Politica,Europa,etc:ciò che sarebbe i fatti nostri

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Messaggioda coniglio » lun giu 24, 2013 18:14 pm

PIEDENERO ha scritto:
coniglio ha scritto:
PIEDENERO ha scritto:ok coniglio abbiamo capito!
ma tu la vuoi capire che l'alternativa a tutto ciò è il violento antidemocratico grillo!
letta invece, con il suo fare pacato, moderato, ispira più fiducia. 8O 8O


per chi può vederli, l'avevo messo in attesa della lettura del dispositivo
attesa a breve...

:?: :?:
come sei criptico
oppure
come sono obsoleto


:lol:

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2013/06/ ... ng/237700/
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Messaggioda PIEDENERO » lun giu 24, 2013 18:22 pm

7
:smt098
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Messaggioda coniglio » lun giu 24, 2013 18:22 pm

:mrgreen:








































con trasmissione degli atti in in Procura per le False Testimonianze...
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Messaggioda PIEDENERO » mer giu 26, 2013 11:09 am

faccio El MarcosRojo della situazione

spunti di riflessione interessanti:


EVADERE LE TASSE E? PATRIOTTISMO, OGGI.



CONCETTI

Evadere le tasse delle Austerità dettate dall?Eurozona è:

A) UNA NECESSITA? DI SOPRAVVIVENZA per decine di migliaia di piccole medie attività/imprese. Oggi in Italia la tassazione media sulla persona fisica è la seconda più alta in Europa col 45% di media, con punte sulle aziende del 62% fino al 70%. Significa costringere milioni di italiani a licenziare, e a vivere SOLO per pagare tasse, ridotti alla disperazione.

B) UN ATTO DI PATRIOTTISMO, perché questo prelievo fiscale indicibile è TUTTO destinato a soddisfare l?assurdità del pareggio di bilancio (cioè, lo Stato ci dà 100 soldi e ci tassa gli stessi 100 soldi lasciandoci zero), e i diktat della Troika (BCE, Commissione UE, FMI) che mirano a distruggere la base industriale italiana per conto della Germania. E? la terza guerra mondiale iniziata dai tedeschi contro di noi dopo il fallimento di 2 guerre e dello SME degli anni '70/?80. Evadere queste tasse è un DOVERE CIVICO DI OGNI ITALIANO FEDELE ALLA COSTITUZIONE, violata dai Trattati dell?Eurozona ?tedesca? in 15 articoli. Anzi, E' LEGITTIMA DIFESA.

Mario Monti ha:

A) con la mano destra aumentato le tasse a livelli impossibili, mentre con l?altra mano distruggeva l?economia italiana e la sicurezza del lavoro. Questo significa che ha di fatto costretto milioni di italiani ad evadere sempre più, poiché lo Stato ha SOTTRATTO dalla società i MEZZI FINANZIARI PER PAGARE LE TASSE, PRETENDENDO POI CHE ESSE SIANO PAGATE . Ne deriva che gli accertamenti fiscali della Guardia di Finanza sono oggi vessazioni illegali poiché i cittadini/aziende non sono responsabili delle condotte sopraccitate del governo Monti, che nessun italiano ha mai eletto.

I governi cosiddetti tecnici degli anni ?90 e i governi sotto l?Eurozona hanno:

A) ridotto il risparmio privato delle famiglie italiane dalla posizione di SECONDO RISPARMIO PIU? ALTO AL MONDO dopo il Giappone nel 1992, con un 20,3% di risparmio medio sul reddito, al 6% del 2010. Questo significa, di fatto, che per sopravvivere al livello di vita medio le famiglia italiane si sono DOVUTE AUTO-TASSARE di un ULTERIORE 70% dei propri risparmi dal 1990 al 2010, oltre alle tasse ordinarie. Questa è una colossale tassazione occulta di cui nessuno parla, e che abbiamo sofferto.



E? l?Eurozona che ha trasformato il prelievo fiscale da mezzo per regolare l?economia, quando avevamo la Lira, a NECESSITA? PER FINANZIARE LO STATO, che oggi infatti insegue queste tasse devastanti e illegali come un lupo affamato. Questo è un regime dittatoriale che ci sta uccidendo. Si legga approfondimento qui: http://paolobarnard.info/intervento_mos ... php?id=374

Ribellatevi, organizzatevi, consultateci su memmt.info. Mosler Economics MMT per salvare il Paese.

p.s. IMPORTANTE: evadere oggi è richiesto anche al primario/avvocato zeppo di soldi, a patto che s'impegni poi a spendere il contante risparmiato per creare domanda, cioè vendite, cioè posti di lavoro, in un'Italia che l'Eurozona vuole invece povera, deflazionata, e disoccupata.
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Messaggioda coniglio » mer giu 26, 2013 11:48 am

per l'appunto...

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Messaggioda coniglio » mer giu 26, 2013 13:47 pm

>>> AGGIORNAMENTO! I partiti hanno bocciato la mozione del M5S per l'introduzione del reddito di cittadinanza: 181 contro (pd,pdl, scelta civica), 50 a favore (M5S, sel). Astenuta Lega. <<<

"Introdurre il reddito minimo garantito, predisponendo un piano che individui la platea degli aventi diritto, considerando come indicatore il numero di cittadini che vivono al di sotto della soglia di povertà. E' la prima proposta contenuta nella mozione d'indirizzo al Governo per contrastare la povertà che presentiamo in Senato. Primo firmatario il capogruppo Nicola Morra. La mozione verrà discussa oggi e invita il governo a procedere al riparto delle risorse del fondo nazionale per le politiche sociali concordato in sede di conferenza delle Regioni, al fine di rendere queste risorse immediatamente disponibili alle Regioni e agli enti gestori. Si impegna inoltre il governo a reperire le risorse necessarie anche attraverso la lotta all'evasione fiscale, l'incremento delle imposte sul gioco d'azzardo e attraverso specifiche disposizioni volte alla redistribuzione delle pensioni d'oro e ad attuare specifiche politiche sociali e dell?occupazione per inoccupati e disoccupati tra i 30 e i 54 anni in generale, e per la donne inattive in particolare, quali categorie a più alto rischio di povertà ed esclusione sociale." M5S Senato
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Messaggioda Sbob » mer giu 26, 2013 16:53 pm

PIEDENERO ha scritto:l?assurdità del pareggio di bilancio (cioè, lo Stato ci dà 100 soldi e ci tassa gli stessi 100 soldi lasciandoci zero)

:lol: :smt043 :smt044

Ma che vuole dire questa frase? Che lo stato dovrebbe regalare soldi? E da dove li prende? Dalla fatina buona del c***o [cit]?
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Messaggioda coniglio » mer giu 26, 2013 17:00 pm

leggi Sbob, smettila di giocare con le tue palline.

Nel silenzio generale abbiamo assistito alla manomissione di alcuni importantissimi articoli della Costituzione, in particolare l?articolo 81 con l?introduzione del pareggio di bilancio. Stefano Rodotà è stato tra i pochi a pronunciarsi in modo nettamente critico . Ci pare utile, in queste ore nelle quali il suo nome è tornato alla ribalta come possibile candidato alla Presidenza della Repubblica, rileggere un suo articolo di qualche mese fa, in cui mette in evidenza i danni prodotti da una ?fase costituente? affrettata e imposta dall?Unione europea.

di Stefano Rodotà, da Repubblica, 20 giugno 2012


Stiamo vivendo una fase costituente senza averne adeguata consapevolezza, senza la necessaria discussione pubblica, senza la capacità di guardare oltre l?emergenza. È stato modificato l?articolo 81 della Costituzione, introducendo il pareggio di bilancio. Un decreto legge dell?agosto dell?anno scorso e uno del gennaio di quest?anno hanno messo tra parentesi l?articolo 41. E ora il Senato discute una revisione costituzionale che incide profondamente su Parlamento, governo, ruolo del Presidente della Repubblica. Non siamo di fronte alla buona ?manutenzione? della Costituzione, ma a modifiche sostanziali della forma di Stato e di governo. Le poche voci critiche non sono ascoltate, vengono sopraffatte da richiami all?emergenza così perentori che ogni invito alla riflessione configura il delitto di lesa economia.
In tutto questo non è arbitrario cogliere un altro segno della incapacità delle forze politiche di intrattenere un giusto rapporto con i cittadini che, negli ultimi tempi, sono tornati a guardare con fiducia alla Costituzione e non possono essere messi di fronte a fatti compiuti. Proprio perché s?invocano condivisione e coesione, non si può poi procedere come se la revisione costituzionale fosse affare di pochi, da chiudere negli spazi ristretti d?una commissione del Senato, senza che i partiti presenti in Parlamento promuovano essi stessi quella indispensabile discussione pubblica che, finora, è mancata.
Con una battuta tutt?altro che banale si è detto che la riforma dell?articolo 81 ha dichiarato l?incostituzionalità di Keynes.
L?orrore del debito è stato tradotto in una disciplina che irrigidisce la Costituzione, riduce oltre ogni ragionevolezza i margini di manovra dei governi, impone politiche economiche restrittive, i cui rischi sono stati segnalati, tra gli altri da cinque premi Nobel in un documento inviato a Obama. Soprattutto, mette seriamente in dubbio la possibilità di politiche sociali, che pure trovano un riferimento obbligato nei principi costituzionali. La Costituzione contro se stessa? Per mettere qualche riparo ad una situazione tanto pregiudicata, uno studioso attento alle dinamiche costituzionali, Gianni Ferrara, non ha proposto rivolte di piazza, ma l?uso accorto degli strumenti della democrazia. Nel momento in cui votavano definitivamente la legge sul pareggio di bilancio, ai parlamentari era stato chiesto di non farlo con la maggioranza dei due terzi, lasciando così ai cittadini la possibilità di esprimere la loro opinione con un referendum.
Il saggio invito non è stato raccolto, anzi si è fatta una indecente strizzata d?occhio invitando a considerare le molte eccezioni che consentiranno di sfuggire al vincolo del pareggio, così mostrando in quale modo siano considerate oggi le norme costituzionali. Privati della possibilità di usare il referendum, i cittadini ? questa è la proposta ? dovrebbero raccogliere le firme per una legge d?iniziativa popolare che preveda l?obbligo di introdurre nei bilanci di previsione di Stato, regioni, province e comuni una norma che destini una quota significativa della spesa proprio alla garanzia dei diritti sociali, dal lavoro all?istruzione, alla salute, com?è già previsto da qualche altra costituzione. Non è una via facile ma, percorrendola, le lingue tagliate dei cittadini potrebbero almeno ritrovare la parola.
L?altro fatto compiuto riguarda la riforma costituzionale strisciante dell?articolo 41. Nei due decreti citati, il principio costituzionale diviene solo quello dell?iniziativa economica privata, ricostruito unicamente intorno alla concorrenza, degradando a meri limiti quelli che, invece, sono principi davvero fondativi, che in quell?articolo si chiamano sicurezza, libertà, dignità umana. Un rovesciamento inammissibile, che sovverte la logica costituzionale, incide direttamente su principi e diritti fondamentali, sì che sorprende che in Parlamento nessuno si sia preoccupato di chiedere che dai decreti scomparissero norme così pericolose.
È con questi spiriti che si vuol giungere a un intervento assai drastico, come quello in discussione al Senato. Ne conosciamo i punti essenziali. Riduzione del numero dei modifiche riguardanti l?età per il voto e per l?elezione al Senato, correttivi al bicameralismo per quanto riguarda l?approvazione delle leggi, rafforzamento del Presidente del Consiglio, poteri del governo nel procedimento legislativo, introduzione della sfiducia costruttiva. Un ?pacchetto? che desta molte preoccupazioni politiche e tecniche e che, proprio per questa ragione, esigerebbe discussione aperta e tempi adeguati. Su questo punto sono tornati a richiamare l?attenzione studiosi autorevoli come Valerio Onida, presidente dell?Associazione dei costituzionalisti, e Gaetano Azzariti, e un documento di Libertà e Giustizia, che hanno pure sollevato alcune ineludibili questioni generali.
Può un Parlamento non di eletti, ma di ?nominati? in base a una legge di cui tutti a parole dicono di volersi liberare per la distorsione introdotta nel nostro sistema istituzionale, mettere le mani in modo così incisivo sulla Costituzione? Può l?obiettivo di arrivare alle elezioni con una prova di efficienza essere affidato a una operazione frettolosa e ambigua? Può essere riproposta la linea seguita per la modifica dell?articolo 81, arrivando a una votazione con la maggioranza dei due terzi che escluderebbe la possibilità di un intervento dei cittadini? Quest?ultima non è una pretesa abusiva o eccessiva. Non dimentichiamo che la Costituzione è stata salvata dal voto di sedici milioni di cittadini che, con il referendum del 2006, dissero ?no? alla riforma berlusconiana.
A questi interrogativi non si può sfuggire, anche perché mettono in evidenza il rischio grandissimo di appiattire una modifica costituzionale, che sempre dovrebbe frequentare la dimensione del futuro, su esigenze e convenienze del brevissimo periodo. Le riforme costituzionali devono unire e non dividere, esigono legittimazione forte di chi le fa e consenso diffuso dei cittadini.
Considerando più da vicino il testo in discussione al Senato, si nota subito che esso muove da premesse assai contestabili, come la debolezza del Presidente del Consiglio. Elude la questione vera del bicameralismo, concentrandosi su farraginose procedure di distinzione e condivisione dei poteri delle Camere, invece di differenziare il ruolo del Senato. Propone un intreccio tra sfiducia costruttiva e potere del Presidente del Consiglio di chiedere lo scioglimento delle Camere che, da una parte, attribuisce a quest?ultimo un improprio strumento di pressione e, dall?altra, ridimensiona il ruolo del Presidente della Repubblica. Aumenta oltre il giusto il potere del governo nel procedimento legislativo, ignorando del tutto l?ormai ineludibile rafforzamento delle leggi d?iniziativa popolare. Trascura la questione capitale dell?equilibrio tra i poteri.
Tutte questioni di cui bisogna discutere, e che nei contributi degli studiosi prima ricordati trovano ulteriori approfondimenti. Ricordando, però, anche un altro problema. Si continua a dire che le riforme attuate o in corso non toccano la prima parte della Costituzione, quella dei principi. Non è vero. Con la modifica dell?articolo 81, con la ?rilettura? dell?articolo 41, con l?indebolimento della garanzia della legge derivante dal ridimensionamento del ruolo del Parlamento, sono proprio quei principi ad essere abbandonati o messi in discussione.
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Messaggioda MarcoS » mer giu 26, 2013 17:10 pm

Collateralmente a quanto sopra.
Dedicato anche a tutte le vergini violate de: quello là non mi piace, non è democratico

http://www.libreidee.org/2013/06/potere-assoluto-lunione-europea-non-ammette-riforme/

tanto per ribadire che
A) qualsiasi governo avrà comunque le mani legate
B) Questo genere di Europa mi pare che non meriti sta gran fiducia. E forse non è nemmeno il genere di Europa che si immaginavano i primi fautori dell'unità europea...
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Messaggioda El Rojo » mer giu 26, 2013 17:11 pm

[youtube]http://www.youtube.com/v/9De-2L9ijbU[/youtube]
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Messaggioda El Rojo » mer giu 26, 2013 17:15 pm

L'AQUILA - Si sposta a Bruxelles la discussione delle proposte del «guru» statunitense dell?economia Warren Mosler per la ricostruzione dell?Aquila, ipotesi di alta finanza che potrebbero garantire per il capoluogo almeno 5 miliardi di euro senza interferire sull?indebitamento dello Stato.

Nella sua missione belga di domani, il primo cittadino avrà una carta da giocarsi in più di fronte ai burocrati di Bruxelles che nessuno conosce ma che hanno più potere di tutti.

Il match preliminare è avvenuto lunedì con due ore di discussione infuocata in una stanza al primo piano del ministero dell?Economia. Da un lato Cialente, Mosler, l?ex parlamentare del Partito democratico Giovanni Lolli e il giornalista Paolo Barnard, che ha introdotto in Italia le idee mosleriane e ha funto anche da traduttore.

Dall?altra parte del tavolo, l?economista Massimo D?Antoni, che collabora a stretto contatto con il vice ministro dell?Economia e delle Finanze Stefano Fassina, pure lui in quota Pd, con i suoi collaboratori.

L?incontro è stato lungo e spigoloso, viste la complessità delle proposte e la durezza dei no a qualsiasi investimento che superi il 3 per cento del rapporto deficit/pil imposto da Bruxelles.

Per questo ci sono volute due ore di tecnicismi finanziari per arrivare a ipotizzare una soluzione: un pacchetto che comprende banche, imprese impegnate nella ricostruzione e particolari sgravi fiscali a lungo termine.

Un progetto realizzabile, ovviamente, solo in caso di volontà politica che riesca a superare gli eventuali vincoli europei ricordati dagli uomini di Fassina i quali, incalzati dal quartetto Barnard-Mosler-Cialente-Lolli, hanno comunque tentato più volte di arrivare a una soluzione condivisa, seppur allo stato embrionale.

Lo spiraglio alla fine è arrivato e ha lasciato un?insperata fiducia a chi l?aveva cercato con insistenza per 120 minuti: una fiducia che domani Cialente avrà la chance di trasformare in fatti.


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Messaggioda Sbob » mer giu 26, 2013 17:18 pm

coniglio ha scritto:leggi Sbob, smettila di giocare con le tue palline.

Vedi, ci sono diverse critiche che si possono portare al pareggio di bilancio, ma sarebbe intelligente distinguere le critiche serie dalla cazzate, anche quando il cazzaro di turno e' dalla tua parte. Sai, e' quello che distingue un ebete tifoso da una persona seria.
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Messaggioda coniglio » mer giu 26, 2013 17:20 pm

Sbob ha scritto:
coniglio ha scritto:leggi Sbob, smettila di giocare con le tue palline.

Vedi, ci sono diverse critiche che si possono portare al pareggio di bilancio, ma sarebbe intelligente distinguere le critiche serie dalla cazzate, anche quando il cazzaro di turno e' dalla tua parte. Sai, e' quello che distingue un ebete tifoso da una persona seria.


:lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol:
da che pulpito!!! :lol: :lol: :lol: :lol:
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Messaggioda Sbob » mer giu 26, 2013 17:26 pm

coniglio ha scritto:
Sbob ha scritto:
coniglio ha scritto:leggi Sbob, smettila di giocare con le tue palline.

Vedi, ci sono diverse critiche che si possono portare al pareggio di bilancio, ma sarebbe intelligente distinguere le critiche serie dalla cazzate, anche quando il cazzaro di turno e' dalla tua parte. Sai, e' quello che distingue un ebete tifoso da una persona seria.


:lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol:
da che pulpito!!! :lol: :lol: :lol: :lol:

Dai, forse da grande ripenserai a tutte le cazzate che dici oggi con bonaria indulgenza.

Nel frattempo, prova di tanto in tanto a capire se quello che stai seguendo e' una persona seria oppure un cazzaro. Che so, tipo un pirla che ti vende una palla di plastica che pulisce il bucato con i raggi fotonici.
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Messaggioda El Rojo » gio giu 27, 2013 11:33 am

LE SPESE MILITARI.

La Grecia passa da una spesa militare pari al 5% del Pil nel 2009 a 7 miliardi di euro nel 2012, il 18,2% in più rispetto al 2011, cioè al 3% del Pil. Mentre i salari e pensioni vengono tagliati del 25% e torna il problema della malnutrizione secondo l'Unicef in 400mila bambini in età scolare.

Secondo il settimanale tedesco Die Zeit il cancelliere Merkel avrebbe imposto alla Grecia tagli lineari alla spesa pubblica ma non alla Difesa, forse per salvaguardare interessi di società tedesche fornitrici.

Con un esercito di 130mila uomini, la Grecia spende per la Difesa più di sette miliardi di euro, pari al 3% del Pil: nella Nato soltanto gli Stati Uniti spendono di più. Insomma non è più il 5% ma pur sempre la fetta più consistente nella Nato dopo gli Stati Uniti. In un paese che più che i nemici esterni deve guardarsi dalla crisi economica interna.

Vittorio Da Rold - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/wtXAN
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Messaggioda El Rojo » sab giu 29, 2013 12:53 pm

4) Le corporations sfrutteranno gli odierni costi relativamente bassi del denaro per ottenere dalle banche le somme con cui anticipare l?IVA, e avranno in cambio di quell?indebitamento dei crediti d?imposta governativi che gli frutteranno interessi superiori a quelli che pagano alle banche per quel denaro. Es: Benetton chiede a banca X di anticipargli 1 miliardo per pagare 1 miliardo d'IVA anticipata al governo. Su quel miliardo Benetton paga un interesse del 4% alla banca, mentre però guadagna il 5% d?interessi su una cifra identica in crediti d?imposta ricevuti dal governo. Inoltre, il fatto che i crediti bancari emessi a favore di Benetton sono garantiti da quei crediti d?imposta statali, cioè da fondi sicuri, farà sì che le banche possano concedere alle corporations tali crediti a tassi sicuramente inferiori al tasso che esse incassano dallo Stato.

5) Anche le banche profittano da questo schema: oggi esse ottengono denaro dalla BCE a tassi bassissimi, per cui prestare con un 4% d?interesse alle corporations gli fa gola.


http://www.paolobarnard.info/intervento ... php?id=684
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Messaggioda El Rojo » dom giu 30, 2013 1:09 am

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Messaggioda coniglio » mer lug 03, 2013 17:41 pm

DI GIULIETTO CHIESA
lavocedellevoci.it

Per favore, niente indignazione! Sul Datagate si sapeva quasi tutto. C'è una risoluzione del Parlamento Europeo del 6 luglio 2006 che già indica con grande precisione quello che stava accadendo. E anch'essa arrivava in ritardo, perché si trattava di fatti che andavano avanti da oltre un decennio. Io me la ricordo bene perché la votai. Anzi fu votata a grande maggioranza dall'intero Parlamento. Risultati? Nemmeno una virgola si mosse.

La risoluzione aveva un titolo inequivoco: "Intercettazione di dati sui trasferimenti bancari del sistema SWIFT da parte dei servizi segreti americani". Cosa sia la SWIFT è utile spiegarlo, perché fa piazza pulita di ogni illusione circa le intenzioni di Washington nei nostri riguardi. Altro che caccia ai terroristi! SWIFT significa "Society for Worldwide Interbanking Financial Telecommunications". Società interamente controllata dal governo statunitense sebbene con sede in Belgio, ma in grado di tenere sotto strettissimo monitoraggio 8000 banche e istituti commerciali di 200 paesi, incluse varie banche centrali.

SWIFT non agiva (non agisce tuttora) di propria iniziativa. Esisteva (esiste) un programma denominato "Terrorist Finance Tracking Program", dell'Amministrazione americana dell'epoca. Programma deciso a Washington e mai discusso o concordato con l'Europa. La risoluzione del Parlamento Europeo parte proprio da questo punto. State controllando tutto e tutti - dicevano in sostanza i parlamentari europei - a vostro piacimento. Il terrorismo è una scusa. Bisogna rivedere gli accordi e, dove non ci sono, bisogna fissarli ex novo. Anche perché - così suonava il testo della risoluzione -"le informazioni registrate dalla SWIFT, alle quali le autorità statunitensi hanno avuto accesso, riguardano centinaia di migliaia di cittadini dell'Unione Europea, visto che le banche europee utilizzano il sistema di messaggistica SWIFT per i trasferimenti interbancari di fondi a livello mondiale, e che da SWIFT passano quotidianamente milioni di bonifici e di transazioni bancarie".

Un tale potere, come può capire chiunque dotato di un minimo di discernimento, dovrebbe consentire controlli molto raffinati su tutti i movimenti di riciclaggio di denaro sporco, che invece sembrano miracolosamente esenti da ogni rischio d'indagine. SWIFT controlla le banche svizzere, dove passa di tutto; controlla i trasferimenti che riguardano l'Iran, la Russia, la Cina, il Brasile. Controlla tutto ciò che entra ed esce dagli offshore (quasi tutti britannici), ma non ha dato alcun contributo a fermare i capitali provenienti dal commercio della droga. Analogo silenzio riguarda le fughe di capitali, l'evasione fiscale, inclusa quella dei contribuenti americani più importanti. Dunque un controllo - per usare un eufemismo - molto "selettivo".

Per questo la risoluzione concludeva dichiarando la "ferma opposizione" nei confronti di "qualsiasi tipo di operazione segreta sul territorio dell'Unione Europea che si ripercuota sulla privacy dei cittadini europei", aggiungendo la propria "profonda preoccupazione" che "operazioni di questo tipo avvengano senza che ne siano informati i cittadini europei e i loro rappresentanti parlamentari". Esortando infine "gli Stati Uniti e i loro servizi di intelligence e di sicurezza ad agire in uno spirito di fattiva collaborazione e a notificare ai loro alleati le operazioni di sicurezza che intendono condurre sul territorio europeo".

Quanto "fattiva" e "collaborativa" sia stata la risposta lo possiamo misurare nel 2013, alla luce di quanto sta emergendo dopo le rivelazioni di Edward Snowden. E questo non può che gettare un'ombra scura sul negoziato interatlantico che sta per cominciare - per altro circondato da troppi misteri - con l'obiettivo dichiarato di creare sviluppo nell'area occidentale. L'obiettivo non dichiarato è invece molto più politico che commerciale: è l'intesa tra gli Stati Uniti e gli alleati europei degli Stati Uniti per rafforzare ancor più tutti i legami di subordinazione europea in una fase in cui gl'interessi europei sempre più visibilmente cominciano a dissociarsi da quelli americani.

Ma lo scandalo del "Datagate" mette tutti in difficoltà. Perfino Hollande, maggiordomo francese, è costretto a dichiarare che sarà difficile trattare con chi ci spia. Un diplomatico occidentale, che desidera mantenere l'anonimato, si è espresso nei giorni scorsi in una felice battuta all'interno di un quadro piuttosto fosco: "E' come se due ladri decidessero di scambiarsi le chiavi dei rispettivi appartamenti. Solo che, mentre avviene lo scambio, uno dice all'altro: scusa ma devo avvertirti che le chiavi del mio sono false".

In realtà la faccenda è assai più complicata e grave dei soli controlli bancari e queste reazioni europee di finto stupore non fanno che alimentare la sottovalutazione. I controlli rivelati da Snowden riguardano infatti praticamente tutte le comunicazioni, interne ed esterne agli Stati Uniti. Non è la vita privata dell'uomo della strada ad essere messa sotto osservazione: sono le vite private di tutti i dirigenti politici a essere oggetto dello spionaggio. E sapere tutto di loro significa poterli ricattare in ogni momento, visto che di santi, in questa valle di lacrime, ce ne sono davvero pochi. Ecco perché i Napolitano e i Van Rompuy, i Barroso e gli Schultz, gli Hollande e i D'Alema fanno le sante madonnine indignate. Perché sanno di essere sotto ricatto, dal primo all'ultimo. Ecco da dove deriva la nostra sovranità limitata, anzi limitatissima: dal fatto di essere una colonia dell'Impero, retta da maggiordomi in livrea che preferiscono salvaguardare carriera e privilegi piuttosto che dire la verità ai loro sudditi inebetiti.

E ci sono ancora due risvolti da esaminare, che sono rimasti fuori dall'obiettivo delle telecamere. E non per caso. Il primo è che l'Impero in declino non è più in grado di controllare il mondo. Non lo è più dal momento che altri protagonisti emergono sulla scena mondiale, al di fuori dell'Occidente, dove l'Impero continua a dominare. Ecco dunque che possiamo osservare con precisione come le classi dirigenti esterne all'Occidente, determinate a non lasciarsi trascinare nel suo collasso, cercano di costruirsi una via autonoma di uscita dalla crisi planetaria. E, poiché non si fidano di Washington, e poiché hanno leadership non subordinate (o non del tutto condizionate) agl'interessi di Wall Street e Londra, eccoli cercare altre soluzioni.

Sto parlando del cosiddetto BRICS Cable, un progetto davvero strategico il cui obiettivo primario è appunto quello di sottrarsi al controllo e al condizionamento (leggi al ricatto) di Washington. E' un progetto che entrerà già in funzione nel 2014, che costerà 1,5 miliardi di dollari e che sarà pagato dai cinque paesi del BRIC (Brasile, Russia, India, Cina, Sud-Africa), ai quali è già previsto si assoceranno, dividendosi spese e vantaggi, altri dodici paesi tra quelli che, un tempo, si chiamavano i "non allineati". Comunque al di fuori dell'OCSE, cioè dell'Occidente.

Un cavo lungo 34.000 chilometri, che permetterà collegamenti diretti, senza intermediari, tra i cinque nuovi giganti emergenti, anzi già abbondantemente emersi. Essi hanno capito (e nel vertice di Nuova Delhi del 2012 hanno tirato le somme) che era impellente prendere decisioni strategiche proprio in tema di comunicazioni. Non solo per evitare di essere banalmente derubati di informazioni sensibili e cruciali, ma per poter impedire a eventuali nemici di "disconnetterli". Insomma: più reti altrui sei costretto ad attraversare, più è probabile che tu sia intercettato. Più sono gli "hubs", i nodi da superare, più saranno i controllori che guarderanno ciò che stai facendo e potranno prendere le loro eventuali contromisure. Per esempio una comunicazione tra Cina e Brasile, in questo momento, deve attraversare due "nodi" americani. Pensa che festa negli uffici della National Security Agency!

La festa finirà tra non molto, anche se i sistemi tipo MUOS, che gli USA stanno installando in quattro continenti (uno di questi è in costruzione a Niscemi, in Sicilia), uniti a una rete di satelliti geostazionari, stanno già studiando i modi per penetrare anche in eventuali nuove reti comunicative indipendenti. Insomma, la battaglia è aperta e sarà durissima. L'unica cosa certa, al momento, è che l'Europa, - questa Unione Europea, che abbaia al padrone, ma morde i suoi popoli -se ne sta accucciata nel proprio canile, incapace di reagire e di difendersi.

Infine c'è un aspetto che è decisivo e che, appunto per questo, viene ignorato dal mainstream. I sistemi di controllo e di ascolto planetario di cui ormai dispongono gli Stati Uniti e solo loro, hanno anche un altro risvolto: quello direttamente militare. Si tratta di armi, vere e proprie. Probabilmente le più importanti armi per la terza guerra mondiale che si sta velocemente approntando. Perché è già evidente che gli strumenti di controllo sul nemico sono tutti "multi-uso". Puoi ascoltare, ma puoi anche interferire. Puoi leggere ciò che gli altri scrivono ma puoi anche cancellare. Puoi impedire al nemico di ascoltare, di sentire, di vedere. Puoi bloccare le sue difese. Puoi costringerlo a difendersi da attacchi che prima erano impossibili, e che vanno da improvvise epidemie, a modificazioni climatiche violentissime. Tutto questo è già possibile e il "Datagate" che qui stiamo analizzando altro non è che la pellicola protettiva che trovi sullo schermo del cellulare quando è ancora nuovo di zecca.

Noi tutti stiamo vedendo solo la pellicola di plastica, ma non ci è dato capire cose sta davvero accadendo. Qui sta la differenza tra il caso "Echelon", o il caso SWIFT, e oggi. In questi anni le tecnologie di comunicazione-interferenza-attacco hanno avuto sviluppi mostruosamente veloci. Il progetto HAARP è in piena funzione (ricordo di nuovo il MUOS di Niscemi), lo spazio che circonda la terra è ormai sede di sistemi d'arma che sono stati approntati in vista di uno scontro planetario. E' possibile entrare in un computer nemico e far esplodere a distanza ogni ordigno, e ogni centrale nucleare. E' possibile impedire al nemico, magari nemmeno ancora dichiarato, di realizzare un suo progetto qualsivoglia. E' possibile avvelenare i corpi, oltre che le menti dei sudditi altrui.

E tutti guardano il dito, mentre non vedono la Luna. Il pifferaio magico suona il suo strumento, come un rumore di fondo che impedisce di percepire l'uragano che arriva. La Luna è già scura e sta entrando in una eclisse fatale. Il giovane Snowden è una Cassandra che giunge in ritardo.

Giulietto Chiesa
Fonte: http://megachip.globalist.it
Link: http://megachip.globalist.it/Detail_New ... n-sintomo-
3.07.2013
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Messaggioda PIEDENERO » sab lug 06, 2013 15:42 pm

di CHRIS WILTON

fmi 300x193 L?Italia è cotta: i diktat del Fmi in realtà sono stati scritti a RomaPer favore amici dell?Indipendenza, non cadete nella trappola. Non date la colpa al Fondo Monetario Internazionale se l?Imu sulla prima casa non verrà abolita o se l?Iva verrà aumentata: non c?entra nulla. Anche perché i suoi funzionari non sono in grado di giungere a conclusioni, di nessun genere: sono dei poveretti, gente che non ha azzeccato una previsione sul Pil greco dal 2008 ad oggi, gente che si è dovuta scusare perché ha ridotto Atene un mercatino delle pulci con le sue ricette di austerity, gente che sfrutta il roboante nome dell?istituto per cui lavorano al fine di rendere credibili le cazzate che spara (chiedete ai liberisti americani veri cosa pensano dell?Fmi e vedrete che non sbaglio). L?Fmi si è limitato a fare un favore al governo Letta, al fine di ottenere il sigillo di Washington su ciò che Pd e Scelta Civica vogliono ma non possono avere a causa della presenza del PdL in maggioranza. Quelle indicazioni, compresa quella su MPS che ormai sta andando alla malora e quindi il Tesoro deve essere pronto a intervenire (un capolavoro assoluto, ammettiamolo, altrimenti toccava farlo dire ai cittadini dal ministro delle Finanze, con l?ovvia reazione di panico e la gente che volava in banca a ritirare i soldi), le hanno scritte in via XX Settembre: l?Fmi ha solo finto che siano sue. Poi, in autunno, passerà all?incasso, imponendo all?Italia le misure che fanno loro comodo.

Deja vù, nel 2011 fu la lettera della Bce scritta da Brunetta per far fuori Tremonti, oggi è quella dell?Fmi scritta da chissà chi a Roma. Tanto Enrico Letta ha poco da alzare eventualmente la cresta in fatto di sovranità (cosa che tra l?altro non gli passa nemmeno per la testa di fare, lui è un uomo Aspen): un fiato e tra settembre e ottobre un altro contratto derivato verrà chiuso in anticipo da una banca (c?è una clausola apposita, ?Bermuda litigation clause?), come fece lo scorso anno Morgan Stanley ma questa volta il conto sarà di 8 miliardi. Ovvero, il fallimento del Paese. L?operazione che si vuole ottenere è politica: il PdL rompe ma moltissimi dei suoi, sentendo puzza di condanna definitiva di Berlsusconi in autunno e sapendo che Napolitano non permetterà nuove elezioni con l?attuale legge elettorale, formeranno un gruppo autonomo, fedele al governo e senza falchi. Le scuse non mancano: siamo contrari al ritorno di Forza Italia, sarebbe da irresponsabili verso il Paese, noi e Scelta Civica siamo moderati e possiamo dar vita al PPE italiano e altre cazzate simili? A quel punto, via con la macelleria in nome del bene superiore della Patria, con tanto di benedizione quirinalizia: Iva, Imu, riforma della governance delle banche popolari che tanto dà fastidio al Corriere degli Agnelli e agli istituti con istinti cannibali che stanno nel suo patto di sindacato, nazionalizzazione di Monte dei Paschi (già oggi fallita nei fatti, fatevi una ragione del fatto che pagherete voi per mantenere in vita lo stipendificio del Pd), patrimoniale per far contento Fassina, la Cgil, Sel e anche i grillini, privatizzazioni degli asset migliori dello Stato non proprio in ossequio ai principi sacri del libero mercato (gli amici vanno ringraziati, ve l?ho già detto), tracciabilità totale, divieto di utilizzo del contante sopra i 500 euro per garantire alle banche il business della moneta elettronica, ritorno di Equitalia nei comuni per decreto legge e quant?altro possa mantenere in vita artificialmente il carrrozzone Italia e le sue rendite di posizione. La falsa minaccia di Monti a Letta di qualche giorno fa era propedeutica a tutto questo, lo si era capito subito.

Il vostro destino è questo, la pantomima dell?Fmi che dà ordini è tale e tale deve restare. Stanno facendo un golpe, esattamente come in Egitto. Ma morbido, sobrio, tecnocratico, presidenziale. Con la vaselina che reca la scritta ?made in Usa?, anche se in realtà è prodotta in via XX Settembre. Un paio di cose posso dirvele. Primo,quando Monte dei Paschi verrà nazionalizzata, per alcuni giorni saranno imposti controlli sui capitali in stile cipriota per evitare quella che nel mio Paese si chiama una bank-run. A quel punto, con i bancomat limitati e le operazioni di cassa e on-line al minimo, chi di dovere potrà anche spiare con calma nei vostri conti correnti. Secondo, casualmente il piano europeo per le risoluzioni bancarie, quello che prevede che in caso di fallimento di una banca a pagare per il salvataggio non sia lo Stato in prima istanza ma depositari sopra i 100mila euro e detentori di bond, verrà presentato mercoledì prossimo. Lo ha annunciato ieri EuropeanVoice. Se per caso e dico solo per caso, la Commissione Europea bocciasse i Monti-bond da 4 miliardi per Monte dei Paschi, ancora non si è pronunciata al riguardo, chi pensate che pagherà di botto per salvare MPS? Ammesso che ci siano ancora sufficienti depositi nelle casse senesi. Altrimenti paga lo Stato. Ma se i Monti-bond fossero già stati bocciati una volta dall?Europa, magari lo farà con Cassa Depositi e Prestiti e con una tassa di scopo. Per tutti voi, sui conti correnti. Di tutti gli istituti. D?altronde, lo dice l?Europa, il povero Letta non può farci nulla, solo le nuove regole condivise. Pregate che accada una cosa: l?esplosione dell?eurozona in estate, sarebbe la vostra salvezza. Good luck.
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Messaggioda coniglio » lun lug 08, 2013 12:31 pm

È il governo a decidere sui caccia F-35: lo stabilisce il Consiglio supremo di Difesa, organo presieduto dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Una scelta su cui il professore Stefano Rodotà - che di Napolitano avrebbe potuto essere il successore come candidato del Movimento 5 Stelle - nutre "dubbi fortissimi". Per varie ragioni, spiega l'ex garante per la Privacy. Che in questa estate passata al lavoro ha preso un paio di giorni per visitare la cattedrale di Trani, capolavoro dell'architettura romanica, e "tornare a riflettere, perché quello che ci diciamo non siano solo chiacchiere".

Cosa non la convince, professor Rodotà?

Partiamo dal cuore della questione: il Parlamento. Un luogo che negli ultimi cinque anni, e forse anche di più, è stato azzerato, trasformato in un guscio vuoto che si limita soltanto a ratificare i provvedimenti già presi dal governo. E proprio ora che tenta di recuperare il suo ruolo costituzionale - quello rappresentativo e di indirizzo - viene ancora una volta esautorato. Eppure siamo ancora, o almeno dovremmo essere, in una Repubblica parlamentare.

Una commissione parlamentare chiedeva di valutare meglio i pro e contro dei costosissimi cacciabombardieri. Ma questa prerogativa, si obietta dall'alto, non spetta alle Camere.

Io invece sono convinto di sì. In più, il Parlamento non ha disdetto l'ordine di acquisto, ha solo chiesto di valutarlo come è normale accada nei piani d'investimento pluriennali. Si tratta già di un compromesso molto blando: per questo insisto nel dire che quello a cui stiamo assistendo è sintomatico di una profonda distorsione del meccanismo istituzionale. Si dà un privilegio eccessivo al governo: quello di rendere le sue decisioni insindacabili.

Il Consiglio supremo di difesa, però, sostiene che, secondo la Costituzione, le decisioni sul-l'ammodernamento delle Forze armate spettino all'esecutivo.

Innanzitutto ricordiamo che quando al Colle c'era come presidente Francesco Cossiga hanno voluto definire i poteri e le competenze del Consiglio supremo, che è un organo di informazione e consulenza del presidente della Repubblica, e indirettamente del governo . Non solo queste prerogative non si estendono al Parlamento, ma di certo non può essere il Consiglio a imporre veti alle Camere. Proprio non gli compete.

Resta il fatto che ci sono dubbi interpretativi.

Forse sì. Ma, ripeto, in una Repubblica parlamentare i nodi vanno sempre sciolti a favore del Parlamento. Ed è responsabilità costituzionale del governo quella di salvaguardare il proprio rapporto con il Parlamento.

Il presidente Napolitano però sembra essersi profondamente irritato.

Non me lo spiego, dato che non vedo tentativi del Parlamento di esautorare il governo né, tantomeno, il capo dello Stato. Ora serve una seria discussione perché ad uscirne davvero male, in questa vicenda, è ancora una volta proprio il Parlamento.

Nella delibera del Consiglio si legge che, trattandosi di "decisioni operative e provvedimenti tecnici", la competenza specifica per decidere l'acquisto degli aerei F-35 spetti proprio al governo.

Non è così, per due motivi. È vero che il ministro della Difesa può intervenire con decreto, ma solo quando si tratta di provvedimenti finanziati da uno stanziamento di bilancio ordinario. In questo caso invece si tratta di ordini di spesa pluriennali, che devono essere rivisti di volta in volta e che di conseguenza devono essere sottoposti al Parlamento. Lo stabilisce una legge approvata nel 2012: è assolutamente legittimo che il Parlamento valuti piani pluriennali.

Legge che, tra l'altro, porta la firma proprio del presidente Giorgio Napolitano.

Infatti. E poi, soprattutto in un periodo di profonda recessione, mi pare difficile dare una lettura tecnica di queste spese. In questa fase di spending review, dove si tagliano i fondi a lavoro, scuola e salute, definire come impiegare le risorse è una decisione squisitamente politica. E in quanto tale spetta solo al Parlamento. E riflettere sull'acquisto di questi cacciabombardieri non può più essere un tabù.

Da Il Fatto Quotidiano del 07/07/2013.
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