da Ansia Kammerlander » mer nov 08, 2006 18:49 pm
Un vecchio (2000) articolo di Diario sul Nano Bignasca...
Storie di nani e di besughi
L?importante, nei momenti di crisi, è avere un modello, un faro che ti illumini il cammino. Giuliano Bignasca, "il Nano", leader della Lega dei Ticinesi, il suo faro ce l?ha: Jörg Haider. Certo, i due non si assomigliano. Jörg è bello e di aspetto gentile, un politico astuto che sa tornare nell?ombra e dosare gesti distensivi. Il Nano è tarchiato, ha capelli spioventi sulle spalle e un?aria un po? coatta, usa le parole come una clava, ha uno stile che fa apparire il suo primo maestro, il senatore Umberto Bossi, come un lord inglese, e dirige a bacchetta ? senza curarsi affatto di nasconderlo ? il partito. Però tutti e due sono diventati imprenditori ricchi, hanno avuto nel recente passato grosse soddisfazioni elettorali (Bignasca raccoglie nel suo Canton Ticino tra il 18 e il 24 per cento dei consensi) e contano di averne ancora. Ma, soprattutto, ora vedono l?Unione Europea come il fumo negli occhi. E, questo è sicuro, il Nano Bignasca può ben dire con un sorriso ammirato, che "Haider... Haider si sta difendendo proprio bene". E lui spera di poter fare altrettanto.
Esplorare il pensiero europeista del Nano Bignasca non è affatto difficile. Basta, per esempio, dare un?occhiata al suo giornale, Il Mattino della Domenica: un colorato e colorito tabloid, che il fondatore della Lega dei Ticinesi fa stampare ogni settimana in 45 mila copie, distribuite gratuitamente in tutto il Canton Ticino (per farsi un?idea della capillarità della diffusione: la Svizzera italiana ha circa 300 mila abitanti). Il numero del 28 maggio, la domenica dopo il referendum sugli accordi bilaterali con l?Unione Europea, titolava con molto garbo: "Grazie tante, besughi europeisti (catenaccio: "L?Europa si prepara a papparsi la Svizzera"), dove i "besughi" erano gli incauti cittadini svizzeri che a maggioranza si erano schierati a favore del sì. In Ticino i "besughi" erano stati decisamente meno numerosi che altrove: con l?incitamento della Lega e dall?Udc ? il ramo italiano del partito di Christoph Blocher che, pur con mille distinguo, a livello nazionale si era mostrato favorevole agli accordi ? i no erano arrivati al 57 per cento. Uniche isole di resistenza all?Europa: Canton Ticino e Schwyz. Il cuore della Svizzera e l?essenza della svizzeritudine accomunati in questo a quella che viene considerata la propaggine un po? levantina della Confederazione.
Il Nano Bignasca si consola con questa percentuale di no, anche perché sogna che un giorno quei begli elettori saranno suoi, dal primo all?ultimo. E intanto pensa ai guai che l?Europa potrebbe portargli. Primo tra tutti, la caduta del segreto bancario. I titoli del Mattino sono ancora una volta eloquenti. Austria e Lussemburgo cedono alle pressioni degli inglesi che chiedono una legislazione meno permissiva? "Hanno vinto gli hooligan". Al giornalista che gli chiede se la sua Lega è disposta ad ascoltare le ragioni dell?etica ? basta con il riciclaggio di denaro sporco, basta con l?asilo ai capitali degli evasori fiscali ? Bignasca risponde strabuzzando gli occhi e picchiandosi la fronte: "Ma per cortesia! Un terzo dell?economia del Cantone è costituita dalle banche... e noi ormai siamo arrivati al massimo di collaborazione possibile".
NON SI VIVE DI CIOCCOLATO. Bignasca in questo non è certo solo. Le sorti del segreto bancario gettano in ansia una buona fetta della popolazione. La pagina web del quotidiano Il Corriere del Ticino ospita un forum in cui le voci favorevoli alla conservazione sovrastano quelle che si appellano alla morale: "Pensate che se il segreto bancario venisse a cadere potremmo mantenerci solamente a formaggio e cioccolato?" scrive M.M., dal Mendrisiotto. Daniele Fontana, direttore del settimanale di critica sociale Area, racconta che nel 1998, con i soldi del Cantone, la consigliera liberale Marina Masoni ha commissionato all?economista italiano Carlo Pelanda un Libro Bianco sullo sviluppo del Ticino. Pelanda, docente presso la Georgia University, è un nome familiare ai lettori del Giornale e del Borghese. Scrive articoli che suonano "Forza neoliberisti, la storia è con noi" o "Perché l?anticomunismo è un valore ancora decisivo", o ancora "Aboliamo i sindacati governativi". Secondo Fontana, il Libro Bianco sintetizza alla perfezione le idee del formidabile partito degli affari che in Ticino si è costituito con l?alleanza tra i liberali e la lega di Bignasca. In esso si propone, oltre alla liquidazione dello stato sociale, "il più grande ostacolo preliminare alla riforma competitiva del territorio", la nascita di un?area off-shore, specializzata in assistenza finanziaria, con "una zona franca di business lawyers al servizio di fusioni e acquisizioni sovranazionali". Per non parlare dei casinò, per cui sono già state chieste nuove autorizzazioni: "Ne metterebbero uno ogni 50 centimetri", dice Fontana. E Bignasca precisa: "Ne faremo tre". Le proteste di carattere morale di parte dell?opposizione? Ridicole: "Tanto i nostri clienti sono al 70 per cento italiani. Per ora. Perché poi voglio vedere se quando Berlusconi, Bossi e Formigoni fanno la secessione non si fanno i loro, di casinò".
BENVENUTI A SPORCOLANDIA. Fuori da Eurolandia, dunque, e dentro Sporcolandia! Già nel 1998, nel corso di interviste rilasciate a giornali locali, Pelanda invitava i ticinesi a cercare di diventare un rifugio sempre più sicuro per i capitali italiani: "In Italia c?è una crescente oppressione fiscale da parte del governo che cerca di individuare gli evasori per aumentare le entrate dello Stato. Il Ticino può continuare dunque a giocare il ruolo di piazza-rifugio per capitali italiani. Il vostro problema sta però nel grado di competitività che saprete offrire rispetto ad altre piazze finanziarie... L?interesse cantonale è dunque che resti un differenziale che convinca gli investitori a continuare a far capo alla piazza ticinese. Questo differenziale può anche essere costituito da un?elevatissima efficienza della piazza stessa e da un alto livello dei servizi... ma la grande questione è, secondo me, dare la certezza, a chi porta i soldi in Svizzera, che i suoi averi sono al sicuro da occhi indiscreti". Pelanda mostrava una discreta ampiezza di vedute. Perché limitarsi a guardare prevalentemente all?Italia? "Il Ticino dovrebbe creare servizi finanziari per Paesi emergenti come quelli dell?est, Romania, Albania, ex Jugoslavia etc.". Un suggerimento di cui non c?era poi così bisogno, come avrebbe dimostrato, un anno dopo, la scoperta del Russiagate e dei conti luganesi del finanziere Behgjet Pacolli.
Ma non c?è solo il segreto bancario, a turbare i sonni dei ticinesi. L?altra paura è quella dell?arrivo dei lavoratori lombardi, che sarebbe favorita dai pur cauti accordi bilaterali. Ad attirare i frontalieri sarebbero ovviamente i lauti stipendi della Confederazione. Secondo il quotidiano economico Wall Street Journal, i salari ticinesi sono in media superiori del 26 per cento a quelli lombardi, "un differenziale di confine assai più cospicuo di quello che si ha nelle regioni svizzere adiacenti la Germania e la Francia". Bignasca dice: "Non ho paura dell?invasione. Ma ho paura che i salari si abbasseranno, perché gli italiani potranno permettersi di accettare compensi inferiori, visto che oltre confine la vita costa meno cara".
NON PASSA LO STRANIERO. Bignasca soffia sui timori del ceto medio, non certo su quelli degli operai, che in Canton Ticino ? come lui stesso spiega ? sono già in stragrande maggioranza stranieri. E a poco valgono le dichiarazioni rassicuranti di molti manager locali che spiegano come non assumerebbero mai impiegati italiani, perché handicappati dalla mancata conoscenza dello schwitzerdeutsch, l?ostico dialetto dei cantoni di lingua tedesca. O semplicemente perché, come confessava candidamente al Wall Street Journal il direttore del personale dell?Unione delle banche svizzere, metterebbero a disagio i clienti. Come a poco valgono le considerazioni sulla crescita economica, e sullo stato di salute del Cantone. Dopo la crisi, iniziata nel 1990 (anno in cui, non a caso, nacquero prima il giornale di Bignasca e poi, visto lo strepitoso successo del Mattino, il partito che di esso era espressione), gli indicatori sono più che tranquillizzanti, con un tasso di disoccupazione del 3.1 per cento. E una robusta rete di salvataggio: chi perde il posto prende per due anni un sussidio pari all?80 per cento della media salariale dell?ultimo anno, se ha figli a carico, e al 70 per cento se i figli non ci sono. Ma certo, questo fa parte di quelle pastoie di cui i liberisti ticinesi vorrebbero sbarazzarsi.
TOH, I MILIARDI DEL SISDE. Con le paure dei ticinesi, il Bignasca sa comunque di avere in mano un?arma formidabile. Lo dice senza tante perifrasi e abbellimenti: "Prova a toccare il portafoglio della gente, e poi vedi". Racconta che il 6 febbraio 2000 ha portato alle urne i ticinesi, per un referendum: "Volete abolire le tasse di successione?". Grande affluenza, vittoria schiacciante dei "sì", un nuovo stimolo ad alzare sempre di più la voce. Oddìo, non che la Lega sia mai stata timida. Al massimo ha delle facce vagamente presentabili. Bignasca dice che il suo "bravo ragazzo" è il consigliere di Stato Marco Borradori, finanziere, scapolo d?oro, il volto distinto della Lega dei Ticinesi. Certo, bisogna intendersi sul concetto di presentabilità. Come scritto sul Diario del 26 maggio, il finanziere Borradori è accusato dall?avvocato sammarinese Alvaro Selva di aver fatto sparire a Vaduz un bel pacchetto di miliardi provenienti dai funzionari del Sisde Michele Finocchi e Maurizio Broccoletti. E bisogna anche intendersi sul peso politico del "bravo ragazzo", che ? almeno a giudicare da una telefonata ascoltata nello studio di Bignasca ? prende ordini come uno scolaretto. Si parla, all?inizio, di caccia. "Ma va, ma va!", urla il Nano, "mi sembri il Pecoraro Scanio! Se vogliono sparare ai balestrucci, che ci sparino! E anche agli ungulati! Siamo mica i Verdi. Hai capito? Fammi il piacere!". Poi si parla di un tunnel. Si capisce che Bignasca trovi indecente il fatto di dover dipendere da Berna per un?autorizzazione: "E tu comincia a scavare, no! Poi vediamo!". Mette giù la cornetta, e, casomai il cronista avesse ancora dei dubbi: "Stavo parlando col mio Borradori...".
Se Roma è ladrona, Berna per la Lega dei Ticinesi non lo è da meno. Anche qui, ci sono di mezzo incomprensioni caratteriali. Anche qui ci sono i "polentoni" e i "terroni". Gli svizzeri tedeschi sono gli "zucchini" in omaggio a una loro presunta durezza di comprendonio, i ticinesi sono i "cincali" perché gli svizzeri tedeschi trovano ridicolo il suono del numero cinque. Bignasca sospira, comprensivo: "Sa, siamo caratterialmente diversi. Loro sono protestanti, noi abbiamo un altro tipo di approccio con la vita. Ma il problema è che questi qui ci portano via i soldi: ogni anno gli spediamo 2.6 miliardi di franchi, e ce ne tornano indietro 1.1...". Questo il discorsetto pacato per i cronisti. I lettori del Mattino bignaschiano godono di una prosa più efficace. Richiamo in prima pagina: "I bigoli giganti di palazzo federale non si rendono conto che continuando a prendere decisioni sfavorevoli all?economia ticinese, come fanno sempre, alla fine si tireranno la zappa sugli zebedei". Non c?è da stupirsi che Bignasca ammiri più Haider di Bossi: "Bossi... si... certo... se viene il federalismo, da voi, il merito è suo. Io però sono molto più incisivo! Quando vado in televisione io, l?audience sale del 30 per cento!". Ma alla domanda "Sognate la secessione?", il Nano fa la faccia furba e dice che no, la sua politica è quella di rimanere insieme, però disobbedendo agli ordini sgraditi. La sua filosofia è questa: "Se c?è una legge non la rispetto, se non c?è una legge la rispetto".
DIFFAMATORE E IPERTIMICO. Che l?audience salga, è fuori di dubbio. Il Nano è uno che non dosa le parole. Né quando parla, né tantomeno quando scrive. Ha una quantità di denunce per diffamazione da Guinness dei primati. In una sentenza del 1995, il giudice Mario Luvini scriveva: "Non si è mai visto un caso come questo in cui un giornalista reitera in continuazione nei reati di diffamazione e ingiuria, sordo agli avvertimenti costituiti da precedenti condanne e dai procedimenti in corso per gli stessi reati, colpendo a destra e a manca senza preoccuparsi minimamente dei danni, che possono essere devastanti, cagionati alle persone raggiunte dai suoi strali e, indirettamente, ai loro familiari: danni spesso, se non quasi sempre, irreparabili... ". Nella stessa sentenza si riporta un ritratto della personalità del Nano, opera del perito psichiatrico Tazio Carlevaro, che nel 1989 lo aveva visitato, concludendo che al Bignasca, "saltuario consumatore di cocaina" non era necessario ritirare la patente: "Il Peritando è evidentemente una personalità ipertimica, ossia una di quelle personalità che non riescono a star ferme, sono sempre attive e creative... gli ipertimici sono delle persone che funzionano sul registro del tutto o del niente: o sono piene di entusiasmo e spaccano le montagne, oppure rischiano di sentirsi distrutti. Il signor Bignasca ha trovato a suo modo una soluzione grazie alla cocaina, che quindi ha per lui una funzione autoterapeutica".
Per il direttore di Area, Daniele Fontana, il Canton Ticino, un tempo annoverato, insieme a quelli di lingua francese, tra i cantoni più progressisti e sensibili alle tematiche sociali è diventato il laboratorio privilegiato della destra blocheriana, un luogo dove si fondono la vena populista-anarcoide di Bignasca (che dichiara di essere contrario alle privatizzazioni e alla globalizzazione), e il liberismo più spinto: "Sono cominciati a emergere", racconta Fontana, "finanziamenti alla Lega dei Ticinesi da parte di industriali legati a Blocher. Come Karl Schweri, il patron della Denner... un uomo molto organizzato... fai la spesa nei suoi centri, poi già che ci sei compili un modulo per le iniziative referendarie".
ALLEATO PREZIOSO, NEMICO TEMIBILE. Il Nano gongola. Sa di essere un alleato prezioso. E soprattutto, in terra di consociativismo spinto agli estremi, anche un nemico pericoloso. Dice: "Se non c?ero io, i socialisti a quest?ora erano al 30 per cento, invece che al 17". Gli piace giocare il ruolo dell?uomo politico corteggiato. E tra i suoi corteggiatori, tra i primi, gli uomini legati a Comunione e Liberazione. Che lui ha accolto a braccia aperte, specie all?inizio, perché non sapeva chi piazzare ai posti di comando: un generale senza esercito che nel 1991 si era trovato in tasca, dall?oggi al domani, il 14 per cento dei voti. "Quando si sono accorti che io puntavo a fare l?Università qui a Lugano sono subito venuti da me. I partiti storici pensavano che l?Università si dovesse fare nella Svizzera tedesca... ho incontrato quello lì, il vostro, come si chiama? Cesana, mi pare. E mi parlava di Don Milani. Ma io la chiesa neanche so dove sta. Adesso gli do una mano con le scuole private. Un po? di loro votano per noi, ma quanti siano esattamente non lo so... non li ho ancora pesati. Da voi contano molto?".
ALLEGRIA
Faceva freddo. Il vento
mi tagliava le dita.
Ero senza fiato. Non ero
stato mai più contento.
(Giorgio Caproni)