16 gennaio 1969: Jan Palach

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16 gennaio 1969: Jan Palach

Messaggioda Roberto » ven gen 16, 2009 14:46 pm

"Poiché i nostri popoli sono sull'orlo della disperazione e della rassegnazione, abbiamo deciso di esprimere la nostra protesta e di scuotere la coscienza del popolo. Il nostro gruppo è costituito da volontari, pronti a bruciarsi per la nostra causa. Poiché ho avuto l'onore di estrarre il numero 1, è mio diritto scrivere la prima lettera ed essere la prima torcia umana. Noi esigiamo l'abolizione della censura e la proibizione di Zparvy (il giornale delle forze d'occupazione sovietiche). Se le nostre richieste non saranno esaudite entro cinque giorni, il 21 gennaio 1969, e se il nostro popolo non darà un sostegno sufficiente a quelle richieste, con uno sciopero generale e illimitato, una nuova torcia s'infiammerà."

Jan Palach, 16/1/1969




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Messaggioda Vigorone » ven gen 16, 2009 17:59 pm

Grazie roberto.

Ricordo ancora quando, quasi vent'anni fa, a Praga andai sul luogo in cui lui e gli altri martiri si diedero fuoco.

C'erano centinaia di candeline accese, ed uno strato di cera di mezzo metro ricopriva il suolo.

Fu un'emozione incredibile.
Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga
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Messaggioda Roberto » ven gen 16, 2009 19:35 pm

Facevo il liceo artistico e il giorno dopo facemmo un corteo lungo la via Cristoforo Colombo, a Roma. Ricordo che fu una "manifestazione" particolare, senza slogan, in silenzio e che la gente ci guardava stupita, senza capire.
Infatti in Italia pochi capirono e meno di tutti capì la sinistra, in modo specifico il PC, che accusò di anticomunismo Jan e i ragazzi che lo seguirono i giorni seguenti sulla stessa strada del martirio.
Eppure noi eravamo tutti di sinistra, di quella incazzata però, che non aveva nulla a che spartire con l' URSS.
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Messaggioda arteriolupin » ven gen 16, 2009 19:40 pm

A Praga mi sono trovato varie volte, quando ancora esisteva la Cecoslovacchia ed il blocco sovietico non era imploso in sé stesso.

Ricordo perfettamente la repressione, continua, di ogni forma di ricordo della figura di Jan Palach...
Non appena qualcuno andava ad accendere un lume a Vaclavske Namesti, Pizza Venceslao, davanti al Museo Nazionale, arrivavano i soldati che ripulivano e cacciavano, multavano, a volte arrestavano.
Eppure... E parlo dell'85 e dell'86... Quei lumini c'erano sempre...

Ricordo ancora i giovani dell'epoca, più o meno cresciuti col mito di Charta 77, che citavano a memoria, pur non conoscendo l'italiano, i versi di Primavera di Praga di Guccini...

Ricordo un drammaturgo, poi diventato Presidente della Repubblica Ceca, regolarmente perseguitato dalla Polizia, che girava, con un eskimo sgualcito, assieme agli studenti occidentali, insegnado loro i trucchi per riuscire a lasciare un ricordo o un simbolo a memoria di Jan Palach...

Ricordo ancora, oltre al pellegrinaggio costante dei giovani e dei meno giovani, i modi per fermarsi a riflettere sul luogo del "fatto"...
Ci si fermava, come per fumare una sigaretta, o per aspettare una persona... Durava poco, ma era l'unico sistema per fermarsi proprio lì...

Chi si fermava veniva subito redarguito da solerti poliziotti.. Che, alla fin fine, avrebbero voluto, forse, accendere anche loro un lume a memoria di quel martire della libertà.

Ricordo ancora Dubcek, che, dopo la Primavera di Praga, era stato mandato a fare il guardiaparco al Parco di Bratislava...

Raggiuntolo, non senza fatica, si era preoccupato di chiederci di non correre rischi, che non stava bene farsi vedere con lui...

Un'altra vittima della libertà, l'uomo che aveva creduto nel Socialismo dal volto umano e che aveva osato sfidare apertamente il gigante sovietico.

Ricordiamo anche lui, stranamente morto in un incidente stradale poco dopo esser diventato Presidente della repubblica Slovacca....
Sarebbe stato ancora scomodo, il povero Dubcek...

Luoghi che negli anni 80 sembravano così distanti, eppur così vicini a noi, parte focale della cultura europea.

Grzie per aver ricordato Jan Palach...

Assieme a lui, però ricordiamo anche tutte quelle persone che, nello stesso periodo, hanno cessato di vivere nell'assoluto silenzio dell'informazione... Di Palach, almeno, abbiamo saputo qualcosa...
Di molti altri, si sta conoscendo la vera storia della loro vita soltanto ora...

Buone Montagne e ancora un pensiero a chi crede nella libertà
Ultima modifica di arteriolupin il dom gen 18, 2009 20:43 pm, modificato 1 volta in totale.
...Se tuti i bechi gavesse un lampion... Gesummaria che iluminasiòn!

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Messaggioda bertoldik65 » sab gen 17, 2009 13:34 pm

in quel periodo era segretario del PCI Luigi Longo che non gradiva particolarmente i metodi stalinisti, anzi mi sembra sostenesse Dubcek e la primavera di Praga, quindi non gradito al PCUS e di conseguenza a gran parte della line politica del PCI di allora.

Bravo Roberto, tracce di storia che è bene ricordare

mi associo ad arterio per le montagne e la libertà
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Messaggioda genk » dom gen 18, 2009 20:27 pm

ammetto la mia ingoranza, non avevo mai sentito parlare di tutto ciò.
certo bisogna avere ideali ben fissi in testa, ed essere delle grandi persone per fare certi gesti...

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Messaggioda crodaiolo » dom gen 25, 2009 4:00 am

arteriolupin ha scritto:... Non appena qualcuno andava ad accendere un lume a Vaclavske Namesti, Piazza Venceslao, davanti al Museo Nazionale, arrivavano i soldati che ripulivano e cacciavano, multavano, a volte arrestavano.
Eppure... E parlo dell'85 e dell'86... Quei lumini c'erano sempre...

Ricordo ancora, oltre al pellegrinaggio costante dei giovani e dei meno giovani, i modi per fermarsi a riflettere sul luogo del "fatto"...
Ci si fermava, come per fumare una sigaretta, o per aspettare una persona... Durava poco, ma era l'unico sistema per fermarsi proprio lì...


Praga, 40 anni ed una settimana dopo:
il tempo vola, come le auto che sfrecciano nella "piazza" sotto la statua del santo protettore.

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Pochi metri alle sue spalle corone di fiori quasi occultano la targa posta a ricordo :
i lumini son sempre lì, ma...
ben più illuminante è la presenza di un Mac Donald al di là della strada.

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Un passante si ferma e volge un pensiero;
poi un turista, e al passo coi tempi... il rito si consuma.

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