SCOTT ha scritto:Certo, questo è un modo...
...non è poi tanto difficile trovare il sistema di evitare "certe problematiche"... come ha dimostrato quilodico...
E allora perchè, con tante teste pensanti, nessuno aveva mai pensato a una cosa così semplice?
Il problema sta nel professionismo che ha molto poco a vedere con lo sport e molto a che vedere con lo spettacolo e la ricerca del limite (fisico, tecnico, dei materiali...). In un certo modo è come la guerra. Un occasione in cui si spingono avanti le tecnologie e le ricerche scientifiche, riportandone a volte qualche beneficio per tutti, ma triturando quelli che ci stanno dentro e che non accettano le regole del gioco.
Se poi le cose sono illegali entrano in campo stregoni e maneggioni e diventa un gran casino. Per questo Bode Miller, tra una ciucca e l'altra, ha invocato libertà di ricerca farmacologica sugli atleti nel rispetto della salute.
Come si possa pensare che dove girano tanti soldi e tanti interessi l'individuo riesca ancora a trovare una sua dimensione per me è utopia. Come è utopia pensare a un salario calmierato per tutti, con poche differenze tra campioni e gregari.
Le competizioni professionistiche non sono sport, nel senso in cui intendono lo sport le persone che lo fanno due volte a settimana per sentirsi bene con sè stessi.
Io ho smesso da un pò di guardare lo sci alpino, che pure amo e pratico, semplicemente perchè non trovo interesse a guardare le gesta di "superumani", con le quali avrò sempre pochissimo da spartire.
Però sono le geste dei superumani che attraggono il grande pubblico, e quindi il meccanismo non si ferma.