rf ha scritto:flow ha scritto:Salire una via in ambiente alpino senza conoscerne preventivamente il tracciato. E' un’esperienza esplorativa (di un posto nuovo, di se stessi e dei propri limiti). L’alpinismo implica quindi avventura, incognita, pericolo.
L’alpinismo non è un’attività senza limiti e può voler dire saper rinunciare e tornare indietro. Si basa sull’assunzione personale di responsabilità che permette, in base alle proprie capacità (fisiche, mentali e tecniche), di diminuire il rischio di un’attività comunque pericolosa. Date queste premesse, l’alpinismo non è e non potrà mai diventare uno sport.
Attenzione, sollevi un punto da me tralasciato (grazie).
L'apertura di nuovi itinerari (se fatta in maniera "etica", e qui si possono aprire pagine di dibattito) è sicuramente, nell'ambito di tutte le attività sopracitate, la forma più alta di espressione. Io ho limitato la disamina alla pura e semplice ripetizione di vie già fatte.
La definizione che ho proposto è piuttosto restrittiva perché riduce l'alpinismo proprio all'apertura di nuovi itinerari nei quali l'elemento dell'incognita (oltre al pericolo e all'avventura) è centrale. Tanto di cappello all'impresa della free solo di Auer su Mephisto, dove pericolo ed avventura non mancano di certo ma dove l'incognita è un poco ridimensionata grazie alla ricognizione fatta alcuni giorni prima salendo la via.