da Fokozzone » mer feb 08, 2006 10:28 am
Un occhiata qui
Nella commemorazione del povero sacerdote assassinato
a Trebisonda, i periodici cattolici di oggi abbondano
di riferimenti
(a) all'"estremismo islamico" indicando come soluzione
la via del "dialogo"
(b) alla presunta "esasperazione" (?!?) per le "offese"
all'identità religiosa islamica.
Alla tesi sul presunto estremismo dell'omicida
rispondiamo con una agghiacciante ma eloquente
galleria fotografica di una manifestazione di
queste ore fatta da comunissimi e accoltissimi
"ospiti" delle nostre nazioni in Occidente.
La potete vedere cliccando qua:
http://195.234.171.229/~admin12/modules.php?
name=News&file=article&sid=1745
Dialogateci un po' voi...
Ed ecco uno che ha avuto la mia stessa impressione, ma che la sa documentare molto meglio, visto che è il suo mestiere.
di Antonio Socci
L' avevamo previsto: i cristiani che si trovano
nei Paesi musulmani subiranno le ritorsioni della
rabbia islamista.
Che il massacro di don Andrea Santoro sia accaduto
in Turchia mi fa ricordare ciò che mi disse,
sull'ingresso di quel Paese nella Ue, l'allora
cardinale Ratzinger, un anno fa.
Ma lo vedremo.
Prima va detto che i cristiani sono davvero (e
da tempo) i capri espiatori, indifesi disprezzati,
dell'una e dell'altra parte, quella laicista
europea (così potente nelle burocrazie di
Bruxelles) e quella islamista, unite nell'odio
anticristiano o nella cristianofobia.
Pur di dare addosso alla Chiesa, anche i
giornali italiani sono disposti a contraddirsi.
Il Corriere della Sera domenica in un editoriale
ha accusato la Chiesa di ambiguità nei confronti
dei musulmani, cioè di avvicinarsi a
"un'ingiunzione alla censura" riguardo alla
libertà di satira.
L'ha fatto attribuendo al Vaticano una frase
("la libertà non è un valore assoluto") che
semplicemente non esiste nella dichiarazione
della Sala Stampa vaticana. Proprio non c'è.
Semmai quel concetto si trova nelle parole
usate da Ciampi che invitava al «senso di
responsabilità nell'esercizio delle libertà
perché «c'è la libertà di espressione e c'è
la libertà religiosa » e «il limite» nell'esercizio
di ognuna «sta nel non toccare le altre».
Queste parole significano appunto che la libertà
non è un assoluto.
Se il Corriere non le condivide deve "bacchettare"
Ciampi, non il Vaticano.
Perché ha fatto il contrario?
Non si sa.
IL SOLITO SQUILIBRATO
Ieri poi, dopo l'uccisione di don Santoro, con un
altro editoriale non firmato il Corriere ha capovolto
(in apparenza) le posizioni e si è messo elogiare la
Chiesa per il motivo opposto, cioè perché - suo
dire - per l'omicidio di don Santoro il Vaticano
avrebbe scagionato gli islamisti.
Anche in questo caso pura fantasia.
La Chiesa non ha scagionato affatto gli islamisti.
Qualcuno osservò, durante l'ultimo referendum, che
il "Corriere della sera" era evoluto ed era diventato
"Corriere della notte (eterna)".
Ora si segnala un'ulteriore evoluzione: è diventato
il "Corriere delle Mille e una notte".
Infatti al regime turco, che si sta facendo in
quattro per dimostrare che la mattanza del prete
italiano non c'entra nulla con l'islamismo, offre
su un piatto d'argento la soluzione: il solito
"squilibrato".
Senza aver fatto indagini, senza essere sul posto e
senza conoscere chi ha sparato, Corriere sa già tutto
e lo ha scritto in quell'editoriale di ieri
intitolato "Niente conclusioni affrettate".
Dice: «facile, in questo clima, cadere nella
trappola della guerra di civiltà», ma bisogna
invece «dare prova di saldezza di nervi» anche se
«uno squilibrato» è stato suggestionato dal
linguaggio delle manifestazioni islamiste.
Come se si trattasse in quelle manifestazioni solo
di "violenza verbale", come se lo "squilibrato"
fosse un isolato, come se non fossero stati
pronunciati verdetti di morte per chi ha fatto
quelle vignette, come se in queste ore non fossero
state assalite da folle inferocite delle ambasciate
(in Siria), chiese e quartieri cristiani in Libano.
Come se tutto l'Islam non fosse un immenso lager
per i cristiani e come se l'incendio non dilagasse
da un Paese islamico all'altro in queste ore.
Anche Emma Bonino, a Istanbul per un convegno, ha
subito sposato l'idea del "fanatico" isolato per
scagionare i turchi: «Mi auguro che il mondo
politico, le istituzioni europee, sappiano leggere
e distinguere quello che sta succedendo in questa
parte del mondo e che lo sciagurato gesto di un
fanatico qui in Turchia non serva a criminalizzare
tutto un popolo».
Veramente a essere criminalizzati - da una parte e
dall'altra - sono solo i cristiani.
Ma ai radicali, pur di andar contro la Chiesa, vanno
bene anche i turchi.
I cristiani sono il vaso di coccio su cui picchiano
simultaneamente gli islamici (considerandoli emissari
del volterriano Occidente liberale) e i volterriani
d'Occidente per attribuire anche ai cristiani il
fondamentalismo degli islamici.
Basta aprire l'ultimo numero di Micromega.
Il primo saggio, scritto da un "giudice della Corte
costituzionale", Gustavo Zagrebelski comincia così:
«Cattolicesimo e democrazia sono compatibili? Non è
affatto una provocazione; è un problema reale» (ogni
italiano medio sa che in questo Paese, dal 1945, per
mezzo secolo, a instaurare e garantire per la prima
volta la democrazia e la libertà sono stati i
cattolici, ma il «giudice costituzionale» non è stato
informato).
IL CATTOLICO ZAPATERO
Del resto in Turchia volterriani d'Occidente e
islamici fanno a tarallucci e vino.
Come c'informa lo stesso Corriere della Sera:
«Proprio da stamani, come ha annunciato Erdogan,
sui più importanti giornali europei verrà illustrata
l'iniziativa che porta, in calce, due autorevoli
firme: appunto quella del capo del governo turco,
un musulmano, e quella del primo ministro spagnolo,
il cattolico Zapatero». Avete letto bene, il Corriere scrive proprio così:
«il cattolico Zapatero».
Questi sono i "cattolici" che piacciono agli
islamici turchi.
Del resto c'è un fatto emblematico del dicembre
scorso: l'antica chiesa di San Nicola a Demre,
sulla costa turca (è un celebre santuario dal IV
secolo, ben prima che nascesse Maometto), chiesa
di proprietà del patriarcato ortodosso, è stata
trasformata da lorsignori turchi (presto cittadini
della Ue) in un museo dove, da due anni, non si
può celebrare la Messa neanche per la festa del
santo.
Anche due mesi fa la richiesta del patriarca
Bartolomeo I ha ricevuto un "no" dalle autorità
turche, ma - come ha scritto l'agenzia Asianews -
la Chiesa è stata invece data «al muftì della
città che organizzava una "preghiera della pace",
durante la quale - il colmo dei colmi -
un'associazione locale turca ha rilasciato l'annuale
premio per la pace a Jeannine Gramick, una suora
cattolica americana - così definita dal quotidiano
nazionale religioso turco Radikal - perché accanita
difensore dei diritti dei gay e delle lesbiche.
Tanto che nel suo discorso di ringraziamento questa
63enne suora ha voluto chiedere perdono a nome del
Papa e dei credenti che non dimostrano rispetto per
gli omosessuali».
«VI DOMINEREMO»
L'ennesimo gesto di oltraggio e disprezzo contro
i cristiani da parte delle autorità turche le
quali ovviamente prediligono Zapatero.
L'Europa laica ha aperto le porte dell'Europa alla
Turchia perilluché si culla nell'illusione che
l'Islam turco sia "laico".
Ha capito poco. Al Sinodo dei vescovi del 1999 monsignor Giuseppe
Bernardini, arcivescovo di Smirne in Turchia
(antica chiesa che ha duemila anni) fece
impressione riferendo questo episodio: «Durante
un incontro ufficiale sul dialogo islamo-cristiano,
un autorevole personaggio musulmano» raccontò il
vescovo «rivolgendosi ai partecipanti cristiani,
disse a un certo punto con calma e sicurezza:
"Grazie alle vostre leggi democratiche vi
invaderemo; grazie alle nostre leggi religiose vi
domineremo". C'è da crederci», aggiunse il vescovo
«perché il "dominio" è già cominciato con i
petrodollari usati non per creare lavoro nei paesi
poveri del Nord Africa e del Medio Oriente, ma per
costruire moschee e centri culturali nei paesi
cristiani di immigrazione islamica, compresa Roma,
centro della cristianità. Come non vedere in tutto
questo» concludeva il prelato «un chiaro programma
di espansione e di riconquista?».
Per capirlo bisognerebbe considerare la sorte
toccata da sempre alle minoranze cristiane,«ma che
sappiamo», si chiede Didier Rance in un suo
libro-inchiesta, «dell'angoscia di quei contadini
cristiani che, in Bangladesh, in Pakistan, in
Turchia, vedono le loro figlie di dodici tredici
anni prelevate all'uscita della scuola, sposate a
forza a vecchi notabili musulmani e assassinate
alla morte di questi?».
Certo, è vero che proprio per queste cupe condizioni
i cristiani di Turchia hanno chiesto che la Ue
approvasse l'ingresso del loro Paese in Europa,
sperando così di venire meglio tutelati.
Ma l'Europa non ha dato seriamente l'altolà al
regime turco sul rispetto dei diritti dei cristiani.
È per questo che l'allora cardinal Ratzinger,
nell'ottobre 2004, in una conversazione, mi diceva
la sua preoccupazione per l'ingresso in Europa di
un Paese di 70 milioni di musulmani: «L'amicizia
e il rispetto sono necessari verso tutti i Paesi,
ma inserire la Turchia in Europa mi sembra
contraddittorio. Sono proprio la storia, la cultura
e la religione ad aver disegnato il confine
dell'Europa con la Turchia. Non si possono ignorare
tutte queste cose».
LA STORIA INSEGNA
In effetti l'Europa moderna nasce esattamente
resistendo ai tentativi di invasione dell'Impero
Turco, fermato a Vienna e a Lepanto.
I Turchi arrivarono fino in Friuli nel 1469 con
atrocità inenarrabili e nell'estate del 1480 in
Puglia espugnando Otranto e passando a fil di
spada, uno dopo l'altro, 800 uomini che si
rifiutarono non solo di convertirsi ma pure di
versare la tassa di sottomissione.
Del resto sono sempre i turchi che il 28 maggio
1453 conquistarono la capitale cristiana
dell'Oriente, Costantinopoli, devastandola con
violenze inumane e trasformando in moschea S. Sofia
che sarebbe come trasformare in moschea S. Pietro: «Grande pericolo minaccia l'Italia» scrisse il
cardinal Bessarione.
Si dirà che sono cose antiche.
Ma il genocidio degli Armeni (cristiani) è stato
perpetrato con ferocia inaudita dal regime turco
novant'anni fa: un milione e 500mila vittime, due
milioni di deportati, migliaia di convertiti a
forza all'Islam.
Fu il primo genocidio del Novecento, ma ancora oggi
lo Stato turco non ammette neanche di parlarne.
Nel settembre scorso il tribunale turco ha sospeso
una conferenza sul massacro degli armeni e in
dicembre il famoso scrittore Orhan Pamuk ha passato
seri guai giudiziari per averne scritto.
L'ambasciatore americano Morghenthau - ebreo che
denunciò per primo quell'orrore - scrisse nelle sue
memorie del 1918: «Le grandi persecuzioni dei tempi
passati sembrano insignificanti di fronte alle
sofferenze sopportate dagli armeni nel 1915...
Senza alcun dubbio il popolino turco e curdo immolò
gli armeni per far piacere al Dio di Maometto, ma
gli uomini che concepirono il crimine avevano
tutt'altro scopo, essendo tutti atei».
Fa pensare: atei miscredenti e manovalanza islamica
uniti in quel crimine anticristiano.
Fa seriamente riflettere sulla Turchia e non solo.
(C) Libero 7 febbraio 06