...leggendo le risposte, io mi accorgo di essere spesso frainteso.

Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. Con i miei accenni polemici non mi riferisco a chi fa l'8a e vuole raggiungere l'8c, e nemmeno a chi fa il 7b e agogna disperatamente all'8a. Mi riferisco a chi vuole imparare ad arrampicare, non a fare un grado x.
Io sono in disaccordo con il modo di imparare e di insegnare ad arrampicare odierno. Che ne dica Cuorpiccino, nelle palestre che ho visitato non ho mai visto "pannelli inclinati dove imparare ad usare i piedi" anche perchè sarebbe inutile farlo dove è più che evidente dove mettere il piede e come ci devo spingere, almeno dopo che l'istruttore di turno laconicamente mi dice "spingi!!!". Il problema è farlo sulla roccia, ma spesso mi viene il dubbio che oggi il fine non sia di arrampicare meglio sulla roccia, quanto "tenersi" sempre di più (uso la terminologia corrente), senza sapere bene a cosa questo porterà (e se porterà qualcosa di concreto - il grado appunto). Chiunque, dal principiante all'ottavogradista, cerca di tenersi di più, spesse volte sottopondendosi ad allenamenti che ritiene noiosi (come dice giustamente Fokozzone). Giustifico chi adora allenarsi...ma gli altri...
Trovo estremamente efficace, anche per me che arrampico da 25 anni, e che so benissimo di essere carente nella forza, allenare la capacità di sentire meglio il mio corpo. A maggior ragione, dunque, lo consiglierei ad un principiante, che come dice giustamente Bradipo, non ha la minima idea di come gestire il suo peso (ma qualcuno, ahimè, riuscirebbe a dire che ciò è insignificante in arrampicata). Per quanto mi riguarda arrampicare è essenzialmente una questione di gestire bene il proprio peso, adattandolo all'inclinazione e alla morfologia della roccia.
Quindi, per rispondere alla domanda di Cuorpiccino, ad un principiante non serve nè il thai chi e nè il pannello. Serve in primo luogo un buon istruttore, con le idee chiare, e poi un programma di uscite studiato ad hoc in grado di instaurare in lui la motivazione e, se possibile, quel seme della passione per quello che sta facendo. Seme che forse germoglierà più tardi e gli consentirà di procedere con le proprie gambe nella direzione giusta. Anche se gli errori li facciamo tutti, esperti e non esperti, è un continuo sbagliare e scoprire cose nuove. Io, ad esempio, dall'alto dei miei 25 anni di scalata

, non avevo mai scoperto come respirare nella maniera giusta, rilassando alcuni muscoli in particolare. Più che scuotere il braccio per calmare l'acido lattico non facevo...almeno consapevolmente. Poi ho salito delle vie, che a forza di prova prova, il mio corpo ha imparato da solo, senza che l'abbia razionalizzato Ma ci sarei potuto arrivare molto prima, se solo fossi stato più cosciente. Perchè allora non accettare il fatto che esista un territorio su cui nessuno, o quasi, consapevomente lavora?
ciao
Maurizio