Maurizio ha scritto:...io direi che è un'intera generazione che ha fatto della scalata una questione esistenziale, e questo anche in zone (Yosemite) dove Motti non è certo arrivato. Però ricordo che lui si mosse soprattutto sull'esempio di scritti di Robbins, Cordier, etc, che fu il primo a tradurre, evidentemente perchè riteneva fondamentali. Non so voi, ma io è da quando avevo 9 anni che leggo la Rivista Mensile, vale a dire nel 1972 e non so se avete presente gli articoli che erano allora su quelle pagine. Era veramente un cambiamento rivoluzionario, ma questo soprattutto nella cultura. Certamente se per me l'arrampicata continua ad essere un fatto soprattutto culturale, più che sportivo, lo devo agli scritti di Motti, non di Bonatti e di Messner . Come dicevo (anche nel topic su Cassarà), ed ha sottolineato Buzz, la contro-rivoluzione dell'arrampicata sportiva ha dovuto in qualche modo demolire gli orizzonti che aveva aperto Motti e non a caso il suo suicidio corrisponde a tale periodo. Tutto è naturalmente legato.
Ma a proposito dell'influenza degli alpinisti sulla storia è interessante notare, e me lo faceva notare soprattutto il direttore di Vertical Claude Gardien, come spesso i giovani citino a sproposito Bonatti e Cassin. In un'intervista che stavo facendo per UP e che commentavo con Gardien, uno di questi giovani sosteneva che che Bonatti e Cassin dovrebbero secondo lui essere molto seccati nel vedere come è ridotto oggi il Monte Bianco, pieno di luccicanti spit (per merito) di Piola. Secondo Gardien proprio Bonatti e Cassin non proprio...ma bisognerebbe chiederglielo naturalmente, non so se siano già stati interpellati a riguardo...
ciao maurizio,
condivido in pieno questi tuoi giudizi, forse anche per motivi generazionali (1962)

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Maurizio ha scritto:......Ritornando a Motti vorrei rispondere a Cialtrone sull'influenza extra-sabauda del suo messaggio. Se chiedi a Manolo ed i dolomitisti di allora, ti risponderanno che manco erano al corrente che esistesse uno di nome Motti. Manolo poi dice di aver sentito di Guerini solo quando lui asserì di aver fatto il primo VII grado delle Alpi. Evidentemente non esisteva una vera comunicazione...ma degli endemismi che poi hanno trovato un loro filo rosso. Io avrei voluto intervistare Mariacher su queste cose, perchè secondo me sugli anni settanta ci sono ancora parecchie cose da dire (e da scoprire)...al di là del Nuovo Mattino
Maurizio
su questo mi sento di confermarti, avendo vissuto in dolomiti diversi anni, che la cultura dominante dei locali (lungi ovviamente dal poter generalizzare) è quella del ?fai e taci?, per cui, e questo in trentino come in alto adige, personaggi che altrove sarebbero letteralmente osannati come veri fenomeni (cristoph hainz per tutti), vivono sommessamente, alternando la quiete familiare a serate di balle con gli amici + stretti, mentre un giorno sì e uno no realizzano cose straordinarie in montagna o in falesia, notiziandone magari solo la loro ristretta cerchia di amici. Non mi meraviglia affatto, perciò, che 30 anni fa l?influsso di motti e del nuovo mattino non sia neanche arrivato in quelle valli?.o più facilmente sarà stato anche per un fatto endemico, come tu dici?.anche perchè vedere un alpinista trentino in piemonte o in val d?aosta (e viceversa!) è molto, ma molto raro a tutt?oggi, salvo rari illuminati, più aperti al viaggio e al confronto.
Dove invece non sarei così sicuro, è sul fatto che manolo & c. manco fossero al corrente di chi era motti : ti posso assicurare che proprio alcuni tra i suoi compagni di cordata delle prime imprese in dolomiti (77/78), mi hanno raccontato delle loro ?scorrazzate? in valle dell?orco, trascinati da personaggi del calibro e del temperamento ?rivoluzionario? di ben laritti ? che, non a caso, non era trentino -, e che si trovarono sotto la fessura kosterlitz proprio in un giorno in cui tale roberto bonelli la salì (non so se proprio per la prima ripetizione)?immagino siano storie e luoghi che conosci mooolto meglio di me, e parliamo del 1977, per cui non direi che, almeno nel regno del manolo (il primiero), si potesse affermare che motti e il nuovo mattino non erano neanche conosciuti?.è più probabile che qualcuno possa aver fatto finta di ignorarli?
Detto questo, su gian piero motti desidero aggiungere un?altra mia riflessione personale, partendo da questa biografia :
?????C'è stato in Italia un uomo politico-impolitico che ha avuto il coraggio di guardare alla presenza umana sulla terra e alla convivenza fra persone e genti diverse con una intelligenza profonda e una generosità di sentimenti che i tempi stretti e la selezione al ribasso della politica di norma escludono.
E' stato Alexander Langer, che ha fatto tesoro di una formazione famigliare e regionale incline all'uso di più lingue, al confronto di più popolazioni e tradizioni, all'ingombro e all'invito dei confini. Quando ha deciso di uccidersi - a Firenze, in un giorno d'estate del 1995 - Langer era parlamentare europeo, e in quel ruolo si era prodigato nei luoghi in cui la vecchia storia del mondo tornava a mettere in scena l'odio, l'insofferenza, la brutalità delle superbie nazionaliste, delle guerre di sopraffazione e delle pulizie etniche; come nei luoghi in cui la storia umana arriva sull'orlo della distruzione del mondo stesso, delle sue risorse naturali e della sua bellezza. La Bosnia e il Kossovo, l'Amazzonia o il Messico: l'intero mondo minacciato è stato la patria di questo campione delle piccole patrie, a partire da quel suo Sudtirolo in cui riconosceva la ricchezza della convivenza e la meschinità della misconoscenza reciproca. ?????
dalla copertina del libro: "Il viaggiatore leggero" - Sellerio editore
questo è stato, in estrema e molto riduttiva sintesi, alex langer.
Ora, chiedendo venia per l'OT, confesso che ho sempre accomunato la storia e il pensare di questo altoatesino, padre dell?ecopacifismo italiano (tra l?altro, e non penso sia un caso, grande amante della montagna, dello scialpinismo e di tante battaglie ambientaliste), alla figura e al pensiero ?rivoluzionario? di gian piero motti (che al contrario, la politica la detestava) : il primo per la sua sensibilità e il suo impegno per i problemi politico-sociali di ogni dove; il secondo, per il suo rapporto con la montagna e con la storia, l?evoluzione e il perché dell?alpinismo ..?.ciò che mi sconvolse in entrambi questi personaggi straordinari, che hanno accompagnato la mia crescita politico-culturale e alpinistica, più del medesimo anno di nascita (1946), fu la loro comune, straordinaria fine, la quale, pur ponendoli (come prima, maurizio, hai acutamente osservato) inconsapevolmente - e a torto, se fosse solo per questo - su un piano superiore, rendendoli perciò vittime di forme di speculazione nel bene e nel male, ha però contribuito definitivamente a farmi cambiare posizione e giudizio nei confronti di chiunque si trovi mai a compiere o semplicemente a pensare a questo atto estremo, o divergenza, o chiamiamolocomevogliamo.
Di certo, politici ed alpinisti, nella storia, se ne sono visti a palate, di pessimo (miliardi), mediocre (milioni) e buon (decine) livello, ma al di sopra di ogni livello, alex langer è stato ed è un Politico dentro, esattamente come gian piero motti (alla pari, secondo me, del Maestro bruno detassis, altro grande personaggio ?rivoluzionario?) può definirsi un Alpinista dentro.
concludendo, la mia top five è
Preuss
Gervasutti
Detassis
Motti
Messner
ciao a tutti
biemme