da bummi » mer feb 08, 2006 15:43 pm
Allego, per chi volesse perdere un po' di tempo, un articolo che avevo pubblicato anni fa sul sito dell'espresso. Tenete presente che non era indirizzato a dei lettori alpinisti...
bummi
Le torri di arenaria della Sassonia
Alla scoperta degli albori dell?arrampicata sportiva
La regione della Svizzera Sassone si sviluppa al confine tra la Germania e la Repubblica Ceca, a pochi chilometri dalla città di Dresda e nei pressi della valle dell?Elba.
Questa zona ricca di boschi è caratterizzata dalla presenza di numerose torri e pareti di arenaria, alte anche diverse centinaia di metri. L?arenaria è una roccia molto particolare, di consistenza particolarmente friabile che al tatto risulta simile a della sabbia compressa. Il termine tedesco Sandstein, infatti, tradotto letteralmente significa roccia sabbiosa. Per gli arrampicatori, sempre alla ricerca di rocce solide, una struttura di questo tipo solitamente non è particolarmente considerata.
Ciononostante le torri di arenaria dell?Elba sono uno dei luoghi storicamente più importanti nell?evoluzione dell?arrampicata ed hanno tutt?ora moltissimi estimatori.
Su queste torri si è cominciato ad arrampicare intorno al 1870, anche se l?uso di scale ed altri artifizi nei primi anni di frequentazione di questi posti fu prassi comune e rispecchiava quanto accadeva anche su altri massicci montuosi, Alpi comprese.
La prima figura di un certo rilievo a frequentare la zona è Oskar Schuster, esperto alpinista, che oltre ad aprire diversi itinerari ed a scrivere le prime relazioni delle ascensioni, elesse queste pareti quale suo terreno di allenamento preferito. Nel 1903 fa la sua comparsa Rudolf Fehrmann, alpinista famoso e carismatico, che aprì anche numerosi itinerari sulle Dolomiti. Fehrmann contribuisce in maniera decisiva allo sviluppo dell?etica nell?arrampicata ed è il primo a dichiarare apertamente di voler rinunciare all?aiuto di mezzi artificiali. Tra di essi venivano considerati anche i chiodi, sui quali fino ad allora era consuetudine attaccarsi con le mani nel corso della salita. D?ora in poi nell?Elbsandsteingebirge (questo il nome tedesco che contraddistingue le pareti della valle dell?Elba) i chiodi potranno essere usati solo per la sicurezza dell?arrampicatore. E? di fatto il primo passo verso il concetto di arrampicata libera, per la progressione possono essere usati solo elementi naturali, la corda ed i chiodi servono solo ad arrestare eventuali cadute.
Questa nuova mentalità ebbe come conseguenza che già nel 1906 alcuni arrampicatori sassoni fossero in grado di arrampicare in libera sul VI grado, a quei tempi considerato dalla comunità alpinistica il limite delle possibilità umane. Tale limite sull?arenaria dell?Elba venne superato nel 1918, con l?apertura delle prime vie di VII grado, in anticipo di 60 anni rispetto al riconoscimento ufficiale di tale difficoltà da parte dell?Unione Internazionale delle Associazioni Alpinistiche (UIAA), che aprì verso l?alto la scala delle difficoltà solo nel 1977!
In poche parole, mentre in altre regioni l?arrampicata in bassa quota era ancora poco sviluppata e comunque considerata come propedeutica alle uscite in montagna, in Sassonia si arrampicava già per il piacere del gesto e con una mentalità molto simile a quella di uno sport, con tanto di regole e divieti.
Lo stile sassone fu esportato in America da Fritz Wiessner, quando il famoso alpinista tedesco emigrò negli Stati Uniti all?inizio degli anni ?30, contribuendo ad ispirare la scuola californiana della valle del Yosemite. Anni dopo l?evoluzione del seme piantato da Wiessner ritornò in Europa con il nome di ?free climbing?. In realtà tale termine non è altro che la traduzione di quello che in Sassonia negli anni di inizio secolo veniva chiamato A.F. (Alles Frei), ovvero tutto in libera.
Er PIP