Dico la mia sulla ratifica della costituzione europea su cui sta per esprimersi la Francia attraverso una consultazione popolare.
Ho sempre creduto nell'Europa Unita, per il suo impatto geo-politico, economico e sociale. Questa convinzione si è rafforzata nel tempo, specie osservando le miserie della situazione italiana degli anni novanta e l'incapacità nazionale di un colpo di reni per uscirne, tanto da credere (giustamente) che solo la ns. entrata da subito nell'area Euro ci avrebbe salvato.
Ora quello spirito ideale che aveva mosso i Padri della EU dopo la IInd WW credo che sia stato tradito, a favore di un liberismo che sta creando malumori in tutti gli Stati che si stanno amplificando per:
- le direttive economiche che favoriscono i gruppi di pressione e le concetrazioni di potere;
- l'entrata dei paesi dell'EST, che favoriscono il fenomeno della "cinesizzazione" dei territori.
L'Italia è un ormai un "nano" mondiale che davanti alle apocalitiche trasformazioni a cui stiamo assistendo è priva di leve e risorse per il cambiamento.
- manca una classe dirigente imprenditoriale che pensi a costruire per il futuro e non esclusivamente alla finanza e che sia capace di confrontarsi in una vera competizione;
- manca un mercato concorrenziale se per 50 anni le industrie hanno vissuto sul blocco delle importazioni, su settori regolati dalle tariffe, sul monopolio, ecc..
- manca un sistema scolastico degno di questo nome capace di rinnovare le competenze;
- manca una coscienza sindacale in grado di comprendere le mutazioni economiche, mentre resta da decenni ancorata al concetto della conservazione quando interi settori produttivi italiani sono destinati a morire per asfissia xkè troppo maturi;
- manca una classe politica che sia il faro nei momenti difficili, che possa assumere provvedimenti scomodi e minimizzare gli impatti sociali dei cambiamenti nei processi economici.
Se questi fondamentali sono assenti, ogni orizzonte di cambiamento diventa una pia illusione.
Oggi la situazione italiana è incagliata in modo pericoloso:
- senza le leve della politica monetaria,
- una autonomia fiscale ridotta e sottoposta ai vincoli di Brussels,
- un made in Italy che non tira + (fino al 2003 era in grado di finanziare da solo la bolletta energetica),
- un PIL basato per il 60% sui consumi interni e il 10% sulle imprese,
- un agricoltura in ginocchio,
- un potere d'acquisto delle famiglie distrutto,
- le grandi imprese nazionali sull'orlo del collasso finanziario (energia, cantieristica, settore militare a parte)
- il rallentamento anche dei settori da sempre trainanti come quello dell'edilizia;
.....(mi fermo quì)
Per ora il ns. salvagente e rappresentato dall'enorme liquidità che le banche stanno accumulando, grazie agli elevati margini sui servizi, una vera e propria tassa occulta che grava su cittadini e imprese. Senza di essa vivremmo il caos giapponese degli ultimi 15 anni o peggio.
Siamo vissuti per 50 anni al di sopra delle ns. possibilità. Qualcuno si è illuso che l'EU avrebbe sospinto la ns. inerzia.
Oggi cominciamo a pagare il conto di questa insipienza e negli ambienti economici si comincia a parlare del dopo-guerra, dei "morti e feriti" per le scelte che obbligatoriamente si dovrebbero prendere come l'abbandono dei settori troppo maturi.
La nuova costituzione europea, i prossime provvedimenti di liberalizzazione dei servizi (direttiva Bolchestein) e di cancellazione dei sussidi alla ns. agricoltura mi fanno temere che la situazione complessiva tenderà a peggiorare nel breve.
Per anni ho parlato invano di queste cose nel mio piccolo (privato e professionale) perchè fossimo consapevoli e pronti a reagire.
Oggi i nodi sono al pettine e la tentazione di assumere posizioni e iniziative personali alquanto egoistiche rispetto alla domanda del topic è forte.