Oggi è un altro giorno speciale: per merito dell'Angiolino (lo stesso dello spigolo del Badile, quello che ha fatto la spedizione in Groenlandia) ho ritrovato un altro amico: Enrico R.
Rapido scambio di e-mail e mi ha fornito dei dati che mi hanno fatto piacere. Enrico, come anche Angiolino, ma non quel pigrone del Daniele, aveva l'abitudine di segnare su una specie di diario i dati principali delle salite che faceva e così mi ha indicato le date nelle quali abbiamo fatto alcune bellissime salite insieme.
Innanzi tutto, verso la fine di agosto (1961) mi trovo ad avere una settimana di ferie e cerco un compagno. Nelle settimanali riunioni serali al CAI lo trovo: Enrico. Enrico era il felice proprietario di un'automobile, se ricordo bene una 600 ma non ci giuro. Con quella, dice Enrico, ci si può portare dietro la casa. E allora approfittiamone!! Lo zaino lo possiamo riempire con ogni ben di Dio, corde, cordini, moschettoni, chiodi, viveri, tutto insomma. Tanto quello che non ci servirà immediatamente lo si potrà lasciare in macchina. Avrebbe dovuto venire anche l'Angiolino, che però è stato bloccato da un improvviso malessere di sua figlia, un'operazione di appendicite felicemente risoltasi nel giro di alcuni giorni. Quindi rimaniamo Enrico e io: e partiamo ben decisi a sfruttare fino all'ultimo i giorni di ferie che abbiamo.
Era il 30 Agosto 1961 e facciamo la prima tappa al rifugio Contrin, sotto la Marmolada: all'inizio della Grande Guerra fu sede del comando Austriaco e per questo venne bombardato e distrutto dagli Alpini della 206^ compagnia comandata dal tenente Arturo Andreoletti, quello che in seguito fondò l'Associazione Nazionale Alpini.
Il rifugio venne ricostruito dopo la guerra. Mi sarebbe piaciuto inserire una foto del rifugio come era in quegli anni, ma non la trovo più. Metterò allora solo una foto della parete Sud della Marmolada, trovata sul Web.
Saliamo poi al passo Ombretta e vediamo diversi residui di trincee e reticolati della guerra del 1915/18. Ma non abbiamo tempo di esaminarli con l'attenzione che meriterebbero, la Sud della Marmolada ci aspetta e non vogliamo fare tardi. Individuiamo l'attacco e partiamo. La via che ci aspetta è piuttosto lunga ed è meglio attaccare subito. Non mi sembra il caso di descrivere la via, parlo della normale sulla parete Sud perché la conosceranno già in molti . Mi limiterò a ricordare che la salita si può dividere, grosso modo, in tre parti: la prima su roccia ottima ed anche con le maggiori difficoltà tecniche, la seconda più facile su roccia ancora abbastanza buona e la terza che arriva alla vetta su roccia friabile ma con difficoltà molto contenute.
Arrivati alla vetta troviamo un rifugetto, mi pare che si chiami rifugio Penìa, ottimo per tirare un po' il fiato, bersi un thè, mangiare un boccone e prepararsi per la discesa. Intanto diamo un'occhiata giù, verso Nord, verso il Pian dei Fiacconi ancora ben innevato. A proposito, lo sapete perché ha quel nome che non sembra certo invitante?
Gli è stato attribuito da dei cartografi che risalivano in gruppo il ghiacciaio della Marmolada. Una parte dei cartografi a un certo punto, visto che le gambe facevano male e che avevano un bel pianoro decise di fermarsi a poco più di 2600 metri. Quelli erano i ?fiacconi? e così venne chiamato il pianoro. Altri proseguirono ancora un po', fino a quello che oggi è chiamato ?Pian dei Fiacchi?, a circa 2900 metri, ma anche loro rinunciarono a andare oltre. Solo pochi dei cartografi raggiunsero la cima, e si vendicarono dei compagni, fiacchi e fiacconi dando quei nomi ai diversi pianori. A quel punto, però secondo me avrebbero dovuto battezzare la vetta ?pian dei Validi?, ma non lo hanno fatto.
Finita sia la divagazione sui nomi, sia il riposino al rifugio è ora di pensare alla discesa: scendiamo per la cresta Ovest e anche lì troviamo diversi residui della guerra, corde fisse e simili che ci ricordano che quella era una delle vie battute dai nostri Alpini. Una discesa tutto sommato semplice ma che richiese un certa attenzione, anche per via del ghiaccio.
Enrico mi dice, dalle sue note che il tempo impiegato fu di sei ore e un quarto: non so se si riferisce alla sola salita oppure anche alla discesa per la cresta, direi probabilmente alla sola salita.