Cavolo William, io non vi conosco affatto, ma sono sicuro che siete giovanissimi (che culo), è gicoforza che siate alle vostre prime e irripetibili esperienze alpinistiche dove l'alea è certamente maggiore.
Sono convintissimo che una via come questa sarebbe l'ideale per cimentarsi e prepararsi a progetti più ambiziosi.
Poi, sono d'accordo con te che i punti interrogativi siano tanti, ci mancherebbe altro, ma stiamo parlando di un terreno sul quale, se s'intende continuare a fare dell'alpinismo, avrete a che fare per i prossimi 100 anni
Ora, lasciarsi alle spalle tutti i se e tutti i ma in questo caso è la cosa migliore, altrimenti si rimane inchiodati al palo.
E' logico che alle prime esperienze si corre qualche rischio in più (a parità di difficoltà) ma è un tirocinio indispensabile e insostituibile per poter maturare alpinisticamente.
Ecco, l'esperienza ti consente sicuramente meglio di valutare le condizioni della montagna, della neve, del ghiaccio e dell'ambiente in generale, scegliere una salita piuttosto che un'altra o un'itinerario diverso sulla stessa parete appunto in funzione del suo stato, ma tutto ciò è possibile raggiungerlo solo e soltanto cimentandosi, talvolta rischiando, altre volte commettendo tutti gli errori possibili (sfido chiunque a non averne commessi nella propria "carriera") magari rischiando di farsi male.
E' inevitabile, l'alpinismo non è la falesia (dove farsi male non è facilissimo ma tutt'altro che impossibile), l'alpinismo è un'attività fortemente rischiosa a prescindere dalle difficoltà.
Allora io esorterei Michele ad informarsi con precisione sulle condizioni della montagna, magari a farci visita.
Sapessi quante volte mi è capitato di tornare indietro o cambiare "destinazione", vuoi per le condizioni, vuoi per la fifa o vuoi per l'inadeguatezza e impreparazione.
Tutto fa esperienza, forza e bagaglio.
Non si tratta di saggezza alpinistica, ma di buon senso ed esperienze vissute un trentennio fa
