Franz the Stampede ha scritto:Mi trovo d'accordo su quanto detto: le vie tradizionali e alpinistiche devono restare tali. Concordo anche sul fatto che non bisogni andare oltre le proprie capacita' etc.
Pero' ho una domanda.
Tante vie alpinistiche sono comunque piene di chiodi ad espansione e di anelli cementati che non credo siano stati messi dai primi salitori. Pero' questi vanno bene e gli spit no? Oppure ho capito male qualcosa?
Dal sito intotherocks, su ciò che accadeva nella valle dello Yosemite già a partire dai primi anni Sessanta:
«Quando era giustificato l'uso dei chiodi a espansione? Ai vecchi tempi, la risposta era semplice: se non hai un chiodo adatto alla fessura, fora la roccia e pianta un chiodo a espansione. All'epoca (all'inizio degli anni Sessanta del secolo scorso, ndr) però, esistevano chiodi di tutte le dimensioni, dai rurp ai bong. Certo, alcuni di questi nuovi attrezzi richiedevano grande abilità nel piazzarli, così la domanda cruciale era: se scalatori meno bravi piantano dei chiodi a espansione non appena la salita diventa dura, non si arriverà ad un brutto e inutile incremento del loro numero? E poi, chi deciderà se i chiodi a espansione sono necessari? Chouinard, lo scalatore più riflessivo del periodo, decise di manifestare la sua opinione in proposito e, a marzo del 1961, pubblicò un articolo su Summit. La sua tesi era la seguente: ?Il problema non interessa i gusti individuali di ognuno, piuttosto tocca una scelta che l'intera comunità alpinistica deve fare e a cui tutti coloro che arrampicano dovranno aderire? [...]. Un primo di cordata poco esperto non può essere ?mai? una scusante per usare i chiodi a espansione [...]. Chouinard proseguiva, sfogando la sua ira, senza mezzi termini. Descrisse la profanazione della Lost Arrow Spire, dove a metà anni Cinquanta, scalatori meno bravi di John Salathé avevano piantato nove chiodi a espansione. Indirettamente le parole di Chouinard chiamarono all'insurrezione quando riferì che Mark Powell li aveva spaccati tutti e nove, per riportare la salita al livello originario di difficoltà. Inutile dire che infinite lettere al direttore si riversarono su Summit [...]. Gene Prater, uno scalatore dello stato di Washington, dichiarò che gli arroganti esperti potevano semplicemente oltrepassare i chiodi a espansione ?inutili? senza usarli, lasciandoli lì per i meno bravi. A questo proposito Royal Robbins ribatté: ?Parlando in generale, piantare chiodi a pressione non è arrampicare; significa eliminare le difficoltà con un noioso metodo batti e gira?. Ben sapendo che le rigide regole messe giù da Chouinard non avrebbero funzionato, dal momento che gli arrampicatori disprezzano le regole, Robbins chiese un ?cambiamento nei valori? [...]. Ero totalmente d'accordo con il punto di vista di Chouinard e così convinto che i fatti parlassero più forte delle parole, che decisi di colpire. Nel 1959, Herb Swedlung, uno dei migliori narratori degli avvenimenti della Valle e, di solito, anche uno scalatore che sapeva il fatto suo, aveva piantato una fila di diciassette chiodi a espansione per aprire una via nuova di fianco alla Lower Yosemite Fall. Lo osservai nei dieci (o poco più) pomeriggi passati sulla parete e notai che indossava sempre camicie di colore rosso vivo o giallo. La via era visibile dal sentiero sottostante [...]. Il nostro eroe piantava qualche chiodo a espansione, poi si calava rapidamente lungo la corda fissa [...] quell'abuso di chiodi a espansione mi aveva dato fastidio [...]. In maggio (nel 1961, ndr), salii l'offensivo tiro di corda in poche ore, piantando chiodi accettabili nelle fessure irregolari e piene di terra, evitando i chiodi a espansione come se fossero radioattivi. Il mio compagno, Joe Oliger, impiegò due ore a distruggerli tutti e diciassette. Ben pochi applaudirono quel gesto risoluto [...]» (S. ROPER, Campo 4. La storia dello Yosemite, Cda, Torino 2000).
L'arte di salire in alto è dono degli dei, e molto spesso non è elargita al pari delle fibre bianche dei muscoli (Manolo)