primarie

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Messaggioda PIEDENERO » dom dic 09, 2012 18:06 pm

Falco5x ha scritto:
il.bruno ha scritto:Con Berlusconi in campo, chi non è di sinistra non ha un "meno peggio degli altri" da votare.
Speriamo in sviluppi.

Mi sembra di rivivere sempre lo stesso incubo che ho da vent'anni.
In fondo Alfano mi pareva una persona con cui poter discutere anche in modo costruttivo, mentre invece QUELLO è davvero un candidato indegno di un paese civile. Se io fossi di destra non voterei per uno che di destra non ha fatto un bel niente perché non ha etica politica se non quella del proprio tornaconto, e che ha detto apertamente che il padrone del partito è lui e delle primarie se ne sbatte. A votare non ci andrei proprio.

ripresentandosi invece ci darà modo di capire fino a punto arrivano i nostri connazionali.
sono tristemente curioso di conoscere e di avere la conferma di quanto sia penoso il genere umano.
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Messaggioda El Rojo » lun dic 10, 2012 16:44 pm

I CENTO GIORNI DI BERLUSCONE. PER MEDIASET E PER IL BENE DEL PAESE

Troviamo un esempio tra i più divertenti dell'intera storia del giornalisno nel comportamento della stampa transalpina di fronte all'avanzata di Napoleone dalle coste francesi, proveniendo dall'esilio all'isola d'Elba, verso la capitale. In pochi giorni infatti gli stessi giornali, le stesse redazioni titolarono da "la canaglia di nuovo sul suolo di Francia", quando Napoleone era ancora dalle parti di Cannes, per passare ad un cerimonioso "sua maestà è tornata a Parigi", non appena Luigi XVIII fuggì precipitosamente dalla capitale francese per lasciar posto al ritorno di Napoleone il giorno successivo.

Chissà quali, e quanti, aneddoti ci lasceranno i prossimi cento giorni di Berluscone visto che l'uomo proviene dal mondo dello spettacolo. E chissà se finiranno in una Waterloo oppure in un incofessabile papello all'italiana. E' sicura una cosa: come i cento giorni di Bonaparte, i prossimi cento di Berluscone hanno robuste spiegazioni materialistiche. Che vanno ben oltre categorie psicologico-romantiche basate sul senso di rivalsa del personaggio e sulle ambizioni personali. L'abbandono dell'isola d'Elba da parte di Napoleone, e il successivo ritorno in Francia, ad esempio andavano ben oltre la logica del calcolo militare. Fu infatti la riforma agraria voluta da Luigi XVIII, che riportava la distribuzione della terra alle condizioni di prima del 1789, a creare quel malcontento diffuso che spinse molti francesi a pressare Napoleone all'Elba per spingerlo all'intervento. Bonaparte si era sempre fatto garante di una riforma agraria, la sua base sociale durante l'Impero, che salvaguardava molte conquiste del 1789. Riforma che con Luigi XVIII era stata messa in discussione. Il messaggio portato a Napoleone in esilio all'Elba fu così chiaro: "o torni in Francia o non avrai più un ruolo" visto che il vero collante sociale del potere napoleonico era la riforma agraria. Fu così che il calcolo militare elaborato durante l'esilio all'Elba, le ambizioni di rivalsa di colui che aveva vinto la battaglia dei tre imperatori, il capolavoro tattico di Austerlitz, dovettero adeguarsi alle pressanti esigenze della redistribuzione della ricchezza in terra di Francia.

Ma si tratta di questioni difficilmente percepite o confessabili dalla stampa soprattutto quella a grande diffusione, alle origini della società dello spettacolo come oggi. Si capisce quindi che anche il comportamento di Berlusconi, per i prossimi 100 giorni preelettorali, segua prima pressanti ragioni materiali poi quelle dettate dallo spirito di rivalsa. E qui bisogna, per l'ennesima volta, ricordare una cosa. Il berlusconismo è sempre stato rappresentato in modo minimale: per scarsa capacità cognitiva, ma anche per quel gioco di interessi reciproci tipico del capitalismo quando preferisce che gli interessi, quelli strategici e veri, non diventino oggetto di conflitto pubblico ma seguano un percorso discrezionale sia di negoziazione o di conflitto. Accade così che quando si elencano le motivazioni dell'ennesima discesa in campo di Berlusconi, e la conseguente sostanziale liquidazione del governo Monti, la questione fondamentale, la sofferenza di Mediaset nel mercato della comunicazione, resti completamente sullo sfondo. Perchè è dai primi anni '90, dai tempi della originaria discesa in campo di Berlusconi, che sul tema non si costruiscono vere interpretazioni, aneddoti utili a capire, categorie forti di analisi.

Il rapporto di tra Berlusconi, Mediaset e la politica è di solito sostanzialemente letto come un problema di difesa del tycoon di Arcore dal comportamento della magistratura. Manca la ragione fondamentale, che è costitutiva dei vari partiti Mediaset (da Forza Italia al Pdl). Eppure è una ragione non è solo facile da trovare ma che ha anche determinato un ventennio di vita politica istituzionale italiana. La discesa in campo del '94 è determinata dalla scomparsa del Psi, dopo Tangentopoli, che era il referente politico dell'allora Fininvest a garanzia della legge Mammì del '90 (che dava un ruolo forte nel mercato televisivo a Fininvest dopo le guerre commerciali degli anni '80). La rinuncia di Berlusconi ad usare fino in fondo le armi da fuoco mediatiche del '94 per le successive elezioni, quelle del '96, preludeva invece ad un accordo con il centrosinistra di sostanziale non belligeranza sulla questione della capitalizzazione in borsa di Mediaset. Questo dopo il tentativo di governo Maccanico (un Monti ante litteram che andò vicino a formare un esecutivo con l'appoggio di An, dell'allora Pds e di Forza Italia nel febbraio 1996) prima della bicamerale e delle dichiarazioni pubbliche di Veltroni e D'Alema su "Mediaset patrimonio del paese" quando il centrosinistra temeva che le reti di Berlusconi passassero a Murdoch (salvo poi trovare, in casa progressista, un'intesa anche con il tycoon australiano).

Durante gli anni zero il governo a Berlusconi non è certo servito solo per crearsi scudi, più o meno riusciti, ai processi che lo riguardavano in prima persona assieme a Mediaset. E nemmeno solo a creare condizioni fiscali, creditizie, assetti del sistema bancario (negoziati con gli allora ds, si veda la vicenda Unipol-Bnl) favorevoli alla propria azienda (ed anche ad un gigantesco sistema di fatturazione off-shore che si intravede dalle inchieste). Ma soprattutto, come ai tempi della legge Mammì, ad usare lo stato come leva dello sviluppo della holding Mediaset. E la legge Gasparri è stato solo un tassello di questo puzzle. Il controllo, a lungo esercitato, sul garante delle comunicazioni, sulla Sipra (la concessionaria di pubblicità della Rai), il fatto di essere ormai una azienda che conta nei gangli dello stato hanno posto la holding Mediaset, alla vigilia di questo decennio, come l'azienda dominante nel mercato pubblicitario (sia televisivo che editoriale), nella televisione generalista e anche come soggetto emergente nella pay tv (con la nascita di Mediaset Premium e con la politica di diffusione del digitale terrestre che si è cercato di far coincidere con le strategie aziendali). Sul comportamento della concorrenza politica a Berlusconi bastano poche e sbrigative parole. Che non ci dicono solo di una legge mai approvata sul conflitto di interessi ma anche della costituzione materiale della politica istituzionale dell'ultimo ventennio. Costituzione per la quale a Berlusconi toccava lo sviluppo del settore televisivo, quindi fino a poco tempo fa l'egemonia nella comunicazione politica, al centrosinistra un ruolo più politicamente sistemico oltre al via libera per lo sviluppo delle coop nei grandi appalti, di Unipol, di Mps (ora in crisi) e una serie di sinergie comuni sull'edilizia nel nord. Tanto comuni che Penati, ex braccio destro di Bersani in Lombardia e candidato alle regionali disse pubblicamente che Formigoni doveva essere presente alle elezioni (quando l'allora governatore fu temporaneamente estromesso dalla candidatura per una questione di firme). Non che non ci siano stati conflitti tra le parti: è naturale quando un cospicuo patrimonio elettorale del centrosinistra è stato l'antiberlusconismo, quando una funzione sistemica impone di mediare con la magistratura e la corte costituzionale, quando ci sono interessi materiali magari difficili da conciliare. Ma, come ricordò pubblicamente e clamorosamente Luciano Violante in un momento non facile tra le parti, "i patti da parte nostra erano che le televisioni non si toccavano". Accordo su alcuni temi forti e negoziazione come conflitto su altri: quando si dice che i rapporti tra Berlusconi ed il centrosinistra non rappresentano certo uno dei misteri d'Italia. Per chi questi rapporti li vuol vedere, si intende. E, non a caso, nell'anno di maggioranza di governo comune tra Pd e Pdl, nell'esecutivo Monti, il settore televisivo è stato toccato solo con nomine Rai che penalizzano l'azienda pubblica almeno non mettendo in difficoltà Mediaset in un momento di forte ristrutturazione.

Ma quale è il momento attuale di Mediaset e perchè si può pensare che sia proprio questo fattore a suggerire i cento giorni di Berlusconi? Innanzitutto bisogna ricordare che, a far decidere a Berlusconi di passare il testimone di governo a Monti, fu uno spettacolare -12 sul titolo Mediaset in una sola seduta di borsa oltre al rialzo record dello spread. Con un titolo in queste condizioni, e con un mercato difficile della comunicazione, i vertici di Mediolanum, e della stessa Mediaset, fecero forti e pubbliche pressioni verso la presidenza del consiglio per un cambio di mano alla guida dell'esecutivo che avvenne in breve tempo. Per la prima volta, a causa di una tempesta finanziaria e delle mutate condizioni del mercato della comunicazione come della instabile contingenza politica, la presenza di Berlusconi al governo non era più sinergica con Mediaset ma diventava persino un fattore pericoloso. Ma dopo un anno di governo Monti la situazione è diversa, forse persino rovesciata. Mediaset, che non produce profitti nel settore pay grazie anche alla concorrenza di Murdoch, ha ristrutturato molto. Non solo negli organigrammi aziendali ma anche nei rapporti con i fornitori e le banche. Eppure, a parte la questione delle oscillazioni del titolo, la sentenza del mercato pare essere ancora sfavorevole proprio in prospettiva: "il settore media, in cui Mediaset occupa una posizione di leadership, risente in modo significativo del deterioramento del quadro economico e della conseguente sensibile riduzione degli investimenti in pubblicità. Sul lato dei ricavi pubblicitari permane quindi incertezza sulle prospettive a breve e medio periodo". Si tratta di parole de La Stampa finanza scritte appena nel novembre 2012.

E non c'è solo la questione della crisi, che si riversa sulla pubblicità (il vero core business di Mediaset), ma anche quella delle rivoluzioni tecnologiche e di comportamento che hanno fatto perdere centralità alla televisione in molti settori dell'entertaiment molto di più dell'epoca del primo homevideo. Ed in una situazione del genere le stesse modalità strutturali di concentrazione del mercato pubblicitario, dove Mediaset è egemone, possono anche essere messe in discussione. E' evidente quindi che, dopo la soluzione Monti del 2011, a Mediaset adesso si continua di nuovo a sentire la mancanza dello stato come perno dello sviluppo dell'azienda. Lo stesso Ben Ammar, socio storico di Berlusconi, ha detto chiaramente, dopo la presentazione di una pessima trimestrale 2012, che Mediaset non può aspettarsi di ricevere dai soci arabi investimenti in grado di farla uscire da questa doppia dolorosa fase di ristrutturazione e di sofferenza sul mercato. E' evidente che là dove non può il mercato, per sostenere una azienda di quel livello, a questo punto ci deve pensare lo stato. Ma come?

Il rilancio di Berlusconi e i suoi prossimi cento giorni rappresentano il chiaro tentativo Mediaset, in assenza di altri personaggi in grado di farlo dentro e fuori il Pdl, di ritrovare un ruolo nel business della comunicazione politica e della presenza delle istituzioni. Proprio perchè, specialmente in questi ultimi mesi, le dinamiche di mercato hanno mostrato di non detenere quelle risorse necessarie all'evoluzione dell'azienda. E' evidente che Berlusconi non potrà puntare immediatamente al governo, per mancanza di numeri (salvo miracoli) e per la contingenza internazionale e dei mercati finanziari a lui al momento sfavorevole. Ma già dal momento incassa due risultati: riportare la dialettica elettorale a una questione Pd-Pdl, in modalità comunque favorevoli al competitor Pd perché riattiva l'antiberlusconismo e mette ai margini Grillo, stabilire comunque una nuova opzione sul terreno del rapporto futuro tra politica e mercato delle comunicazione. Non c'è da stupirsi se, nel breve, il titolo Mediaset ha stabilito la terza migliore performance del Mibtel. Un pò per i risultati positivi della revisione dei conti, nonostante il mercato sfavorevole, un pò per il peso di questa futura possibile opzione politica. Quando si dice mettere a profitto immediato, e contabile, la contingenza politica con qualche dichiarazione.

Come finirà? Per Berlusconi i cento giorni possono risolversi in una nuova Waterloo o in un papello magari inteso come soluzione di un controverso risultato elettorale. Una cosa è certa: nessuno nel centrosinistra desidera, al momento, una Waterloo di Mediaset sul mercato della comunicazione. Non a caso il candidato autodefinitosi più radicale delle primarie, Nichi Vendola, si è ben tenuto lontano dalla questione del conflitto di interessi e da quella della regolazione del mercato della comunicazione. Eppure stiamo parlando di quel mercato, intrecciato a quello pubblicitario, che dagli anni '80 determina gli assetti politici profondi di questo paese. Un vero cardine della costituzione materiale del potere italiano. Fenomeno che ci insegna una cosa, che non riguarda certo solo l'Italia: se si vuole ristrutturare il potere politico si deve metter mano nelle dinamiche strutturali della comunicazione e della pubblicità. Ma, se l'asse della politica italiana resta convulso come oggi, sarà più facile vedere un altro fenomeno. Quello del mercato della comunicazione che, una volta trovati i propri equilibri, presenterà il conto alla politica. La quale, immancabilmente "per il bene del paese", finirà per pagarlo perseguendo quanto possibile ogni voce dissonante. A Sant'Elena stavolta rischia di finirci la popolazione italiana.


www.senzasoste.it/nazionale/i-cento-gio ... -del-paese
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Messaggioda Lc » lun dic 10, 2012 18:02 pm

Falco5x ha scritto:Inoltre solo l'idea che ci sia un candidato così impresentabile farà ritornare l'Italia a livello Grecia, vanificando in pochi mesi il beneficio internazionale ottenuto col lavoro "sporco" che finora la politica italiana ha trovato conveniente lasciar fare a Monti.


Piu' o meno quello che si dice oggi sui giornali francesi.
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Messaggioda MarcoS » mar dic 11, 2012 10:47 am

Falco5x ha scritto:Inoltre solo l'idea che ci sia un candidato così impresentabile farà ritornare l'Italia a livello Grecia, vanificando in pochi mesi il beneficio internazionale ottenuto col lavoro "sporco" che finora la politica italiana ha trovato conveniente lasciar fare a Monti.


dando per assodata l'indifendibilità di B. (che sta facendo quello che sta facendo principalmente pro domo sua, come sempre del resto), spiegami in cosa consiste il beneficio internazionale di cui godremmo ora. Forse quello di stare riducendo il Paese in miseria anzitempo grazie al curatore fallimentare di GS che, politicume vario connivente, tutto ha fatto tranne quello che avrebbe dovuto? Il lavoro sporco che ha fatto non è stato quello che avrebbe dovuto - e potuto - fare se avesse avuto veramente a cuore le sorti del Paese, altrimenti non ci troveremmo come siamo in questo momento.
Tra l'altro (come riportato nell'articolo qui sotto) trovo piuttosto significativi certi peana a favore del sig Sobrio
negli anni '90 ad esempio al NY Times celebravano Boris Yeltsin come un eroe mentre sotto di lui la Russia veniva spogliata di tutto (sotto la direzione di parecchi soggetti di New York) e il tenore di vita del russo medio collassava. Oggi sullo stesso giornale trovi articoli che ammettono che sotto Yeltsin è avvenuta in Russia la più grande rapina della storia, ma intanto il danno è stato fatto.
.
Si sta ripiombando nella solita manfrina pro-B/anti-B, col reale pericolo che questo porti, sotto pressioni finanziarie esterne e stupidità/ignavia/connivenza politica nostrana ad una possibilissima futura blindatura di un governo neomontiano di responsabilità nazionale (sic), con buona pace della democrazia (o di quel che ne resta) e con la definitiva sottomissione ai fottuti "mercati".
Il rientro di B sarebbe la soluzione? no. è inaffidabile e l'ha già dimostrato ampiamente.
[url]http://www.cobraf.com/forum/topic.php?

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Messaggioda Falco5x » mar dic 11, 2012 12:07 pm

MarcoS ha scritto:
Falco5x ha scritto:Inoltre solo l'idea che ci sia un candidato così impresentabile farà ritornare l'Italia a livello Grecia, vanificando in pochi mesi il beneficio internazionale ottenuto col lavoro "sporco" che finora la politica italiana ha trovato conveniente lasciar fare a Monti.


dando per assodata l'indifendibilità di B. (che sta facendo quello che sta facendo principalmente pro domo sua, come sempre del resto), spiegami in cosa consiste il beneficio internazionale di cui godremmo ora.

Hai presente i sorrisetti Sarkozy-Merkel? Beh con Monti è stato ben diverso, e il beneficio ottenuto è quello di aver leggermente modificato l'immagine internazionale che di solito accompagna i "soliti italiani".
E siccome che ci piaccia o no siamo ancora tenuti per le palle dalla finanza internazionale, finché politicamente non si riesce a imbrigliarla (lo si farà mai? non so, ma al momento siamo ben lontani) a me sta a cuore anche la salute delle banche dove molti di noi hanno i loro risparmi sudatissimi, compresi i miei.
Il mondo non si cambia coi colpi di testa (tipo uscire dall'Euro, o dall'Europa), ma con pazienza cercando di modificarlo dall'interno. Monti ha fatto le uniche cose che poteva fare un vigile del fuoco in presenza di un grande incendio. Adesso la sua stagione è finita ed è bene che se ne vada perché è il momento di pensare alla crescita e ci vuole più coraggio, però sarebbe bello che lasciasse il testimone nelle mani di un successore responsabile che venisse ascoltato con rispetto quando parla in sede internazionale, e non in quelle di un giullare capace solo di far ridere.
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Messaggioda MarcoS » mar dic 11, 2012 12:53 pm

Falco5x ha scritto:
MarcoS ha scritto:
Falco5x ha scritto:Inoltre solo l'idea che ci sia un candidato così impresentabile farà ritornare l'Italia a livello Grecia, vanificando in pochi mesi il beneficio internazionale ottenuto col lavoro "sporco" che finora la politica italiana ha trovato conveniente lasciar fare a Monti.


dando per assodata l'indifendibilità di B. (che sta facendo quello che sta facendo principalmente pro domo sua, come sempre del resto), spiegami in cosa consiste il beneficio internazionale di cui godremmo ora.

Hai presente i sorrisetti Sarkozy-Merkel? Beh con Monti è stato ben diverso, e il beneficio ottenuto è quello di aver leggermente modificato l'immagine internazionale che di solito accompagna i "soliti italiani".
E siccome che ci piaccia o no siamo ancora tenuti per le palle dalla finanza internazionale, finché politicamente non si riesce a imbrigliarla (lo si farà mai? non so, ma al momento siamo ben lontani) a me sta a cuore anche la salute delle banche dove molti di noi hanno i loro risparmi sudatissimi, compresi i miei.
Il mondo non si cambia coi colpi di testa (tipo uscire dall'Euro, o dall'Europa), ma con pazienza cercando di modificarlo dall'interno. Monti ha fatto le uniche cose che poteva fare un vigile del fuoco in presenza di un grande incendio. Adesso la sua stagione è finita ed è bene che se ne vada perché è il momento di pensare alla crescita e ci vuole più coraggio, però sarebbe bello che lasciasse il testimone nelle mani di un successore responsabile che venisse ascoltato con rispetto quando parla in sede internazionale, e non in quelle di un giullare capace solo di far ridere.


salute delle banche? a dar retta a questi...http://www.rischiocalcolato.it/2012/12/il-terrore-delle-banche-italiane-i-tassi-a-2-anni-fanculolospread.html
poi, se vanno a puttane le attività produttive, come sta succedendo, i soldi da dove arrivano?
http://www.rischiocalcolato.it/2012/12/verso-la-bancarotta-governo-monti-il-giudizio-finale-parlano-i-dati-post-in-aggiornamento-continuo.html

ripeto, il signor M avrebbe potuto/dovuto fare altro di meglio per il Paese, rispetto a quello che ha fatto, e questo non lo dico io. E avrebbe così anche evitato la riesumazione del sig. B, con tutto quello che comporta, ora e nel prossimo futuro.
Ed ora, di nuovo, in un modo o nell'altro ci facciamo fuorviare dalla riapparizione di mister B. auguri.
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Messaggioda El Rojo » mer dic 12, 2012 1:32 am

Al di là delle finte proteste l'eventuale ?discesa in campo? di Berlusconi è una manna per tutti.
E' cioè una classica soluzione win-win. E tutti infatti si fregano le mani in privato nel mentre piangono e si stracciano le vesti in pubblico:

-Il Governo Monti, che così non si fa logorare, dopo aver visto precipitare i consensi al 30%.
Va detto peraltro che tutti indistintamente si sono subito affrettati a dire che si approva il piano di stabilità in tempi rapidissimi, che poi quella è la ciccia.

-Berlusconi, che seppure non ha chances può atteggiarsi a vittima di un complotto (il che è anche parzialmente vero) rimenarla con i comunisti, e soprattutto sfilarsi dagli ulteriori, più gravi e iniqui provvedimenti futuri, e dal peggioramento prevedibile di conti ed economia, in previsione quindi potendo solo aumentare i suoi consensi futuri.

-La sinistra che farà autentici salti di gioia, fingendo orrore e riprovazione democratici.
Finalmente potrà ricompattare un po' di elettorato e soprattutto finalmente ha qualcosa da dirgli, facendo ora sempre più fatica a spiegargli come lei difenda i ceti deboli approvando uno dopo l'altro leggi volte a smantellare lo Stato, ad affamarli, a togliergli le pensioni, a gravarli di tasse, a tagliargli i servizi, a ridurgli le tutele.
Non che avesse fatto nulla di diverso da 20 anni, ma appunto aveva sempre avuto la classica soluzione del nemico da abbattere.
Ora, visto che comunque anche il Piddino medio (forse) non crederà molto a grandi programmi di sviluppo equità e blablabla potrà però almeno coniarne uno semplice ed efficace: ?meglio tagliarsi i co...ni che non Berlusconi?.

-I cinematografari, i satirici, i registi, gli pseudo scrittori, i poeti della domenica e i polemisti un tanto al kilo che non avendo un'idea che sia una e niente da dire, comunque campavano alla grande da sempre su una fetta fedele di odio-nutriti.

-Gli editorialisti, i giornalisti, gli opinionisti, i talkshowmen, i commentatori politici e i tuttologi che non sapevano più che salti mortali fare e a che Santo votarsi pur di non parlare di nulla, e occultare la realtà, ora possono tornare a occuparsi finalmente del male assoluto e così non parlare di cosa sta succedendo, nè men che meno di cosa succederà, con ciò rispettando in pieno lo scopo per cui sono stati accomodati su quelle sedie.

-La Magistratura che potrà dedicare tutte le sue risorse alle lenzuola, ai boudoirs e ai bidè, che danno pure una bella notorietà e forse anche un posto in Parlamento un domani, ed evitare così di occuparsi di sobri ed equi nonché di Presidenti, che quelli invece sono pericolosi se malauguratamente si pestano dei piedi sbagliati, come qualcuno fra loro, ingenuo, ha potuto ben sperimentare a suo tempo.

-I mitici popoli, gialli, verdi, arancioni, viola e arcobaleno e i custodi della Costituzione e della legalità a giorni alterni che potranno di nuovo moltiplicare associazioni, incontri, girotondi e convegni sperabilmente con qualche biglietto d'ingresso, libro e DVD inclusi, che avevano dovuto un pò tacere finora anche perchè non stava bene protestare contro chi paga, ora potranno finalmente riprendere la loro lotta eroica per la libertà e per liberarci dall'odiato tiranno.

- Infine il popolo Italiano che quasi quasi aveva avuto il sospetto che glielo stessero tirando in quel posto non solo gli avversari ma pure i loro beniamini, tutti d'accordo e in allegra compagnia, ma ora finalmente le cose gli torneranno diritte e facili: è tutta colpa di Berlusconi per gli uni e dei comunisti per gli altri.

Amen.
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Messaggioda El Rojo » lun dic 24, 2012 19:57 pm

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Messaggioda il Duca » lun dic 24, 2012 22:34 pm

Monti doveva salvare le banche, che hanno giocato con i NOSTRI soldi e quindi se venivano lasciate collassare ci avrebbero portato con loro inesorabilmente nel baratro.

Il problema è che già che lo stato (cioè noi) cacciava altri soldi alle banche, doveva anche OBBLIGARLE a fare un altro tipo di investimento economico, cioè nell'economia REALE nostrana.
Ora invece le banche, dopo aver perso tutti i nostri soldi nei loro giochini finanziari, sono state salvate dal sig. Monti (coi nostri soldi) e continuano a fare le loro speculazioni come prima. E in più fanno le preziose con le aziende virtuose (che in Italia ci sono, anche se non se ne parla mai) che stanno fallendo per le tasse.

Ma d'altronde Monti non era stato messo su per questo? E' l'uomo della finanza, non certo della piccola impresa-artigianato che da sempre tira la carretta in questo strano paese...
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Messaggioda El Rojo » lun dic 24, 2012 23:15 pm

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Messaggioda El Rojo » mar dic 25, 2012 12:39 pm

1. LA FAMIGERATA ?AGENDA MONTI? L?HA SCRITTA IL SENATORE PIDDINO PIETRO ICHINO? - 2. IL FILE INTEGRALE DEL ?MEMORANDUM PER L?ITALIA?, SCARICABILE DAL CORRIERE.IT, SCATENA IL GIALLO: L?AUTORE E? IL ?PROF PIETRO ICHINO!? (CONTROLLARE PER CREDERE) - 3. CURIOSO. PROPRIO IERI IL GIUSLAVORISTA RENZIANO DEL PD HA DICHIARATO DI ESSERE PRONTO A MOLLARE BERSANI PER GUIDARE AL SENATO LA LISTA MONTI IN LOMBARDIA - 4. NELLE INTENZIONI DEL MONTICIANI ICHINO DOVREBBE FARE DA ?APRIPISTA? (E SUBITO ARRIVATI I PRIMI ADDII) ALLA DIASPORA DEGLI SCONTENTI DA BERSANI VERSO L?ARCA DI MOSÈ -



http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... -48536.htm
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Messaggioda El Rojo » lun dic 31, 2012 23:16 pm

?il vertice di Bruxelles (?) aveva sancito la conferma di una sostanziale resistenza dei paesi a moneta più forte, della Repubblica federale di Germania, e in modo particolare della banca centrale tedesca, ad assumere impegni effettivi ed a sostenere oneri adeguati per un maggiore equilibrio tra gli andamenti delle monete e delle economie di paesi della Comunità. E così venuto alla luce un equivoco di fondo, di cui le enunciazioni del consiglio di Brema sembravano promettere lo scioglimento in senso positivo e di cui, invece, l?accordo di Bruxelles ha ribadito la gravità: se cioè il nuovo sistema monetario debba contribuire a garantire un più intenso sviluppo dei paesi più deboli della Comunità, delle economie europee e dell?economia mondiale, o debba servire a garantire il paese a moneta più forte, ferma restando la politica non espansiva della Germania federale e spingendosi un paese come l?Italia alla deflazione.
?..le regole dello SME ci possano portare ad intaccare le nostre riserve e a perdere di competitività, ovvero a richiedere di frequente una modifica del cambio, una svalutazione ufficiale e brusca della lira fino a trovarci nella necessità di adottare drastiche politiche restrittive??


http://www.qelsi.it/2012/quando-napolit ... ita-e-ora/
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Messaggioda El Rojo » lun gen 28, 2013 15:00 pm

Elezioni, i candidati si pagano la poltrona. Pd chiede 35mila euro, 25mila per il Pdl
Il Popolo della libertà li vuole in unica soluzione, al Partito democratico vanno bene anche a rate. Il "balzello" viene fatto pagare ai primi sei nella lista al Senato e i primi nove della Camera. Contributi a tranche anche nella Lega Nord. Berselli (Pdl): "Con il Porcellum non si sostengono costi individuali per l campagna. Per questo pagano tutti con il sorriso sulle labbra"


Un gettone d?ingresso per diventare parlamentare. È quello che chiedono il Pd e il Pdl ai loro candidati. E più precisamente ai primi sei nella lista al Senato e i primi nove della Camera. Quasi fosse un balzello, un pegno da pagare perché tanto quei soldi, a spese dei contribuenti, rientreranno attraverso lo stipendio. La differenza della pratica bipartisan sta solo nelle cifre: il Pd chiede 35mila euro, il Pdl 25mila. Ma la differenza è anche nel metodo di pagamento: i berluscones pretendono che la somma sia cash e assolutamente anticipata, nel partito di Bersani c?è invece la possibilità di rateizzare la cifra. Più alta, ma pagata nei mesi di mandato attraverso una detrazione dallo stipendio di deputato a favore del partito.

NON NE FANNO uno scandalo gli aspiranti onorevoli che lo chiamano ?contributo alla campagna elettorale?. ?Ciascuno di noi versa la stessa cifra, poi ovviamente se non vieni eletto ti viene restituito fino all?ultimo centesimo?, chiarisce il Carlo Giovanardi, che alle prossime politiche corre per il Senato, dietro a Silvio Berlusconi e ad Anna Maria Bernini. Un gigante del partito, mai messo in discussione e che ha precisato che per fare il parlamentare occorre soprattutto ?esperienza?. Giovanardi, che nell?ultimo governo Berlusconi è stato sottosegretario, è deputato dal 1992. La bellezza di 21 anni. E un seggio sicuro anche alle prossime elezioni. Nonostante le posizioni omofobe più volte espresse, sino alla negazione dell?Olocausto per i gay pronunciata proprio nella Giornata della memoria.

?Paga solo chi si trova in cima alla lista e che quindi ha buone chance di essere eletto, sicuramente non quelli in seconda fascia?, spiega Filippo Berselli, senatore e coordinatore del Pdl in Emilia Romagna, entrato in Parlamento la prima volta 30 anni fa con l?Msi. Berselli, a sorpresa, non sarà candidato. Ma lui l?ha presa con filosofia, e difende il partito e il gettone d?ingresso . ?Non vuol dire pagarsi il posto - spiega ? ma fare un investimento, che, se si tiene conto degli stipendi da parlamentari, non è poi così elevato. In fondo, prima del Porcellum, quando c?era ancora il sistema con le preferenze, ognuno per guadagnarsi i voti doveva tirare fuori i soldi per spot, cartoline, santini, cartelloni e manifesti, andando a sborsare molto di più. Per questo oggi pagano tutti con il sorriso sulle labbra?. E se non dispongono subito di quella cifra? ?Se la fanno prestare. Ne troveranno a bizzeffe di finanziatori. La pratica è stata introdotta nel 2006, non ci sono mai stati problemi?. Berselli ironizza, ma nel suo partito, un altro escluso illustre, Fabio Garagnani, non ha preso bene la mancata candidatura : ?Io avevo già pagato i 25mila euro e non mi hanno messo in lista?. Garagnani, perché non sollevasse un caso, dopo tre giorni è stato rimborsato fino all?ultimo centesimo.

UN SISTEMA diventato ormai una tradizione. ?Diamo una mano al partito dai tempi del Pci ? racconta Andrea De Maria, candidato alla Camera dopo aver sbancato alle parlamentarie di Bologna con oltre 10mila preferenze ? Qui in Emilia Romagna la somma richiesta è 35mila euro, da versare nei cinque anni di legislatura con un prelievo dalle indennità da parlamentari. Non c?è niente di male?. Nel partitone potrebbe essere concesso uno strappo alla regola ai candidati più giovani e con meno disponibilità. Probabile che Bersani conceda loro uno sconto. ?Quello che mi chiederanno verserò, sono le regole e le rispetto? dice convinto Enzo Lattuca, classe 1988, enfant prodige del Pd alle prossime elezioni. ?Al limite chiederò un prestito un banca. Non credo incontrerò difficoltà?. Contributi a rate anche nella Lega Nord. Secondo quanto raccontato alla Procura di Forlì dalla ex-segretaria di Umberto Bossi Nadia Dagrada, dal 2000 il Consiglio federale del Carroccio obbliga i candidati a pagarsi il seggio in Parlamento, facendo firmare un?impegnativa davanti al notaio. L?accordo prevede 2000 euro al mese alla prima elezione, e 2400 euro alla seconda, da versare nei 60 mesi di legislatura.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/01 ... dl/481632/
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Messaggioda Sbob » lun gen 28, 2013 15:42 pm

Buffo. Mi pare che nella scorsa legislatura in Sel si vantassero del fatto che i propri parlamentari rinunciavano a parte dello stipendio per sostenere il partito.
Basta rigirare i discorsi per farne motivo di vanto, oppure per montare una bella polemica.
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Messaggioda Il Profeta » lun feb 11, 2013 11:19 am

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