Falco5x ha scritto:Sia per i credenti che per gli atei la posizione è parimenti irrazionale
Secondo te è più razionale chi crede nei fantasmi o chi non ci crede?
Io dico i secondi.
con la differenza che i credenti qualche domanda in più se la fanno perché sono allenati a farsela.
Se c'è una cosa che non sopporto dei credenti è la loro presunzione.
Cosa ne sai che un credente si ponga domande ed un ateo no?
Ritengo pertanto la posizione atea ingenua nel pretendere di possedere una verità che è invece indimostrabile.
Sia l'esistenza di Dio che la sua non esistenza sono indimostrabili, ma dato che Dio non fa mostra di sé nel mondo mi pare più razionale credere che non ci sia, o comunque ignorare la domanda in quanto inutile.
Ripeto, secondo te chi crede nei fantasmi è uno che si fa più domande o un pirla?
Molti credenti invece non sono così ingenui da credere di possedere la verità assoluta, ma fanno coincidere la loro fede con una posizione che somiglia molto alla speranza. Insomma: mentre c'è un solo modo di essere atei, ci sono molti modi di essere credenti.
Rotfl! Di credenti che non credano di possedere la verità assoluta ne ho visti pochi. A cominciare da te che dai dell'ingenuo agli atei e che ritieni la loro conclusione frutto di meno domande della tua

Secondo te chi si dà una risposta priva di fondamento è più saggio di chi non si dà risposta?
La posizione più razionalmente corretta, secondo me, sarebbe dunque l'agnosticismo.
Certamente, ma tra agnosticismo e ateismo la distanza non è molta. Una parte della filosofia della scienza ritiene che una teoria sia "vera" (tra virgolette) quando sia falsificabile: in tale ottica, l'esistenza di Dio, in quanto non falsificabile non è vera.
Pensa se un giorno un fisico creasse la teoria del fluido antanico che pervade tutta la materia ma non interagisce in nessun modo con essa... ovviamente non è dimostrabile che abbia torto, ma sarebbe pirla uguale.
Riguardo poi alla scelta della religione qui si entra nel campo dell'influenza culturale, dalla quale nessuno di noi è esente (mica siamo fatti solo di razionalità, no?). Per cui i credenti sono semmai irrazionali, ma non ingenui nel senso che dicevo prima.
Riconosco dunque che la mia posizione di credente è irrazionale, e si basa sulla tradizione e sull'affinità di certe posizioni ideali e morali. Ma in ogni caso io nella mia fede riscontro più facilmente le parole dubbio, ricerca e speranza, piuttosto che un concetto di certezza che non appartiene affatto alla mia cultura.
Motivo per il quale non mi ritengo per nulla ingenuo.
Il solo fatto che tu ritenga ingenui gli atei mi pare frutto di uno scarso dubbio...