Un sistema tenuto nascosto anche agli ispettori del Garante della Privacy, che nello scorso maggio hanno sottoposto a verifica la rete aziendale, e oggetto adesso di un'inchiesta interna condotta dall'auditing della Telecom, i cui risultati -scrive il settimanale- saranno consegnati dall'azienda alla procura di Milano. Perche', stando alle conclusioni dell'inchiesta interna, era possibile accedere a Radar senza lasciare traccia: si potevano stampare tabulati con il traffico dei telefonini e i dati sulle cellule a cui erano agganciati, e quindi sui movimenti degli utenti, senza che rimanessero informazioni. Non era possibile conoscere chi avesse compiuto l'intrusione e quando.
Da qui il forte sospetto che questa struttura possa avere alimentato il mercato dei tabulati telefonici e le operazioni sporche di 007 privati o di Stato. ''L'Espresso'' nel numero in edicola domani rivela che questo buco nero nella rete aziendale era composto da cinque super calcolatori che contenevano oltre 3 miliardi di schede sulle chiamate. Radar, secondo il rapporto dell'auditing interno, era connesso anche a dei software di analisi investigativa, gli stessi usati dalla Cia, che permettevano di elaborare i dati telefonici per ottenere un profilo della vita dell'utente.
La questione è stata oggetto lunedì 12 di una riunione del comitato di controllo interno di Telecom, composto da Guido Ferrarini, Domenico De Sole, Francesco Denozza e Marco Onado, al quale sono state sottoposte le conclusioni dell'auditing su Radar. Il vertice si è chiuso con la decisione di presentare una denuncia alla magistratura e adempiere alle disposizioni del Garante, che ha ordinato di rendere più rigorosa la gestione dei dati entro 120 giorni. Adesso bisognerà vedere le conclusioni dei pm di Milano, che conducono un'indagine per associazione per delinquere finalizzata alla rivelazioni di notizie riservate.
(Adnkronos, via Dagospia)

