Presentazione del libro su Lino D' Angelo

Messaggioda Roberto » mer dic 30, 2009 8:17 am

Presentazione riuscitissima, sala colma oltre il limite, con tanti personaggi della storia dell' alpinismo del Gran Sasso.
Lino ha presentato il suo libro e regalato una copia a tutti i partecipanti, libro denso di contenuti. Ricco di foto e documenti racconta la sua vita, dalla guerra, la prigionia, il ritorno, l' incontro con l' alpinismo e il Gran Sasso; fino ad oggi. Una vita di quelle piene, una vita avventurosa, di quelle che ti aspetti dai grandi dell' alpinismo.
Poi ricco buffet e fila per farsi fare un autografo da Lno sul libro.
Come immaginavo di Roma c' eravamo solo noi cinque, di cui solo tre alpinisti: Massimo Marcheggiani, Loretta ed io. Troppo panettone per prendere la macchina e farsi due ore fino a Pietracamela, hanno altro da fare i frequentatori del Gran Sasso abitanti a Roma.
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Messaggioda bummi » mer dic 30, 2009 11:13 am

Roberto ha scritto:Presentazione riuscitissima, sala colma oltre il limite, con tanti personaggi della storia dell' alpinismo del Gran Sasso.
Lino ha presentato il suo libro e regalato una copia a tutti i partecipanti, libro denso di contenuti. Ricco di foto e documenti racconta la sua vita, dalla guerra, la prigionia, il ritorno, l' incontro con l' alpinismo e il Gran Sasso; fino ad oggi. Una vita di quelle piene, una vita avventurosa, di quelle che ti aspetti dai grandi dell' alpinismo.
Poi ricco buffet e fila per farsi fare un autografo da Lno sul libro.
Come immaginavo di Roma c' eravamo solo noi cinque, di cui solo tre alpinisti: Massimo Marcheggiani, Loretta ed io. Troppo panettone per prendere la macchina e farsi due ore fino a Pietracamela, hanno altro da fare i frequentatori del Gran Sasso abitanti a Roma.


Probabilmente hai ragione ma penso anche che queste sono giornate un po' particolari. Chi non è obbligato a stare al lavoro, come il sottoscritto, tende a prendersi un po' di ferie e partire per altri lidi. Insomma non sarei così severo. ;-)
Ho parlato con Lino stamattina ed era felicissimo di com'è andata la serata, siamo rimasti d'accordo che lo andrò a trovare a Teramo nei prossimi giorni visto che da domani mi fermerò un po' al mio paesello. E' una persona speciale, sempre molto disponibile con chi vuole parlare un po' di montagna e ricevere una visita è una cosa che a lui fa sempre molto piacere. E' un'esperienza che consiglio a chiunque capiti in zona.
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Messaggioda Roberto » mer dic 30, 2009 11:38 am

Di certo la data non ha contribuito a invogliare dei romani a partecipare, ma il precedente evento, quello della nomina a socio onarario del CAI, è stato altrettanto disertato ed era previsto in una domenica di settembre.
Comunque non recrimino nulla, ognuno ha delle priorità, delle preferenze, mi sono semplicemente meravigliato della cosa.
Mi da l' impressone che non sia solo una questione di "evento", quanto un vero e proprio allontamaneto progressivo dei romani dall' alpinismo sul Gran Sasso.
Negli anni ottanta e novanta c' era affluenza, le vie, non solo le "solite ve", erano ripetute e incontavo sempre gente delle mie parti su una parete o sull' altra. Ormai da diversi anni la frequentazione si è abbattuta, ai romani piace più la faleia o il richiamo delle Dolomiti, il nostro Gran Sasso è divenato più terreno di gioco di gente del nord, stranieri e abbruzzesi.
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Messaggioda bummi » mer dic 30, 2009 11:53 am

Roberto ha scritto:Di certo la data non ha contribuito a invogliare dei romani a partecipare, ma il precedente evento, quello della nomina a socio onarario del CAI, è stato altrettanto disertato ed era previsto in una domenica di settembre.
Comunque non recrimino nulla, ognuno ha delle priorità, delle preferenze, mi sono semplicemente meravigliato della cosa.
Mi da l' impressone che non sia solo una questione di "evento", quanto un vero e proprio allontamaneto progressivo dei romani dall' alpinismo sul Gran Sasso.
Negli anni ottanta e novanta c' era affluenza, le vie, non solo le "solite ve", erano ripetute e incontavo sempre gente delle mie parti su una parete o sull' altra. Ormai da diversi anni la frequentazione si è abbattuta, ai romani piace più la faleia o il richiamo delle Dolomiti, il nostro Gran Sasso è divenato più terreno di gioco di gente del nord, stranieri e abbruzzesi.


Concordo.
Credo che la "colpa" sia in parte dovuta al bagaglio culturale di chi si avvicina oggi alle attività in montagna.
Gli scialpinisti, per esempio, una volta provenivano quasi tutti dall'escursionismo e dall'alpinismo, erano quindi persone che vivevano la montagna in ogni stagione e inevitabilmente le gite che facevano avevano una predilezione per luoghi inesplorati o tecnicamente impegnativi. Oggi chi si avvicina allo scialpinismo lo fa provenendo dalle piste da sci e d'estate in montagna non ci va proprio, inevitabilmente sono persone che cercano una bella discesa in neve fresca e poco altro.

Stessa cosa succede con l'arrampicata. Il dilagare delle palestre ha portato ad arrampicare su roccia persone che vogliono riprodurre all'aria aperta le condizioni di sicurezza domestiche che trovano quando sono al chiuso e arrampicano sui pannelli. Andranno inevitabilmente solo e sempre in falesia.

Tutto questo lo dico per non essere tranciante e affermare che una volta chi faceva attività in montagna lo faceva per amore verso questo ambiente, un amore che non riscontro adesso nonostante ci si proclami spesso ecologisti ed amanti della natura, ma forse è un po' così.
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Messaggioda Raven » mer dic 30, 2009 13:47 pm

D'angelo, Muzii, Di Filippo... contemporaneamente in 50 metriquadrati.

l'aria che si respirava ieri aveva qualcosa di particolare. mischiate alle molecole di ossigeno c'erano molecole di storia, molecole di vecchia roccia rimasta incastrata sotto le unghie delle loro mani, tra le rughe ormai profonde di quei volti schietti, sinceri, evidentemente emozionati nel rivangare tra i loro ricordi pezzi di vita condivisa insieme all'insegna della sete di conoscenza e avventura che li ha portati a cercare e spesso trovare la strada per farsi più amica quella montagna, i loro tentativi ripetuti, la loro umiltà mista a pazienza nell'attesa di imparare il linguaggio che quelle rocce parlavano. la loro umiltà anche nel consegnarci la prima parte di quelle traduzioni.

tante altre vie, tani altri capitoli sono stati scritti dopo. Iannetti, Di Federico, Marcheggiani, Iannilli erano lì a ringraziare sapendo che senza quelle prime pagine di alpinismo neppure le loro sarebbero state scritte. perchè quel tipo di alpinismo (sempre ammesso che ne possa esistere un altro) è un'arte che si tramanda di generazione in generazione, passandosi i segreti come i maestri d'arte fanno con i garzoni nelle botteghe. umiltà e semplicità nell'insegnare. umiltà e semplicità nel sapere di aver molto da imparare perchè salire una montagna è prima di tutto penetrare nella sua storia e nel suo spirito.

sarà per questo che mi rifiuto di considerare alpinismo l'alpinismo sportivo. andare, divorare le pareti, correre... senza il tempo per studiare, per capire per vivere. sarà per questo che mi fa anche rabbia talvolta la presunzione con la quale alcune persone arrivano e feriscono la montagna con tracciati di vie nuove che non sono una continuazione del passato ma sono solo una sete di protagonismo e di affermazione personale. ricalcare le orme della strada già fatta dagli altri per andare avanti segnando un continuum sembra forse tempo perso?

sarà per questo che mi sento spesso "sola" nella mia ricerca, nel mio modo di interpretare la montagna. non credo di essere un'alpinista (ma ringrazio roberto per avermi fregiato di questo termine) forse sono un'archeologa dell'alpinismo. cerco tracce, cerco reperti, cerco emozioni, vissuti. sono queste cose ritrovate che mi fanno salire, non la tecnica, non l'allenamento in palestra. quelli sono strumenti. la motivazione è altrove.

a volte mi rammarico di questa sensazione di solitudine, avrei voglia e piacere di poter condividere questa ricerca con altri, come è successo, di tanto in tanto.

ieri però questo mio essere archeologa della montagna mi ha dato uno dei momenti più belli ed emozionanti degli ultimi tempi che ha ripagato questi lunghi momenti di solitudine che ho vissuto e che sicvuramente vivrò ancora.
a fine serata si avvicina Muzii, con gli occhi umidi, mi stringe forte la mano e mi dice: "Grazie per le pagine del tuo libro. le ho lette e le ho rilette e le rileggo ancora perchè leggere come racconti dell'alpinismo e della nostra montagna è come leggere della nascita di un fiore"

Grazie a tutti voi, vecchi maestri d'arte che ci avete regalato una lente d'ingrandimento per farci vedere la montagna al di là della montagna.

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Messaggioda bummi » mer dic 30, 2009 17:33 pm

Raven ha scritto:D'angelo, Muzii, Di Filippo... contemporaneamente in 50 metriquadrati.

l'aria che si respirava ieri aveva qualcosa di particolare. mischiate alle molecole di ossigeno c'erano molecole di storia, molecole di vecchia roccia rimasta incastrata sotto le unghie delle loro mani, tra le rughe ormai profonde di quei volti schietti, sinceri, evidentemente emozionati nel rivangare tra i loro ricordi pezzi di vita condivisa insieme all'insegna della sete di conoscenza e avventura che li ha portati a cercare e spesso trovare la strada per farsi più amica quella montagna, i loro tentativi ripetuti, la loro umiltà mista a pazienza nell'attesa di imparare il linguaggio che quelle rocce parlavano. la loro umiltà anche nel consegnarci la prima parte di quelle traduzioni.

tante altre vie, tani altri capitoli sono stati scritti dopo. Iannetti, Di Federico, Marcheggiani, Iannilli erano lì a ringraziare sapendo che senza quelle prime pagine di alpinismo neppure le loro sarebbero state scritte. perchè quel tipo di alpinismo (sempre ammesso che ne possa esistere un altro) è un'arte che si tramanda di generazione in generazione, passandosi i segreti come i maestri d'arte fanno con i garzoni nelle botteghe. umiltà e semplicità nell'insegnare. umiltà e semplicità nel sapere di aver molto da imparare perchè salire una montagna è prima di tutto penetrare nella sua storia e nel suo spirito.

sarà per questo che mi rifiuto di considerare alpinismo l'alpinismo sportivo. andare, divorare le pareti, correre... senza il tempo per studiare, per capire per vivere. sarà per questo che mi fa anche rabbia talvolta la presunzione con la quale alcune persone arrivano e feriscono la montagna con tracciati di vie nuove che non sono una continuazione del passato ma sono solo una sete di protagonismo e di affermazione personale. ricalcare le orme della strada già fatta dagli altri per andare avanti segnando un continuum sembra forse tempo perso?

sarà per questo che mi sento spesso "sola" nella mia ricerca, nel mio modo di interpretare la montagna. non credo di essere un'alpinista (ma ringrazio roberto per avermi fregiato di questo termine) forse sono un'archeologa dell'alpinismo. cerco tracce, cerco reperti, cerco emozioni, vissuti. sono queste cose ritrovate che mi fanno salire, non la tecnica, non l'allenamento in palestra. quelli sono strumenti. la motivazione è altrove.

a volte mi rammarico di questa sensazione di solitudine, avrei voglia e piacere di poter condividere questa ricerca con altri, come è successo, di tanto in tanto.

ieri però questo mio essere archeologa della montagna mi ha dato uno dei momenti più belli ed emozionanti degli ultimi tempi che ha ripagato questi lunghi momenti di solitudine che ho vissuto e che sicvuramente vivrò ancora.
a fine serata si avvicina Muzii, con gli occhi umidi, mi stringe forte la mano e mi dice: "Grazie per le pagine del tuo libro. le ho lette e le ho rilette e le rileggo ancora perchè leggere come racconti dell'alpinismo e della nostra montagna è come leggere della nascita di un fiore"

Grazie a tutti voi, vecchi maestri d'arte che ci avete regalato una lente d'ingrandimento per farci vedere la montagna al di là della montagna.

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Bel racconto Raven, tra l'altro concordo pienamente con te, l'alpinismo è anche e soprattutto una ricerca introspettiva.
Ma ora fuori il nome del libro che tocca che me lo leggo. :D
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Messaggioda Raven » mer dic 30, 2009 23:13 pm

bummi ha scritto: ...fuori il nome del libro che tocca che me lo leggo. :D


è esaurito! :smt102





ne avevano stampate 5 copie! 8-[
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Messaggioda Roberto » mer dic 30, 2009 23:16 pm

Raven ha scritto:
bummi ha scritto: ...fuori il nome del libro che tocca che me lo leggo. :D


è esaurito! :smt102
ne avevano stampate 5 copie! 8-[


Sono esaurite le scorte che avevano alla sala consigliare, non credo che sia già esaurito il libro. Dovrebbero distribuirlo,anche se non so in quali librerie.
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Messaggioda Raven » mer dic 30, 2009 23:21 pm

8O

tanto per cambiare non avevo capito ](*,)
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Messaggioda Roberto » gio dic 31, 2009 18:44 pm

Raven ha scritto:8O

tanto per cambiare non avevo capito ](*,)
..... mi sa che sono io che non ho capito :?
Qualcuno più sveglio di me mi ha fatto notare che Bummi si riferiva al libro di Raven/Loretta/Morgana/MagaMaghella e non al libro di Lino. Perdonatemi, sapete, è l' età :oops:
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Messaggioda bummi » ven gen 01, 2010 21:42 pm

Sono a Colledara e ho rimediato una copia del libro di Lino. Mi ha colpito per la semplicità con cui è stato scritto. Secondo me rispecchia perfettamente la grandezza dell'uomo ed il suo modo semplice e senza troppe sovrastrutture di affrontare la vita. Mi è piaciuto molto.
Voi l'avete letto? Che ne pensate?

P.S. Raven a non riesci nemmeno a stamparmi una bozza del tuo libro? Mò sono curioso!
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Messaggioda Raven » sab gen 02, 2010 20:12 pm

una delle testimonianze che mi ha impressionato/emozionato/coinvolto di più trovato nelle pagine fin qui lette. la trascrivo in caso ci fosse qualcun altro ignorante come me che non sa da dove e perchè Torrione Cambi e Torre Cicchcetti prendono il nome ma, anche e soprattutto perchè la trovo bellissima. Grazie Lino oltre che per averci raccontato in modo così semplice e toccante la tua vita e per i "reperti" storici che hai raccolto

da Le alte vie di una vita - Lino D'Angelo ha scritto:Diario di Cicchetti e Cambi
(trascritto all?epoca a cura di Bernardino Catinaro ,già maresciallo della milizia nazionale forestale nato a Teramo il 14/4/1883 e deceduto il 12/3/1972 a AquasantaT.)

8 febbraio 1929
Arriviamo al rifugio. Lo troviamo completamente coperto dalla neve. L?interno è un grandissimo disordine. Manca la pala, cosa grave data la stagione. Mancano?. Mancano molte stoviglie. Manca l?ascia per spaccare la legna. Al camino della cucina è stato tolto il cappuccio, ragion per cui si è riempito di neve di ghiaccio e riesce penoso farlo funzionare. Coloro che vengono d?Estate ignorano probabilmente cosa sia l?inverno quassù e solo ammettendo questo sono scusabili del disordine in cui hanno lasciato il rifugio. Ripetiamo come sia specialmente dannoso l?assenza della pala che ci impedisce di poter richiudere la porta, costringendoci a dormire quasi all?aperto.


9 febbraio 1929
Stiamo senza orologio.
Partiamo a giorno alto diretti al Corno Piccolo. Giungiamo dopo circa due ore attraverso varie difficoltà per le orribili condizioni della neve valangosa alla sella dei due Corni. Attacchiamo immediatamente la Cresta S. E. (Chiaraviglio-Berttele). Al tramonto giungiamo al cengione sotto la ?Mitia?. Siamo costretti a tornare a causa della notte prossima e delle mani gelate. Il freddo è stato di un?intensità straordinaria. L?esser costretti ad andar senga guanti fa gelare immediatamente le mani le cui dita diventano in pochi secondi di un colore giallo. La perdita di un sacco aggrava le nostre condizioni. La via da noi seguita che d?Estate è un?interessante arrampicata, ma senza mai gravi difficoltà è in questa stagione straordinariamente difficile e pericolosissima date le condizioni della neve.
Il freddo era tale che le mani si appiccicavano alla roccia e al ferro della piccozza a causa della loro umidità che gelava immediatamente al contatto. Anche la saliva gelava subito al contatto con la roccia.
Abbiamo percorso circa la metà della cresta e nella parte più difficile.
Se non fosse stato il pensiero che una notte passata all?aperto con questa temperatura sarebbe stata quasi certamente impossibile a superarsi saremmo giunti in vetta. Ritorniamo al rifugio dopo aver recuperato il sacco per ilPasso del Cannone e la Conca degli Invalidi. Il percorso viene congiunto di notte. Togliendoci le scarpe troviamo i nostri piedi in una fodera di ghiaccio. E ci accorgiamo di averne ciascuno di noi uno congelato. Li massaggiamo immediatamente con neve e poi con alcool. Si gonfiano prendendo l?aspetto di cotechini e sono perfettamente insensibili.


10 febbraio 1929
Stiamo smaltendo il congelamento. I piedi non accennano di sgonfiare. Anche una mano di Mario è nelle medesime condizioni.

11 febbraio
Idem come il giorno precedente, fuori nevica.

12 febbraio 1929
Ci svegliamo la mattina completamente sepolti. La neve caduta durante la notte ha otturato il pertugio che ci serviva d?ingresso. La mancanza della pala ci mette in serie difficoltà. Siamo costretti a gettare la neve dentro il rifugio per chiudere la porta. Siamo veramente dispiaciuto di questo, ma non possiamo fare altrimenti. Coloro che verranno dopo di noi ci vorranno scusare. Terminate le provviste ci rechiamo o meglio speriamo di raggiungere Pietracamela.
I piedi nelle medesime condizioni.
Tempo pessimo.

Ft. Paolo Emilio Cicchetti Ft. Mario Cambi Sez. Aquila




P.s. Bummi, Ti posso sempre prestare la mia copia.... a patto che me la ridai!!!
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Messaggioda bummi » dom gen 03, 2010 17:40 pm

Raven ha scritto:...

P.s. Bummi, Ti posso sempre prestare la mia copia.... a patto che me la ridai!!!


Grazie! Mercoledì dovrei rientrare a Roma. Ti contatterò per venirla prelevare. ;-)
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Messaggioda Roberto » dom gen 03, 2010 22:10 pm

Foto di quel testone di Grenoble:

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Messaggioda Raven » lun gen 04, 2010 12:18 pm

Roberto ha scritto:Foto di quel testone di Grenoble




Grenoble non è un testone è solo che è un pò.... :roll: un pò... :smt017 un pò... #-o



non mi viene la parola! :smt102




insomma è ruvido, come la roccia, ma ha un'anima splendente, come la montagna!
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Messaggioda Raven » lun gen 04, 2010 12:19 pm

bummi ha scritto:
Raven ha scritto:...

P.s. Bummi, Ti posso sempre prestare la mia copia.... a patto che me la ridai!!!


Grazie! Mercoledì dovrei rientrare a Roma. Ti contatterò per venirla prelevare. ;-)


8O stai ancora a non lavorà???
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Messaggioda Roberto » lun gen 04, 2010 12:26 pm

Raven ha scritto:
Roberto ha scritto:Foto di quel testone di Grenoble

Grenoble non è un testone è solo che è un pò.... :roll: un pò... :smt017 un pò... #-o
non mi viene la parola! :smt102
insomma è ruvido, come la roccia, ma ha un'anima splendente, come la montagna!

E' de legno e de coccio, altro che "ruvido, come la roccia, ma ha un'anima splendente, come la montagna!" :roll:
Sarebbe da menaje tutt' 'e vorte che pia d' aceto pe du' stronzate :evil: Vojo vedé' che fa n' ' a vita: se mena co' tutti li cristiani che je traverseno 'a strada e che je sembra c' 'o gurdeno pe' storto? 8)
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Messaggioda Raven » lun gen 04, 2010 12:47 pm

Roberto ha scritto: E' de legno e de coccio, altro che "ruvido, come la roccia, ma ha un'anima splendente, come la montagna!" :roll:
Sarebbe da menaje tutt' 'e vorte che pia d' aceto pe du' stronzate :evil: 8)


ma se noi lo convincemo a pija' d'aceto de modena? almeno è agrodolce e va d'accordo co' tutto, puro co 'e fragole! :roll:
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Messaggioda Roberto » lun gen 04, 2010 13:19 pm

Raven ha scritto:
Roberto ha scritto: E' de legno e de coccio, altro che "ruvido, come la roccia, ma ha un'anima splendente, come la montagna!" :roll:
Sarebbe da menaje tutt' 'e vorte che pia d' aceto pe du' stronzate :evil: 8)


ma se noi lo convincemo a pija' d'aceto de modena? almeno è agrodolce e va d'accordo co' tutto, puro co 'e fragole! :roll:


Quanno 'o pijo je do li sganassoni a due a due finché nun diventeno dispari :evil:
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Messaggioda Raven » lun gen 04, 2010 13:27 pm

tu sei un nonviolento.

devi trovare un'altra soluziuone!
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