lentopede ha scritto:Ho notato che sempre con maggior frequenza, anche da parte di esperti, in tema di montagna si tenda pericolosamente a confondere i due concetti.
Ciò che è difficile può anche non essere affatto pericoloso.
Viceversa, ciò che è tecnicamente facile può essere oggettivamente pericolosissimo.
Se a ciò aggiungiamo che molto spesso sui passaggi difficili tendiamo a essere concentratissimi, mentre sul facile tendiamo a rilassarci, ne consegue che, a maggior ragione, i due concetti debbono essere distinti con decisione, specie quando ci si rivolge ai neofiti.
Il recente tragico incidente sulla ferrata del Paterno, che ha determinato la morte del padre insieme al proprio figlio (sull'unico tratto di sentiero facile) sembra confermare questa tesi.
Per tali motivi, personalmente ritengo il sentiero (ovviamente non quello nei boschi) la situazione in assoluto più pericolosa in montagna. Chi non ci credesse, controlli il bollettino del soccorso alpino della provincia di Belluno degli ultimi tre anni: è impressionante il numero delle scivolate da sentiero con conseguenze drammatiche.
Cosa ne pensate?
Io considero la pericolosita' come il contributo di due fattori: le la gravita' delle conseguenze di un certo evento e la probabilita' che questo evento accada.
Se vado su gradi facili, e mi proteggo poco, le conseguenze di un volo saranno molto gravi, ma la probabilita' che questo accada sono basse.
Se vado su gradi difficili ma ben protetti, la conseguenze di un volo saranno poco gravi, ma la probabilita' che questo volo si manifesti sara' elevata.
Il gioco si fa interessante quando si aumenta sia la lunghezza del volo (e quindi la gravita' delle conseguenze) sia la difficolta' di una via. In tal caso, sia gravita' che probabilita' aumentano, e di conseguenza la pericolosita'.
Un modo per ridurre la pericolosita', comunque, e' bbassare la probabilita' che avvenga una caduta, aumentando le proprie capacita' ed esperienza.
Il discorso dell'attenzione e' importante, ma difficilmente quantificabile.
