Oggi ero a fare l'albero. Dalla scatola del Natale tiro fuori l'albero, le palline, le luci e come da un cappello a cilindro di un prestigiatore loro si trasformano in fotografie di tanti gesti uguali ripetuti Natale dopo Natale. Ci ritrovo i primi Natali passati da sola con i miei figli, quelli quando Simone e Andrea scendevano di notte a scartare i regali per scoprire in anticipo cosa ci fosse dentro e poi li rincartavano credendo che così non me ne accorgessi, il primo passato dopo aver appena saputo di essere sieropositiva e quella voglia di spaccare ogni palla che invece quasi fosse dotata di vita propria prendeva disciplinatamente il suo posto.... e poi gli altri, di anno in anno... Tocco, annuso, vedo, scopro "la Memoria" e perchè non debba andare sprecata nè perduta, ma tramandata: perchè ci sono questi figli e nipoti che aspettano di raccoglierla come fosse gocce di brina dove rispecchiarsi. Non abbiamo grandi ricchezze tra le mani ma siamo ricchi della "Nostra Storia", un tesoro che è la nostra eredità e il nostro investimento e che dobbiamo continuare a srotolare perchè il suo filo non ci faccia disperdere nel labirinto del tempo.
Mi vengono in mente delle parole lette anni fa, mi commuovo solo a ricordarle, le sento entrare dentro e fondersi con la pelle:
Erri De Luca da Il contrario di uno ha scritto:"Ho inteso poco, male, il tempo e le azioni. da ospite impacciato ne ho trattenuto cenni. Li voglio lasciare a un nipote curioso [...] Allineo, uno per senso, i colpi che si sono fermati a caso e ad arte nei ricordi. Non ho consuetudine di testimone o vocazione di cronaca, non so di stelle filanti, di colonne sonore, ma penso a due dadi, un fungo, una damina un fiasco: pedine di un Monopoli, intorno al quale tenersi le domeniche. Tra un grido e un brodo è rimasto quello che so. Intorno c'era un creato distante, esperto, che ripeteva alla cieca gesti di madre seconda".