Non sono sempre d'accordo con gli interventi di Grillo, ma questo lo condivido proprio: va esattamente al nocciolo del problema con molta efficacia. Per questo lo divulgo quì
Beppe Grillo ha scritto:IL TABU' DELLA MOBILITA'
<http://www.beppegrillo.it/2007/02/mobilita_e_tabu.html>
Il tabù della mobilità. Chi non si muove è contro il progresso,
un antimodernista. Uno che non ha voglia di lavorare, di divertirsi, di
socializzare. Mussolini ha fatto scuola, da "Chi si ferma è
perduto" a "Chi non si sposta è un no global". Sempre di
fascismo si tratta. Chi ha mai detto che una persona al mattino debba
spostarsi di cinquanta chilometri per lavorare? O il fine settimana
fuggire dalla sua abitazione cittadina percorrendo centinaia di
chilometri?
Il tabù non è messo in discussione da nessuno. Non dalla politica.
Non dall'economia. Non dalle persone drogate di pubblicità di
automobili. Che corrono sempre in spazi liberi, vuoti come deserti,
limpidi come un cielo di primavera. Il petrolio è la vela di una
barca che si distende, un liquido leggero, verde o azzurro, bello da
vedere, buono da respirare.
Nelle prime sedici società del mondo
<http://www.forbes.com/lists/2006/18/06f2k_The-Forbes-2000_Rank.html>
ci sono ben cinque società petrolifere: Exxon, Shell, BP, Total e
Chevron. Insieme hanno un fatturato annuo di MILLEDUECENTOQUATTORDICI
MILIARDI di dollari. Miliardi imbattibili nel creare il tabù della
mobilità. Tra le prime dieci società oltre ai petrolieri, che va
ricordato, rivendono un bene naturale guadagnando cifre folli, ci sono
quasi solo banche e assicurazioni. Citigroup, Bank of America, America
International Group, HSBC, JPMorgan, UBS. Con questo gruppo al comando
abbiamo la certezza dell'estinzione del pianeta. Finché decidono
loro dovremo spostarci in macchina e non in bici. Usare l'aereo e
non il telelavoro. Uscire dalle città invece di viverle. E'
inutile parlare di riduzione delle emissioni, di macchine meno
inquinanti. Il problema si risolve solo eliminando la mobilità ogni
volta che non è necessaria. Quindi, quasi sempre. Spostarsi deve
essere una scelta. Le organizzazioni devono diventare distribuite,
decentrarsi sul territorio. E' del tutto idiota portare milioni di
persone nelle città quando con la Rete si può lavorare da casa o
da un ufficio vicino a casa. Bisogna incominciare a odiare le macchine.
Sono un feticcio, un tabù del secolo scorso.