da Payns » lun giu 13, 2011 15:09 pm
Sabato sera Giove Pluvio scatena le cateratte dal cielo, la gitarella alla Punta Ondezana è da escludere, pestare 10 cm di neve fresca su roccette di II e III grado proprio non mi va.
Ad essere sincero, anche l?idea della sveglia alle quattro del mattino appare sempre meno seducente.
Ripongo scarponi e zaino, domani si vedrà.
Domenica, alle sette e trenta ampie nuvolaglie dal biancastro al nero scuro inframmezzate da qualche squarcio di sereno mi fanno decidere per un?uscita esplorativa alla ricerca del tempo che fu.
Pesco dalla libreria la guida di Grassi sui massi erratici della valle di Susa.
?Sassismo, spazio per la fantasia?.
Trenta anni fa, fra i 16 e i 18 anni i massi furono veramente il mio spazio fantastico; in quei passaggi di pochi metri sognavo le più gloriose e difficili salite delle Alpi. La solitudine delle giornate ventose in cima al masso del Camerletto sono sensazioni che ricordo ancora adesso.
Zainetto, scarpette, magnesite ed uno straccio da posare alla base per pulire le scarpette.
La prima destinazione sono i massi della Grangetta. Poco dopo Condove erano la meta finale dopo le uscite con Giancarlo Grassi, nell?attesa che mio padre venisse a prendermi. Ci tornai molte volte, senza auto erano comodissimi. Scendevo alla stazione di Condove e m?incamminavo. Lì incontrai spesso Grassi e divenni da cliente a ?improbabile compagno?. Forse perché ero l?unico disponibile a cammellarsi oltre tre ore d?avvicinamento per una cascata di 50 metri. Ma questa è un'altra storia.
La stradina che porta ai massi non la trovo, vado avanti indietro per la statale fra due rotonde. Al terso passaggio i carabinieri appostati alla rotonda mi fermano. Spiego che sto cercando dei massi ?dove arrampicavo trenta anni fa? Sfodero un sorriso da novello Dumas ma li vedo poco convinti. Mi lasciano andare dopo aver controllato patente, libretto, assicurazione, codice fiscale, tessera sanitaria, scarpette e magnesite. Parcheggio la macchina e infine li trovo. Il primo è circondato da almeno 20 arnie d?api particolarmente incazzose, il secondo complice l?erba alta, circondato da un deposito di mondezza varia.
La seconda destinazione è Pera Pluc, l?unico di cui ricordo perfettamente l?ubicazione, ritrovo di un mini raduno nel 2008 o 2009. Forse il 2007. L?anno non lo ricordo, ma resta il ricordo di una bella giornata passata con Paolo S4 che già faceva vedere le sue capacità, Federico che da lì a poco ci lascerà per scendere pendii innevati in un altro mondo e in un?altra vita, Edoardo ed altri.
Pera Pluc è ancora lì, ma lo stato d?abbandono appare evidente. Poche e rare tracce di magnesite nei pochi passaggi ancora liberi dall?edera e dal muschio. Metto le scarpette e a freddo provo il passaggio ?fortebraccio? che fin dai tempi che furono, fu testimone della mia ignominia muscolare nei passaggi atletici. Non so perché ma mi riesce al primo tentativo, nonostante il mio fisico imbolsito che ha raggiunto livelli di guardia. Non lo riprovo perché i miracoli difficilmente si ripetono. La Placca dei bruchi multicolori ha un bel movimento d?equilibrio in partenza, ma le tacche sopra avvolte dal muschio fradicio della pioggia mi tradiscono e volo per terra. L?atterraggio nella terra bagnata è morbido, ma il culo è fradicio come se avessi fatto un tuffo in piscina.
Riprendo la macchina e vado a cercare i ?Roc di Borgata Braida? so che sono vicini, di lato alla strada, ma non li trovo. Vado avanti e indietro da questa benedetta strada per una decina di volte senza successo. Gli occhi malevoli degli abitanti dei villini che già pensano ad uno stupratore seriale in cerca della sua prossima vittima, mi fanno decidere di parcheggiare l?auto e di continuare la ricerca a piedi. M?inoltro nella giungla di rovi, acacie spinose e edera rampicante fino a quando li trovo. Non si erano spostati, sono sempre di fianco la strada. Solo che gli alberelli del tempo sono diventati giganti di 20 metri avviluppati dall?edera. Tutti i massi sono avvolti dall?edera, inscalabili. Lo ?specchio del maestro? testimone della mia passata e non più replicabile capacità placchista è diventato un passaggio follemente rischioso, non certo per l?altezza ? sono due metri- ma per l?inevitabile culata in un roveto talmente arcigno che nemmeno Dante avrebbe osato immaginare.
Risalgo in macchina, graffiato come non mai, per l?evidente sollievo degli abitanti della zona che vedono allontanarsi il loro serial killer. Che ne sanno loro dei sassi, del sassismo e della fantasia che mai fu al potere?
Mi dirigo verso Rocca Pinta. Mi rammento un luogo bellissimo, un bel bosco ai margini della pista tagliafuoco. Ovviamente non lo trovo, nemmeno con l?aiuto della guida. La memoria figurarsi, non mi ricordo dove sono andato la settimana scorsa?.Poi comprendo. La stradina sterrata indicata nella guida è diventata un via asfaltata. Il ripido sentiero nel bosco è una strada ed il boschetto è un susseguirsi di villette con nani da giardino e ortensie viola. Seguo le indicazioni per la pista tagliafuoco ed arrivo ?in loco?. Infatti, mi sento molto Catarella. Rammento il luogo, ma di Rocca Pinta nemmeno l?ombra. L?ennesima ricerca in mezzo ai rovi mi porta ad un metro dal masso senza che lo veda. Una provvidenziale scivolata sull?erba bagnata me lo fa scorgere, a 50cm dal mio naso.
Non è invaso dall?edera che non so per quale oscuro motivo lì non cresce, ma è quasi tutto ricoperto da una strato di due cm di muschio che piscia acqua. Avrei dovuto portare una spazzola di ferro, penso. No, probabilmente ci vorrebbe una Canadair con la cisterna piena d?acido muriatico.
Risalgo in macchina e mi dirigo verso il ?Roc d?la rocia? E? un masso gigantesco di oltre 25 metri d?altezza ed il secondo in assoluto per dimensioni di tutta la Val di Susa. Penso che le sue dimensioni e la caratteristica della sua grandiosità mi faciliteranno la ricerca.
Ovviamente non è così. Gira e rigira ritrovo la stradina sterrata del tempo, è divenuta uno stradone asfaltato che si insinua in mezzo a villette dalle architetture più improbabili. C?è né una che sembra la riproduzione, versione Barbie e Ken, della casa di Elvis Presley.
Mi infilo di nuovo in mezzo al bosco e dopo un lungo girovagare trovo il masso, quasi integralmente avvolto dall?edera i cui tronchi alla base raggiungono anche i 10 cm di diametro.
Qua e là occhieggiano sperduti ancora un paio di spit artigianali di Giancarlo Grassi. La fessura di Barauda che più di una volta mi aveva visto ansimante e tremante alle prese con il nodo prusik sulla corda penzolante è sommerso da uno strato di edera impressionante.
?Sassismo spazio per la fantasia?. M chiedo dove è finita la fantasia, la voglia di avventura, che è anche solo una giornata persa sul filo dei ricordi. L?enorme mole di informazioni e la facilità di produrre comunicazione sul web esige il contrappasso di un?attività, l?arrampicata e l?alpinismo, che stenta oramai a distinguersi dalla attività produttiva e dalla competizione dei giorni feriali.
Vivevamo in uno stato di magnifica confusione (A. Gobetti)
Io, ancora adesso...(Payns)
Le vie vecchie sono bellissime....