Pensieri sulla morte e sulla vita

Area di discussione su argomenti di montagna in generale.

Pensieri sulla morte e sulla vita

Messaggioda lapippa » sab ago 27, 2005 20:50 pm

Ho appena terminato di leggere Il richiamo del silenzio di Simpson, che racconta il percorso che ha portato l?autore ad affrontare la Nord dell?Eiger. Il romanzo, bellissimo si chiude con una serie di riflessioni sul rapporto morte-alpinismo, sulle motivazioni. Curiosamente queste stesse considerazioni le ho fatte anche io qualche settimana fa, quando mi è stata raccontato della scomparsa di un alpinista nei pressi di un bivacco sul monte Bianco, affollato di altri alpinisti. La gran parte di loro proseguì l?indomani come se niente fosse successo. Cosa avrei fatto io? Quanto vale la vita di un uomo di fronte alle nostre ambizioni? Ricordate la polemica per la morte del portatore durante la celebrazione per il cinquantenale del K2?
In questi ultimi anni la mia (modesta) esperienza in montagna mi ha portato ad attraversare varie vicessitudini non sempre piacevoli, in genere causate da miei errori o da valutazioni sin troppo ottimistiche. Sono sempre uscito da queste avventure felice e soddisfatto, orgoglioso di averne sempre cavato fuori le gambe senza necessità di aiuto. Una mia amica mi ha rinfacciato che mentre le raccontavo di un rientro in doppia fuori via e con le frontali ero contento come un cretino, ed aveva ragione. Quando ne siamo usciti ero contento e soddisfatto della mia avventura. Immagino che storie simili siano capitate un po? a tutti gli utenti di questo forum (almeno a quelli che si alzano più di 50 metri da terra). In una sola occasione ho pensato: ecco sono morto, che fine stupida ed idiota. Poi, scopertomi vivo, ho guardato i miei compagni coperti di neve ed ho pensato: sono morti loro. E l?ho pensato freddamente e sollevato, come la zebra illesa che guarda la compagna mentre viene sbranata da un leone. Poi la fortuna ha voluto che io riuscissi a salvare i mie compagni, ma questa è un?altra storia. La settimana dopo ero lì coi ramponi a pestar neve come se nulla fosse accaduto.
Insomma, noi che andiamo in montagna, a tutti i livelli, anche i semplici escursionisti, tutti noi sappiamo che l?errore, il pericolo oggettivo, l?incognita sono parte del gioco. Ma fino a che punto è moralmente legittimo spingersi in questo gioco? Siamo effettivamente padroni della nostra vita? O piuttosto, questa non appartiene in parte anche alle persone che ci sono care? Ed allora, non avremmo noi il dovere di tutelare la nostra vita al massimo delle nostre possibilità?
Ricordo un breve articolo su Alp, in cui si parlava di una cordata caduta se non sbaglio su Tre Cime, strappando protezioni e soste. L?autore chiudeva dicendo: sarebbe bastato uno spit. Ed è vero. E quindi spit sì? Spit no? Io la risposta non la conosco.
Mi pare di aver messo molta carne al fuoco. Spero che questa discussione, che vorrei portare anche in altre sedi, possa portare da qualche parte.

Ciauz
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Re: Pensieri sulla morte e sulla vita

Messaggioda AlbertAgort » sab ago 27, 2005 21:02 pm

lapippa ha scritto:Siamo effettivamente padroni della nostra vita? O piuttosto, questa non appartiene in parte anche alle persone che ci sono care?


purtroppo, per fortuna , è così, non siamo soli al mondo e dobbiamo pensare anche a chi ci vuole bene oltre che a noi stessi

la vita è nostra? solo in parte...
per assurdo, uno che si spinge al massimo nell'alpinimo dovrebbe, per sentirsi a posto con la coscenza, non avere proprio nessuno a casa che lo aspetta....e alcuni si spingono proprio per questo



lapippa ha scritto:E quindi spit sì? Spit no?

Ciauz


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immagino che questo topic avrà successo e farà incazzare molti alpinisti
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Messaggioda mrt 88 » dom ago 28, 2005 0:18 am

davvero un bel 3D, ma sicuramente non è nulla di nuovo (senza offesa eh :D ).

comunque se domani ho un poco di tempo per rifletterci su, mi piacerebbe risponderti.


p.s. di simpson li ho letti praticamente tutti...l'ultimo in effetti è davvero bello...
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Messaggioda lapippa » dom ago 28, 2005 0:36 am

Sono pensieri che prima o poi noi tutti affrontiamo. Davvero non ho risposte per nessuno, solo domande.....
Davanti alla morte di un uomo non si può restare indifferenti.
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Messaggioda Manaslu » dom ago 28, 2005 4:34 am

la morte..... e sicura......

magari morire facendo qulcosa per cui si vive....


oppure morire nella branda ospedalira della sofferenza coperti da una coperta di compassione e pena dei tui cari che vogliono vederti morire e non soffrire....

la morte in quanto certa....

meglio prima della sofferenza del non essere autonomi del far pensare ai tuoi cari che e meglio che muori perche le sofferenza e troppo forte.....

la vita e fata per vibrare ed io moriro vibrando consapevole di non far star male in visioni ospedaliere commpassionevoli coloro che non vogliono vedermi soffire....


i miei cari.......
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Messaggioda Manaslu » dom ago 28, 2005 4:37 am

i libri di simson li ho letti anche io tutti....
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Messaggioda mrt 88 » dom ago 28, 2005 14:37 pm

lapippa ha scritto:Sono pensieri che prima o poi noi tutti affrontiamo. Davvero non ho risposte per nessuno, solo domande.....
Davanti alla morte di un uomo non si può restare indifferenti.


appunto per questo, ma la discussione è aperta, fa parte dell'alpinismo...
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Messaggioda Moga » mer ago 31, 2005 14:29 pm

Non credo in una regola generalmente applicabile su che risultato sia moralmente accettabile nel rapporto morale - rischio. Diverso è il discorso se ci si chiede cosa è moralmente accettabile con il metro odierno del contesto culturale del momento storico.

Sarò banale: in strada avviene un massacro giornaliero eppure si continuano a vedere persone che affrontano la questione con leggerezza estrema. "A me non succede" grossomodo è lo schermo che si usa per proteggersi.
Ho divagato perchè credo che il mondo della montagna non sia così lontano dal resto e soprattutto rifletta quello che avviene altrove. Pochi alpinisti sono "persone speciali".

Ho visto automobilisti forzare i blocchi causati dagli incidenti sulle autostrade e quasi calpestare i cadaveri di turno dignitosamente coperti dal lenzuolo; dovevano andare.
Al mare, al lavoro, a cena, a casa, in montagna.

Alcune volte hanno rischiato di investire i soccorritori.
Hanno inveito contro di loro e contro chi cercava di regolare il traffico.

Perchè in montagna ci aspettiamo che sia diverso?
Essa è maestra ma noi spesso siamo cattivi alunni.

Mi è capitato di condivedere salite o escursioni con compagni che, a volte, per un motivo o per l' altro, si sono sentiti male. Mi è sempre sembrato naturale fermarmi con loro, aiutarli a scendere. Ho sempre pensato che la montagna che stavamo salendo sarebbe stata lì anche in un altro momento. Questo penso che mi abbia "salvato" spesso.
Un commensale in un rifugio, chiedendomi se l' indomani, per caso, mia moglie ad un certo punto non fosse più riuscita a salire , su di una frequentata via normale ad un 4000, allibì perchè io risposi che sarei disceso con lei: egli era nuovo all' esperienza della montagna ma già non riusciva ad imparare una elementare lezione, anzi vi portava tutto il grigiore della competitiva vita moderna e cittadina.
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Messaggioda yinyang » mer ago 31, 2005 14:30 pm

Moga ha scritto:...


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Messaggioda lapippa » mer ago 31, 2005 15:53 pm

Sono daccordo con te Moga. La gente é cinica e spietata in ogni dove. Forse mi sono illuso che tra persone che condividono una passione "rischiosa" ci fosse una maggiore compassione. Ma forse la mia é solo una riflessione sul senso della vita, e sul senso della nostra attività. Ripeto, non ho risposte, solo domande.
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Messaggioda marinoroma » mer ago 31, 2005 17:31 pm

lapippa ha scritto:Sono daccordo con te Moga. La gente é cinica e spietata in ogni dove. Forse mi sono illuso che tra persone che condividono una passione "rischiosa" ci fosse una maggiore compassione. Ma forse la mia é solo una riflessione sul senso della vita, e sul senso della nostra attività. Ripeto, non ho risposte, solo domande.


non so se parliamo dello stesso evento che citavi all'inizio pero' qualche giorno fà ho letto un racconto di un ragazzo francese che é salito sulla cresta dell'innominata e raccontava che durante l'attesa al pomeriggio nel bivacco si sono accorti che un elicottero andava e veniva e che si vedevano della macchie di sangue sul bordo della crepaccia terminale.... Tutto il racconto era molto ironico, tranne ovviamente questa parte. Sia lui che il suo socio hanno poi continuato ad aspettare in silenzio che arrivasse la sera. Il giorno dopo sono saliti.
Leggendo ho provato un senso di disagio ma fossi stato presente credo che avrei semplicemente voluto aspettare in silenzio la sera.... ne cinico, ne spietato.
La morte fa parte di noi e morire é tremendamente naturale.
....no, non ora, non qui, questa pingue immane frana....
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Messaggioda zausau » gio set 01, 2005 17:06 pm

Resta il fatto che la morte è sempre qui, dietro l'angolo, domani mi ammalo e fra 1 mese sono morto, ingloriosamente... comunque strappato
all'affetto dei miei cari...
:?

comunque non sfido la morte, non la ricerco, semplicemente credo
che, esista o non esista il destino, non fà differenza... intanto vediamo di
non lasciargli tanto mano libera...
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