Sex and the mountain

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Sex and the mountain

Messaggioda Falco5x » dom nov 28, 2010 12:00 pm

Parlandone da anziano qual sono, non posso evitare di notare come oggi il sesso giovanile sia divenuto, nella pubblica opinione e nella pratica quotidiana, qualcosa di usuale, al limite banale. Quasi come un qualsiasi bene di consumo, insomma.

In altra epoca invece (ci ho messo un po' per trovare questo sinonimo dell'espressione "ai miei tempi" che mi fa sentire obsoleto e stravecchio; ma tant'è, la sostanza rimane uguale :cry: ), in altra epoca, dicevo, almeno per i giovani con la mia tradizione più o meno cattolica, il sesso era considerato qualcosa di sublime, un punto di arrivo che meritava tutto un percorso di avvicinamento e maturazione di coppia che poteva durare anni.

Questa aspirazione al sublime vista con occhi odierni può sembrare una sovrastruttura eccessiva, ma a quel tempo (per chi la sentiva) era addirittura motivo di orgoglio e di distinzione. Si agiva come se si dovesse sempre trovare un senso più alto a ciò che si faceva, si cercava un distinguo che ci facesse sentire migliori rispetto a chi invece nemmeno allora si faceva di questi problemi (o pippe mentali, si direbbe oggi).

E allora qui entrava in scena la montagna.
Infatti, quale migliore scorciatoia verso il sublime potevamo trovare noi appassionati di montagna? tutto ciò che si faceva in quota aveva per noi un sapore diverso e migliore, sia per la sublimità intrinseca dell'ambiente così come noi lo percepivamo, sia perché la fatica dell'avvicinamento, la solitudine, le difficoltà e le privazioni caratteristiche di un luogo rustico ci fornivano il necessario salvacondotto morale che tanto reputavamo necessario.

Ecco allora che ci inventammo la stagione dei "fuori stagione", che iniziava in autunno e termnava alle soglie dell'estate successiva, sempre alla ricerca di bivacchi anche sepolti nella neve o di malghe e casere addormentate. Fu la stagione delle coperte gelate e ammuffite tra le quali consumare relazioni timide e incomplete, spesso in forzata ma pudìca promiscuità, silenziosamente ma intensamente magari alla luce di torce elettriche accese sotto le coperte nella buia stanza per non "disturbare " gli altri (probabilmente intenti ad operazioni analoghe). Cose private di cui nessuno parlava ma che restavano sempre implicite e sottintese.

E per preparare degnamente il tanto atteso coronamento notturno, ecco alla sera la sontuosa cena arricchita con ogni prelibatezza, faticosamente someggiata negli zaini militari dall'inverosimile deformità; feste di capodanno o di compleanno con torta portata in equilibrio in mano perché non si spiaccicasse nello zaino, rischiando però ben di più a causa di una tecnica imparaticcia e approssimativa su sci stravecchi che raspavano pericolosamente la mulattiera ghiacciata.

E poi le solite chitarre che non mancavano mai, perché la necessità del sublime passava anche attraverso le canzoni di Guccini, o di Bertoli, o di De André, o anche di Mogol-Battisti. E l'atmosfera satura di fumo, e l'ipnosi del fuoco acceso davanti al quale si doveva stare come al girarrosto, un po' di faccia e un po' di schiena per non gelare sul lato oscuro. E ai bagliori di quel fuoco c'era la mia lei del momento che m'illudevo potesse essere la lei per sempre; com'era bella e desiderabile con le guance arrossate da quella fiamma, com'era intimamente, completamente e definitivamente mia.

E la mattina successiva ecco il duro momento della difficile levata, con un cerchio alla testa e le borse sotto occhi che non avevo chiuso se non per pochi sfiniti minuti.



Rivista oggi tutta questa roba mi sa di arcadia perduta e, potenza della memoria che ripulisce e rende cristallina ogni cosa del passato, mi fa nostalgia e ingroppa la gola, qualcosa che chi non ha provato tutto ciò non può certamente capire.
Prendetela come la testimonianza del solito anziano ostaggio di un proprio incomprensibile passato.
Ultima modifica di Falco5x il dom nov 28, 2010 12:19 pm, modificato 1 volta in totale.
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Messaggioda crodaiolo » dom nov 28, 2010 12:10 pm

Grazie Falco, bello scritto.
Un unico appunto: io sarò ancor più all'antica... ma la "promisquità" :roll:
per quanto pudica, è cosa da evitare :wink:
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Messaggioda Falco5x » dom nov 28, 2010 12:21 pm

crodaiolo ha scritto:Grazie Falco, bello scritto.
Un unico appunto: io sarò ancor più all'antica... ma la "promisquità" :roll:
per quanto pudica, è cosa da evitare :wink:

'azz... grazie infinite, hai ragione m'era sfuggita... l'ho corretta... ssssssh... che ne va di mezzo la mia reputazione di leterato...
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Messaggioda crodaiolo » dom nov 28, 2010 12:31 pm

non c'è di che... anzi, perdona la mia pedanteria
è che ho appena finito di ripetere per l'ennesima volta a mio figlio
"Rileggi, rileggi... e ancora RILEGGI prima di dire - Fatto! - "
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Messaggioda Roberto » dom nov 28, 2010 12:39 pm

Maledetto Falco, mi hai fatto del male con questo topic 8)
Il fatto è che essere giovani è una figata pazzesca e non esserlo più non è altrettanto figo, quindi tutto quello che è stato, per noi reduci, sembra perduto e irripetibile.
Molto probabilmente i giovani di oggi non sanno a pieno gustare la vita come facevamo noi, ma ho l' impressione che i nostri padri avrebbero potuto dire altrettanto nei nostri confronti.
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Messaggioda giorgiolx » dom nov 28, 2010 12:44 pm

Roberto ha scritto:Molto probabilmente i giovani di oggi non sanno a pieno gustare la vita come facevamo noi, ma ho l' impressione che i nostri padri avrebbero potuto dire altrettanto nei nostri confronti.


questa è una frase da preti :twisted:
vado a uccidere il frigorifero che mi sta fissando

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Messaggioda crodaiolo » dom nov 28, 2010 12:45 pm

promiscuità del freddo...

Forse ci consolava far l' amore, ma precari in quel senso si era già
un buco da un amico, un letto a ore su cui passava tutta la città.
L'amore fatto alla "boia d' un Giuda" e al freddo in quella stanza di altri e spoglia:
vederti o non vederti tutta nuda era un fatto di clima e non di voglia!


da: Eskimo, F.Guccini
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Messaggioda Roberto » dom nov 28, 2010 12:52 pm

giorgiolx ha scritto:
Roberto ha scritto:Molto probabilmente i giovani di oggi non sanno a pieno gustare la vita come facevamo noi, ma ho l' impressione che i nostri padri avrebbero potuto dire altrettanto nei nostri confronti.


questa è una frase da preti :twisted:
Ti perdono figliuolo, tu non sai cosa dici e quindi dio sarà clemente con te.
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Messaggioda Falco5x » dom nov 28, 2010 12:58 pm

Roberto ha scritto:Maledetto Falco, mi hai fatto del male con questo topic 8)
Il fatto è che essere giovani è una figata pazzesca e non esserlo più non è altrettanto figo....

C'è una cosa che in altre parti del mondo chiamano saudade, una cosa intraducibile che somiglia tanto a un certo nostro sentre.
Poeti come Vinicius De Moraes ci hanno costruito la loro poetica.
Consoliamoci così. :cry:
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Messaggioda crodaiolo » dom nov 28, 2010 13:10 pm

Falco5x ha scritto:
Roberto ha scritto:Maledetto Falco, mi hai fatto del male con questo topic 8)
Il fatto è che essere giovani è una figata pazzesca e non esserlo più non è altrettanto figo....

C'è una cosa che in altre parti del mondo chiamano saudade, una cosa intraducibile che somiglia tanto a un certo nostro sentire.
Poeti come Vinicius De Moraes ci hanno costruito la loro poetica.
Consoliamoci così. :cry:

...Un termine intraducibile che descrive una nostalgia lieve, venata di malinconia ma tenera e mai radicalmente triste. :smt050
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Messaggioda il Duca » dom nov 28, 2010 13:15 pm

Bello scritto Falco.

Ma anche tra i giovani c'è chi ancora desidera così.
http://www.respirodelvento.blogspot.com

RACCONTI DI GHIACCIO E ROCCIA

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Messaggioda Roberto » dom nov 28, 2010 13:31 pm

Falco5x ha scritto:
Roberto ha scritto:Maledetto Falco, mi hai fatto del male con questo topic 8)
Il fatto è che essere giovani è una figata pazzesca e non esserlo più non è altrettanto figo....

C'è una cosa che in altre parti del mondo chiamano saudade, una cosa intraducibile che somiglia tanto a un certo nostro sentre.
Poeti come Vinicius De Moraes ci hanno costruito la loro poetica.
Consoliamoci così. :cry:
E' che siamo troppo sensibili, dovremmo essere superficiali e godere di quello che abbiamo al momento, che è sempre tanto, senza stare li a riflettere su cosa è stato, cosa sarebbe stato, cosa eravamo.
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Messaggioda n!z4th » dom nov 28, 2010 14:29 pm

Il forum non è più lo stesso da quando agli anziani è presa la malinconia.
Prima la cacca, ora le ammucchiate. Che sarà la prossima?
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Messaggioda Falco5x » dom nov 28, 2010 15:54 pm

Sul tema oggetto del presente topic non tutto però è nostalgia, c?è anche qualcosa di divertente da raccontare.


Io ho da sempre un amico che si chiama Paolo, con il quale per molti anni ho condiviso gran parte della montagna che conosco.

Passata l?epoca giovanile ci sono rimasti attaccati addosso a tutt?e due alcuni postumi, quali ad esempio un paio di mogli e tanta voglia di evasione. Ma per riguardo alle prime, la seconda si è concretizzata prevalentemente sotto l?innocua veste di innumerevoli onanismi verbali che ci siamo scambiati vicendevolmente nel corso delle nostre escursioni montane successive.

C?è da premettere che il buon Paolo è un affabulatore visionario instancabile, vero primatista mondiale della costruzione onirica e verbale, uno che dall?inizio alla fine dell?escursione non smette mai di costruire e distruggere scenari del possibile, sempre alla ricerca dell??avventura perfetta" che possa cogliere il maggior consenso da parte del suo compagno di escursione, complice una capacità polmonare sovradimensionata. E di solito la sua liturgia narrativa comincia appena viene aggredito il primo pendio per quanto ripido esso possa essere. E se il gruppo è numeroso non è un problema, la liturgia può prevedere anche il coinvolgimento di più ascoltatori.

Già una ventina di anni fa, l?epoca cioè alla quale questo racconto si riferisce, uno dei temi che maggiormente ricorrevano nella narrativa fantastica paolina era quello del ?pensa se arrivati al bivacco trovassimo...?. Il possibile vagheggiato oggetto del desiderio di solito consisteva in un manipolo di giovani e spigliate fanciulle, ciascuna dotata di caratteristiche fisiche peculiari particolarmente apprezzabili da parte di bavosi nostri pari, qualità che l'uditore veniva invitato a enumerare minuziosamente tra un ansito e l'altro (fiato corto in salita, non libidine). Normalmente la storia prevedeva che il nostro gruppo fosse costretto da circostanze atmosferiche ruffiane a passare la notte nel suddetto bivacco in loro compagnia, con quel che segue. Come in un libro-game, il racconto a volte contemplava diverse possibilità, su una delle quali l'ascoltatore era pregato di esprimere un rantolo di preferenza. Le opzioni più elaborate di solito prevedevano che il riottoso venisse sedotto suo malgrado da una delle intraprendenti bambine, o addirittura, e ancor più scaltramente, che entrambi gli ignari, maschio e femmina, venissero coinvolti incolpevoli in frangenti fortuiti e galeotti, che però nessuno dei due aveva il potere di contrastare.

Ebbene, come in una fiction di modesta fattura un bel giorno accadde che il Destino, stanco di doversi sciroppare le solite verbose fantasticherie sempre uguali nella sostanza, decise di scodellarci a sorpresa la situazione ipotizzata in carne e ossa. Il fatto accadde in un giorno di novembre nei primi anni '90.

Come in una rimpatriata tra le più classiche, quel giorno in aggiunta a noi due partecipavano all?escursione anche altri reduci dalle Alte Vie di vent?anni prima, tra cui il saggio Sandro (lo stesso della cacca in Val Venegia, vedi topic apposito).

Giunti in vista della nostra meta, rimanemmo stupefatti nel notare due giovani ninfe graziose e solitarie che bighellonavano tranquillamente sullo spiazzo antistante il bivacco. Quando queste ci videro non fuggirono, ma anzi ci salutarono graziosamente, fingendo di non aver notato le nostre lingue pendule e gocciolanti, l'arcuata forma delle nostre corte zampe e le caprine pelurie intrise che ci imbiancavano il ventre e il mento. Instaurammo subito una confidenza insperata, con risate e più o meno malcelati ammiccamenti tra noialtri che ben sapevamo quale gaio destino tocca solitamente alle fortunate frequentatrici dei ricoveri montani nella tradizione orale paolina.

Quando venne il momento di ripartire decidemmo di scendere tutti insieme, e giunti a fondo valle decidemmo di concederci qualche bel giro di bevute all'osteria, dove si rise e si scherzò fino a tardo pomeriggio. La sera stava calando e i toni si andavano smorzando, poiché risultava ormai impellente la necessità, dopo tanti rilanci, di imprimere una svolta decisiva a tutta la vicenda, indirizzandola verso l'epilogo. Ma un conto è inventarsi qualche sogno ridanciano, altra e ben diversa difficoltà comporta l?agire, per cui al momento del dunque provammo un sensibile attimo di smarrimento.

A questo punto però ecco la mossa geniale, che ancora una volta confermò, se mai ce ne fosse stato bisogno, come Sandro non indegnamente ricoprisse da sempre il ruolo di indiscusso decano del gruppo. Estratto il portafoglio, egli ne cavò fuori ben due fotografie delle sorridenti frugolette che lo attendevano a casa, in perfetto stile ?torna, papà, pensa a noi?. Un'ondata di commozione percorse tutti, e subito cominciammo ad abbracciarci con gli occhi lustri, e a rallegrarci l'un l'altro, perché alla fine i buoni sentimenti la spuntano sempre. Perché non eravamo cattivi, in fondo; ognuno di noi, dopo tutto, dietro la propria cinica maschera da uomo vissuto serbava un dolce segreto, potendo ciascuno ben vantare dei figli ancora in tenera età, e, perché no?, anche delle legittime spose, madri dei medesimi. Così tra abbracci e casti baci soffiati sulla punta delle dita, e sussurrati arrivederci ci separammo dalle due fanciulle, ognuno diretto verso il proprio focolare che attendeva sempre acceso il ritorno di un babbo lontano.

A questo punto la storia potrebbe anche venire interrotta qui, tra queste pure lacrime di commozione, ma tuttavia è necessario, per completezza, raccontare tutto fino in fondo. Mentre guidavo la macchina durante il viaggio di ritorno notai che Paolo, con il quale mi trovai da solo a condividere il tragitto, aveva valicato la frontiera del concreto e la sua mente si librava alta lungo le aeree e ignote rotte dello spirito. Quando aprì bocca volle sapere la mia opinione riguardo al quesito di fondo attorno al quale quella strana giornata si era alla fine coagulata, e cioè se, avendoci voluto mettere un po' di impegno supplementare, alla fine almeno una delle due ?ci sarebbe stata? davvero. Cercai di rassicurarlo in proposito, ammettendo la verosimiglianza di tale ipotesi.

La sua favella, allora, riprese il consueto vigore ed egli, dando nuovamente la stura alle ben note facoltà inventive, attaccò qualcosa del genere: ?Senti, ti propongo questo scenario: immagina che avessimo deciso magari per una pizza, e che poi le avessimo accompagnate a casa; e immagina che proprio lì un paio di noi si fossero trovati nell'impossibilità di ripartire subito (guasto meccanico? malessere temporaneo? nebbia fittissima?), e che telefonando a casa nostra per avvertire avessimo percepito parole molto comprensive all'altro capo dalla linea, e... ?.

E la storia, fatalmente, ricominciò daccapo.
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Messaggioda grizzly » dom nov 28, 2010 16:52 pm

Mizzega se piove... 8O ... :roll: ... :lol:
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Messaggioda ciocco » dom nov 28, 2010 20:02 pm

n!z4th ha scritto:Il forum non è più lo stesso da quando agli anziani è presa la malinconia.
Prima la cacca, ora le ammucchiate. Che sarà la prossima?


Le canne sessantottine?
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Messaggioda ciocco » dom nov 28, 2010 20:17 pm

Roberto ha scritto:
Roberto ha scritto:Maledetto Falco, mi hai fatto del male con questo topic 8)
Il fatto è che essere giovani è una figata pazzesca e non esserlo più non è altrettanto figo....

E' che siamo troppo sensibili, dovremmo essere superficiali e godere di quello che abbiamo al momento, che è sempre tanto, senza stare li a riflettere su cosa è stato, cosa sarebbe stato, cosa eravamo.


Proprio in questi giorni sono anch'io alle prese con una velata malinconia, col rammarico di essermi sorpreso all'improvviso ad avere già 40 anni (41 per l'esattezza...), a pensare a cose che ho fatto 20 anni fa o più.
I soliti bilanci che si fanno periodicamente, ci si volta indietro dicendosi che, avendone l'opportunità, forse si farebbero scelte diverse.
Ma poi lo so che indietro non si torna, si può solo andare avanti e quel che è stato è stato e poi checcazzo, a 40 anni si hanno ancora un sacco di possibilità davanti (ma anche a 50, 60 e oltre!) e allora mi dico e mi convinco che l'unica strada da percorrere è vivere gli anni che si anno al meglio delle proprie possibilità, serenamente, guardando al passato con affetto e gratitudine perchè è grazie ad esso se oggi siamo quel che siamo.

...o no??

:roll:
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Re: Sex and the mountain

Messaggioda stil novo » dom nov 28, 2010 23:22 pm

se i giovani oggi davvero fossero in grado di arginare i danni che ha fatto il cattolicesimo all'Europa dalla Controriforma ad oggi sarebbe una buona notizia.

ma le nuove generazioni a me paiono invece terribilmente bigotte.

punti di vista.
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Messaggioda andrearagorn » lun nov 29, 2010 0:47 am

giorgiolx ha scritto:
Roberto ha scritto:Molto probabilmente i giovani di oggi non sanno a pieno gustare la vita come facevamo noi, ma ho l' impressione che i nostri padri avrebbero potuto dire altrettanto nei nostri confronti.


questa è una frase da preti :twisted:


No no... questa credo sia proprio la realtà... noi giovani davvero reputiamo scontate tante cose che tempo fa non lo erano: stava in questo il trucco per assaporare ciò che di più gustoso la vita regalava.
Sursum Corda!

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Messaggioda stil novo » lun nov 29, 2010 0:51 am

insomma.

si stava meglio quando si stava peggio.
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