da simo il 4 CG » lun feb 02, 2004 13:44 pm
Ponte in valtellina Guido Mastrostefano nato a Bolzano e residente a Verona e Francesco Masnovo di Soave sono morti ieri in Val Fontana. I due alpinisti avevano percorso centinaia di chilometri per raggiungere la località nel comune di Ponte. L?obiettivo era quello di sfidare la ?Giazzusa? (?ghiacciosa? in italiano), una cascata di ghiaccio di oltre 200 metri, una sorta di mecca per gli appassionati dello sport estremo dell?arrampicata. Nel primo pomeriggio i due amici hanno affrontato il pendio legati in cordata, raggiungendo un buon livello sulla parete. Improvvisamente si è verificata la tragedia, con ramponi, piccozze e moschettoni che hanno perso la presa sul ghiaccio, facendo precipitare i due alpinisti fino a terra. Il primo a cadere è stato l?uomo che guidava la cordata, trascinando il compagno. Entrambi sono morti sul colpo. Mastrostefano era un farmacista di 35 anni, mentre Masnovo era un impiegato di 41 anni. Alle 14.30 è stato dato l?allarme alla centrale operativa del 118. I soccorritori, tra cui la dottoressa Isabella Nitti rianimatore a bordo dell?elicottero, sono riusciti a raggiungere i due alpinisti trovandoli privi di vita. Al personale medico aiutato dagli uomini del soccorso alpino coordinati da Valerio Rebai non è rimasto altro che caricare i corpi sul velivolo per trasportarli alla base di Caiolo. Le salme sono state portate nella camera mortuaria dell?ospedale di Sondrio, dove sono state sottoposte agli accertamenti del caso
Sondrio A casa di Mario non hanno chiamato. Né hanno cercato di mettersi in contatto con la guida alpina che risiede a Ponte in Valtellina, e che è nota anche in ?rete? per essere uno dei maggiori conoscitori della ?Giazzusa?, la cascata di ghiaccio situata sopra casa sua, a 1400 metri, sul versante Ovest del monte Combolo, che la alimenta costantemente con un ruscelletto sempre attivo. Una lingua di ghiaccio di medie dimensioni, assai ?panciuta? e proprio per questo considerata una ?classica?, perché non presenta notevoli difficoltà. Almeno a detta di chi ci va spesso. «Mario Sertori in questi giorni non è a casa - spiega la moglie - ma qui non ha chiamato nessuno per avere informazioni sulla cascata e nemmeno al sito internet ci hanno contattato... Solitamente è prassi che chi si avventura in questi luoghi chiami sempre una guida alpina che sia del posto e che pertanto sia a conoscenza delle caratteristiche della via o dell?ascensione che si ha intenzione di compiere... A volte chiamano per telefono, a volte, invece, ci contattano con un clic, sul nostro sito internet. Mi spiace, non posso aiutarvi, provate a chiedete a Popi Miotti, oppure al ?rampichino?». Nomi noti nell?ambiente dell?alpinismo valtellinese. Luca Maspes - rampichino, appunto, per gli amici - in valle è un?istituzione. Sin da giovanissimo ha compiuto imprese notevoli, ma più che le vie aperte e i sesti gradi dominati senza fatica, di lui la cronaca si ricorda soprattutto per quell?irriverente intitolazione a Totò Riina, di una via alquanto difficile in Valmasino, sul Badile, se la memoria non ci inganna. «Non so proprio cosa sia potuto capitare - dice rispondendoci al cellulare mentre è sulla strada per Monaco -. E? una cascata tutto sommato tranquilla, con diversi punti in cui sostare in sicurezza e soprattutto non presenta accumuli in testa, per intenderci non ci dovrebbero essere dei depositi di neve pronti a trasformarsi in slavina e quindi a travolgere chi sta facendo l?ascensione... Ripeto, non riesco a capire che cosa sia potuto succedere... Quando mi hanno detto dell?incidente ho subito pensato a due giovani valtellinesi, poi, invece, mi hanno detto che vengono da fuori, ma spiace sempre quando accadono queste tragedie». Anche Popi Miotti, accademico del Cai, guida alpina molto conosciuta, quel posto lo ha visitato più volte. «Lì di cascate ce ne sono parecchie... la ?Giazzusa? è la più nota ed è di media difficoltà. La si incontra praticamente sulla strada che sale in Valfontana. Lasciato Sant?Antonio, si prende per le baite di Campello e la colata di ghiaccio è proprio lì, con la sua ?pancia? e con i suoi tratti ripidi... Non solo è facilmente accessibile - prosegue Miotti - ma si presenta sempre in buone condizioni. E? lunga circa 250 metri e ha una pendenza massima di 85 gradi, ma non ovunque. Solo alcuni tratti sono quasi in verticale, nel complesso la si potrebbe definire sicura poiché non si fa fatica a conficcare i chiodi da ghiaccio, né a trovare luoghi per la sosta... Insomma, ti impegna poco dal punto di vista tecnico». Nessuno degli esperti locali, però, se la sente di azzardare ipotesi su quello che è accaduto ieri. Forse si è accumulata neve in alto ed è scesa improvvisamente, facendo perdere l?appiglio ai due alpinisti veronesi, di 31 e 41 anni, legati tra loro e precipitati insieme a valle. O forse si è staccata una placca di ghiaccio, travolgendoli entrambi. Chi può dirlo. Solo il sopralluogo di oggi consentirà di accertare le cause o concause che hanno provocato questa terribile tragedia. Certo, non è la prima che avviene su quella cascata. Nel dicembre ?98, un giovane lecchese perse la vita precipitando da quella enorme lastra di ghiaccio.
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