Decrescita e "Fare un passo indietro"

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Messaggioda Micol » gio ott 20, 2005 15:11 pm

Carlo78 ha scritto:
Micol ha scritto:3,268568


ma scusa, lasagne al pesto, monte bianco, pastiera, taglioline ai funghi,
cappelli di porcini fritti, reggisellini fusi.........

........insomma Micol, tu dovresti essere una delle principali cause dell'aumento dell'entropia! 8O

Com'è possibile un punteggio così basso?



:wink:


BOH?!
"Se arrampicassi come so de roba che se magna e se beve li gradi mia li dovrebbero inventà"


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Messaggioda pasasò » gio ott 20, 2005 16:17 pm

Sparo: non è che coltivi l'orto con prezzemolo tuo biologico, vai a funghi piuttosto che attaccare una bella via e al Monte Bianco tu e i tuoi sette amici andate con un'auto sola alimentata con olio di colza?
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Messaggioda il.bruno » gio ott 20, 2005 16:23 pm

mancano tutti i km di auto che gli alpinisti/escursionisti si fanno ogni we, e con quelli finiamo tranquillamente tutti sopra il 5 :!: :!: :!:
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Messaggioda KAZAN1975 » gio ott 20, 2005 16:26 pm

il.bruno ha scritto:mancano tutti i km di auto che gli alpinisti/escursionisti si fanno ogni we, e con quelli finiamo tranquillamente tutti sopra il 5 :!: :!: :!:

io non ne ho bisogno ...gia sto sopra il 6 solo in infrasettimanale... :cry:
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Messaggioda BBB » gio ott 20, 2005 16:49 pm

pasasò ha scritto:Sparo: non è che coltivi l'orto con prezzemolo tuo biologico, vai a funghi piuttosto che attaccare una bella via e al Monte Bianco tu e i tuoi sette amici andate con un'auto sola alimentata con olio di colza?


Eeehhh per MonteBianco intendevo quel dolce che potrebbe mettere in funzione un reattore nucleare. :wink:
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Messaggioda pasasò » gio ott 20, 2005 17:20 pm

Eeehhh per MonteBianco intendevo quel dolce che potrebbe mettere in funzione un reattore nucleare.


Che abbaglio, tale MonteBianco è una specie a me sconosciuta... immagino buona però!

:lol: è testato cmq che il MonteDiVenere è completamente ecocompatibile! :lol:

...un po carrettiere...
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bel paragone... ricevo e posto

Messaggioda pasasò » mar ott 25, 2005 16:54 pm

MANIFESTO DEL MOVIMENTO PER LA DECRESCITA FELICE


Un vasetto di yogurt prodotto industrialmente e acquistato attraverso i circuiti commerciali, per arrivare sulla tavola dei consumatori percorre da 1.200 a 1.500 chilometri, costa 10 euro al litro, ha bisogno di contenitori di plastica e di imballaggi di cartone, subisce trattamenti di conservazione che spesso non lasciano sopravvivere i batteri da cui è stato formato.

Lo yogurt autoprodotto facendo fermentare il latte con opportune colonie batteriche non deve essere trasportato, non richiede confezioni e imballaggi, costa il prezzo del latte, non ha conservanti ed è ricchissimo di batteri.

Lo yogurt autoprodotto è pertanto di qualità superiore rispetto a quello prodotto industrialmente, costa molto di meno, non comporta consumi di fonti fossili e di conseguenza contribuisce a ridurre le emissioni di CO2, non produce di rifiuti.

Tuttavia questa scelta, che migliora la qualità della vita di chi la compie e non genera impatti ambientali, comporta un decremento del prodotto interno lordo: sia perché lo yogurt autoprodotto non passa attraverso la mediazione del denaro, quindi fa diminuire la domanda di merci, sia perché non richiede consumi di carburante, quindi fa diminuire la domanda di merci, sia perché non fa crescere i costi dello smaltimento dei rifiuti.

Ciò disturba i ministri delle finanze perché riduce il gettito dell'IVA e delle accise sui carburanti; i ministri dell'ambiente perché di conseguenza si riducono gli stanziamenti dei loro bilanci e non possono più sovvenzionare le fonti energetiche alternative nell'ottica dello «sviluppo sostenibile»; i sindaci, i presidenti di regione e di provincia perché non possono più distribuire ai loro elettori i contributi statali per le fonti alternative; le aziende municipalizzate e i consorzi di gestione rifiuti perché diminuiscono gli introiti delle discariche e degli inceneritori; i gestori degli inceneritori collegati a reti di teleriscaldamento, perché devono rimpiazzare la carenza di combustibile derivante da rifiuti (che ritirano a pagamento) con gasolio (che devono comprare).

Ma non è tutto.

I fermenti lattici contenuti nello yogurt fresco autoprodotto arricchiscono la flora batterica intestinale e fanno evacuare meglio. Le persone affette da stitichezza possono iniziare la loro giornata leggeri come libellule. Pertanto la qualità della loro vita migliora e il loro reddito ne ha un ulteriore beneficio, perché non devono più comprare purganti. Ma ciò comporta una diminuzione della domanda di merci e del prodotto interno lordo. Anche i purganti prodotti industrialmente e acquistati attraverso i circuiti commerciali, per arrivare nelle case dei consumatori percorrono migliaia di chilometri. La diminuzione della loro domanda comporta dunque anche una diminuzione dei consumi di carburante e un ulteriore decremento del prodotto interno lordo.

Ciò disturba una seconda volta i ministri delle finanze e dell'ambiente, i sindaci, i presidenti di regione e di provincia per le ragioni già dette.

Ma non è tutto.

La diminuzione dei rifiuti e della domanda di yogurt e di purganti prodotti industrialmente, comporta una riduzione della circolazione degli autotreni che li trasportano e, quindi, una maggiore fluidità del traffico stradale e autostradale. Gli altri autoveicoli possono circolare più velocemente e si riducono gli intasamenti. Di conseguenza migliora la qualità della vita. Ma diminuiscono anche i consumi di carburante e si riduce il prodotto interno lordo.

Ciò disturba una terza volta i ministri delle finanze e dell'ambiente, i sindaci, i presidenti di regione e di provincia per le ragioni già dette.

Ma non è tutto.

La diminuzione dei camion circolanti su strade e autostrade diminuisce statisticamente i rischi d'incidenti. Questo ulteriore miglioramento della qualità della vita indotto dalla sostituzione dello yogurt prodotto industrialmente con yogurt autoprodotto, comporta una ulteriore diminuzione del prodotto interno lordo, facendo diminuire sia le spese ospedaliere, farmaceutiche e mortuarie, sia le spese per le riparazioni degli autoveicoli incidentati e gli acquisti di autoveicoli nuovi in sostituzione di quelli non più riparabili.

Ciò disturba una quarta volta i ministri delle finanze e dell'ambiente, i sindaci, i presidenti di regione e di provincia per le ragioni già dette.

Il Movimento per la Decrescita Felice si propone di promuovere la più ampia sostituzione possibile delle merci prodotte industrialmente ed acquistate nei circuiti commerciali con l'autoproduzione di beni. In questa scelta, che comporta una diminuzione del prodotto interno lordo, individua la possibilità di straordinari miglioramenti della vita individuale e collettiva, delle condizioni ambientali e delle relazioni tra i popoli, gli Stati e le culture.

La sua prospettiva è opposta a quella del cosiddetto «sviluppo sostenibile», che continua a ritenere positivo il meccanismo della crescita economica come fattore di benessere, limitandosi a proporre di correggerlo con l'introduzione di tecnologie meno inquinanti e auspicando una sua estensione, con queste correzioni, ai popoli che non a caso vengono definiti «sottosviluppati».

Nel settore cruciale dell'energia, lo «sviluppo sostenibile», a partire dalla valutazione che le fonti fossili non sono più in grado di sostenere una crescita durevole e una sua estensione a livello planetario, ne propone la sostituzione con fonti alternative. Il Movimento per la Decrescita Felice ritiene invece che questa sostituzione debba avvenire nell'ambito di una riduzione dei consumi energetici, da perseguire sia con l'eliminazione di sprechi, inefficienze e usi impropri, sia con l'eliminazione dei consumi indotti da un'organizzazione economica e produttiva finalizzata alla sostituzione dell'autoproduzione di beni con la produzione e la commercializzazione di merci.

Questa prospettiva comporta che nei paesi industrializzati si riscoprano e si valorizzino stili di vita del passato, irresponsabilmente abbandonati in nome di una malintesa concezione del progresso, mentre invece hanno ampie prospettive di futuro non solo nei settori tradizionali dei bisogni primari, ma anche in alcuni settori tecnologicamente avanzati e cruciali per il futuro dell'umanità, come quello energetico, dove la maggiore efficienza e il minor impatto ambientale si ottengono con impianti di autoproduzione collegati in rete per scambiare le eccedenze.

Nei paesi lasciati in stato di indigenza dalla rapina delle risorse che sono state necessarie alla crescita economica dei paesi industrializzati, un reale e duraturo miglioramento della qualità della vita non potrà esserci riproducendo il modello dei paesi industrializzati, ma solo con una crescita dei consumi che non comporti una progressiva sostituzione dei beni autoprodotti con merci prodotte industrialmente e acquistate. Una più equa redistribuzione delle risorse a livello mondiale non si potrà avere se la crescita del benessere di questi popoli avverrà sotto la forma crescita del prodotto interno lordo, nemmeno se fosse temperata dai correttivi ecologici dello «sviluppo sostenibile». Che del resto è un lusso perseguibile solo da chi ha già avuto più del necessario da uno sviluppo senza aggettivi.

Per aderire al movimento è sufficiente

- autoprodurre lo yogurt o qualsiasi altro bene primario: la passata di pomodoro, la marmellata, il pane, il succo di frutta, le torte, l'energia termica e l'energia elettrica, oggetti e utensili, le manutenzioni ordinarie;

- fornire i servizi alla persona che in genere vengono delegati a pagamento: assistenza dei figli nei primi anni d'età, degli anziani e dei disabili, dei malati e dei morenti.

L'autoproduzione sistematica di un bene o lo svolgimento di un servizio costituisce il primo grado del primo livello di adesione. I livelli successivi del primo grado sono commisurati al numero dei beni autoprodotti e dei servizi alla persona erogati. L'autoproduzione energetica vale il doppio.

Il secondo grado di adesione è costituito dall'autoproduzione di tutta la filiera di un bene: dal latte allo yogurt; dal grano al pane, dalla frutta alla marmellata, dai pomodori alla passata, dalla gestione del bosco al riscaldamento. Anche nel secondo grado i livelli sono commisurati al numero dei beni autoprodotti e la filiera energetica vale il doppio.

La sede del Movimento per la Decrescita Felice viene stabilita presso... (preferibilmente un'azienda agricola, o un laboratorio artigianale, o un servizio autogestito, o una cooperativa di autoproduzione, una bottega del commercio equo e solidale, ecc.).
09-09-2004 Maurizio Pallante
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Messaggioda gug » gio dic 01, 2005 11:17 am

Riesumo questo topic, perchè vorrei proporvi una riflessione sul fatto che il risparmio energetico, di cui tanto si parla, da solo non potrà mai bastare al raggiungimento di uno stato d'equilibrio: infatti, l'aumento dell'efficienza è una condizione necessaria ma non sufficiente per raggiungere lo sviluppo sostenibile. Questo perchè il mondo sta procedendo a ritmi di crescita economica esponenziale che porteranno a raddoppiare il PIL in circa venti anni. In altre parole, se riuscissimo a raddoppiare l'efficienza complessiva delle tecnologie, in venti anni questo vantaggio verrebbe vanificato, e dovremmo intervenire di nuovo
sull'efficienza, ma a causa del Secondo Principio della Termodinamica, cioè a causa dei vincoli naturali, c'è un limite al miglioramento del rendimento e ogni ulteriore progresso in questa
direzione sarà sempre più difficile e costoso.
Quindi, se non si interrompe la crescita esponenziale a favore di una qualche forma di economia stazionaria o in equilibrio con il consumo delle risorse naturali, il sistema andrà inevitabilmente in
crisi.
"montagne che varcai, dopo varcate, sì grande spazio d'in su voi non pare"

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I° DIS-ASSIOMA

Messaggioda pasasò » gio dic 01, 2005 12:04 pm

A mio avviso dobbiamo, per intraprendere un cammino verso una decrescita conviviale, sfatare assunti errati della civiltà dello sviluppo che sono ben radicati nella coscienza collettiva.
Errati non per le mie personali considerazioni etiche e filosofiche, ma perchè scientificamente in contraddizione con le leggi della termodinamica.
Il primo e più importante è che non esiste sviluppo materiale sostenibile. Per ottenere un risultato (prodotti) servono fondi (meteria/energia e strutture di produzione) e per la legge dell'aumento inevitabile dell'entropia il passaggio da fondi a risultati è un processo in perdita netta.
Per avere più prodotti, traduzione processuale della parola sviluppo, occorrono necessariamente più fondi, e anche se ciò avviene in un contesto di maggiore efficienza dei processi che richiede meno materia ed energia, aumenteranno necessarimanete le strutture (tecnologie), che abbisognano a loro volta di materia ed energia a ritmo crescente.
Esempio specifico: informatica e consumi cartacei, nonostante ci dissero che l'aumento del primo avrebbe ridotto i secondi, la situazione pratica è l'opposto, negli ultimi anni i consumi di carta e prodotti connessi (sbiancanti e prodotti chimici) hanno seguito un trend crescente e di dfficile sostenibilità per le risorse naturali.
Esempio generale: negli ultimi trent'anni un miglioramento dei processi e una "dematerializzazione" di molti prodotti, prendiamo per esempio il paese considerato più sviluppato oggi, gli USA, non ha portato ad una situazione di diminuzione di consumi e rifiuti, ma il contrario.
E questo non per una particolare situazione politica, dal momento che l'orizzonte è ampio, bensì per le INEVITABILI leggi della termodinamica.
Le previsioni davano brutto tempo, ma noi siamo Guzzisti e per noi l'acqua non è un problema, purché non ci tocchi di berla...by G.C Mandello
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Messaggioda gug » mar dic 20, 2005 18:49 pm

Non sono sempre d'accordo con Grillo, ma questo suo intervento sul tema dei trasporti e della crescita ancora più grande a cui si assite in questo settore dell'economia (e che traina tutto il resto) mi è sembrato ben espresso e in linea su ciò che ho letto da altre fonti sull'argomento.
Ve lo allego


Pomodori e buoi dei paesi tuoi


Da più di vent'anni in Europa e nel mondo il trasporto delle merci
cresce a velocità quasi doppia di quella della crescita del PIL.
Miliardi di tonnellate di merci vanno avanti e indietro sulle strade,
sulle ferrovie, nei cieli e sui mari. E ogni anno aumentano e vanno
più lontano.

Il progresso non si può fermare, dicono. Come se il progresso fosse
per forza una locomotiva in discesa e senza freni. L'unica cosa che
non è stata ancora toccata dal progresso è l'idea di progresso. Io
sono stufo di immaginarmi il progresso come facevano Marinetti e i
futuristi dell'inizio del secolo scorso: macchine rombanti e
sferraglianti, sempre più grosse, sempre più potenti.

Se vogliamo continuare a credere nel progresso, dobbiamo far
progredire anche l'idea di progresso.
Un progresso progredito è un progresso che sussurra, che non romba.
E' un progresso in punta di piedi, non un progresso con i
cingoli. "Dall'atomo al bit" ci avevano promesso vent'anni fa i guru
della tecnologia. Avevo capito che invece di spostare sempre più
atomi, cioè materia, si sarebbero spostati sempre più bit, cioè
informazione.

Avevo capito male.

Quello che sta succedendo è ben diverso. Stanno esplodendo lo scambio
delle merci materiali e l'impiego di miliardi di tonnellate di
infrastrutture e di combustibili per trasportare sempre più lontano
sempre più cose, spesso sempre più insensate. Mi è ben chiaro che per
secoli le vie di comunicazione sono state le arterie della civiltà e
che commerci equi e liberi hanno portato vantaggi a tutti.

Ma la situazione è cambiata. Per più di duemila anni le merci sono
state trasportate con varie forme di energia solare indiretta, quella
degli animali da soma, del vento, dell'acqua. Oggi i mezzi di
trasporto non usano più energia solare ma energia del petrolio,
centinaia di milioni di tonnellate all'anno, che diventano miliardi
di tonnellate di CO2 nell'atmosfera e che producono danni economici
sotto forma di effetto serra, tifoni, uragani, siccità.

Gli storici dell'economia stimano che per secoli i tassi di crescita
economica siano stati di qualche punto per mille ogni anno. Adesso i
tassi di crescita economica sono di alcuni punti percentuali
all'anno, e gli scambi monetari dell'economia raddoppiano ogni 10-30
anni. Inoltre i commerci materiali aumentano ancora più velocemente
dell'economia monetaria. Mi sembra chiaro allora che il ritmo attuale
di crescita dei trasporti è un mostro mai esistito prima e che mai
potrà esistere in futuro. Stiamo vivendo pochi decenni di follia.

Se i prezzi di una bottiglia di vino australiano trasportato fino in
Piemonte o di acqua San Pellegrino trasportata fino a Sidney,
bruciando a ogni viaggio una bottiglia di petrolio, coprissero anche
i costi dei danni ambientali generati, quel vino e quell'acqua
costerebbero il doppio, il triplo, il quadruplo.

Perché le salsicce vendute a Norimberga devono essere fatte con
maiali bavaresi portati a macellare a Mola vicino a Napoli? E i
pigiami tessuti e venduti in Svizzera devono andare fino in
Portogallo per farsi cucire i bottoni? E i gamberetti del mare del
Nord venduti in Germania devono andare in Marocco per essere lavati?
E nei supermercati di Stoccarda deve arrivare acqua minerale
irlandese a prezzi inferiori a quella tedesca? E lo speck "nostrano"
altoatesino deve essere fatto coi maiali belgi? E la carne secca dei
Grigioni con i manzi brasiliani? E i corn flake a Ginevra con il
granturco argentino? E la pizza a Napoli con il pomodoro cinese? E il
pesto a Genova con il basilico del Vietnam?
La Gran Bretagna importa ogni anno duecentomila tonnellate di carne
di porco straniero. Ma esporta anche duecentomila tonnellate di porco
britannico. E se ognuno si mangiasse i porci suoi?

In un pianeta sempre più affollato, dove miliardi di persone vogliono
a un maggior benessere materiale, si potrà soddisfare tutti solo se
si ricomincerà a produrre e consumare localmente tutto quello che è
possibile, lasciando ai commerci a lunga distanza il resto.

Un pomodoro prodotto in Cina , in Italia deve costare 50 euro, 10
centesimi di prodotto e 49,90 di danno ambientale.
Poi chi vuole il pomodoro esotico lo compri pure.

In questo folle su e giù per il pianeta di aerei, navi, traghetti,
camion e treni sempre più TAV chi ci guadagna è il commercio e non
più la produzione.
Anzi, il contadino, l'artigiano vengono espulsi dal sistema
produttivo dagli ipersupermegamercati, punti di carico e scarico
delle merci del pianeta.
Sentinelle delle multinazionali che ci dicono cosa mangiare
attraverso l'informazione e la pubblicità.
E se poi la carne, il miele, il latte prodotti localmente sono più
sani e costano meno, chi se ne frega

Postato da Beppe Grillo il 16.12.05 18:43 | Ecologia

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Messaggioda Silvio » mar dic 20, 2005 18:57 pm

ma un riassuntino veloce, che stasera vado di fretta ???


:mrgreen:



grazie !!!
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