Sbob ha scritto: atti altruistici come sacrificare la propria vita per salvare i propri compagni. Dal punto di vista dell'individuo ovviamente e' un atto controproducente - muori e non fai figli - ma dal punto di vista del gruppo puo' essere un comportamento favorevole.
E' uno degli argomenti portati avanti per sostenere la teoria del gene egoista. L'individuo si sacrifica quando è vantaggioso per il gene che determina questo comportamento. Dal punto di vista dell'individuo è fallimentare, ma se si considera l'individuo come
macchina di sopravvivenza genica salvare più individui con alta probabilità di portare lo stesso gene... per il gene stesso è un buon investimento.
Non è un caso che le solidarietà siano più forti nelle comunità più consaguinee e fortissime tra gli insetti sociali che sono appunto talmente tutti fratelli da poter quasi essere considerati un
poliindividuo. Il caso estremo è quello di una popolazione di cloni dove un gene che comporta il sacrificio di un individuo per salvarne un altro avrebbe un saldo pari a 0 (indifferente) ma più di uno un saldo positivo. Considerando l'affinità genica fra genitori e figli pari ad un mezzo per i genitori è conveniente sacrificarsi per salvare due piccoli (anche meno, considerando un fattore correttivo per la più giovane età e quindi maggiore possibilità di sopravvivenza e riproduzione). L'affinità genica tra fratelli è un quarto. Sacrificarsi per salvare 4 fratelli è vantaggioso. E' alla luce di questo, del vantaggio per i geni che determinano un certo comportamento, che vanno esaminati i comportamenti di solidarietà all'interno dei gruppi e delle popolazioni. Pensare che la selezione avvenga a livello di specie ed esista una solidarietà tra membri della stessa specie è una visione antropomorfizzzante e distorta della realtà.
Per definizione un gene altruista non sopravviverebbe quando è evidente che il maggior competitor per le risorse, sempre per definizione limitate, di un individuo è un altro individuo della stessa specie che ha esattamente gli stessi bisogni.
Questo non vuol dire affatto che la capacità di accordarsi con altri individui, di fare rispettare gli accordi (ad esempio adottando rappresaglie in caso di tradimento) sia un comportamento svantaggioso, altruista e evolutivamente penalizzato... anzi... non facciamo confusione.
Il saldo tra aiutare ed essere aiutati potrebbe essere attivo, migliore che quello di non aiutare e non essere aiutati.
Ovviamente si potrebbe ipotizzare e persino calcolare l'equilibrio numerico di una popolazione composta di santi (aiutano sempre), calcolatori(aiutano se aiutati) e pirati (si fanno aiutare e non contraccambiano) stabilendo un valore numerico sia all'investimento di aiutare che al guadagno di essere aiutati.
In realtà è stato fatto ed i risultati sono molto interessanti...
Si potrebbe poi estendere il discorso all'evoluzione culturale ed accorgersi che le unità culturali (i cosidetti
memi) pascolano nelle nostre menti come viventi in un ecosistema e che la loro evoluzione e selezione non è molto diversi.
Di sicuro ci siamo evoluti sotto la tirannia dei geni, la nostra cultura si è sviluppata sotto il controllo dei memi.
La domanda interessante è se davvero avremo un libero arbitrio e saremo capaci di comportamenti davvero autonomi.
Ieri è storia, domani è un mistero, ma oggi è un dono e per questo si chiama presente.