Incidente nel Bresciano del 01-03-2008

Incidente nel Bresciano del 01-03-2008

Messaggioda elaisa05 » mar apr 01, 2008 16:10 pm

Riporto qui di seguito due articoli pubblicati sul quotidiano L?Arena del 01/04/2008, riguardanti l?incidente nel Bresciano nel quale ha perso la vita Enrico Fasoli.

Cronaca/Provincia/PESCHIERA, Articoli di Eugenio Cipriani

Una palestra di roccia per ricordare Enrico
A un mese dal sabato fatale, lo scalatore riceve l?omaggio simbolico e commosso del CAI veronese .
Il compagno di cordata: «Avevamo verificato tutto ma c?era un masso, uno solo, lì pronto a ucciderlo»

È deciso: la nuova palestra di roccia «indoor», nei locali della sede del Club alpino italiano di Verona, in via Santa Toscana 11, sarà dedicata alla memoria di Enrico Fasoli, l?alpinista di Peschiera ucciso da una pietra proprio un mese fa mentre scalava una cascata nel gruppo dell?Adamello. «Non c?è stato bisogno alcuno di discutere», commenta il presidente del Cai scaligero, Piero Bresaola, «perché quella dedica era già nel cuore di tutti, dai suoi compagni di arrampicata a tutti gli altri istruttori della Scuola di alpinismo "G. Priarolo", a tutti i componenti del Consiglio direttivo della sezione»
A un mese da quel primo marzo, fatale per Enrico, il suo compagno di cordata racconta quelle ore, e gli ultimi minuti. Ciò che è accaduto quel sabato in alta Val Narcanello lungo la cascata Pisganina non è stato un banale incidente alpinistico ma un vero e proprio, drammatico, incontro di un uomo con il proprio destino. «Sul piano della tecnica e della prudenza nulla era stato trascurato», ricorda ora Nicola Garonzi. Le condizioni oggettive della montagna erano ottimali, idem quelle della cascata e altrettanto ottimali le condizioni soggettive dei quattro alpinisti. Ma vi era un masso di oltre 80 chilogrammi in attesa di cadere, proprio lì, a quell?ora, in quel punto dove si trovava Enrico Fasoli. Non una scarica di pietre, solo un sasso. Uno, l'unico staccatosi dai fianchi del monte nell?intera giornata e, a guardare la neve intonsa alla base della cascata, da giorni e giorni. «Sapevamo che il rialzo termico era in agguato», racconta il compagno di salita di Enrico Fasoli, protagonista assieme a Marco Rinco e Ugo Franceschetti della drammatica vicenda, «e perciò avevamo scelto di fare la Pisgana, cascata in alta quota ad oltre 2100 metri in Val Narcanello, nei pressi del passo del Tonale. La temperatura era buona e le condizioni perfette, tanto che quando vi siamo arrivati sotto già due cordate la stavano impegnando. Sarebbe stato troppo pericoloso accodarci e quindi abbiamo optato per la cascata vicina, detta Pisganina, più facile ma interessante».
Giunti ai piedi del colatoio ghiacciato i quattro istruttori della «Priarolo» hanno controllato che tutto fosse in ordine. Temperatura giusta, nessun accumulo di pietre alla base, segno certo di pericolose scariche di pietre, ghiaccio ben consolidato. «Velocemente», continua Nicola Garonzi, «abbiamo risalito il facile risalto iniziale per andare a posizionarci in sosta sotto il salto terminale, la parte più difficile della cascata. Io ero in cordata con Ugo, Enrico era invece legato a Marco. Una volta allestita la sosta io e Marco siamo partiti come capicordata, mentre Enrico ed Ugo ci assicuravano legati in sosta».
I due capicordata fanno pochi metri quando sentono un tonfo sordo, non anticipato da nessun rumore, nemmeno dal caratteristico «frullo» dei sassi quando cadono dall?alto. «Ci siamo voltati e abbiamo visto Enrico accasciarsi nella neve, senza una parola. Siamo scesi immediatamente ed abbiamo iniziato a praticargli un massaggio cardiaco, inutilmente, per quasi mezz?ora. Non c'è stato nulla da fare. Un blocco di "tonalite" di quasi un quintale, staccatosi da chissà dove, lo aveva centrato in pieno fra spalla e torace comprimendo un polmone e lesionando all'istante il cuore».
In attesa dei soccorsi ai piedi della cascata i tre superstiti hanno modo di convincersi sempre di più che non vi era stata manchevolezza da parte del gruppo. La temperatura si è infatti mantenuta buona sino a tardi e nessun'altra pietra è venuta giù in quella lunga attesa. «L?alpinismo, commenta il compagno di Fasoli, «è uno sport che per quanto si possa essere preparati e prudenti si svolge in un ambiente ostile ed il pericolo è dietro l'angolo ma, per come erano state programmate le cose, la probabilità che si verificasse un evento di quella portata era la stessa, per un automobilista prudente, di essere travolto da un Tir che effettua un salto di corsia in autostrada». Parole sacrosante che purtroppo non consolano e non riportano indietro Enrico.

DA ALLIEVO A DOCENTE
C?era il destino in agguato, in alto, sopra la cascata.
Un escursionista poi «sedotto» dalle alte montagne, ma con il cuore tutto rivolto alla famiglia, in cattedra per la «Priarolo».

Un palestra col suo nome. Enrico Fasoli meritava ampiamente questo riconoscimento; quella palestra era un po' «sua creatura», avendone egli realizzato il progetto, prima, e seguito i lavori, poi. «Enrico», racconta il direttore della "Priarolo", Paolo Butturini, «era sempre disponibile e sempre pronto a farsi in quattro e non solo per lavorare alla nuova palestra indoor o per insegnare agli allievi, ma anche per organizzare i corsi oppure eventi come quello, rivolto a tutti gli appassionati di cascate di ghiaccio, che solo due settimane prima aveva organizzato a Riva di Tures e a Braies, un vero successo».
«Per questo», continua, «ma anche per le sue doti umane e per la sua prudenza io puntavo molto su di lui come mio successore alla direzione della scuola di alpinismo e proprio in vista di questo traguardo ci tenevo che diventasse quanto prima Istruttore Nazionale, obiettivo che avrebbe conseguito presto».
Ma così non è stato e tutto il gruppo della Priarolo piange la sua scomparsa perché, come uno dei suoi amici ha ricordato ai funerali «Enrico era una persona con le idee chiare, sorretta da grandi valori vissuti con convinzione, intelligente e responsabile, attenta agli altri, solare, tenace e infaticabile nel portare avanti i propri obiettivi fra cui il suo impegno nella protezione civile. Ma prima di ogni altra cosa era un padre di famiglia legato saldamente ai propri affetti che poneva sopra ogni altra cosa e proprio per ciò sempre attento ad evitare rischi inutili».
E che fosse un esperto della montagna lo testimonia il suo curriculum. Frequenta la montagna dal 1970, come escursionista e poi dal 2001, dedicandosi all'alpinismo, con predilezione verso l'alta montagna. Molte sono le vie di arrampicata sulle Dolomiti da lui salite, prevalentemente in compagnia di altri componenti della «Priarolo", ma dal curriculum si capisce che neve e ghiaccio erano i terreni che più lo affascinavano.
Vie in ambiente glaciale, soprattutto nel Gruppo Adamello-Presanella, ma non solo. E d'inverno si dedicava alle cascate di ghiaccio, una passione: molte quelle da lui salite in soli quattro-cinque anni. E poi la spinta verso l'insegnamento. Nel 2001 è allievo della "Priarolo", nel 2003 entra a far parte della scuola e nel 2007 è nominato dall'Assemblea istruttori vice-direttore nonché direttore del corso ghiaccio che terrà, in quell'anno, in Presanella e Bernina. A febbraio era stato accettato nell?organico della Scuola interregionale biveneta di alpinismo.
elaisa05
 
Messaggi: 2
Iscritto il: mer mar 05, 2008 13:35 pm
Località: verona

Torna a Cascate - Dry tooling

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 5 ospiti

Forum.Planetmountain.com

Il Forum è uno spazio d’incontro virtuale, aperto a tutti, che consente la circolazione e gli scambi di opinioni, idee, informazioni, esperienze sul mondo della montagna, dell’alpinismo, dell’arrampicata e dell’escursionismo.

La deliberata inosservanza di quanto riportato nel REGOLAMENTO comporterà l'immediato bannaggio (cancellazione) dal forum, a discrezione degli amministratori del forum. Sarà esclusivo ed insindacabile compito degli amministratori stabilire quando questi limiti vengano oltrepassati ed intervenire di conseguenza.