Che gli dico ?

Area di discussione su argomenti di montagna in generale.

Che gli dico ?

Messaggioda VECCHIO » sab apr 07, 2012 21:22 pm

Ho risposto così ad un giovane alpinista: dai aiutatelo anche voi, discutiamone, proponiamo, martelliamolo, confondiamolo........

Tu guarda che sei una bella sagoma !!!
Mi chiedi per sms la mia ?teoria dell'alpinismo?.
Continuiamo a parlarne ed io a perfezionarla, ma è una teoria, la sua costruzione non finirà mai.
Adesso mi vien di scrivere e ti faccio un pasticcetto, poi ne parleremo, magari sotto le stelle.
Parto dalla definizione di alpinismo come conquista dell'inutile.
Per me questo è fondamentale, non c'è nessun significato nell'alpinismo all'infuori dell'alpinismo, è auto referente, auto esplicativo, auto giustificativo, è auto tutto, si giustifica completamente.
Perchè ? Perchè è una attività bellissima che richiede tutte le capacità dell'uomo per essere svolta, dato che il rischio della vita è sempre presente, anche a livelli di rischio altissimi.
Non avendo nessun significato, permette tutto e tutto non è giustificabile o spiegabile in modo esauriente (bellissimo) ed è UMANO, non ha nessun bisogno di avere una giustificazione o di essere spiegato, è una manifestazione delle capacità limite dell'uomo (bellissimo).
Certo le vie nuove sono il massimo, ma cosa vuol dire? Se oggi uno apre una via come la Comici alla Grande, quale è il significato ? Ma anche se apre un'altro Pesce? Se invece uno apre una via di misto come quelle del Piolet d'or si ragiona già di più? Se uno sale d'inverno una via vale di più? Cosa vuol dire se l'alpinismo è inutile, quale è il valore? Certo fare vie difficili, d'inverno, in solitaria, in quota, lunghe.... è più impegnativo, più..., più..., ma cosa? Non c'è nessun significato!
Dire che ripetere una via difficile vale di più dell'aprire una via di sesto, è vero? Ma nulla è vero in alpinismo.
Qualcuno tanti anni fa da solo ha tentato la traversata Lhotse Shar-Lhotse, non è sceso, e forse negli ultimi 30 anni nessuna spedizione ci è andata a provare: l'irraggiungibile, il massimo... ma prima o poi si andrà e si farà qualcosa di ancor più irraggiungibile..... vedi che non ha nessun significato tutto ciò che si fa.
Però per passare dal settimo grado al 9a ci han messo si e no 15 anni e dal 9a al 9b 25 anni, avevano imparato qualcosa di nuovo, ora lì si è fermi da un po', si fa altro da altre parti: cosa significa non so, è l'uomo che cerca di capire se stesso.
Al caccademico si selezionano i nuovi cacca ogni anno ed ogni anno si parla di regole, di metodo, qualcuno dice che sono tanti anni di attività, un'altro dice che ha aperto tante vie, un altro dice che ha fatto delle vie difficilissime, uno dice che l'attività deve essere figlia del tempo attuale, non di altri tempi, ognuno ha le sue idee e se ne discute (bellissimo), ma non c'è mai una conclusione, si vota e tutti quei pochi passano.
Avevo incontrato un austriaco che girava con Walter Philipp e chiacchierando delle vie ho scoperto che veniva dall'americani al dru ed andava a fare i 25 anni del suo Filippo Flemmatico, però negli ultimi anni aveva salito il Pilù, la Hasse, la Cassin alla Walker, La Guide al Crozzon..... col figlio e con amici........... aveva 65 anni e non ci siamo detti i nostri nomi.
C'è chi smette, chi ricomincia, tanti che non fanno alpinismo, alcuni ci muoiono, altri vogliono entrare o fare la storia; per me sono tutti uomini con i loro complessi, le loro frustrazioni, le loro passioni, i limiti e le grandezze o le piccolezze, sono uomini che si impegnano o cedono o fanno i furbi e si ingannano, ci sono i puri, gli idealisti, gli interessati, i grandi, i mediocri, le nullità, ma sono uomini e questo è bellissimo da vedere e da frequentare.
Poi la gioia spesso è quasi incontenibile: con degli amici, una bella via, con tanto impegno, con tante difficoltà, con condizioni che hanno richiesto tutta la nostra intelligenza, un sogno realizzato, una linea immaginata e trovata, più o meno frequentata, più o meno nuova: GIOIA !
Per qualcuno fare alpinismo è un modo per lasciare il proprio segno, per tentare di essere immortali, ma anche questo è umano, abbiamo inventato tantissime religioni in 100,000 anni, per cercare di rispondere a chi siamo e...... le stiamo ancora inventando.

Per me il solo significato della vita è conoscere, e più conosco più mi accorgo che potrei conoscere, ma non ho tempo per farlo, il tempo passa più veloce di quanto io possa riuscire a conoscere di ciò che mi circonda ed allora scelgo, scelgo gli amici, i luoghi, le cose da fare.
Mi lego e scalo ciò che ho sognato con un mio amico.
Alpinismo per me è gioia, impegno, sogno, amicizia, rischio...... bellissime chiacchiere inutili.
....ALPINISTA......NO GUIDA....... questa mi scombussola
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Messaggioda TestaDiRagno » sab apr 14, 2012 12:34 pm

Parto dalla definizione di alpinismo come conquista dell'inutile.


Non è vero al 100%. O meglio , è vero sicuramente oggi ma non è stato sempre così.
I primi alpinisti (se così si possono chiamare) non valicavano montagne per diletto, le loro vie sono state necessarie ad unire popoli, a stabilire rotte commerciali e culturali nonostante le avversità del viaggio. Anzi si può dire che l'alpinismo come diletto , l'andar per monti fine a se stesso sia figlio di quelle spedizioni fatte per necessità pratiche.
Inoltre molti sistemi di sicurezza che oggi vengono utilizzati per fare lavori ad alta quota (palazzi, cavi dell'alta tensione ecc...) li hanno imparati dall'alpinismo e non viceversa.

E' ovvio però che qui stiamo parlando dell'alpinismo inutile, di un attività fatta senza scopo ... forse l'unico scopo che possiamo trovare è la soddisfazione personale.
Ma questa è una caratteristica comune a molte attività umane.
Al CERN di Ginevra hanno scoperto bosoni, neutrini,hanno addirittura creato l'antimateria, hanno fatto viaggiare cose alla velocità della luce... tutta roba che è valsa parecchi premi nobel; il problema più sottile che devono affrontare quegli scienziati è che letteralmente non sanno cosa farsene di quelle scoperte: le scoprono sapendo gia che probabilmente non avranno un applicazione pratica. Scoprono per scoprire e basta; è sapere fine a se stesso.
Uno studente di matematica si ritrova a studiare teorie geniali, dimostrate e che funzionano, teorie da premio nobel, teorie scoperte magari 50 anni fa che ancora oggi non sono mai state usate da nessuna parte perchè inutili.
E' l'umanità intera che cammina alla cieca e probabilmente non arriverà da nessuna parte.
Einstein dopo aver scoperto la relatività non è arrivato da nessuna parte, anzi la sua scoperta è diventata la base per altri 100 problemi così come Bonatti o Messner non hanno scalato nessuna cima significativa, hanno solo aperto le acque per altre salite ancora più difficili.
L'unica cosa certa è che non ci sarà mai un alpinista che scalerà la Vetta così come non ci sarà mai uno scienziato che scoprirà la Verità.
Forse è proprio il destino di tutta la specie umana: continuare a camminare, a salire, a risolvere problemi in eterno generazione dopo generazione sempre meglio senza fermarsi mai. Gli alpinisti sono un simbolo perfetto di questo cammino.
"Il fatto di arrivare ci fa capire che non siamo arrivati da nessuna parte. Arrivare in cima... ci accorgiamo che ce n'è una più grande; prendere un appiglio piccolo... ci accorgiamo che possiamo cercarne uno ancora più piccolo"[cit.]


Tra qualche miliardo di anni il sole esploderà e la terrà verrà bruciata, non è detto che l'umanità arrivi preparata a questa cosa; c'è chi dice che ci estingueremo molto prima , qualche migliaio di anni al massimo. I problemi immediati e gravi che abbiamo da risolvere sono ancora tantissimi: fame guerra inquinamento...
Gli alpinisti sono quelli che nonostante le avversità, il pericolo, le scomodità, la fame, la sete , il freddo, la fatica e l'inutilità del tutto risolvono problemi uno dopo l'altro sempre più difficili.
Secondo me per lo spirito con cui risolvono i problemi ma soprattutto per lo spirito con cui i problemi se li vanno a cercare la dove non esistono dovrebbero essere presi a modello da tutti e soprattutto dalle persone che stanno in alto, quelle che avrebbero il potere (e la responsabilità) di risolvere i suddetti problemi più gravi ed immediati.

"la struttura alare del calabrone in relazione al suo peso non è adatta al volo, ma lui non lo sa e vola lo stesso"[cit.]
Mi piace pensare agli alpinisti in questo modo: nessuno gli ha mai spiegato che non si può camminare verso l'alto ma loro, da bravi ignoranti, continuano a salire, salire e salire.

E poi non sono chiacchiere inutili, tutti abbiamo bisogno di un alibi per fare qualsiasi cosa. :wink:
La forza è necessaria ma non sufficiente.

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Messaggioda VECCHIO » sab apr 14, 2012 17:54 pm

Già così a 23 anni ????
Ottimo !
Promosso in teoria, per ora !
............... se capiti al nord e vuoi scalare con un brontolone.......
Io son qui.
ciao
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Messaggioda elcanlapo » sab apr 14, 2012 21:54 pm

non ho capito sto giuovine alpinista che vole??qual'è la domanda??
teoria???

l'alpinismo non esiste, è un sogno

per quanto mi riguarda vedo la montagna come una grossa tetta.. se non faccio le mie belle poppate poi mi metto a strillare che si sà la fame è fame.
in pratica siamo dei poppanti a vita :D
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Messaggioda El Rojo » sab apr 14, 2012 21:57 pm

elcanlapo ha scritto:non ho capito sto giuovine alpinista che vole??qual'è la domanda??

vecchio, certe volte no capisco mai un casso

per quanto mi riguarda vedo la montagna come una grossa tetta.. se non faccio le mie belle poppate poi mi metto a strillare che si sà la fame è fame.
in pratica siamo dei poppanti a vita :D


Che io sia impiccato, se questo non è parlar chiaro.
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Messaggioda VECCHIO » sab apr 14, 2012 22:05 pm

El can lapo, ma 77 son le gambe delle donne.......... solo loro capiscono !!!

Da che mondo è mondo comandano le donne e noi da bravi bambini ubbidiamo, al massimo ci danno in mano una clava, e quindi la risposta possono darla solo loro.
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Re: Che gli dico ?

Messaggioda Rampegon » dom apr 15, 2012 16:06 pm

VECCHIO ha scritto:Ho risposto così ad un giovane alpinista: dai aiutatelo anche voi, discutiamone, proponiamo, martelliamolo, confondiamolo........

Tu guarda che sei una bella sagoma !!!
Mi chiedi per sms la mia ?teoria dell'alpinismo?.
Continuiamo a parlarne ed io a perfezionarla, ma è una teoria, la sua costruzione non finirà mai.
Adesso mi vien di scrivere e ti faccio un pasticcetto, poi ne parleremo, magari sotto le stelle.
Parto dalla definizione di alpinismo come conquista dell'inutile.
Per me questo è fondamentale, non c'è nessun significato nell'alpinismo all'infuori dell'alpinismo, è auto referente, auto esplicativo, auto giustificativo, è auto tutto, si giustifica completamente.
Perchè ? Perchè è una attività bellissima che richiede tutte le capacità dell'uomo per essere svolta, dato che il rischio della vita è sempre presente, anche a livelli di rischio altissimi.
Non avendo nessun significato, permette tutto e tutto non è giustificabile o spiegabile in modo esauriente (bellissimo) ed è UMANO, non ha nessun bisogno di avere una giustificazione o di essere spiegato, è una manifestazione delle capacità limite dell'uomo (bellissimo).
Certo le vie nuove sono il massimo, ma cosa vuol dire? Se oggi uno apre una via come la Comici alla Grande, quale è il significato ? Ma anche se apre un'altro Pesce? Se invece uno apre una via di misto come quelle del Piolet d'or si ragiona già di più? Se uno sale d'inverno una via vale di più? Cosa vuol dire se l'alpinismo è inutile, quale è il valore? Certo fare vie difficili, d'inverno, in solitaria, in quota, lunghe.... è più impegnativo, più..., più..., ma cosa? Non c'è nessun significato!
Dire che ripetere una via difficile vale di più dell'aprire una via di sesto, è vero? Ma nulla è vero in alpinismo.
Qualcuno tanti anni fa da solo ha tentato la traversata Lhotse Shar-Lhotse, non è sceso, e forse negli ultimi 30 anni nessuna spedizione ci è andata a provare: l'irraggiungibile, il massimo... ma prima o poi si andrà e si farà qualcosa di ancor più irraggiungibile..... vedi che non ha nessun significato tutto ciò che si fa.
Però per passare dal settimo grado al 9a ci han messo si e no 15 anni e dal 9a al 9b 25 anni, avevano imparato qualcosa di nuovo, ora lì si è fermi da un po', si fa altro da altre parti: cosa significa non so, è l'uomo che cerca di capire se stesso.
Al caccademico si selezionano i nuovi cacca ogni anno ed ogni anno si parla di regole, di metodo, qualcuno dice che sono tanti anni di attività, un'altro dice che ha aperto tante vie, un altro dice che ha fatto delle vie difficilissime, uno dice che l'attività deve essere figlia del tempo attuale, non di altri tempi, ognuno ha le sue idee e se ne discute (bellissimo), ma non c'è mai una conclusione, si vota e tutti quei pochi passano.
Avevo incontrato un austriaco che girava con Walter Philipp e chiacchierando delle vie ho scoperto che veniva dall'americani al dru ed andava a fare i 25 anni del suo Filippo Flemmatico, però negli ultimi anni aveva salito il Pilù, la Hasse, la Cassin alla Walker, La Guide al Crozzon..... col figlio e con amici........... aveva 65 anni e non ci siamo detti i nostri nomi.
C'è chi smette, chi ricomincia, tanti che non fanno alpinismo, alcuni ci muoiono, altri vogliono entrare o fare la storia; per me sono tutti uomini con i loro complessi, le loro frustrazioni, le loro passioni, i limiti e le grandezze o le piccolezze, sono uomini che si impegnano o cedono o fanno i furbi e si ingannano, ci sono i puri, gli idealisti, gli interessati, i grandi, i mediocri, le nullità, ma sono uomini e questo è bellissimo da vedere e da frequentare.
Poi la gioia spesso è quasi incontenibile: con degli amici, una bella via, con tanto impegno, con tante difficoltà, con condizioni che hanno richiesto tutta la nostra intelligenza, un sogno realizzato, una linea immaginata e trovata, più o meno frequentata, più o meno nuova: GIOIA !
Per qualcuno fare alpinismo è un modo per lasciare il proprio segno, per tentare di essere immortali, ma anche questo è umano, abbiamo inventato tantissime religioni in 100,000 anni, per cercare di rispondere a chi siamo e...... le stiamo ancora inventando.

Per me il solo significato della vita è conoscere, e più conosco più mi accorgo che potrei conoscere, ma non ho tempo per farlo, il tempo passa più veloce di quanto io possa riuscire a conoscere di ciò che mi circonda ed allora scelgo, scelgo gli amici, i luoghi, le cose da fare.
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ma ssio can.. ma perchè non scrivi sempre così anche negli altri interventi. Ottimo post mi trovi molto in sintonia. :wink:
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Messaggioda TestaDiRagno » lun apr 16, 2012 19:42 pm

............... se capiti al nord e vuoi scalare con un brontolone.......


magari vecchio... magari.
onorato dell'invito :)
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Messaggioda ettore » mer mag 09, 2012 14:42 pm

DALLA PARTE DEI PARASSITI (di Mario Crespan)

Da quando ho letto lo scritto di Ugo Manera ?Settimogradisti parassiti sociali?, apparso su ?Scàndere 1980?, mi porto dentro la voglia di replicare, di esprimere il mio dissenso, pur nella stima che ho per l'autore, valente alpinista e, sia detto per inciso, mie coetaneo.
Per sintetizzare, mi sembra che Manera voglia dimostrare il seguente assunto: alpinismo uguale dilettantismo.
Egli sviluppa il suo discorso partendo dal presupposto che l'alpinismo non è una attività degna di essere svolta a tempo pieno, dato che non è ?socialmente utile? o ?socialmente produttiva?.
In altri termini, sembra che Manera consideri l'alpinismo e i suoi derivati (arrampicamento in libera su falesie, ghiaccio estremo su cascate, sci estremo, etc?) al di fuori di quelle che sono le attività serie dell'uomo.

No, mi dispiace, non sono d'accordo. Non si può ridurre tutto al ?freddo pagamento in contanti? e lasciare ?fra uomo e uomo altro vincolo che il nudo interesse? (come, più di cent'anni fa, scrivevano due ragazzotti tedeschi in un?ilare operetta giovanile piena di sacro entusiasmo).
L'alpinismo e i suoi derivati (ovviamente ad alto livello) fanno parte delle attività di ricerca dell'uomo, ed in ciò si legano non solo alle medesime attività in campo scientifico e filosofico, ma soprattutto alla ricerca in campo artistico.
Per convincersi di questo, potrebbe bastare la lettura dei saggio di Bernard Amy ?La via Pigmalione? e della testimonianza di Ernesto Lomasti, ambedue contenuti nello stesso ?Scàndere 1980?.

È tuttavia evidente che scienza e arte mettono in moto ingenti capitali, molto più di quanta non possa fare l'alpinismo. La scienza introduce nuove tecnologie, che a loro volta incrementano lo sviluppo industriale e la corsa agli armamenti; l'arte ruota attorno ad un mercato il cui controllo risulta comunque legato al potere politico da complesse intermediazioni, e la cui gestione culturale assume connotazioni incerte e fumose, talora stravaganti.
ln ogni caso, un ?artista? a tempo pieno è guardato con sospetto dalle persone dabbene: finché uno ?vende? è tollerato, ma se non trova sbocco è decisamente invitato a mettersi a lavorare ?seriamente? e a dipingere o poetare la domenica. E se quello insiste con la sua pretesa ?arte? non c'è scampo, è un parassita.

Mi torna alla mente il grande Van Gogh, morto a trentasette anni, che da vivo non ha mai venduto un solo quadro. Forse qualche ben pensante (per saperne di più su questa categoria di persone si consiglia l'ascolto attento delle canzoni di Georges Brassens) poteva seriamente pensare di rimproverargli il suo ?vivere alla meglio?:
?Ah no, no, cosi non va, caro Vincent. Tu devi metterti a lavorare. Sei giovane e puoi farlo. Hai il dovere di rendere alla società il valore dei beni e dei servizi consumati, altrimenti diventi un parassita. Nessuno ti vieta di dipingere: potrai farlo nei momenti liberi.?

Forse qualcuno a questo punta potrà osservare che non si possono fare paragoni tra la grande pittura e uno come Jim Collins, che lotta per mesi al fine di superare pochi metri in arrampicata libera. Perché no, invece? Ambedue le ricerche partono dalle medesime premesse, pur estrinsecandosi in forme molto diverse. In entrambi i casi, più o meno consciamente o direttamente, è chiamato in causa l'uomo, il suo essere, il suo destino, assieme a quelle domande cui molti, coi mezzi più disparati, hanno finora tentato di dare risposta: artisti in prima fila (naturalmente), poi scienziati e filosofi, quindi sociologi, psicologi , fachiri, astrologi, preti. Sono gli stessi interrogativi dimenticati dai lavoratori ?socialmente utili? (grazie all'alienazione e alla divisione dei lavoro) e solo di rado e a fatica ricordati per merito di qualche ?parassita? ricercatore, pittore o musico, settimogradista o filosofo.
Però (spero) da Sotheby non è stata mai venduta una via di Dülfer (ne sarebbe degna, intendiamoci!), né una di Vinatzer, né una di Rebitsch (anch'esse degnissime): non c'è stanza che le contenga, né museo adatto alla loro raccolta. Non si possono vendere, non si possono commerciare.
Eppure sono patrimonio dell'uomo, fanno parte a buon diritto della sua storia, delle sue abitudini, delle sue debolezze e vigliaccherie, della sua grandezza.
Come tutte le opere d'arte sono parte di noi e aiutano la nostra vita, la migliorano, le danno un significato, spronano la nostra mente a vigilare piuttosto che a poltrire lungo i monotoni sentieri di un lavoro ?socialmente utile?.

L'alpinismo attuale diviene talvolta esasperazione atletica, alla ricerca non più della cima, ma dell'uscita da un passaggio nella ?forma? migliore. Il ?come? prende il sopravvento sul ?dove?. È una ricerca del gesto vissuto come tale, per se stesso, all'interno di soluzioni armoniche inserite in un tutto unitario, le cui componenti sono bensì fisiche, ma guidate dalla ragione.
Ecco allora che un passaggio si trasforma in una serie di tensioni, di squilibri continuamente risolti , di impulsi, di rotazioni : e tutto questo può essere visibile o intuibile.
Ma riflettiamo un istante: Michelangelo non andava forse nella stessa direzione con le sue statue ciclopiche, le sue figure, le sue possenti membrature architettoniche? Non vi ritroviamo le medesime tensioni e torsioni, eliche e spirali, opposizioni e squilibri, flessioni e piegamenti, illusioni e cadute?
Certo, ma Michelangelo ne ha lasciato traccia (e non dimentichiamo che le sue opere sono fiumi di miliardi nel patrimonio del nostro paese). Da qualsiasi lato lo si voglia abbordare, Michelangelo è a buon diritto sacro e intoccabile (altra cosa sarebbe stata vivere accanto a lui le sue visioni, la sua ricerca?).

Ma dei passaggi di Jim Collins o di Patrick Bérhault non rimane traccia; delle vie di Preuss o di Comici , di Cozzolino o di Messner resta solo debole ricordo, una linea tratteggiata sopra una fotografia, una scarna annotazione sul libro del rifugio. Eppure le grandi vie, le realizzazioni dei grandi alpinisti sono vive e, al pari delle grandi opere d'arte, sono molto ?utili socialmente? e sono più conosciute di quanto si possa supporre.
La mia giovinezza riceveva forza e si alimentava anche grazie a loro, ai Preuss, ai Dülfer, ai Comici, ai Carlesso (i Collins non c'erano ancora). Sono profondamente grato a tutti questi grandi perché da loro (dalle loro linee tratteggiate) ho ricevuto un essenziale arricchimento, mi sono posto interrogativi, mi sono prefisso delle mete, ho tentato di sondare i limiti e i poteri dell 'uomo in quanta tale.
E, come da tutte le grandi opere dei ?classici?, da loro ho ricevuto un'altissima lezione di dignità e di libertà, di autonomia di giudizio, di virtù civili e politiche.

Perciò ora dico: bravi ragazzi, continuate cosi, siate dei ricercatori. Settimogradisti o poeti, non ha importanza, anche se si tratta di vivere col sussidio di disoccupazione. L'età della saggezza arriverà comunque.

E per concludere vorrei fare un'annotazione che potrà forse suonare un tantino prosaica, ma che può dare una risposta a Manera e alla sua pretesa di ?utilità sociale? da parte degli alpinisti. Chi ha detto che i settimogradisti non producono danaro?
Quante migliaia di scarpette (molto presto consumate) hanno fatto vendere questi nuovi rappresentanti della gestualità arrampicatoria? E quanti nuts? E quanti rurps, friends, bongs, baudriers, discensori, jumars, moschettoni, chiodi vari comuni e speciali, e quante migliaia di kilometri di cordino? Per non parlare di tutto il resto, giacche, maglioni, guanti, calzini, tute da arrampicata, quintali di magnesite, e soprattutto corde?
E, dato che tutto questo costituisce un cospicuo insieme di beni e servizi forniti alla società, cosa hanno ricevuto in cambio da essa? Hanno spesso ricevuto emarginazione, come è destino di molti «ricercatori».
Allo stesso modo, anche Van Gogh avrebbe avuto diritto a qualche conforto in più pensando che, grazie anche alla sua immortale opera artistica, milioni di tubetti di colore sono stati venduti assieme a tele, telai , pennelli , acquaragia, cavalletti , spatole, tavolozze, matite, carboncino, fissativi , acquerelli , gessetti, pastelli, inchiostri. E quando mai si è vista una campagna pubblicitaria di valore praticamente eterno come quella sopportata dalle spalle di Michelangelo (esili ma incrollabili) nei confronti di un prodotto nazionale come il marmo di Carrara?

Ponderando opportunamente questi punti, assieme agli altri ricordati sopra, forse anche l'amico Manera potrà convincersi che gli alpinisti (o arrampicatori, o sassisti etc.) che pretendono di esercitare la loro attività di ricerca a tempo pieno, ben lungi dall'essere dei parassiti, sono invece ?socialmente utili?.
Ultima modifica di ettore il gio mag 10, 2012 9:16 am, modificato 1 volta in totale.
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Messaggioda ettore » mer mag 09, 2012 14:49 pm

visto che si parlava di "utilità" mi sembrava pertinente questo testo che avevo trovato sul web.

la mia teoria è invece semplice: arrampicare mi rende felice.
mi basta questo. non cerco e non voglio cercare altre spiegazioni...
buone arrampicate...
ciao!
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Messaggioda Callaghan » mer mag 09, 2012 14:53 pm

ettore ha scritto:la mia teoria è invece semplice: arrampicare mi rende felice.
mi basta questo. non cerco e non voglio cercare altre spiegazioni...
buone arrampicate...
ciao!

bellissime parole. soprattutto l'idea di non cercare e non volere.

bravo.

ciao
ogni uomo dovrebbe conoscere i propri limiti
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Messaggioda VECCHIO » mer mag 09, 2012 15:40 pm

Bravo Ettore a trovare roba bella !

Per me pensare, cercare, vivere l'inutile insieme agli amici è il massimo..... anche se non ho mai incontrato il Drugo........ e ......... filtrato.

Poi anche l'inutile viene in parte utilizzato, ma mi basta girarci lontano per rimanere felice.

Ugo è un forte accademico occidentale storico, penso che non smetterà mai di pensarla in un certo modo "rigidino", ma lui è così.
Fanatico alpinista e alpinista professionista...... la differenza per lui son forse solo i soldi ?!?!?!.... ma lui faceva............ non ricordo .

Bel periodo per me nel forum, forse è il tempo mica bello ? o la mia testa che se ne va a spasso sempre di più ?
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Messaggioda ettore » gio mag 10, 2012 9:26 am

elcanlapo ha scritto:per quanto mi riguarda vedo la montagna come una grossa tetta.. se non faccio le mie belle poppate poi mi metto a strillare che si sà la fame è fame.
in pratica siamo dei poppanti a vita :D


...queste son bellissime parole :D !
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