiste. Qui e' la casa delle liberta', nel senso che davvero "si fa' un po' come c***o ci pare" (cit. Guzzanti). Come dice Grip, "una mano lava l'altra". Si tratta di mettere sul piatto della bilancia costi e benefici. Se questo non e' possibile allora il sistema e' rotto, va ripensato. Se non e' possibile fare delle valutazioni sulla base delle proprie circostanze, siano esse riferite al lavoratore o al datore di lavoro, allora e' tutto sbagliato. Il nostro articolo 18 e' giusto nella forma, non piu' tanto nei contenuti. Putroppo, e sottolineo "purtroppo", va ripensato. Imho.
Interessante.
Io non tornerei in Italia.
Ma non starei nemmeno in UK.
Sono due nazioni fallite.
O che falliranno.
A tua figlia dovrai spiegare, che per pagare la tua pensione, che te la hai pagata a quelli di prima di te, dovrà lavorare sempre di più e peggio. Sempre che non ci sia un mega dafault, così tua figlia si salva nel pagare gli interessi.
L'eticità deve essere vista da più parti.
In questo momento, si raglia (parola corretta) per l'articolo 18. Non hanno capito nulla in primis i lavoratori. E' vero che con il tuo lavoro ci fanno migliaia di sterline e a te danno le briciole (dici), ma i lavoratori, dovrebbero porsi il problema se il reddito d'imprsa (chi ti da i llavoro) debba essere inferiore (con tutti i rischi connessi) che comprare meri titoli finanziari.
Io ne deduco che chi fa impresa oggi, è un pirla, perchè guadagna di più a far nulla senza rischi.
Per cui, razionalmente la scelta corretta è vendere tutto ed andarsene che guadgna di più: in tal caso i lavoratori si arrangeranno. Pochi lo fanno, e sorge il dubbio se un lavoratore si meriti tale atteggiamento da chi gli da il lavoro e lui offre il suo lavoro..
Perciò, parlare di lavoro oggi, ha ben poco senso per come vanno le cose. Il problema fondamentale è che, specialmente in italia, si pretende il lavoro. Senza comprenderne i motivi di perchè uno ti debba dar da lavorare.
I sindacati sono li per pretentede i diritti acquisiti dei lavoratori "vecchi" mettendola in quel posto a tutti gli altri.
Sono certo che se la CGIL facesse come il sindacato tedesco con la Volkswagen che entra nel capitale, in due anni la FIAT fallirebbe. I risultati di VW sono sotto gli occhi di tutti. Ci sonosindacati e sindacati e paesi e paese, e lavoratori e lavoratori.
Ciao,
E