
La storia del tentativo di coniugare finanza rossa e politica.
Il riflesso condizionato dell?establishment, il ricorso allo straniero, la reazione della grande editoria, la marginalizzazione della Banca d?Italia, l?intervento della magistratura, le alleanze criminalizzate. Perché Consorte dovrà tornare a Bologna
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Roma. Tutto comincia da una normale operazione di espansione finanziaria. Gli azionisti di riferimento stranieri di due medie banche italiane decidono di allargarsi. E nel marzo scorso avanzano le loro proposte al mercato. Bbva, il Banco di Bilbao Vyczaia Argentaria fa un?Opas, offerta pubblica di acquisto e scambio, sulla Banca nazionale del lavoro; l?AbnAmro, dodicesima banca europea, con forti radicamenti di potere che partono dall?Olanda, fa un?offerta pubblica d?acquisto su Antonveneta. Il dominus degli equilibri bancari, il governatore della Banca d?Italia Antonio Fazio, il quale persegue legittimamente un suo disegno di riassetto del sistema creditizio in Italia, non vede di buon occhio questa espansione straniera anche perché non crede nell?Europa, e siccome ritiene che l?euro abbia scatenato una durissima competizione tra i sistemi paese, pensa che ogni sistema industriale nazionale debba poter contare su banche nazionali amiche.
Per organizzare la sua difesa cerca alleati dove ne trova. Riesce alla fine a mettere insieme una congregazione di interessi diversi che condividono un obiettivo: cambiare gli equilibri economico-finanziari italiani. E? un partito trasversale, un fritto misto, un tuttifrutti: immobiliaristi, finanzieri d?assalto che scalarono Telecom a suo tempo e che si sentono cavalli di Troia, banchieri di provincia con un tratto alla Bel Ami, il capo dei commercianti italiani che è amico di un bravo giovane intraprendente e gli compra per cinque volte il valore di partenza un immobile ai Parioli; infine un ingegnere di Chieti, già comunista e attualmente diessino, che è diventato un bravo assicuratore. Si chiama Giovanni Consorte. In mancanza di altri pretendenti ? perché l?ingegner Francesco Gaetano Caltagirone azionista di spicco di Bnl non se la sente di guidare il sì di massa all?offerta di Opas del Bilbao e di costituire una cordata italiana che diventerebbe il primo azionista della banca spagnola e perché la Banca popolare di Verona e Novara non si accorda con gli azionisti di Bnl per un centesimo ? l?ingegner Giovanni Consorte si fa avanti. La sua piccola ma ordinata società assicuratrice, Unipol, che al tempo della lunga e onorata carriera di collateralismo aveva fornito i servizi di Rc auto ai compagni di tutta Italia, successivamente messa in linea con i criteri contabili della modernità, adesso si candida a comprare la Bnl. Unipol, controllata dalle cooperative rosse, è alleata del gruppo di potere (a cominciare dalla Hopa di Chicco Gnutti) che sta cercando di mettere le mani su Antonveneta e di attaccare il Corriere della Sera.
Ma è proprio questo il punto cruciale su cui lo scontro per il potere bancario si allarga e diventa una trappola. Quando Stefano Ricucci ? forte di una linea di credito che arriva da Deutsche Bank, le cui attività italiane sono guidate da un uomo vicino a Massimo D?Alema, del denaro ottenuto cedendo alle banche amiche di Consorte la sua quota in Bnl e in attesa del denaro che arriverà dalla cessione della sua quota Antonveneta ? comincia a rastrellare azioni Rcs, si presenta uno scenario difficile da decifrare nel dettaglio, ma abbastanza chiaro nel suo complesso. Tutti coloro che per decenni sono stati esclusi dal sistema di potere economico Milanocentrico, e cioè i grandi partiti di massa e gli imprenditori outsider, sostengono il tentativo di forzare il patto di sindacato Rcs. D?Alema, che non parla con il Corriere, dice in un?intervista al Sole 24 Ore che gli immobiliaristi sono linfa nuova e ricorda che Gnutti (uno dei capitani coraggiosi della eroica scalata Telecom del compagno ragionier Roberto Colaninno) è lui stesso un nuovo arrivato piuttosto buono, visto che è un socio importante della Telecom di Marco Tronchetti Provera, gamba fondamentale del patto di sindacato Rcs. E sempre D?Alema convince Fassino dell?opportunità di sostenere la legittimità dei nuovi protagonisti della finanza. A un certo punto la strategia di accerchiamento degli attaccanti sembra destinata ad andare in porto. Il 28 aprile il Tribunale amministrativo del Lazio respinge il ricorso di AbnAmro contro il provvedimento della Banca d?Italia che autorizza la Banca popolare di Lodi a salire fino al 29,9 per cento in Antonveneta. Il primo luglio Stefano Ricucci annuncia di essere al 20 per cento di Rcs, il 18 luglio il cosiddetto contropatto formato dagli alleati di Caltagirone, contrapposto al patto di sindacato Generali-Della Valle-Bbva, cede le sue quote in Bnl agli amici di Consorte.
Ma la controffensiva è già scattata. Singoli pezzi del potere costituito, poteri neutri come la Consob (e la Commissione di Bruxelles, in parte sollecitata dal forte sistema lobbistico degli olandesi di AbnAmro), il potere dell?informazione, schegge di potere giudiziario stanno intervenendo per contrastare il tentativo di reshuffle. E? come un riflesso condizionato. Il 26 luglio sul Giornale di Paolo Berlusconi esce un articolo di Gianluigi Nuzzi che contiene il testo di alcune intercettazioni telefoniche: Gianpiero Fiorani (l?amministratore delegato della Banca Popolare di Lodi poi Popolare Italiana) che vorrebbe dare un bacio in fronte al governatore Fazio. Il giorno dopo il Corriere della Sera pubblica ampi stralci dei verbali in cui si accenna anche a Unipol: ?Manca solo Consorte?, recita il mattinale riportato. Basta avere pazienza. L?11 agosto il compagno Consorte fa il suo esordio, al telefono con Francesco Frasca, capo della vigilanza di Banca d?Italia. Il 13 agosto nuova roncolata di intercettazioni da cui risulterebbe che Consorte è in relazione con alcuni politici. Tutti smentiscono, non Piero Fassino: come potrebbe?
Monta l?operazione contro i Ds dentro il centrosinistra. L?uomo più vicino a Romano Prodi, Arturo Parisi, rilascia una tempestiva intervista al Corriere della Sera il 5 di agosto, paventando il ritorno della questione morale. Si crea un asse formidabile, super-efficiente, politicamente avvertito e con moltissimo uso di mondo: Corriere della Sera (cioè istinto politico di Paolo Mieli + Luca di Montezemolo, Piergaetano Marchetti, Gabriele Galateri e altri pezzi sparsi di patto Rcs) + Margherita + banche assediate contro i diesse (D?Alema in testa), contro Fazio e solo in subordine contro Silvio Berlusconi, il quale a queste avventure è allenato e con il sistema del potere costituito dopotutto sta quasi imparando a convivere: il presidente del Consiglio viene tirato in ballo per il coinvolgimento di Ubaldo Livolsi, banchiere d?affari molto vicino al Cav., nella questione Rcs, ma se ne sgancia presto, l?istinto gli suggerisce che questa storia è un pericolo.
Viviamo di onorabilità
Alla fine delll?estate è evidente che la partita comincia a prendere un?altra piega. A ottobre si chiude il round Antonveneta vinto dagli olandesi di AbnAmro. Restano in piedi le incertezze sulla questione Unipol, agevolate anche da un elemento fattuale: la compagnia assicurativa è troppo piccola per acquisire Bnl, rischia di portarsi dietro un indebitamento eccessivo. Ma non è a questo che pensa Marco Travaglio sul numero di ottobre di MicroMega, che pubblica un?inchiesta a quattro mani con Gianni Barbacetto. Il moralismo molto informato di Travaglio, armato a suo tempo per denunciare craxismi e berlusconismi, oggi si abbatte sul poker d?assi Fiorani-Gnutti-Ricucci-Consorte e sull?eccesso di telefonate tra i leader diessini e gli uomini di finanza. E? una nemesi. Massimo D?Alema fallisce dove anche Bettino Craxi fallì: sommuovere il sistema del potere economico.
Al setacccio della stampa finiscono anche i vertici di Unipol, Giovanni Consorte e Ivano Sacchetti, circa i legami con Fiorani e i conti personali aperti presso la Popolare di Lodi e i movimenti sui medesimi tra il 2001 e il 2005. Sul Sole 24 Ore di due giorni fa, Claudio Gatti colpisce durissimo. Chiede conto a Consorte di operazioni di trading su azioni e derivati transitate su un suo conto. Il Corriere ieri ha riferito che a seguito dell?articolo di Gatti e dei ?presunti arricchimenti personali? adombrati, il popolo cooperativo ? lontano dalle stock-options e da altre diavolerie retributive ? vuole dei chiarimenti, perché ?viviamo di onorabilità?. Come l?onore perduto dei socialisti.
Così oggi, intorno alla notizia di Giovani Consorte e Ivano Sacchetti indagati, e con loro Unipol come società, si ritrovano tutti insieme pezzi di potere ? (Carlo De Benedetti e Repubblica avversari di Prodi), i grandi giornali del nord, e poi magistrati amici e le lobbies che lavorano dentro l?amministrazione pubblica, una parte dell?opposizione che si lecca i baffi nella speranze di macerie diessine da saccheggiare e anche pezzi di maggioranza, forse pure il ministro dell?economia Giulio Tremonti. Tutti insieme, costoro, i quali pur divisi tra loro sanno come si fa a sostenere una classe dirigente economica che da sola semplicemente non ce la fa più a esistere.
