arrampicata come arte marziale?

Area di discussione a carattere generale sull'arrampicata.

Messaggioda bradipo » gio gen 13, 2005 12:21 pm

pf ha scritto:Ciao Bradipo.
Suggestiva parabola, ma non del tutto veritiera. Come ben sai, se non hai una folta chioma anche le radici soffrono. E' verissimo e sotto gli occhi di tutti che moltissimi climbers che si dedicano esclusivamente ai tiri al proprio limite ( magari scaldandosi poco, e in definitiva scalando pochi metri di roccia diversa ogni anno) sono magari perfetti su ciò che provano ma clamorosamente a disagio su roccia sconosciuta, ma è anche vero che salendo di grado si imparano cose ( come accarezzare o stringere prese inconsuete, piccole a piacere; come riposare; come respirare, etc...) che sul facile non sono necessarie e quindi si trascurano.
Così c'è il paradosso di vedere un arrampicatore che scala meglio sul 7a di gente che fa l'8b ma che improvvisamente diventa brutto a vedersi appena un grado e mezzo sopra, impreparato a nuovi gesti o a prese mai trovate. Ho esempi di questo.
Alla fine, molto pragmaticamente, è una questione di tempo!! Sai perchè? Perchè io vado in falesia, e cerco sempre di scalare almeno tre tiri molto al di sotto del mio livello massimo. Poi cerco di fare un tentativo a vista, infine dò un'occhiata a qualcosa di difficile. Il risultato, spesso, è che alla fine della giornata non ho "combinato" niente ma parecchi metri di roccia nuova l'ho toccata. Non so se serve, ma attualmente me la sto proprio godendo. Il problema è che c'è ormai una marea di tiri che vorrei andare a fare, già provati una volta o due, ben lontani l'uno dall'altro.
Certamente, insomma, c'è a volte insoddisfazione perchè se non arrivi in catena senza resting sei incompleto, e dall'altra parte si accumulano esperienze visive diverse che ti permettono di venirne fuori in situazioni diverse. E forse anche di migliorare in eleganza e gesto anche se, ahimè, personalmente penso di arrampicare molto meglio rispetto a tre anni fa, ma se uno non ha talento alla base non diventerà mai un "bello a vedersi".

Beh su quanto debba essere folta questa chioma...lasciamo perdere era solo un esempio!!! Anche una chioma foltissima può dare fastidio. A volte serve infatti sfoltirla. Secondo me bisogna partire proprio con la giusta mentalità che per quanto mi riguarda non è il risultato che otterrò!

Per YY: si, può essere un segnale quando non ti senti più fluido (in sintonia!!!): un segnale che o hai oltrepassato il tuo limite o c'è altro che non va! Ma alla fine si arriverà ad affrontare anche cose sopra il proprio limite con lo stesso buono stile; perchè si sa usare solo quello!!!
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Messaggioda maxx » gio gen 13, 2005 12:47 pm

secondo me non e' semplicemente possibile "bruciare le tappe" in arrampicata, mentre e' perfettamente possibile mentire a se stessi e agli altri, magari involontariamente perche' ci si e' creati delle false illusioni.

tutto il bello del gioco, e la fondamentale differenza con discipline orientaleggianti varie, e' che al posto del maestro ci sta la roccia, quella naturale e non predisposta da mano umana, e il confronto con essa alla lunga non mente.

mi era piaciuta molto un'affermazione di Maurizio Oviglia nell'articolo sull'aspetto mentale dell'arrampicata, che diceva grossomodo: ogni volta che per salire la scala si allunga il passo e si cercano di fare due gradini alla volta, si continuera' ad inciampare in eterno sul gradino "saltato" finche' non si decide di rimboccarsi le maniche ed affrontarlo come si deve... sono d'accordissimo!

per essere efficaci al limite delle proprie possibilita' ci vuole secondo me un momento di grande volonta' e motivazione. non sempre quando sto alla base di un tiro mi ritrovo con questa energia dentro. di solito ci provo lo stesso, e rimango poi per settimane col rimpianto "ah, se avessi avuto piu' voglia di arrivare in catena me la sarei mangiata".

lo stile? per me lo stile e' come il circo: creare l'illusione che la gravita' non esista, e che tutto sia fluido e facile quando in realta' non lo e'. ci vuole molto lavoro per arrivare a questi livelli di perfezione, per l'arrampicatore come per il karateka o il giocoliere. poi ciascuno sceglie di impostare il proprio lavoro secondo le proprie attitudini e il proprio gusto personale. agli estremi opposti vedo due tendenze, prendiamo l'esempio di uno che vuole essere fluido sul 7a:

A) perfeziono sistematicamente i movimenti di tutte le vie con grado uguale o inferiore al 7a finche' non sono sicuro che riesco a farle a occhi bendati con una vespa nell'orecchio e il sacchetto del magnesio riempito di olio d'oliva;

B) mi faccio un paio di giri su qualche 7b o 7c cosi' poi il 7a sembra una passeggiata domenicale.

Ma, appunto, alla lunga sia A che B si ritroveranno ad un punto morto, uno col bisogno di imparare e l'altro col bisogno di consolidare... e alla fin fine ho l'impressione che progredire sia rompere via via una serie di "muri interiori", diversi per ciascuno di noi, per cui forse e' inutile generalizzare piu' di tanto.

in conclusione, nutro il massimo rispetto per chi va su gradi alti perche', a parte pochi superdotati, sono persone che hanno percorso una lunga strada e sofferto veramente per arrivare dove stanno.

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Messaggioda Fokozzone » gio gen 13, 2005 15:37 pm

yinyang ha scritto: per fare un esempio che mi sembra collegato: in aikido esiste un esercizio che si chiama "il braccio inflessibile" che fanno fare ai principianti per fargli notare quanto importante sia la consapevolezza del ki (spirito, energia) rispetto alla "forza bruta"

si estende un braccio e ci si concentra immaginando che un flusso di energia parta dal bacino (hara) per poi fluire all'interno del braccio e fuori dalle dita estendendosi all'infinito, mentre un compagno cerca di piegare il braccio

se fatto bene, nonostante il braccio non assuma la tipica rigidità con muscoli frementi per lo sforzo, il braccio diventa difficilmente piegabile (dico difficilmente perchè questo l'ho sperimentato e non è che diventa d'acciaio :D però è vero che diventa sorprendentemente inflessibile se ci si concentra parecchio)


Ho provato su un passaggio duro a concentrarmi sul flusso di energia che partiva dal bacino e arrivava alla mano. L' esperimento è riuscito perché il braccio si è irrigidito e l' energia che mi sosteneva veniva dal bacino (l' imbrago in tensione: ero appeso :lol: )

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Messaggioda smaz » ven gen 14, 2005 11:28 am

Cosa aggiungere? Leggendo i vostri interventi è facile concludere che l'arrampicata è una forma di espressione meravigliosa, comparabile all'arte marziale come a qualsiasi attività umana che richieda impegno e dedizione, addirittura mi capita spesso, e penso anche a voi, di trovarci una valida metafora di vita.
Rispetto alle arti marziali c'è senz'altro maggiore libertà, ognuno è libero di trovare la propria forma di espressione, di difficolta, di stile... in base alle proprie attitudini, anche i fortissimi, come racconta maurizio non sono tutti uguali, anzi... I discorsi che spesso si sentono a senso unico sulla "tenenza" o sul grado max, o sul "livello" sono secondo me riduttivi... possono essere degli obbiettivi, ma arrampicare è qualcosa di più: L'arrampicata è un viaggio straordinario!
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Messaggioda Fokozzone » ven gen 14, 2005 13:45 pm

Maurizio ha scritto: L'austriaco Kubista tratta una via come se fosse un rebus. Al primo giro lo vedi e sembra un handicappato, e pensi che non la farà mai, neanche al milionesimo tentativo, ma al secondo l'ha già fatta. Maurizio
OT: anch' io sono un po' così, ho delle impennate di rendimento dopo aver messo a fuoco i movimenti. Ma a vista sono desolante :cry:
F.
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Messaggioda Maurizio » sab gen 15, 2005 17:21 pm

Fokozzone ha scritto:
Maurizio ha scritto: L'austriaco Kubista tratta una via come se fosse un rebus. Al primo giro lo vedi e sembra un handicappato, e pensi che non la farà mai, neanche al milionesimo tentativo, ma al secondo l'ha già fatta. Maurizio
OT: anch' io sono un po' così, ho delle impennate di rendimento dopo aver messo a fuoco i movimenti. Ma a vista sono desolante :cry:
F.



dipende cosa intendi per desolante, se hai uno scarto di 2 gradi max (4 gradini della scala francese), devi considerarti nella norma, se è di più ciò denota una carenza tua più o meno voluta. La maggiorparte di quelli che hanno questa grossa differenza perdono la motivazione ad andare a vista e poi finiscono per dire che la cosa in realtà non li interessa :wink: :wink:
La verità è che recuperare il gap è molto difficile e necessita di grande impegno, oltrechè presuppone l'abbandono delle care falesie per farsi regolarmente delle trasferte, provando gradi al di sotto di quelli che sei abituato a realizzare.
In realtà, e torno al topic, il voler colmare questa tua lacuna, dà per scontato che tu intenda l'arrampicata come un percorso verso la completezza e non come una somma di risultati su cui tu ti possa costituire la convinzione di essere più o meno bravo.
Se ci pensiamo bene, un appassionato dilettante di calcio può aspirare ad arrivare in una certa categoria e giustamente vantarsene, ma un arrampicatore che ha fatto un 8a è normalmente considerato come quello che ne ha fatti 100. Non esiste una vera distinzione di merito nell'arrampicata, perchè le variabili, le sfumatore, sono troppe. Infatti nessuno è in grado di dire chi è il più forte scalatore del momento, ci saranno sempre almeno 10 pareri diversi! Ecco perchè si è preferito giocare le competizioni su un terreno il più neutro possibile (la plastica) e lasciare giustamente l'arrampicata in falesia come il luogo ideale per chi non si accontenta del numero, ma cerca qualcosa di più. Questa è la ragione per cui considero le iniziative tipo 8a.nu delle distorsioni, perchè esaltano l'aspetto quantitativo dell'arrampicata nel luogo sbagliato.

ciao

Maurizio
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Messaggioda yinyang » lun gen 17, 2005 10:16 am

Fokozzone ha scritto:
yinyang ha scritto: per fare un esempio che mi sembra collegato: in aikido esiste un esercizio che si chiama "il braccio inflessibile" che fanno fare ai principianti per fargli notare quanto importante sia la consapevolezza del ki (spirito, energia) rispetto alla "forza bruta"

si estende un braccio e ci si concentra immaginando che un flusso di energia parta dal bacino (hara) per poi fluire all'interno del braccio e fuori dalle dita estendendosi all'infinito, mentre un compagno cerca di piegare il braccio

se fatto bene, nonostante il braccio non assuma la tipica rigidità con muscoli frementi per lo sforzo, il braccio diventa difficilmente piegabile (dico difficilmente perchè questo l'ho sperimentato e non è che diventa d'acciaio :D però è vero che diventa sorprendentemente inflessibile se ci si concentra parecchio)


Ho provato su un passaggio duro a concentrarmi sul flusso di energia che partiva dal bacino e arrivava alla mano. L' esperimento è riuscito perché il braccio si è irrigidito e l' energia che mi sosteneva veniva dal bacino (l' imbrago in tensione: ero appeso :lol: )

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8O :x :? :) :o :D :lol:
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Messaggioda cuorpiccino » mar gen 18, 2005 13:23 pm

Maurizio ha scritto: Non esiste una vera distinzione di merito nell'arrampicata, perchè le variabili, le sfumatore, sono troppe. Infatti nessuno è in grado di dire chi è il più forte scalatore del momento, ci saranno sempre almeno 10 pareri diversi! Ecco perchè si è preferito giocare le competizioni su un terreno il più neutro possibile (la plastica) e lasciare giustamente l'arrampicata in falesia come il luogo ideale per chi non si accontenta del numero, ma cerca qualcosa di più.
ciao

Maurizio


Pur essendo d'accordo pienamente, non posso non sottolineare che questo sia un discorso di parte, essendoci gente che sostiene l'esatto contrario con frasi del tipo, "Si ma che ha fatto? Ma le gare le ha mai fatte? No? E allora?" 8O Fine O.T.
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Messaggioda Daffi » mer gen 19, 2005 16:08 pm

Pratico da relativamente poco l'arrampicata (2 anni e qualche mese) e un'arte marziale (meno di un anno), in effetti trovo diverse somiglianze tra le due attività, ma paradossalmente l'aspetto "mentale" mi sembra prevalente nell'arrampicata, mentre nell'arte marziale per ora prevalgono il sudore e la fatica di fare miei dei movimenti non proprio naturali... d'altra parte il maestro sostiene (molto onestamente secondo me) che prima di intravedere l'aspetto filosofico della disciplina, bisogna sudare e allenarsi un sacco :roll:

ciao
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Messaggioda yinyang » mer gen 19, 2005 16:15 pm

Daffi ha scritto:Pratico da relativamente poco l'arrampicata (2 anni e qualche mese) e un'arte marziale (meno di un anno),


quale?
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Messaggioda Daffi » mer gen 19, 2005 16:18 pm

yinyang ha scritto:
Daffi ha scritto:Pratico da relativamente poco l'arrampicata (2 anni e qualche mese) e un'arte marziale (meno di un anno),


quale?


Kendo... che sarebbe, per chi non lo sa, la scherma giapponese.

ciao!
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Messaggioda cuorpiccino » mer gen 19, 2005 16:22 pm

Daffi ha scritto:
yinyang ha scritto:
Daffi ha scritto:Pratico da relativamente poco l'arrampicata (2 anni e qualche mese) e un'arte marziale (meno di un anno),


quale?


Kendo... che sarebbe, per chi non lo sa, la scherma giapponese.

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Messaggioda Daffi » mer gen 19, 2005 16:26 pm

cuorpiccino ha scritto:
Daffi ha scritto:
Kendo... che sarebbe, per chi non lo sa, la scherma giapponese.

ciao!
Daffi

Maddai! Si fà scherma giapponese con le scarpette per arrampicare! 8O


E pensa che qualcuno utilizza anche delle orribili buste di plastica, che mal si addicono al resto dell'abbigliamento...

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Re: arrampicata come arte marziale?

Messaggioda al » lun feb 07, 2005 14:49 pm

yinyang ha scritto:
vorrei sperimentare un approccio diverso...olistico (orientale?)...per ora però non so come fare, ci sto pensando... :roll:


Non ho letto tutti gli interventi, e mi scuso per la eventuale ripetizione.
Caruso nel suo testo "L'arte di arrampicare, un metodo per la conoscsenza di se", (cito a memoria e spero che il titolo sia giusto) non solo propone una riflessione sul tai chi, ma elabora una specie di Katà, o forma, comunque una succissione di movimenti, ne ginnici ne tecnici sul muro, da eseguirsi come una propedeutica all'arrampicata.
Il suo tentativo mi sembra indirizzato a proporre una alternativa alla concezione dell'arrampicata come puro fatto tecnico sportivo.
al
 
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