Il primo pensiero è questo
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Il secondo pensiero, un po' più contorto, è il seguente:
strano come l'ingresso del termine "sport" abia generato misunderstanding a livello spaventoso...
Allora, c'è chi va in falesia per allenarsi, chi per giocare e provare e chi, invece, ci va per seguire uno sport.
Uno sport, come tale, ha regole precise ed un'etica da rispettare. Punto.
Le regole vengono discusse, approvate e tutto ciò che cerca di aggirare le regole di cui sopra annulla i risultati dal punto di vista sportivo.
Per cui lasciamo ai praticanti lo sport stabilire, modificare o migliorare le regole sullo sport stesso.
In questo caso, comunque, spetterà all'etica di ciascun praticante il saper e voler rispettare le regole comunemente stabilite (con le eventuali varianti locali alle regole stesse).
Per molti altri, andare in faelsia è un gioco, utile a tenersi in forma o divertirsi semplicemente... In questo caso non c'è alcuna pretesa sportiva e nessun record da segnare , tanto meno risultati, classifiche e quant'altro. Esiste solo il divertimento, l'aspetto ludico di un'attività fisica all'aria aperta (o su resina).
Gli sportivi dovrebbero evitare di dare "regole" ai "ludici", se non le avvertenze riguardanti cose che dovrebbero essere logiche, come usare la testa, non rovinare le vie e bla bla bla. Qui, però, si tratta di lpogica ed educazione.
I ludici non dovrebbero preoccuparsi dell'etica degli sportivi, ma di rispettare semplicemente le regole di civile convivenza...
Per esempio: se lasci le corde mezza giornata ad occupare una via... Sei un defecamembri cui andrebbero ciulate le suddette corde... Punto.
Mi pare che più che di discussioni, spesso sterili, il mondo dell'arrampicata avrebbe bisogno di tornare a concetti semplici quali "logica ed uso delle regole della civile convivenza".
E' un po' triste, forse, per qualcuno, notare che una delel attività più "libere" come l'andar per monti in verticale, diventando sport, venga "ingabbiato" in regole che chi, praticando quello che ora è uno sport a puro scopo lufico, gran fatica fa a comprendere e digerire. Ma è il prezzo da pagare per la codificazione di una attività ludica in sport con tutti i sacri crismi...
Banfare, non banfare, preoccuparsi di "lavorare la via" o meno sono questioni di "regole" ed etica che riguardano solo gli "sportivi", non gli amatori.
Se una amatore ha voglia di andare a ripetere un 6b per quindici volte con la corda dall'alto per provar ei movimenti e, riuscitoci, si sente dire da uno "sportivo" "ma così non vale", l'unica risposta possibile, senza cattiveria, è "ma chi se ne fotte!!! io mi sono divertito"...
Altrettanto vero è che se qualcuno si sta divertendo e vede che ci sono altre persone che vogliono passare o ruire, gli basterà fa rricorso alla logica ed al buon sneso per trovare immediatamente la soluzione.
Poi, ognuno salga come gli pare, senza banfare e senza pretendere di essere un Dio in terra.Salga, si diverta, non procuri casini e non disturbi. La sua personalissima giornata sarà felice...
Andare in montagna o sul verticale dovrebbe portare lo stesso risultato: ovvero piacere e gioia psichica e fisica...
Se ho detto cazzate, segnatemelo pure... Tanto io sono uno che frequenta pochissimo le falesie (per non dire mai) e che se ha voglia di tirare, per pippaggine i rinvii sul VI, lo fa, divertendosi e ridendosi addosso per la propria goffaggine...
Io sono uno di quelli che preferisce farsi una via di IV piuttosto che ravanare una mezza giornata per salire "eticamente" un 6a in falesia secondo le regole.
Ma non biasimo chi preferisce il contrario.
Ad ognuno il suo... E che alla fine alpinisti, alpinioni, classicisti e falesisit si ritrovino al bar a bere una birra e prendersi reciprocamente in giro!
...Se tuti i bechi gavesse un lampion... Gesummaria che iluminasiòn!
Canto popolare veneto