Parole profetiche... che pesano come pietre

Spazio per messaggi e discussioni a tema libero.

Messaggioda sax » gio ott 05, 2006 20:20 pm

Enzolino ha scritto:
Payns ha scritto:
Enzolino ha scritto:mmm ... :? :roll: ... da quello che sto leggendo ho sempre piu' l'impressione che l'ambiente torinese sia stato una sorta di ghetto ed il Nuovo Mattino abbia avuto solo una valenza provinciale ... sbaglio? :roll:


Dire che il Nuovo mattino ha avuto una valenza provinciale è come dare del Frocio Falesista a Bonatti.... 8)
Beh, ho chiesto quali cambiamenti ha portato il Nuovo Mattino ma l'unica risposta e' stata l'arrampicata sportiva.
Altrove l'arrampicata sportiva e' nata e si e' sviluppata comunque.
Dai vostri discorsi quindi mi vien quasi da pensare che sia stato un fenomeno circoscritto all'ambito torinese, per uscire da una situazione stagnante, fossilizzata su vecchi miti e ideali, e con un forte senso di superiorita'. Allora cerco di capire se e' proprio cosi' oppure no.

Di Motti ho letto solo un libro ed un'articolo e li ho trovati entrambi originali e profondi nella loro analisi, e a mio avviso vanno ben al di la' dell'ambito torinese, ma io vedo la cosa da "fuori". Questo thread mi fa capire che c'erano ingranaggi nella storia alpinistica torinese (e in che misura italiana?) di cui non si e' a conoscenza.




Ti sbagli................

In Francia e' nata nello stesso modo.......

Alpinisti che hanno cominciato a ripetere vie classiche con passaggi o tiri che si staffavano, provando la libera.....

Anche Edlinger e Berhault allora hanno cominciato cosi!

Poi qualcuno mise il primo spit...........................

Non dimentichiamo poi che in Italia c'era stato il 77 con quello che ne consegui' a livello culturale, e Torino era il baricentro di tutto cio'!
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Messaggioda Enzolino » gio ott 05, 2006 22:39 pm

sax ha scritto: Ti sbagli................

In Francia e' nata nello stesso modo.......

Alpinisti che hanno cominciato a ripetere vie classiche con passaggi o tiri che si staffavano, provando la libera.....

Anche Edlinger e Berhault allora hanno cominciato cosi!

Poi qualcuno mise il primo spit...........................

Non dimentichiamo poi che in Italia c'era stato il 77 con quello che ne consegui' a livello culturale, e Torino era il baricentro di tutto cio'!
mmm... mi sa che ti sbagli tu.

L'equazione Nuovo Mattino = avvento dell'arrampicata sportiva non mi sembra affatto azzeccato.

Gogna, ne' Grassi, ne' Motti ad esempio non mi sembrano/avano cosi' sportivi.
La mia impressione e' invece che l'arrampicata/alpinismo del periodo volessero liberarsi da un blocco storico/culturale legato a valori ormai obsoleti e restrittivi ed il Nuovo Mattino si proponeva come un'alternativa irriverente, rivoluzionaria ed innovativa rispetto al passato riformulandone nuovi valori.
Insomma, l'arrampicata ne aveva bisogno per uscire dal guscio, per evolversi.
Questa e' la mia impressione.

Ciao :wink:

Lorenzo
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Messaggioda sax » gio ott 05, 2006 22:55 pm

Enzolino ha scritto:
sax ha scritto: Ti sbagli................

In Francia e' nata nello stesso modo.......

Alpinisti che hanno cominciato a ripetere vie classiche con passaggi o tiri che si staffavano, provando la libera.....

Anche Edlinger e Berhault allora hanno cominciato cosi!

Poi qualcuno mise il primo spit...........................

Non dimentichiamo poi che in Italia c'era stato il 77 con quello che ne consegui' a livello culturale, e Torino era il baricentro di tutto cio'!
mmm... mi sa che ti sbagli tu.

L'equazione Nuovo Mattino = avvento dell'arrampicata sportiva non mi sembra affatto azzeccato.

Gogna, ne' Grassi, ne' Motti ad esempio non mi sembrano/avano cosi' sportivi.
La mia impressione e' invece che l'arrampicata/alpinismo del periodo volessero liberarsi da un blocco storico/culturale legato a valori ormai obsoleti e restrittivi ed il Nuovo Mattino si proponeva come un'alternativa irriverente, rivoluzionaria ed innovativa rispetto al passato riformulandone nuovi valori.
Insomma, l'arrampicata ne aveva bisogno per uscire dal guscio, per evolversi.
Questa e' la mia impressione.

Ciao :wink:

Lorenzo



E chi ha parlato di Gogna e Grassi? 8O


Anche se Gogna ha cavalcato tutto cio'....... :wink:


E comunque Grassi insieme a Comino (sic!) ha dato molto!

Meditate gente......meditate!
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Messaggioda sax » gio ott 05, 2006 23:03 pm

E comunque........................


Bisogna esserci passati per capire certe menate......

Capire cosa voleva dire a quei tempi (non ai tempi di whimper...)

ma quasi......mettersi contro una certa mentalita!

anche solo nn mettersi gli scarponi o i pantaloni di velluto o la camicia di flanella!
:lol:

Parlare di settimo grado! 8)

Piantare il primo spit!

Ignominia! 8O

E pensare che tanti anni dopo....parlando con Detassis....mi ha riso in faccia ,quando gli ho detto.......

c***o Bruno! aprire quelle vie con gli scarponi! 8O

Ma quali scasrponi? c******e! avevamo le scarpette come le vostre!

Solo che duravano 100 metri! :lol:

E che abbiamo inventato noi? 8)
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Messaggioda lucasignorelli » ven ott 06, 2006 1:47 am

Allora...
Maurizio ha scritto:mah, io che devo dire...leggo le risposte fiume di LucaS e più lui scende nei dettagli e meno mi trovo d'accordo... Premetto che io sono convinto, per ribaltare la celebre frase morettiana, che "chi scrive bene pensa bene",


Ti ringrazio, ma io non ne sono invece affatto convinto, anche perchè in realtà scrivere bene è facile (lo fanno in tanti - non io, tanto per essere chiari), pensare bene è affare per pochissimi (di nuovo - non io).

per cui Signorelli fin dall'inizio mi è stato simpatico :wink: :D questo per allontanare l'idea che io sia geloso o prevenuto nei suoi confronti.


....il che sarebbe quantomeno curioso - cioè, sarebbe curiosa l'idea che il pionere delle Gole del Gorropu (cioè tu) possa essere geloso del mancato ripetitore del Monte dei Cappuccini (cioè io).

Tuttavia evidentemente abbiamo feeling diversi, a me non paiono futili dettagli, ad esempio, il fatto che lui straveda per il metal, che invece io considero un'imbarbarimento dell'hard rock (scusami, ma sono un convinto Scaruffiano :lol: 8O )...



Ashpett, che qui si tocca il mio ex pane e salame...

Scaruffi può andare a raccontare quello che vuole, ma la nuda e cruda verità è che hard rock e heavy metal sono due generi diversi, per inciso nati contemporaneamente (intorno al 1970), con antesignani diversi e vite separate fino almeno la fine degli anni '80 (quando i generi classici in quanto tali hanno fondamentalmente tirato le cuoia). Dire che il metal sia l'imbarbarimento di dell'hard rock è un po' come dire che l'arrampicata su ghiaccio è un'evoluzione dello sci di fondo (tutti e due sport invernali, spesso fatti dalla stessa gente, ma c'entrano proprio gniente gniente. Fine del pistolotto da ex critico musicale.


ora mi stronca senza mezzi termini anche il Rock Story, che è stato il libro più importante dei miei vent'anni, e anche Gogna lo sa bene, vero Sandro :wink: :wink: :wink:



Tanto per essere onesti, non ho stroncato "Rock Story" - ho solo detto che non mi piace, e a dirla tutta non solo non mi piace, ma ha un qualche cosa che mi respinge (il che non significa che sia un libro brutto o mal scritto). Tieni presente che non l'ho letto da gagno, ma appena un anno fa, e l'ho riletto più volte negli ultimi mesi per una serie di motivi. La reazione istintiva che mi ha creato è stata (per la millesima volta) "Dio ti ringrazio che all'epoca facevo altro", il che per inciso è probabilmente ingiusto, anche perchè all'epoca se avessi imparato ad arrampicare invece di fare il pirla con la ragazza ai concerti punk e andare su e giù (soprattutto giù) per la Val Veny in moto, adesso Andrea Giorda sulla Est delle Giorasse ci verrebbe con me e non con te! :)
Scherzi a parte - "Rock Story" mi da la stessa sensazione che mi diede all'epoca il famoso "Porci Con le Ali" - mi sembra il tentativo da parte di qualcuno della generazione precedente di mettersi nei panni di coloro che sono venuti dopo, con un risultato che è - almeno, sulla base del mio vissuto - un misto di alcune cose reali, un miliardo di luoghi comuni, e il tentativo di buttarla in filosofia senza avere la lucidità necessaria per cavarne qualcosa . Ti dico, più che sembrarmi brutto, mi respinge, mi da fastidio ma non in quel modo "intrigante" con cui ti danno fastidio le cose che inevitabilmente finiranno per attrarti.

Ma per ritornare al tema alpinismo... (ma anche per la musica è così, solo lasciamola a quando ci incontreremo, magari da Fiorio...), io tendo basarmi, sul "corpo", sullo "spessore" delle cose se proprio devo farne una valutazione...non a simpatia. Per cui mi piacerà sempre di più la fiorentina del cheesburger, anche se so che ci sarà sempre qualcuno che dirà "beh, sai, è questione di gusti...". Così in alpinismo tu potrai sempre muovere un'obiezione a chi considera un'impresa, dicendo "epperò, io valuto altri criteri, per cui per me si ribalta la situazione..."...oppure dirmi che io considero solo le vie difficili, o solo quelle "belle" secondo la mia personale visione delle cose, o solo quelle "moderne"...


Temo che qui ci sia un brutto equivoco che bisogna immediatamente chiarire. La simpatia non centra nulla, ma proprio proprio nulla. Non ho frequentato abbastanza Grassi per decidere se era veramente ?simpatico? o meno (al di la dell?apparenza, che era certo piacevole). Per quel che mi riguarda, e per quel che riguarda le mie valutazioni sul suo operato, poteva anche squartare neonati per colazione ed essere il più grande sostenitore economico di Maurizio Costanzo, non potrebbe calarmene di meno. Sono molto, molto amico di chi era molto, molto amico di Giancarlo, ma sono anche sufficientemente vecchio per distinguere (in modo sufficiente, diciamo) quello che fa dire l?amicizia o il ricordo nostalgico rispetto a quello che una valutazione razionale dell?operato. Ci sono un sacco di alpinisti di cui ammiro incondizionatamente il curriculum e che considero, allo stesso tempo, dei miserabili imbecilli. E ci sono invece persone che mi sono simpaticissime ma che, secondo me, meno vanno a scalare, meglio è per l?umanità tutta. (Fortunatamente ci sono grandi alpinisti che sono pure ottime persone? ma sono pochi).

In altre parole, non sto facendo un?apologia di Grassi il ?brav?uomo che meritava più stima?. Sto facendo una valutazione (secondo me obbiettiva, almeno secondo i miei canoni) di Grassi l?importante alpinista che è stato sfortunato abbastanza da crescere alpinisticamente in un ambiente tutto sommato provinciale, nel quale quello che veniva da fuori veniva sempre esaltato fuori misura, e quello che veniva da "dentro" ignorato oppure sminuito, perchè senno nel soffriva il "decoro"...



Credimi, a me è sempre stato simpatico Giancarlo, se non altro per quel suo soprannome. Ho sempre preso la parte dei deboli e degli sfigati, pur non avendo mai avuto tessera in nessun partito...


Apprezzo moltissimo questo atteggiamento, ma la mia sensazione è che Giancarlo, quando l'ho conosciuto, fosse tutto tranne che debole e sfigato. Di sicuro aveva avuto inizi molto difficili, e di sicuro farsi chiamare "Calimero" non gli aveva fatto piacere... ma (mia fallibile opinione once again) "Calimero" non c'era più da un bel po' di tempo quando Grassi ha cominciato a girare alla grande.
E poi, permettimi una considerazione - com'è che prima o poi tutti quelli che hanno conosciuto Giancarlo nel "giro" torinese incominciao a tirare fuori la storia dell'infanzia sfigata, delle prese in giro, di "Calimero"... ma quelli che invece lo hanno conosciuto "sul campo" magari in Scozia, in Canada, sul Kilimanjaro o in California (o sul Bianco) 'ste storie non le tirano fuori mai? Bah...


Ma parlando di vie che fanno sognare intendo capolavori, vie che tutti vogliono andare a fare, non certo la sud delle Jorasses o quelle che tu mi citi.


Scusa Maurizio, ma io la storia che i capolavori sono le vie che tutti vogliono andare a fare no, non la accetto proprio. Tanto per parlar chiaro, e rimanendo sulla Giorasse senza tirare in ballo Giancarlo:

La Desmaison-Claret-Bertone '73 alla parete nord (la cosidetta "Gousseault") dal 73 al 99 è stata considerata dagli "esperti" una specie di sotto-via, un dinosauro, un relitto storico, neanche una curiosità. Se andavi a chiedere informazioni ti beccavi un sorrisetto sarcastico e cose del tipo "è una merda, una pista da bowling, la roccia è tutta marcia, l'arrampicata orribile, Desmaison l'ha sopra-gradata in modo scandaloso, non frega niente a nessuno etc etc etc". Pensa che in 25 anni fu ripetuta una sola volta, da Tobin Sorenson (che era un maniaco religioso americano con l'hobby delle vie dove non andava nessuno) e Gordon Smith. E, detta fuori dai denti, tutti hanno sempre saputo che molta antipatia di Chamonix nei confronti di 'sta via era, diciamo "extra alpinistica" (per via della storia del '71)

Poi nel 2000 Patrice Glairon-Rappaz e Stephane Benoist (che, per inciso, vengono da "fuori") la ripetono e BINGO! improvvisamente dal giorno alla notte diventa una via "in", anzi, praticamente LA via "in" delle Jorasses assieme a No Siesta per quelli che voglio fare curriculum, viene ripetuta una volta l'anno, tutti incominciano a dire quanto è bella, quanto è elegante, quanto è sostenuta, che genio era Desmaison, Marsigny ci vuole portare i clienti...

Posso anche sbagliarmi, ma nessuno mi toglierà mai l'idea che la maggior parte delle vie "che tutti vogliono fare" sono le vie che hanno buona stampa... il che poi rende l'alpinismo e l'arrampicata non tanto dissimili da qualsiasi altra attività...

Io penso che tu, come del resto hai detto all'inizio, sia eccessivamente sbilanciato da una parte e manchi pertanto di obiettività e ti prego di non offenderti, lo sto dicendo con tutta la simpatia possibile.


Non offenderti neppure tu, ma uno portebbe dire lo stesso nei tuoi confronti...

Come si fa a valutare una salita come la Cascata del Freney, oppure il couloir sulla sud delle Jorasses? Obiettivamente non si può, perchè come tu ben sai sono salite mai uguali a se stesse...un anno ci sono, l'altro anno sono diverse, sempre che esistano. Come si fa a dire, oggi, in anni così secchi...che qualcuno ci è andato ed è dovuto tornare indietro???


A parte il fatto che io non stavo parlando della Cascata del Freney, che, essendo a 4600 metri di quota d'inverno c'è sempre (e infatti Berhault l'aveva ripetuta e gli era pure piaciuta), ma dell'Ypercouloir alle Jorasses, che sta mille metri sotto ed è tutto un'altro affare....

A parte il fatto che il tentativo di ripetizione al Phantom Couloir della SSE nel 1995 è andato a buca non perchè "fosse secco", ma perchè c'erano metri di neve e stava venendo giù l'apocalisse, e dato che la traversata centrale da 200 metri non è percorrible all'indietro se non lasciando delle corde fisse o con un aggiramento senza senso lungo la Gogna-Machetto , e considerato che per fare le goulotte inferiori (che sono "solo" 500 metri tutti di grado 5 e 6 - 'na sciocchezza!) la cordata ci aveva messo il doppio del tempo previsto...

...non pensi che con questo tuo ragionamento un prende tutte le vie di ghiaccio esposte a sud del Bianco e le butta nella spazzatura? Hypergoulotte, Notre Dame, Hypercouloir, Frenesye Pascale... tanto non sono gradabili! Scusa, ma Patrick Berhault quel giro di due settimane "da quelle parti" non penso l'avesse fatto perchè non aveva di meglio da fare! :)

(e non venirmi a dire che "tutti vogliono fare Frenesye Pascale", perchè non è vero - ma questo non la rende meno mitica... tanto per dimostrarti che qui non c'è nessun sbilanciamento "grassiano")

Dai Luca, siamo seri! Penso tu non sia solo il massimo esperto vivente delle Jorasses,


Ti ringrazio moltissimo del complimento, ma sarebbe sacrilego da parte mia accettarlo. Non sono neanche nella top ten! Il massimo esperto vivente delle Jorasses è il signor Patrick "Sono un tremendo biciapile e non rispondo alla posta esattamente come Matteo Giglio che però non sembra un baciapile" Gabarrou, "Le Gab"... oppure, a essere romantici, Renè Desmaison, che la storia delle Jorasses ce l'ha marchiata addosso, marchiata a fuoco

ma tu conosca anche bene, molto meglio di me, la storia delle aperture nel Bianco degli ultimi 20 anni. Il caso di Beyond god and evil alle Aig de Chamonix, ad esempio, è emblematico. Ricordo che qualche anno fa facemmo un sacco di discussioni con Vegetti che stravedeva per Parkin... Beh, da via più dura del bianco a salitella che fanno in giornata, relativamente in facilità. E allora, è stata impresa o non lo è stata? Tu pensi veramente sia solo questione di picche?


Qui mi sa che hai sbagliato esempio, perchè non solo credo benissimo che potresti fare (adesso!) "Beyond Good and Evil" in giornata, ma (e se chiedi a Gardien te lo confermerà!) la storia di quella via è assolutamente cambiata, per via degli spit e per via del modo in cui viene salita adesso - e anche perchè, diciamocelo chiaro, è stata una via che doveva essere all'altezza dei proclami di Twight. Ma quando è stata aperta, e a parità di situazione, sicuramente non era una "salitella che fanno in giornata"!!!

Chiunque fa ghiaccio e misto ad un certo livello ti dirà, comunque, che l'arrivo delle picche con il manico curvo ha rappresentato una rivoluzione enorme nel campo (basta prendere un paio di vecchie, gloriose "Super Courmayeur" contro un paio di "Alp Wing" per vedere la differenza sul verticale e strapiombante). Gli attrezzi con cui Comino e Grassi salirono nel 1978 erano antidiluviani, eppure la via fu salita in un tempo relativamente breve, che corrisponde a quello della terza e quarta salita, dove la gradazione iniziale è stata confermata.

non voglio poi addentrarmi su Repetance...perchè ne uscirei male, credo che Matteo, ad esempio, sia molto più ferrato di me...


Io per inciso non ho solo citato Repentance, ma tante altre....

Francamente poi non capisco certe "boutade" come quella su Marchand de sable. Io ho avuto l'onore di essere uno dei primi ripetitori italiani di quella via e, considerato che avevo già nel carniere quasi tutte le vie di Grassi nelle palestre torinesi e non + tutti i massi), ti posso assicurare che Giancarlo non era assolutamente in grado di aprire una placca così dal basso. Io non sono un fan di Piola, ma se ti capita vai a vedere Folies bergeres e ti fai un'idea... Quindi certe cose è meglio non arrischiarsi a tirarle in mezzo, se non ci hai messo su le suole...


Maurizio, non ho dubbi sul fatto che le vie di Piola e di Grassi e di chiunque altro dell'epoca tu te le mangi in insalata, il tuo curriculm parla chiaro, insomma, non credo nessuno possa avere dubbi a proposito sul fatto che sei uno degli arrampicatori italiani più forti e con maggior esperienza, e che se tu mi vieni a dire "quella via è un capolavoro", dal punto di vista tecnico di un arrampicatore del tuo calibro quello E' un capolavoro.

Ma detto questo, a me sembra che la discussione iniziale fosse sulle vie che fanno sognare - e a me di "Merchant De La Table" non potrebbe fregarmi di meno. Sono sicuro che è una salita favolosa, e che se fossi all'altezza delle sue difficoltà sarebbe la classica danza su roccia baciata dal sole sopra altezze vertiginose etc etc etc. Peccato che non abbia il minimo effetto sul sottoscritto, non accenda la mia immaginazione, non sia la tipica via per cui mi alleno come una bestia e rompo le scatole a mezzo mondo perchè mi portino a ripeterla (notare il "portino"). Il libro di Piola l'ho letto da cima a fondo e ritorno, e sai qual'è la via che mi ha colpito di più (io le Aiguilles le conosco poco): la Ryan-Lochmatter alla Plan. Pensa un po'...

E tanto perchè tu desista nella tua convinzione che io ho sono parziale nei confronti di Giancarlo - sai qual'è attualmente la mia via "sogno", quella che ha acceso di più la mia immaginazione ultimamente, quella che voglio a tutti i costi ripetere l'anno prossimo? La parete l'ho vista finalmente da vicino mentre ero con gli inglesi ad Agosto - la Est delle Aiguilles di Pra Sec. Ma non la Grassi alla Aiguille Meridionale, bensì la Manera alla Centrale - su placconi completamente spiallati di ghiaccio, che però una volta secchi devono essere bellissimi. Come vedi, sono un caso disperato...

Ora tu mi dirai che non c'è solo la difficoltà...va bene, da che piano allora la vogliamo vedere? da quello dell'esplorazione? Della grandezza e dell'estetica di una linea? O da quale?


Perchè non da un misto di tutti? O perchè non dalla magia, dal mito, dal senso di mistero e di attrazione che una via o una parete o una montagna ti può dare? Perchè volere a tutti i costi ridurre l'esperienza dell'"andare su" (qualsiasi sia il modo) ad un valore di tipo quantitativo, ad una performance, and un "questo è più duro di quest'altro?" E non è forse così per la stragrande maggioranza di chi arrampica? La gente fa la coda per andare sulla Walker alle Jorasses perchè è una bella salita (e spesso non lo è) oppure perchè è quella roba mostruosa li che è stata salita da Cassin ed è una delle tre grandi pareti nord? Che senso avrebbe se tutti quanti si chiedessero "no, insomma, la roccia è quello che è, i gradi sono stati abbassati da Damilano, insomma, ripensandoci non vale la pena"...

Te la giro ancora in un'altro modo - adesso vado sul balcone, alzo gli occhi al cielo e dico "Giancarlo, ovunque tu sia, ascolta, sai tutte quelle salite nuove, quelle vie che hai fatto nel gruppo del Bianco? Sì, circa 50, tutte in zone remote e poco battute, tutte piuttosto estreme, le salite per cui venivi chiamato "Il Maestro" in Francia e in Inghilterra c'è ancora un sacco di gente che strabuzza gli occhi pensando alle tue perfomances? Beh, ho una notizia per te - non ti qualificano per il grado di "grande alpinista", perchè la Gestapo del Buon Gusto Arrampicatorio ha deciso che, sulla base di chissà quale legge non scritta, non sono "belle". Quinci ciccia, scordatille. Tu per il mondo devi solo essere ricordato come "Calimero", quello che facevo lo skilifista, il capellone che apprezzava Tolkien e non riusciva a fare la grana con gli sponsor...."

Dubito fortemente, caro Maurizio, che perfino a te un discorso del genere possa garbare...

E poi, se questo discorso vale per Grassi, perchè non farlo anche per Manera, che è (secondo me) l'altro grande esploratore torinese di cui non si è mai parlato abbastanza... "Carissimo sig. Manera, volevo informarla che tutte quelle salite che ha fatto nel Bianco, il pilone dei Dilettanti, la via alla Noire, la diretta alla Tronchey, il Greuvetta, tutto l'ambaradan, ecco, guardi, può anche far finta di non averle fatte, non vale per la qualifica a grande alpinista, ma sa, è colpa sua, doveva dedicarsi all'apertura dal basso con il trapano nelle Aiguilles, invece di baloccarsi insieme a Isidoro sulle Jorasses e sul Greuvetta e in altri posti dal suono ValFerrettesco, ad aprir vie che poi non sono diventate di moda... neh?" SBEEEEENG (suono del manico della picozza di Manera che si abbatte sul cranio di Signorelli)

Mi spiace in fondo che alpinisti come Gogna, uno dei più importanti del nostro tempo, pur non avendo fatto cose difficilissime come Manolo o altri vengano liquidati con una battuta...e che nessuno ne parli mai, in qs forum.


Su Gogna concordo alla grande, al di la della mia opinione sui alcuni dei suoi libri. Un'altro che non è riuscito ad essere profeta in patria, il naso di Zmutt lo conoscono perfino negli States!

Ma si sa, del resto è difficile parlare di alpinisti in vita****. E mi spiace che altri, come Gabarrou, ad esempio, non vengano neppure citati. Ma tu hai presente quante salite ha fatto Gabarrou?


Senti Maurizio, cos'è, pigli in giro? Gabarrou? Ma tu hai presente quante volte nomino Gabarrou invano durante il giorno? Secondo me gli sta venendo la labirintite a forza delle orecchie che fischiano! Guarda che stai parlando con uno che ha trascorso NOTTI insonni cercando di ricostruire l'esatto tracciato della Direttissima alla Walker su gigantografie formato king-size! Ho scambiato DECINE di mail con alpinisti polacchi per avere oscure fotografie delle esatte varianti su "Alexis" o lo sperone Margherita! Ho trascorso MESI... (ok, ok, la smetto)

Io e Canepazzo :lol: :lol: appunto, non dormimmo per due anni all'idea di fare il Supercouloir...


Il giorno che ci siete riusciti sarete stati due stracci!

fino a che non ci ho spaccato su le mie picche ed i miei ramponi... questo sono le salite che fanno sognare e restano...


...ma non capisco come mai tu poi avere il Supercouloir ma io non posso tenermi la Sud delle Jorasses...

Ti sei chiesto perchè certe restano ed altre passano? Non mi puoi, porta pasiensa, dire che è perchè uno è nato a Condove! Ma dove è nato Gabarrou o Berhault. Io manco lo so e manco me ne importa, sinceramente


Sono nati in Francia e tanto basta. Anzi, sai qual'è il problema? NON sono nati a Torino! Nascere o rimanere o trasferisi a Torino è, dal punto di vista di un alpinista di successo, un errore terribile. Pensa a Gervasutti... migliore alpinista "occidentalista" italiano fra le guerre, assieme a Cassin... e qui tutti lo citano solo per quella c***o di storia della tipa a Courmayeur e dei mirtilli...

Io ho detto, che l'importanza di Grassi è stata soprattutto come ghiacciatore, come scopritore di quella bellezza effimera ed evanescente che è il ghiaccio. Al di là di questo non me la sentirei di andare!


Al di là del fatto che comunque non è vero, ed al di là del fatto che anche fosse vero la risposta che mi viene istintiva è "scusa se è poco!", ma vorrei farti notare che aprire 100 cascate in 100 giorni oppure aprire (slegato!) la via di ghiaccio tecnico più lunga del Bianco, 1600 metri in 16 ore nette, beh, non è esattamente la stessa cosa che vincere il torneo provinciale di scopa a baraonda... diciamo che dal punto di vista della storia alpinista forse un tantinello conta?
Ultima modifica di lucasignorelli il ven ott 06, 2006 9:35 am, modificato 1 volta in totale.
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Messaggioda lucasignorelli » ven ott 06, 2006 1:57 am

Payns ha scritto:
Per farti capire cosa era l'ambiente torinese di quegli anni Giancarlo Grassi, allievo della "mitica" scuola Gervasutti di Dionisi, giovane ma già forte, venne ampiamente dileggiato e si vide appioppato un non gentile nomignolo, e colmo dei colmi non ammesso al "secondo corso".

Io alla scuola Gervasutti arrivai ovviamente molti anni dopo nel 1978, sedicenne. Il direttore non era più Dionisi ma Manera.
Come ho scritto, ancora oggi nonostante l'età, il tempo passato, la consapevolezza che nella vita ci sono cose ben più importanti, resta una delle mie esperienze più negative in assoluto.
Per la pochezza umana delle persone conosciute.
Di quell'ambiente, di quel periodo salvo poche persone, Sant'Unione un vero signore. Marone, una boa di sensibilità umana in una tempesta di umana meschinità, e pochi altri.


Di storie di questo tipo all'epoca ne ho veramente sentite tantissime, anche se probabilmente andrebbero tutte valutate caso per caso, ma, come si suol dire, "non c'è fumo senza arrosto". Personalmente, quando ero a Torino frequenticchiavo il CAI UGET (sezione "giovanile") e mi divertivo abbastanza, ma alcuni dei miei amici dell'epoca mi avevano sconsigliato di iscrivermi alla Gervasutti (cosa del resto che sarebbe per me stata impossibile, considerato che metà dell'anno stavo a Courmayeur con i nonni). Non ho rimpianti a questo proposito, un po' per via delle storie che ho sentito tipo quella di Payns, un po' per via del fatto che andare in montagna "da autodidatta in loco", anche se rischioso, garantiva per un 16enne una libertà impensabile stando a Torino.

In tutta onestà, però, conosco anche molte persone che nella "Gerva" sono state benissimo e la considerano un po' la loro vera "alma mater" alpinistica.
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Messaggioda Enzolino » ven ott 06, 2006 10:06 am

sax ha scritto:E comunque........................


Bisogna esserci passati per capire certe menate......

Capire cosa voleva dire a quei tempi (non ai tempi di whimper...)

ma quasi......mettersi contro una certa mentalita!

anche solo nn mettersi gli scarponi o i pantaloni di velluto o la camicia di flanella!
:lol:

Parlare di settimo grado! 8)

Piantare il primo spit!

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Quindi non era solo questione di spit ed arrampicata sportiva ... un sistema di valori obsoleto difficile da scavalcare ... :? :wink:
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Messaggioda Maurizio » ven ott 06, 2006 10:14 am

Luca, non ti accalorare, almeno così sembra...

leggendo vedo che alcune cose sono state fraintese, ma tanto è inutile, in un forum non ci si capirà mai. Ad esempio io non ho mai detto che Marchand è una via che fa sognare, mitica o quello che vuoi, e che io me la mangi in insalata (che non è neppure vero) non c'entra proprio nulla. Ma se tu la tiri in mezzo a sproposito... Poi Beyond non concordo che sia più facile per gli spit, ma quanti poi?, ma mi hanno detto i ripetitori per le diverse condizioni e perchè ci si può proteggere sulla roccia. Poi non ho ugualmente mai detto che tutti i couloir sulla Sud del Bianco siano da buttare nella spazzatura, tua pura estrapolazione ad effetto, come potrei dire una cosa del genere? Ugualmente continui a sembrarmi invaghito oltre misura di Giancarlo...ribalti la cosa su di me...ma io di chi sarei invaghito? Non ho affatto capito. Ti ho fatto dei controesempi di persone che secondo me hanno segnato l'alpinismo degli ultimi 30 anni in misura ben maggiore, dal punto di vista storico, tutto qui. Poi non credo assolutamente a tutta questa storia di mode, di scoperte e riscoperte, che improvvisamente portano alla ribalta una via. Di chiacchere se ne fanno a iosa, su un sacco di vie. Non sono solito guardare queste cose, nelle mie valutazioni. Ugualmente non sono affatto l'esploratore delle Gole di Gorroppu, hai scelto proprio il posto dove la storia l'hanno fatta altri e non io, guarda caso Bernardi è stato il primo... poi un certo Gogna, di nuovo...

In definitiva, Luca, io non posso certo competere con te a conoscenze, che studi notte e giorno le vicende del Bianco, quindi potremmo stare ore qui a ribaltare la frittata con esempi e controesempi, senza arrivare a nulla...anzi peggiorando la situazione a causa delle incomprensioni.
La discussione era partita sul personaggio Giancarlo e resto della mia opinione. Cioè è stato un personaggio chiave nell'evoluzione dell'arrampicata su ghiaccio, che ha aperto una miriade di vie, la maggioranza delle quali ha contribuito all'esplorazione di montagne solitarie e dimenticate. A parte soprannomi ed altro, che non c'entrano nulla se non a colorire il discorso, secondo il mio parere altri alpinisti hanno detto molto più di lui, anche solo rimanendo alle Alpi Occidentali. La pensavo così prima, la penso così adesso. Questo è il succo del discorso, perdonami se non sono d'accordo con te.

ciao

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Messaggioda Payns » ven ott 06, 2006 10:38 am

lucasignorelli ha scritto:....per via delle storie che ho sentito tipo quella di Payns...


lucasignorelli ha scritto:In tutta onestà, però, conosco anche molte persone che nella "Gerva" sono state benissimo


Luca, non voglio certo che la mia esperienza assuma i contorni di un dogma e non fa oltremodo riferimento alle qualità alpinistiche della persone. E' l'esperienza di un sedicenne, animato al tempo da una profonda passione, che pensava di trovare in quella scuola l'approdo più logico sia sotto l'aspetto tecnico che quello umano. Il primo francamente non lo trovai, ma quel che mi bruciò fu l'assoluta "miseria morale".

Questo nel 1978. Può darsi, è probabile che in anni successivi molti eccessi siano stati smussati, e certamente dopo l'incidente mortale occorso ad un allievo qualche anno dopo all'interno della Gerva vi fu un momento di forte autocritica, anche etica e non solo legata al tipo di attività svolto.

La mia esperienza non vuole assolutamente essere un personalismo, ma aiuta a spiegare, far capire qual'era l'ambiente alpinistico torinese di quegli anni.

Conferma infatti la tua opinione sul provincialismo dei protagonisti di quel tempo.
Nel 1980 Grassi, Galante, Bonelli, Motti guidati "concettualmente" da Kosterlitz avevano già ampiamente confutato con i fatti la visione arterosclerotica dell'ambiente. Ma sarà necessario l'arrivo dello "straniero" Berhault sui nani verdi a Foresto per dare una prima reale scossa.
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Messaggioda lucasignorelli » ven ott 06, 2006 10:52 am

Maurizio ha scritto:Luca, non ti accalorare, almeno così sembra...


Non mi sto "accalorando" - è che non ho voglia di usar faccine ;)

leggendo vedo che alcune cose sono state fraintese, ma tanto è inutile, in un forum non ci si capirà mai. Ad esempio io non ho mai detto che Marchand è una via che fa sognare, mitica o quello che vuoi


...ma il discorso (almeno da parte mia) era partito da quello - quali sono le vie che fanno sognare?

Poi Beyond non concordo che sia più facile per gli spit, ma quanti poi?, ma mi hanno detto i ripetitori per le diverse condizioni e perchè ci si può proteggere sulla roccia.


Se vai a dare un'occhiata di persona vedrai che gli spit (pochi ma ci sono) la differenza la fanno - del resto, l'etica non è una parte fondamentale nella valutazione delle salite? E poi ripeto, Beyond è l'esempio sbagliato per via del fatto che è una salita in qualche modo difficilmente prescindibile dalla personalità di Twight.

Poi non ho ugualmente mai detto che tutti i couloir sulla Sud del Bianco siano da buttare nella spazzatura, tua pura estrapolazione ad effetto, come potrei dire una cosa del genere?


Ok, va bene, diciamo che non è così - allora perchè buttare via il Couloir del Freney? Cos'è che la rende diversa dalle altre in negativo, a parte l'ovvia considerazione della brevità?

Ugualmente continui a sembrarmi invaghito oltre misura di Giancarlo...ribalti la cosa su di me...ma io di chi sarei invaghito? Non ho affatto capito.


A parte il fatto che, ripeto, NON sono "invaghito" di nessuno (questo scusa, permettimi di deciderlo da solo), seguendo il tuo argomento uno potrebbe pensare, al di là della simpatia o meno, che ti basta che una via abbia il nome Grassi perchè diventi automaticamente meno interessante di altre. Il che è un "invaghimento" al contrario (in altre parole, se io sono "invaghito" tu forse sei prevenuto)

Se così non è, ti prego di darmi un parametro oggettivo su cui basarmi, e che sia in qualche modo "discriminante" fra una via Grassi e una via altrui, in modo che io possa capire perchè una produzione così intensa su cime e pareti prestigiose sia, in qualche modo, "minore" rispetto a quella di altri alpinisti contemporanei, che hanno agito nelle stesse zone

Ti ho fatto dei controesempi di persone che secondo me hanno segnato l'alpinismo degli ultimi 30 anni in misura ben maggiore, dal punto di vista storico, tutto qui.


Sono sicuro che ci siano nomi che la storia dell'alpinismo dell'ultimo 30ennio l'hanno segnata in modo più incisivo, ma permettimi, questo non dimostra ancora che Giancarlo sia "minore" rispetto a questi!!!!

Poi non credo assolutamente a tutta questa storia di mode, di scoperte e riscoperte, che improvvisamente portano alla ribalta una via. Di chiacchere se ne fanno a iosa, su un sacco di vie. Non sono solito guardare queste cose, nelle mie valutazioni.


Liberissimo di non crederci e di non tenerne conto, ci mancherebbe, ma questo non toglie che "questa storia" sia reale e non una chiacchiera, dimostrabile ed applicabile ad un mare di esempi, anche solo nel gruppo del Bianco. Gruppo dove i fattori psicologici e di "moda" sono sempre stati importantissimi.

Ugualmente non sono affatto l'esploratore delle Gole di Gorroppu, hai scelto proprio il posto dove la storia l'hanno fatta altri e non io, guarda caso Bernardi è stato il primo... poi un certo Gogna, di nuovo...


Ho scritto "pioniere", non esploratore - non hai aperto la prima via a spit della zona? Se non è così, mi rimangio tutto...

In definitiva, Luca, io non posso certo competere con te a conoscenze, che studi notte e giorno le vicende del Bianco, quindi potremmo stare ore qui a ribaltare la frittata con esempi e controesempi, senza arrivare a nulla...anzi peggiorando la situazione a causa delle incomprensioni.


Ci tengo a dire, prima che qualcuno capisca male, che NON passo le notti e i giorni a studiare le vicende del Bianco, fra lavoro e famiglia ho a malapena il tempo di arrampicare ogni tanto. La risposta su Gabarrou era una boutade, ovviamente.

La discussione era partita sul personaggio Giancarlo e resto della mia opinione. Cioè è stato un personaggio chiave nell'evoluzione dell'arrampicata su ghiaccio, che ha aperto una miriade di vie, la maggioranza delle quali ha contribuito all'esplorazione di montagne solitarie e dimenticate. A parte soprannomi ed altro, che non c'entrano nulla se non a colorire il discorso, secondo il mio parere altri alpinisti hanno detto molto più di lui, anche solo rimanendo alle Alpi Occidentali. La pensavo così prima, la penso così adesso. Questo è il succo del discorso, perdonami se non sono d'accordo con te.


Dal 1975 in poi qualche altro alpinista ha sicuramente fatto "acuti" maggiori di quelli di Giancarlo (Gabarrou su Divine Providence è il primo esempio che mi viene in mente, Boivin può essere un altro - se vogliamo parlare fuori dal Bianco mi viene in mente Cambon), ma la differenza non è così marcata come tu ritieni, o meglio, non è marcata abbastanza per relegare la storia alpinista di Giancarlo ad una specie di nota a margine, come mi sembra tu voglia fare.

L'ho detto prima e lo dico adesso - per capire in che modo si è evoluto l'alpinismo nelle Alpi Occidentali negli ultimi 30 anni, la figura di Giancarlo (e, su coordinate diverse, quella di Ugo Manera e Meneghin, ma qui il discorso si complicherebbe), sono totalmente imprescindibili, "irrinunciabili", come direbbe qualcuno. Una ri-valutazione di quello che hanno fatto è (sempre in rapporto a quello che succedeva attorno a loro - sia chiaro!) è secondo me un atto al momento dovuto. Come è un'atto dovuto il buttare via tutto il folklore ed lo psicologismo (qui ovviamente non mi riferisco alla tua valutazione, Maurizio, ma a scritti altrui... sai bene a cosa mi riferisco!) che continuano ad essere il modo principale con cui si parla di Giancarlo.
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Messaggioda Maurizio » ven ott 06, 2006 11:06 am

Luca, io non sono affatto prevenuto. Non ho la pretesa assolutamente di avere la verità in tasca ma, permettimi, di vie di Giancarlo ne ho ripetute molte, abbastanza per poterle, secondo un criterio personale ovviamente (ma degno esattamente come il tuo) situarle in un contesto più ampio. Mi tengo la riserva sulle grandi vie glaciali a sud del bianco, che non ho avuto il tempo, la voglia e le capacità di ripetere. Ma su queste non ho niente da dire. Chi ha mai detto che la cascata del freney sia da buttare? Ho mai detto che per il fatto che ci sia il nome Grassi siano vie di serie B? Tu mi metti in bocca cose che non ho detto! neanche, mi sembra, ho mai detto di voler relegare Grassi ad una figura marginale del grande alpinismo. Solo di volergli dare il giusto peso. Non ho nessuna intenzione di mettermi a dibattere su Manera, per ovvi motivi, e anche su Meneghin a questo punto non mi sembra il caso. Trovo tuttavia, detto da uno che sta fuori da molti anni, che nell'ambiente torinese ci sia ancora un po' troppo provincialismo...e proprio per questo condivido in pieno la tua ultima affermazione sul folklore. Insomma, alla fine, in soldoni, che hanno fatto? Che hanno cambiato? E in questo senso ha mille ragioni Enzolino a provocare...

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Messaggioda Payns » ven ott 06, 2006 11:27 am

maurizio ha scritto:Insomma, alla fine, in soldoni, che hanno fatto? Che hanno cambiato? E in questo senso ha mille ragioni Enzolino a provocare...


Cazzarola, Maurizio....Enzolino provoca ma non è che tu tiri indietro la mano.... :lol:

lucasignorelli ha scritto:mi viene in mente Cambon...


Un altro buono con i gradi delle vie.... :roll:

Bè ora che ho stemperato un pò...

Maurizio,

al di là delle visione personali, tue, mie di luca o cialtrone. Sull'interpretazione di quello che è sogno...questa discussione conferma che forse nessuno è profeta in patria.

E il provincialismo non è forse solo torinese, ma italiano.

Prova ne è il raduno internazionale di ghiaccio che organizzò Giancarlo ebbe un successo clamoroso, per la qualità alpinistica delle persone intervenute, solo grazie al suo assoluto carisma internazionale.

Tanto per dare il giusto peso al personaggio.

Se organizzo io un raduno internazionale di cascate viene solo (ma non è neanche detto.... :roll: ) Grizzly da Savona!
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Messaggioda fabri » ven ott 06, 2006 13:32 pm

Se posso aggiungere una nota più leggera...

Sono probabilmente coetaneo dei protagonisti di questo 3D, ma sono arrivato all?alpinismo piuttosto tardi. Mi fa un immenso piacere quindi leggere post come questi per avere un?idea di periodi e accadimenti che non ho conosciuto di persona. Perdipiù da alcuni dei diretti protagonisti.
Riguardo a Grassi?
Alcuni anni fa nella prima uscita sul Bianco. Con il compagno guardavamo estasiati, e con timore, oltre alle salita classiche, anche le maestose seraccate sospese e le esili ed improbabili goulotte. Ci dicevamo che sicuramente qualche pazzo era salito anche di li. Controllando sulla guida, qualcuno le aveva salite, e sette volte su dieci c?era il nome di Grassi.
Da qui la mia istintiva simpatia per Grassi
:D :D
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Messaggioda Maurizio » ven ott 06, 2006 13:39 pm

...lasciamo stare Cambon, per carità...

per conto mio questo dimostra che non c'è affatto luce sulla storia contemporanea della scalata, ma solo una gran confusione. Tutti disquisiscono su Preuss, Maestri etc, e chi più ne più ne metta, ma la storia recente non la conosciamo... oppure meglio...ognuno ne conosce un pezzettino ma poi non si riesce a metterli insieme. Se chiedi ad un friulano ti dice che Cozzolino ha fatto la storia, un veneto dirà Massarotto e Mazzilis, il lombardo ti parlerà di Fazzini, il trentino ti citerà Maffei e Giordani. E il piemontese ti parla di Grassi. E' ovvio che sia così, Payns, ma io pur essendo piemontese è una decina di anni che cerco di andare al di là di quello che è il mio retroterra culturale, per cercare di capire quale è la vera dimensione dei personaggi nella cui ombra ho incominciato a scalare. Come? Non leggendo, lo ammetto, ma cercando di ripetere le loro vie. E' la sola cosa che so fare, ma il tempo non mi basterà di certo! Questo sforzo non lo vedo però in altri, che rimangono abbarbicati nel loro universo (ma non mi riferisco a te Luca!), senza vedere un po' più in là delle loro crode o dei loro graniti. Le riviste di settore certo non aiutano, da una parte presentano gli Huber di turno, dall'altra si parla di Quintino Sella. In mezzo un buco spaventoso, nessuno ne parla, perchè nessuno sa cosa dire esattamente. Alla fine il risultato è che si cede alle mistificazioni e, delle persone come Enzolino, che sono esterne, si chiedono giustamente cosa ha portato realmente il nuovo mattino. E fa benissimo a chiederlo! Perchè a te che ci sei cresciuto dentro sarà chiaro, ma agli altri no. E non diventa chiaro leggendo i falliti, ma neanche la frase che tu hai riportato all'inizio di qs topic!
Forse è utile averne parlato un po' qui, ma non so quanto...
Io ribadisco però che Grassi non sia così sottovalutato come continuate a dire. Un posto nella storia dell'arrampicata italiana ce l'ha, tutti sanno chi è, lo stesso privilegio non è stato concesso ad altri validissimi alpinisti. Massarotto è morto di recente, nessuna rivista gli ha dedicato neanche un articolo. Tu sai forse chi era e cosa ha fatto Massarotto? Puoi affermare tu con certezza che era molto meno importante di Grassi?Capisco che tu sia coinvolto sentimentalmente, e capisco anche i sentimenti di crociata di Luca, per riscattare un personaggio secondo lui sottovalutato. Ma dal mio punto di vista i personaggi torinesi hanno sempre avuto un gran spazio sulle riviste italiane di montagna, e ciò per ovvi motivi di dislocazione editoriale. Su di loro sono stati scritti molti libri, ed anche io ho contribuito. Altrettanto non si può dire per i veneti o i Friulani. E allora tu o Luca mi sapete dire qual'è il peso di questi illustri semi-sconosciuti nell'alpinismo italiano degli anni 70 e 80? Parliamone! Il Monte Bianco sarà anche la montagna più alta, ma non è certo la più importante, secondo me, dal punto di vista dell'evoluzione dell'alpinismo negli ultimi anni. E nemmeno le Grandes jorasses! Io sto cercando di dire questo, al di là delle battute e delle incomprensioni.

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Messaggioda sax » ven ott 06, 2006 14:28 pm

Io abito nelle Marche...... :lol:


Quindi sono imparziale..... :wink:
MEJO PUZZA? DE VI? CHE D?OLIO SANTO!

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Messaggioda Enzolino » ven ott 06, 2006 15:54 pm

Maurizio ha scritto:Alla fine il risultato è che si cede alle mistificazioni e, delle persone come Enzolino, che sono esterne, si chiedono giustamente cosa ha portato realmente il nuovo mattino. E fa benissimo a chiederlo! Perchè a te che ci sei cresciuto dentro sarà chiaro, ma agli altri no. E non diventa chiaro leggendo i falliti, ma neanche la frase che tu hai riportato all'inizio di qs topic!
Infatti ...
Io un'idea me la son fatta ma vorrei sapere il parere di qualcuno che ha conosciuto di persona l'ambiente torinese.
Per me, certe vicende, anche se hanno un carattere locale, rispecchiano numerose realta', anche fuori da quella italiana. E capita che ci si ritrova nelle cose vissute da altri a livello provinciale.
Ma avete mai letto le insoddisfazioni di Gullich nei confronti dei conservatori dell'ambiente tedesco?
E lo snobismo nei confronti delle "ricerche" di John Gill nel bouldering?
Solo per fare unn paio di esempi.
Alla fine, anche se certe vicende hanno coinvolto solo una provincia, per quanto mi riguarda sono diventate uno specchio ed un modello per altre realta', e di esse bisogna fare tesoro anche per il futuro.
Per questo certi scritti interessano tutti anche se parlano di una realta' locale. Ma allo stesso tempo, contestualizzarli in maniera appropriata aiuta a capirli meglio.

Ciao :wink:

Lorenzo
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Messaggioda bummi » ven ott 06, 2006 16:36 pm

Le "provocazioni" di Enzolino secondo me colpiscono nel segno.
Leggendo gli scritti di diversi alpinisti tedeschi a cavallo degli anni '70 si respira più o meno la stessa aria di profondissima insoddisfazione nei confronti del vecchio "establishment" che animava alcuni torinesi.
Reinhard Karl è stato un grande proprio perchè riuscì a tradurre in parole questa grande fame di cambiamento. Parliamo di tempi in cui in Germania i seguaci di Kurt Albert (uno dei padri spirituali dell'arrampicata sportiva in europa secondo me) & C. rischiavano il linciaggio quando cominciarono ad attrezzare le loro vie calandosi dall'alto. I "vecchi" schiodavano le loro vie, li aspettavano sotto alle pareti per picchiarli, quando andava bene li prendevano "solo" in giro...
Questo per dire che probabilmente alla fine la supposta carica innovatrice di certi movimenti come, il Nuovo Mattino, i Sassisti della Val di Mello, ecc. andrebbero rivisti in un'ottica più complessivamente europea per capire che sono solo diverse punte di un medesimo iceberg presente in quegli anni un po' dappertutto. Una visione troppo "proviciale" come dice Maurizio finisce per dare meriti esclusivi a cose che hanno avuto indubbiamente grande importanza ma soprattutto a livello locale. Mi chiedo (tanto per dirne una) se Manolo da ragazzino sapesse nulla del Nuovo Mattino...
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Messaggioda Maurizio » ven ott 06, 2006 19:25 pm

lucasignorelli ha scritto:Ashpett, che qui si tocca il mio ex pane e salame...

Scaruffi può andare a raccontare quello che vuole, ma la nuda e cruda verità è che hard rock e heavy metal sono due generi diversi, per inciso nati contemporaneamente (intorno al 1970), con antesignani diversi e vite separate fino almeno la fine degli anni '80 (quando i generi classici in quanto tali hanno fondamentalmente tirato le cuoia). Dire che il metal sia l'imbarbarimento di dell'hard rock è un po' come dire che l'arrampicata su ghiaccio è un'evoluzione dello sci di fondo (tutti e due sport invernali, spesso fatti dalla stessa gente, ma c'entrano proprio gniente gniente. Fine del pistolotto da ex critico musicale.



lasciatemi provocare ancora un po' Luca :lol: :lol: :wink:

ecco, guarda che ho trovato, Scaruffi dixit:

"[?] In questo decennio ('80-'90) l'heavy metal ha subìto una mutazione che ne ha radicalmente alterato i valori morali. "Metallo pesante" è diventato sinonimo di musica aggressiva e reazionaria, sospinta dalla mentalità prepotente e qualunquista del dopo flower-power. La violenza dell'heavy metal si presenta come una perfetta antitesi del movimento pacifista, anzi come il modo più crudele di umiliare un hippie. Il posto dei fiori, delle bende in fronte, e delle medaglie inneggianti al libero amore, viene preso da catene, pugni di ferro, uniformi di cuoio, tatuaggi satanici. Il colore dominante è il nero. I fan dell'heavy metal somigliano più ai medievali cavalieri della morte, chiusi in tetre armature e lanciati verso imprese di terrore e distruzione; non hanno più nulla in comune con i profeti dell'utopia. I rari slogan di ribellione che ancora si sentono urlare a squarciagola vanno inquadrati nel complesso di impulsi che spinge il teenager violento a scagliarsi contro tutto, e in particolare contro il sistema degli adulti. Il sesso è ormai una componente accessoria. E si riduce comunque alle manifestazioni di maschilismo più bieco [?]. La musica ad alto volume, con riff terrificanti e ritmo da mezzo cingolato, è sinonimo di potenza. Il modello di comportamento è quindi l'arroganza pura, fine a sé stessa, fine alla dimostrazione del proprio potere. Qualche volta il tutto degenera in rituale perverso, in sadismo bestiale, in orge di violenza gratuita.

E tu pensa che io stavo per scannerizzarti la firma di Grassi! Sai cosa aveva di tanto particolare? Sulla i di Giancarlo c'era un fiore, come a ribadire che lui era un figlio dei fiori! E poi è mitica quell'immagine di lui con la fascia nei capelli e l'occhio semichiuso, forse sul lungo cammino dei Comanches... Altro che Grassiano, tu sei un Galantiano!!! :D :D :lol: :wink:
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Messaggioda cuorpiccino » ven ott 06, 2006 19:56 pm

Dopo aver letto, con curiosità, resto perplesso. Non sapevo che l'ambiente torinese fosse così simpatico, ma è cambiato? spero di sì.
Poi mi viene da pensare che, quanto sia stato grande alpinista Giancarlo Grassi, poco importa. La sua attività testimonia una grande passione e una grande voglia di sognare, e realizzare i propri sogni "di montagna". E alla fine credo sia ciò che conta di più.

E comunque, era uguale a calimero 8O .
Il più grande alpinista è quello che si diverte di più
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Messaggioda FarEast » ven ott 06, 2006 22:34 pm

Maurizio ha scritto:Se chiedi ad un friulano ti dice che Cozzolino ha fatto la storia


Io che sono dell' "estremo est" :lol: non la penso proprio così, e tra poco ti spiego il perchè....

Maurizio ha scritto: un veneto dirà Massarotto e Mazzilis


..."Mazzilis" continua a dirlo il friulano! :)

Maurizio ha scritto: ma la storia recente non la conosciamo... oppure meglio...ognuno ne conosce un pezzettino ma poi non si riesce a metterli insieme.


caro Maurizio, qui (e mi scuso molto se vado off-topic) tiri in ballo un discorso che a me sta molto caro, e cioe' quello della memoria storica. Effettivamente tutti conoscono i grandi nomi, ma poi se vai a scavare un pò a fondo, scopri che è pieno di gente che ha fatto cose grandiose e che sono completamente dimenticati o trascurati.
Qui nell' estremo est vedo che Mazzilis gode di una grandissima considerazione, ma poi se chiedi di De Rovere in pochi lo conoscono. Eppure ha fatto tantissimo anche lui proprio nella stessa epoca e spesso proprio in cordata col Mazzilis. E il livello e' quello o poco inferiore: entrambi fanno/facevano vie molto impegnative, poche protezioni ecc.
E questo discorso si puo' estendere per molte altri personaggi piu' famosi e/o mediatici...mentre alcuni rimangono nell' ombra.
Un altro esempio della zona è Piussi: tutti lo conoscono, ma la quelli che giravano con lui chi li ha mai sentiti nominare? Però chi ci ha arrampicato insieme mi racconta che invece erano tutti molto preparati, molto forti e di un certo "spessore". Lo stesso Piussi in un' intervista su un numero di IN ALTO (cronaca della SAF- cai Udine ) dichiara che dove saliva Renzo Bulfon sembrava facile, poi arrivava lui da secondo e cominciavano le rogne. Di esempi cosi' credo ce ne siano a bizzeffe, sparsi per le alpi e per il mondo.

Per questo penso che interessarsi o scrivere una qualche storia dell' alpinismo sia un bel casino...

Scusate ancora dell off topic

Ciao
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