
Una aneddoto veloce che ricordi con piacere ?
D?improvviso come aggredito da una tarantola, il Popi si dimena, scalcia sulle staffe, scruta verso il basso in cerca di una rapida soluzione che non trova: poi urla: devo assolutamente cagare!
Fa cagare? ?Mi chiede Masa per nulla stupito, distratto dalla sua lettura a voce alta del libro di fantapolitica Bodenchaff.
Avete idea di cosa significhi farlo a seicento metri dal suolo, in piedi sulle staffe ancorate a chiodini inseriti per qualche centimetro e che di colpo potrebbero cedere?
Bisogna spostare l?assicurazione dall?imbrago ad una semplice fettuccia legata in vita, e quindi, calare imbrago, pantaloni e mutande giocando sull?equilibrio delle staffe con i piedi che tendono sfuggire e a divaricarsi in improvvise spaccate frontali.
Masa ha lasciato il libro, un evento così precipitoso è raro e poi serpeggia in sosta, anche una vena di preoccupazione: ?l?impellente necessità? è sopra le nostre teste.
Dal deretano che si profila tra gli strapiombi contro il cielo, si stacca rapidissima una meteora, ma la roccia è tanto strapiombante che precipita nel vuoto, forse con un sibilo.
Popi si sente svuotato e stanco e chiede essere sostituito ma ne io ne Masa ci rendiamo disponibili: c?è un attimo di sconcerto e smarrimento quindi non rimane altro che scendere.
La prima doppia è terrificante, la corda penzola una decina di metri dalla roccia, solo cinquanta metri più in basso sembra possibile riacciuffare la parete.
Infilo l?otto sulle corde senza usare cordini e prusik di sicurezza; tecniche che reputiamo avvilenti e scendo.
Superato il bordo del tetto, inizio a roteare. Divarico le gambe per avere maggior stabilità ma serve a poco, poi d?improvviso mi trovo stirato verso l?otto, la fronte schiacciata contro il metallo reso bollente dall?attrito: i capelli sono stati risucchiati dal discensore.
Urlo di dolore e dall?alto spuntano curiose le teste dei miei compagni.
Separo i capelli in piccole ciocche che strappo con le dita. Proseguo la calata con un buco nella fitta chioma e odore di pollo bruciato per i capelli rimasti a carbonizzarsi nel discensore, fino a toccare la roccia con la punta della scarpa. Do una piccola spinta e pendolo; afferro una fessura e riorganizzo un posto di sosta.
Mi raggiunge il Popi poi scende Paolo. Ha i capelli lunghi ed è preoccupato. Per evitare il contatto con l?otto, tiene la testa rivolta verso l?alto.
A metà discesa lancia un urlo straziante.
Il maledetto discensore gli ha risucchiato un ciuffo di barba.
Dev?essere un dolore pazzesco, urla e sbiascica parole incomprensibili con la guancia appiccicata al metallo: ma non ha altra soluzione che strappare.
Spelacchiati e svuotati, proseguiamo le doppie senza particolari difficoltà e nel pomeriggio siamo sulla cengia alberata di metà parete.
Prima di scendere dal sentiero della Val Livincina, andiamo in silenzioso pellegrinaggio a vedere il punto d?impatto del siluro sulla cengia del Precipizio.
Sembra impossibile ma si è conficcato per alcuni centimetri nel terreno.
La Bodenshaff, sul Precipizio degli Asteroidi, la finirò due anni dopo col fortissimo Federico Madonna; dal punto massimo raggiunto con un solo passaggio, eravamo al termine delle difficoltà.